Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » HP Blocco Testo Destra » Combattere il gender gap? Senza dati è impossibile. “L’assenza di numeri in alcuni ambiti strategici è condizionata dagli stereotipi”

Combattere il gender gap? Senza dati è impossibile. “L’assenza di numeri in alcuni ambiti strategici è condizionata dagli stereotipi”

L'Onu sottolinea come, per ridurre la disparità di genere, sia necessario basarsi su dati concreti che raccontano la realtà dei fatti. Per questo vanno potenziati gli istituti statistici nazionali e basarsi su 72 indicatori di genere, volti a monitorare la situazione mondiale e dei singoli Paesi in materia

Domenico Guarino
22 Luglio 2021
Share on FacebookShare on Twitter

E se l’incapacità di vincere il gender gap fosse dovuta (anche) all’uso di dati errati o parziali? O meglio, alla mancanza di informazioni corrette in grado di orientare politiche corrette? Secondo la Fondazione Openpolis, che si occupa appunto di raccogliere e diffondere dati, uno dei limiti maggiori che abbiamo al momento sta proprio negli strumenti di analisi della realtà che non sarebbero mirati a “definire meglio le criticità attraverso valutazione di impatto di genere”.
Come è stato recentemente sottolineato dalle stesse Nazioni unite e dal World economic forum, l’applicazione di un approccio che preveda l’integrazione della prospettiva di genere nell’attività di realizzazione delle politiche (dal processo di elaborazione all’attuazione, includendo anche la stesura delle norme, le decisioni di spesa, la valutazione e il monitoraggio) è infatti impossibile in mancanza di dati specifici sul tema.

L’Onu segnala che, per colmare questa assenza o per ridurre la scarsità di questo tipo di informazioni, sono necessari degli investimenti innanzitutto nella capacità degli istituti di statistica nazionali. “Un incremento – sostiene Openpolis – potrebbe ampliare la copertura, la qualità e la storicità dei dati necessari al monitoraggio dell’equità di genere e degli obiettivi di sviluppo sostenibile inclusi nell’agenda 2030. Inoltre, questi dati potrebbero permettere di rappresentare in modo più fedele la realtà della vita delle donne e delle bambine, nelle loro diversità e specificità, mettendo a fuoco gli stereotipi più radicati nei concetti, nelle definizioni, nelle classificazioni e nelle metodologie”.

In particolare, tra le iniziative promosse dall’Onu contro la disparità tra donne e uomini, c’è la costruzione di una serie di 72 indicatori di genere, volti a monitorare la situazione mondiale e dei singoli Paesi in materia. L’obiettivo è quello di trasformare le promesse in realtà misurando costantemente i progressi raggiunti.
Attualmente, in media, in Europa ben il 55,6% dei dati di genere non sono disponibili e la quota italiana non si discosta troppa da questa. Infatti, il 52,5% degli indicatori per l’Italia non hanno un riscontro in dati, solo il 21% viene, invece, reperito e considerato come di alto livello. Questa percentuale, tuttavia, è più bassa della media europea, pari al 24,8%. La questione dei dati di genere italiani si aggrava poi  ulteriormente se si analizzano i settori in cui vi è questa mancanza, che, guarda caso, sono proprio nelle aree più strategiche: per esempio mancano gli indicatori sul mercato del lavoro, i dati sul tasso di disoccupazione femminile, il rapporto tra genere e povertà, violenza fisica e sessuale, l’accesso delle donne agli asset di sviluppo, l’indice del rapporto tra genere e ambiente.

“La mancanza di dati di genere in alcuni ambiti strategici come la povertà e l’esclusione è direttamente condizionata dagli stereotipi che possano portare a una ridotta percezione della realtà, come ad esempio la scelta di raccolta e analisi dei dati a livello familiare, piuttosto che a livello individuale” sottolinea Openpolis. Proprio per questa mancanza e in vista dell’arrivo dei fondi legati al Pnrr, l’associazione femminista “Period Think Tank”, ha deciso di promuovere da marzo 2021 la campagna #datipercontare per chiedere alle istituzioni, partendo da quelle locali, un impegno concreto a rendere aperti e pubblici i numeri necessari a misurare il gender gap. La campagna ha due obiettivi. Il primo è l’accesso ai dati disaggregati per genere, mentre il secondo è di impegnare gli enti locali affinché la valutazione di impatto di genere diventi uno strumento obbligatorio per la definizione delle politiche e degli investimenti economici finanziati dal Recovery fund.

Potrebbe interessarti anche

Nina Rosa Sorrentino, 19 anni, con sindrome di Down
Attualità

Nina, la sindrome di Down e il no del liceo di Bologna alla Maturità

21 Marzo 2023
Il Wellesley College
Lifestyle

Il college femminile di Hillary Clinton dice no agli uomini trans

23 Marzo 2023
La deputata, già ministra per le pari opportunità, Elena Bonetti
Politica

Figli di coppie gay e utero in affitto, la deputata Bonetti: “Tuteliamo i bambini“

20 Marzo 2023

Instagram

  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague
E se l’incapacità di vincere il gender gap fosse dovuta (anche) all’uso di dati errati o parziali? O meglio, alla mancanza di informazioni corrette in grado di orientare politiche corrette? Secondo la Fondazione Openpolis, che si occupa appunto di raccogliere e diffondere dati, uno dei limiti maggiori che abbiamo al momento sta proprio negli strumenti di analisi della realtà che non sarebbero mirati a "definire meglio le criticità attraverso valutazione di impatto di genere”. Come è stato recentemente sottolineato dalle stesse Nazioni unite e dal World economic forum, l’applicazione di un approccio che preveda l’integrazione della prospettiva di genere nell’attività di realizzazione delle politiche (dal processo di elaborazione all’attuazione, includendo anche la stesura delle norme, le decisioni di spesa, la valutazione e il monitoraggio) è infatti impossibile in mancanza di dati specifici sul tema. L’Onu segnala che, per colmare questa assenza o per ridurre la scarsità di questo tipo di informazioni, sono necessari degli investimenti innanzitutto nella capacità degli istituti di statistica nazionali. "Un incremento – sostiene Openpolis – potrebbe ampliare la copertura, la qualità e la storicità dei dati necessari al monitoraggio dell’equità di genere e degli obiettivi di sviluppo sostenibile inclusi nell’agenda 2030. Inoltre, questi dati potrebbero permettere di rappresentare in modo più fedele la realtà della vita delle donne e delle bambine, nelle loro diversità e specificità, mettendo a fuoco gli stereotipi più radicati nei concetti, nelle definizioni, nelle classificazioni e nelle metodologie". In particolare, tra le iniziative promosse dall’Onu contro la disparità tra donne e uomini, c’è la costruzione di una serie di 72 indicatori di genere, volti a monitorare la situazione mondiale e dei singoli Paesi in materia. L’obiettivo è quello di trasformare le promesse in realtà misurando costantemente i progressi raggiunti. Attualmente, in media, in Europa ben il 55,6% dei dati di genere non sono disponibili e la quota italiana non si discosta troppa da questa. Infatti, il 52,5% degli indicatori per l'Italia non hanno un riscontro in dati, solo il 21% viene, invece, reperito e considerato come di alto livello. Questa percentuale, tuttavia, è più bassa della media europea, pari al 24,8%. La questione dei dati di genere italiani si aggrava poi  ulteriormente se si analizzano i settori in cui vi è questa mancanza, che, guarda caso, sono proprio nelle aree più strategiche: per esempio mancano gli indicatori sul mercato del lavoro, i dati sul tasso di disoccupazione femminile, il rapporto tra genere e povertà, violenza fisica e sessuale, l’accesso delle donne agli asset di sviluppo, l'indice del rapporto tra genere e ambiente. "La mancanza di dati di genere in alcuni ambiti strategici come la povertà e l’esclusione è direttamente condizionata dagli stereotipi che possano portare a una ridotta percezione della realtà, come ad esempio la scelta di raccolta e analisi dei dati a livello familiare, piuttosto che a livello individuale” sottolinea Openpolis. Proprio per questa mancanza e in vista dell’arrivo dei fondi legati al Pnrr, l’associazione femminista "Period Think Tank", ha deciso di promuovere da marzo 2021 la campagna #datipercontare per chiedere alle istituzioni, partendo da quelle locali, un impegno concreto a rendere aperti e pubblici i numeri necessari a misurare il gender gap. La campagna ha due obiettivi. Il primo è l’accesso ai dati disaggregati per genere, mentre il secondo è di impegnare gli enti locali affinché la valutazione di impatto di genere diventi uno strumento obbligatorio per la definizione delle politiche e degli investimenti economici finanziati dal Recovery fund.
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • 8 marzo

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2023 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto