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Home » Attualità » Censurata da Xi Jinping, la fotografa cinese delle giovani pioniere è costretta a fare abiura

Censurata da Xi Jinping, la fotografa cinese delle giovani pioniere è costretta a fare abiura

La Cina, che mostrava orgogliosa gli scatti di Chen Man durante le Olimpiadi del 2008, ora ritiene quelle stesse foto sacrileghe rappresentazioni della comunità e della tradizione. E anche Dior ne rimuove il manifesto: "Non vogliamo urtare la suscettibilità cinese"

Piero Ceccatelli
1 Dicembre 2021
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Quando la storia cammina all’indietro. Nel 2008, Olimpiadi di Pechino incombente ed urgente desiderio di mostrare al mondo il volto migliore di sé, la Cina esibì con compiacimento gli scatti di Chen Man, che fissava sul digitale le Young Pioneers: ragazze cinesi che aprivano la strada a magnifiche sorti e progressive per il loro paese dalle troppe velocità: supersoniche, nello sviluppo dell’economia, della finanza della tecnologia applicata all’industria. Ma velocità da lumaca, se non immobilismo, nel campo dei diritti umani, civili, sociali, della considerazione della donna. Icona delle pioniere, la ragazza che si libra su una gigantesca diga, eretta per dissetare il bisogno energetico del paese. Leggiadria, su un’opera immane, che forse avrà comportato un disastro ambientale, ma poco contava. Importante era la ragazza, immagine di una Nuova Cina esibita al mondo, ma solo abbozzata, fatta appena assaporare in patria. Oggi, quella foto e le altre delle Young Pioneers di allora, unite ad ulteriori immagini del 2012, ancor più disinibite rispetto alla compostezza di regime, costano la censura e l’abiura alla loro autrice.

Chen Man è costretta a scrivere sul social Weibo: “Sono stata immatura e ignorante. Tornerò a studiare il mio popolo che merita più attenzione e rispetto. Mi pento di essere stata tanto superficiale. Spero che mi perdoniate per il fastidio che ho causato”. Chen Man passa così da ammirato avamposto di una Cina futura, ariosa e forse libera a reproba, oltraggiatrice di codici sedimentati e – si capisce – inscalfibili per gli anni, i decenni, chissà: perfino i secoli a venire. Le foto di Chen Man, di cui la Cina andava orgogliosa sono diventate nell’era di Xi Jinping sacrileghe rappresentazioni della comunità e della tradizione cinese. Un esempio su tutti: la modella tempestata di lentiggini, con occhi allungati che non ti osservano, naso pronunciato, capelli neri sparsi. Fra il labbro inferiore e il mento, l’arco di un manico in pelle scura. Dior ne fece un manifesto. La borsa è citata in un particolare, non è mostrata, ma evocata. Il messaggio non sta nell’oggetto, ma in quel volto femminile fiero, pieno di sé, felice mixité fra passato e futuro.


LA FOTOGRAFA DELLE YOUNG PIONEERS ‘ABBANDONATA’ ANCHE DA DIOR 

La foto, di recente in mostra a Shanghai assieme a decine di altre dello stesso filone, è stata accolta da una tempesta perfetta di accuse sui social. Chi vede un cenno d’inchino verso la borsa e, di lì, un segno di sottomissione verso l’Occidente. Chi nota nell’indulgere sugli occhi a mandorla e sui tratti somatici la folata del vento razzista nei confronti degli orientali chexsoira in tutto il mondo. Dell’indistinto popolo che reagisce a scoppio ritardato di anni, ciascuna firma senza volto reca un tassello al puzzle gigantesco dello shame storm, della tempesta di vergogna che si abbatte su Chen. Lei, per un po’ abbozza, fingendo di ignorare. Ma allo scatenarsi delle istituzioni cede all’abiura di sé stessa. Senza neppure la consolazione dell’Eppur si muove, della riserva mentale che ha consegnato alla storia Galileo. Gli hater sui social, forse innescati ad arte, hanno alzato la palla che l’apparato di Xi Jinping ha fragorosamente schiacciato. Dite che non siamo trasparenti e che non ascoltiamo il popolo? Sbagliato: il popolo manifesta disagio per quelle foto e noi lo assecondiamo. Un’operazione di propaganda. E di distrazione di massa, mentre il regime era sotto scacco per la vicenda della tennista Peng Shuai, sparita e finalmente riapparsa dopo aver denunciato lo stupro da parte di un alto papavero del partito. Chen Man esce dalla circolazione, in Cina, mentre la censura la rende ancor più popolare e accolta in occidente. A proposito, anche Dior ha incassato: “Non vogliamo urtare la suscettibilità cinese” ha dichiarato la maison rimuovendo il manifesto. Qualsiasi altro governo che si fosse comportato come quello di Xi Jinping sarebbe stato censurato, ripreso, perfino sottoposto a sanzioni. Tranne la Cina, partner agognato da tutti, nella fattispecie per chi fa moda e vende abiti, scarpe, accessori, profumi. A proposito, gli yuan non hanno odore. Anche quando si portano dietro il tanfo della censura.

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  • "È passato un mese dall’incidente, e ogni giorno, penso costantemente a come le cose possano cambiare rapidamente e drasticamente, in un batter d’occhio, e in modi che non avrei mai potuto immaginare.”

Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza
Quando la storia cammina all'indietro. Nel 2008, Olimpiadi di Pechino incombente ed urgente desiderio di mostrare al mondo il volto migliore di sé, la Cina esibì con compiacimento gli scatti di Chen Man, che fissava sul digitale le Young Pioneers: ragazze cinesi che aprivano la strada a magnifiche sorti e progressive per il loro paese dalle troppe velocità: supersoniche, nello sviluppo dell'economia, della finanza della tecnologia applicata all'industria. Ma velocità da lumaca, se non immobilismo, nel campo dei diritti umani, civili, sociali, della considerazione della donna. Icona delle pioniere, la ragazza che si libra su una gigantesca diga, eretta per dissetare il bisogno energetico del paese. Leggiadria, su un'opera immane, che forse avrà comportato un disastro ambientale, ma poco contava. Importante era la ragazza, immagine di una Nuova Cina esibita al mondo, ma solo abbozzata, fatta appena assaporare in patria. Oggi, quella foto e le altre delle Young Pioneers di allora, unite ad ulteriori immagini del 2012, ancor più disinibite rispetto alla compostezza di regime, costano la censura e l'abiura alla loro autrice. Chen Man è costretta a scrivere sul social Weibo: "Sono stata immatura e ignorante. Tornerò a studiare il mio popolo che merita più attenzione e rispetto. Mi pento di essere stata tanto superficiale. Spero che mi perdoniate per il fastidio che ho causato". Chen Man passa così da ammirato avamposto di una Cina futura, ariosa e forse libera a reproba, oltraggiatrice di codici sedimentati e - si capisce - inscalfibili per gli anni, i decenni, chissà: perfino i secoli a venire. Le foto di Chen Man, di cui la Cina andava orgogliosa sono diventate nell'era di Xi Jinping sacrileghe rappresentazioni della comunità e della tradizione cinese. Un esempio su tutti: la modella tempestata di lentiggini, con occhi allungati che non ti osservano, naso pronunciato, capelli neri sparsi. Fra il labbro inferiore e il mento, l'arco di un manico in pelle scura. Dior ne fece un manifesto. La borsa è citata in un particolare, non è mostrata, ma evocata. Il messaggio non sta nell'oggetto, ma in quel volto femminile fiero, pieno di sé, felice mixité fra passato e futuro.

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