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Home » Attualità » Dalle origini al Novecento, il manuale Loescher sulla letteratura delle donne e degli altri emarginati dal Canone

Dalle origini al Novecento, il manuale Loescher sulla letteratura delle donne e degli altri emarginati dal Canone

L'autore Bertolio contro l'università italiana: "In Italia gli Studi di genere sono il trionfo dei luoghi comuni"

Sofia Francioni
1 Giugno 2022
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La letteratura italiana è un firmamento costellato di buchi: di autrici, autori e opere lasciate fuori dalla storia. “Il canone che le ha messe in ombra dal Risorgimento a oggi e che va messo in discussione è quello maschile”. Johnny Bertolio, autore e ricercatore dell’università di Toronto, insieme alla casa editrice Loescher ha colmato una lacuna nel panorama editoriale italiano, dando alle stampe “Controcanone“: un manuale rivolto agli studenti delle scuole superiori interamente dedicato alla letteratura delle donne e degli autori discriminati. Pubblicato nel 2022, in appena 250 pagine il manuale svolge una storia letteraria che, correndo parallela a quella canonica, svela nei secoli la condizione femminile e il lungo cammino di emancipazione della diversità tuttora in corso. “Recuperando quelle storie si potrà  percepire non solo la sofferenza e lo stigma ma anche la capacità di reazione, la spinta propositiva, lo stupore che vince il cinismo di tutte e tutti coloro che il canone ha marginalizzato. Sono parole dure le loro, salvate, talvolta fortunosamente, dal silenzio a cui furono condannate, e non smettono di interrogarci nel presente, quando ancora si vedono operanti le stesse dinamiche di potere del passato”.

Johnny Bertolio autore di Controcanone

Dottor Bertolio, perché c’era bisogno di un Controcanone? 

“Era necessario far risaltare una ricchissima e variegata letteratura del margine, che per secoli a scuola è stata trascurata. È un’esigenza che gli e le insegnanti, non più vincolate a programmi ministeriali preconfezionati, sentono da tempo, soprattutto per la mancanza di strumenti dedicati. Il manuale non offre una gerarchia femminile rivale di quella maschile, ma una nuova inquadratura prospettica, che si alimenta della diversity, in inglese “pluralità, variegatezza“, dunque potenzialmente aperta a sempre nuove acquisizioni. Il titolo, provocatorio, mette infatti in discussione il canone dominante fin dal Risorgimento: quello maschile”.

Poullain de la Barre, un femminista poco noto, nel 1600 secolo sosteneva: “Tutto ciò che hanno scritto gli uomini sulle donne dev’esserci sospetto, perché essi sono al tempo stesso giudici e parti in causa”. 

“È una frase condivisibile, anche se le “personagge” letterarie ideate dai maschi possono aiutare a creare percorsi didattici utili per capire da dove veniamo: analizzare l’omicidio di Paolo e Francesca in Dante nell’ottica della violenza di genere oppure esaminare le maghe o le divinità solitarie come Circe, Calipso, Alcina che nei loro luoghi remoti coltivano valori opposti a quelli patriarcali, offre molti spunti”.

Esiste un canone letterario femminile?

“Le autrici, naturalmente, quando scendono nell’agone letterario, possono scegliere di far proprio e rielaborare il codice linguistico fondato dai maschi (pensiamo alle poetesse del Cinquecento), ma sarebbe ingiusto appiattirle su un’unica dimensione (le Petrarchiste). Non c’è un canone delle autrici, ma una serie di tentativi che bell hooks avrebbe definito “contro-egemonici”, per plasmare un linguaggio capace di dare loro voce. Sicuramente in alcune circostanze storiche le autrici “fanno gruppo”, si indirizzano lettere, dialoghi, poesie e poemi, si sostengono reciprocamente”.

 

La scrittrice di La Storia e l’Isola di Arturo Elsa Morante accanto a Maria Bellonci autrice di Marco Polo e Lucrezia Borgia 

Non c’è un canone delle autrici?

“È un discorso complesso…personalmente non trovo corretto parlare di letteratura maschile o femminile in quanto categorie generiche e vuote; mentre è assolutamente appropriato parlare del genere della letteratura. Che a scrivere sia un uomo o una donna (qualunque sia la nostra idea di sesso o di genere) non è infatti un accessorio privo di conseguenze. Se poi pensiamo che per secoli il modello di autore, anzi di auctor (da cui autorità, autorevolezza, persino Augusto) è stato declinato al maschile, ne deriva che la scrittura di un’autrice è, per definizione, posta ai margini oppure, se accolta nel circolo degli eletti, inquadrata in una cornice di straordinarietà al servizio della mentalità dominante, l’eccezione che conferma la regola (le guerriere, le donne illustri). Pensiamo alle poesie di Vittoria Colonna, canonizzata nell’immagine della vedova fedele come se non avesse aderito ai circoli riformati al limite dell’eresia. Non dimentichiamo però che nemmeno il canone degli scrittori nasce bell’e pronto: i versi di Dante per molto tempo sono stati banditi (a Pisa è stato recentemente scoperto un suo ritratto all’Inferno, in cui lo avrebbero piacevolmente fatto sprofondare i frati domenicani), così come le opere di Leopardi erano ritenute nell’Ottocento pericolose per i fanciulli e soprattutto per le fanciulle. Certo, però, sono state le autrici a scontare le esclusioni maggiori”.

 

Il percorso tematico sulla vitalità e la fragilità dell’Altro proposto dal manuale Loescher Controcanone

Mentre ha condotto la ricerca è rimasto stupito da qualche nome?

“Per i primi secoli è stato interessante inserire donne che non siamo abituati a considerare scrittrici: Santa Chiara ad esempio, tradizionalmente affiancata all’immagine soverchiante di Francesco, scrisse in latino varie lettere e nel 1253 La Regola, lei la chiamava Forma di vita, delle consorelle nel tentativo di sottrarle alla rigida clausura che la gerarchia ecclesiastica voleva loro imporre (cosa che puntualmente avvenne); oppure la Giudichessa (così si definisce lei stessa) Eleonora d’Arborea, che in Sardegna diresse la redazione di uno statuto (Carta de Logu, 1392) rimasto in vigore fino all’occupazione sabauda. Lo stesso vale per le grandi testimoni della Storia, come Liliana Segre, il cui altissimo messaggio civico, ora raccolto in un libro scritto a quattro mani con Enrico Mentana, non poteva mancare in un’antologia controcanonica”.

Da sinistra le scrittrici Anna Maria Ortense, Anna Banti, Matilde Serao e Maria Luisa Speziani presentate in Controcanone

 

Qual è lo stato di salute dei Gender studies in Italia? 

“Anche qui è un trionfo di luoghi comuni. Per alcuni accademici italiani (oltre che per alcuni politici nostrani) la parola “genere” (in inglese gender) è sinonimo di Belzebù. Se uno studente o studentessa chiede a un docente una tesi su una poetessa, si sente a volte dire dal potenziale relatore “io non faccio gender; rivolgiti alla collega x”. Ma gli Studi di genere sono una cosa seria! Se un critico pubblica l’edizione delle poesie di Isabella Morra, non fa Gender studies, fa Filologia italiana! Se invece si intende indagare come il “genere” dell’io femminile emerge nei versi di Morra, come la sua vicenda tragica (fu uccisa dai fratelli) si è consumata in un contesto storico ostile, allora sì che ci si può inserire nel filone degli Studi di genere. Soltanto da pochi anni tali studi sono entrati nei dipartimenti universitari italiani, ma spesso i loro docenti sono visti come degli attivisti intransigenti più che come dei colleghi dagli altri studiosi. Gli Studi di genere intercettano la letteratura, la storia, la sociologia, e di questa loro interdisciplinarità avremmo tutti da guadagnare, visto che il genere è anche quello maschile, così come la filologia dovrebbe valere non solo per gli autori”.“Essere scrittori è altro dal saper scrivere bene: è avere uno “stile”, un proprio uso di lessico, sintassi, figure retoriche […] Cerco lumi sulle scrittrici italiane contemporanee. Per mia lacuna mi fermo a Ginzburg e Morante. Grazie”. Nel 2020 questo fu il cinguettio su Twitter che fece rumore di Alessandro Laterza della nota casa editrice. Aveva ragione, non ci sono scrittrici che fanno letteratura?

La scrittrice Natalia Ginzburg di Lessico Familiare

“Questa dichiarazione è purtroppo la prova sia dell’inerzia di una parte del mondo culturale sia di quanto il concetto di stile possa risultare discriminatorio. Se il modello a cui uno scrittore o scrittrice deve tendere è Gadda, allora possiamo chiudere bottega e mandare al macero quasi tutti i libri e libroidi attualmente pubblicati. Lo stile, il merito possono essere valutati se le condizioni di partenza sono uguali per tutti. Se non lo sono, allora subentrano altri fattori: se nel Duecento una poetessa di cui non sappiamo quasi nulla, Compiuta Donzella, che non poteva studiare con Brunetto Latini, che non aveva accesso alle scuole dei frati, alle biblioteche o ai corsi di mercatura, ha scritto dei sonetti sul fatto che il padre la voleva costringere a sposare un uomo sgradito, è davvero importante che i suoi versi siano ispirati a Virgilio, Orazio oppure Ovidio? O non conta già il fatto che siano stati tramandati insieme con quelli di Guittone d’Arezzo e Guido Guinizelli? D’altra parte, quando anche si adotti la sola categoria dello stile, non si può non affrontare la lettura delle poesie di Gaspara Stampa o dei romanzi di Anna Banti”.

Nel suo manuale spiccano anche le presenze di autori uomini discriminati, come Dino Campana e Pier Vittorio Tondelli: perché la scelta di inserirli?

Goliarda Sapienza, scrittrice dell’Arte della gioia

“Anche molti autori uomini hanno scritto e operato in un margine. Dino Campana in quanto recluso in un manicomio e bollato come “poeta pazzo”, versione italica dei poeti “maledetti”. Più che le sue poesie, sono i romanzi a lui dedicati da Sebastiano Vassalli e Laura Pariani a raccontarci la sua reclusione a Castelpulci, tra camicie di forza ed elettrochoc. Tondelli è un caso ancora diverso: in certi ambienti è considerato una specie di mistico redentosi alla fine della vita, come se la sua omosessualità fosse un dettaglio irrilevante o da interpretare allegoricamente. È lo stesso destino occorso a Michelangelo, i cui versi per l’amato Tommaso Cavalieri sono stati a lungo declinati al femminile oppure interpretati in chiave neoplatonica. Queste incrostazioni critiche andrebbero abbandonate, anche perché la riscoperta della verità del testo diventa occasione per gli studenti di imparare a rappresentarsi. Quando in Altri libertini di Tondelli uno dei protagonisti gay dice al compagno “non abbiamo un modello per il nostro amore”, esprime la quintessenza del Controcanone. Grazie ad autori come Tondelli o come Goliarda Sapienza, invece, alcuni di questi “modelli” ora sono accessibili; riscoprirli, leggerli in tutta la loro intensa vitalità non è un’operazione ideologica, ma filologica!”

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  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague
La letteratura italiana è un firmamento costellato di buchi: di autrici, autori e opere lasciate fuori dalla storia. "Il canone che le ha messe in ombra dal Risorgimento a oggi e che va messo in discussione è quello maschile". Johnny Bertolio, autore e ricercatore dell'università di Toronto, insieme alla casa editrice Loescher ha colmato una lacuna nel panorama editoriale italiano, dando alle stampe "Controcanone": un manuale rivolto agli studenti delle scuole superiori interamente dedicato alla letteratura delle donne e degli autori discriminati. Pubblicato nel 2022, in appena 250 pagine il manuale svolge una storia letteraria che, correndo parallela a quella canonica, svela nei secoli la condizione femminile e il lungo cammino di emancipazione della diversità tuttora in corso. "Recuperando quelle storie si potrà  percepire non solo la sofferenza e lo stigma ma anche la capacità di reazione, la spinta propositiva, lo stupore che vince il cinismo di tutte e tutti coloro che il canone ha marginalizzato. Sono parole dure le loro, salvate, talvolta fortunosamente, dal silenzio a cui furono condannate, e non smettono di interrogarci nel presente, quando ancora si vedono operanti le stesse dinamiche di potere del passato".
Johnny Bertolio autore di Controcanone
Dottor Bertolio, perché c'era bisogno di un Controcanone?  "Era necessario far risaltare una ricchissima e variegata letteratura del margine, che per secoli a scuola è stata trascurata. È un’esigenza che gli e le insegnanti, non più vincolate a programmi ministeriali preconfezionati, sentono da tempo, soprattutto per la mancanza di strumenti dedicati. Il manuale non offre una gerarchia femminile rivale di quella maschile, ma una nuova inquadratura prospettica, che si alimenta della diversity, in inglese "pluralità, variegatezza", dunque potenzialmente aperta a sempre nuove acquisizioni. Il titolo, provocatorio, mette infatti in discussione il canone dominante fin dal Risorgimento: quello maschile". Poullain de la Barre, un femminista poco noto, nel 1600 secolo sosteneva: "Tutto ciò che hanno scritto gli uomini sulle donne dev’esserci sospetto, perché essi sono al tempo stesso giudici e parti in causa".  "È una frase condivisibile, anche se le "personagge" letterarie ideate dai maschi possono aiutare a creare percorsi didattici utili per capire da dove veniamo: analizzare l’omicidio di Paolo e Francesca in Dante nell’ottica della violenza di genere oppure esaminare le maghe o le divinità solitarie come Circe, Calipso, Alcina che nei loro luoghi remoti coltivano valori opposti a quelli patriarcali, offre molti spunti". Esiste un canone letterario femminile? "Le autrici, naturalmente, quando scendono nell’agone letterario, possono scegliere di far proprio e rielaborare il codice linguistico fondato dai maschi (pensiamo alle poetesse del Cinquecento), ma sarebbe ingiusto appiattirle su un’unica dimensione (le Petrarchiste). Non c’è un canone delle autrici, ma una serie di tentativi che bell hooks avrebbe definito "contro-egemonici", per plasmare un linguaggio capace di dare loro voce. Sicuramente in alcune circostanze storiche le autrici "fanno gruppo", si indirizzano lettere, dialoghi, poesie e poemi, si sostengono reciprocamente".  
La scrittrice di La Storia e l'Isola di Arturo Elsa Morante accanto a Maria Bellonci autrice di Marco Polo e Lucrezia Borgia 
Non c'è un canone delle autrici? "È un discorso complesso…personalmente non trovo corretto parlare di letteratura maschile o femminile in quanto categorie generiche e vuote; mentre è assolutamente appropriato parlare del genere della letteratura. Che a scrivere sia un uomo o una donna (qualunque sia la nostra idea di sesso o di genere) non è infatti un accessorio privo di conseguenze. Se poi pensiamo che per secoli il modello di autore, anzi di auctor (da cui autorità, autorevolezza, persino Augusto) è stato declinato al maschile, ne deriva che la scrittura di un’autrice è, per definizione, posta ai margini oppure, se accolta nel circolo degli eletti, inquadrata in una cornice di straordinarietà al servizio della mentalità dominante, l’eccezione che conferma la regola (le guerriere, le donne illustri). Pensiamo alle poesie di Vittoria Colonna, canonizzata nell’immagine della vedova fedele come se non avesse aderito ai circoli riformati al limite dell’eresia. Non dimentichiamo però che nemmeno il canone degli scrittori nasce bell’e pronto: i versi di Dante per molto tempo sono stati banditi (a Pisa è stato recentemente scoperto un suo ritratto all’Inferno, in cui lo avrebbero piacevolmente fatto sprofondare i frati domenicani), così come le opere di Leopardi erano ritenute nell’Ottocento pericolose per i fanciulli e soprattutto per le fanciulle. Certo, però, sono state le autrici a scontare le esclusioni maggiori".  
Il percorso tematico sulla vitalità e la fragilità dell'Altro proposto dal manuale Loescher Controcanone
Mentre ha condotto la ricerca è rimasto stupito da qualche nome? "Per i primi secoli è stato interessante inserire donne che non siamo abituati a considerare scrittrici: Santa Chiara ad esempio, tradizionalmente affiancata all’immagine soverchiante di Francesco, scrisse in latino varie lettere e nel 1253 La Regola, lei la chiamava Forma di vita, delle consorelle nel tentativo di sottrarle alla rigida clausura che la gerarchia ecclesiastica voleva loro imporre (cosa che puntualmente avvenne); oppure la Giudichessa (così si definisce lei stessa) Eleonora d’Arborea, che in Sardegna diresse la redazione di uno statuto (Carta de Logu, 1392) rimasto in vigore fino all’occupazione sabauda. Lo stesso vale per le grandi testimoni della Storia, come Liliana Segre, il cui altissimo messaggio civico, ora raccolto in un libro scritto a quattro mani con Enrico Mentana, non poteva mancare in un’antologia controcanonica".
Da sinistra le scrittrici Anna Maria Ortense, Anna Banti, Matilde Serao e Maria Luisa Speziani presentate in Controcanone
  Qual è lo stato di salute dei Gender studies in Italia?  "Anche qui è un trionfo di luoghi comuni. Per alcuni accademici italiani (oltre che per alcuni politici nostrani) la parola "genere" (in inglese gender) è sinonimo di Belzebù. Se uno studente o studentessa chiede a un docente una tesi su una poetessa, si sente a volte dire dal potenziale relatore "io non faccio gender; rivolgiti alla collega x". Ma gli Studi di genere sono una cosa seria! Se un critico pubblica l’edizione delle poesie di Isabella Morra, non fa Gender studies, fa Filologia italiana! Se invece si intende indagare come il "genere" dell’io femminile emerge nei versi di Morra, come la sua vicenda tragica (fu uccisa dai fratelli) si è consumata in un contesto storico ostile, allora sì che ci si può inserire nel filone degli Studi di genere. Soltanto da pochi anni tali studi sono entrati nei dipartimenti universitari italiani, ma spesso i loro docenti sono visti come degli attivisti intransigenti più che come dei colleghi dagli altri studiosi. Gli Studi di genere intercettano la letteratura, la storia, la sociologia, e di questa loro interdisciplinarità avremmo tutti da guadagnare, visto che il genere è anche quello maschile, così come la filologia dovrebbe valere non solo per gli autori"."Essere scrittori è altro dal saper scrivere bene: è avere uno “stile”, un proprio uso di lessico, sintassi, figure retoriche [...] Cerco lumi sulle scrittrici italiane contemporanee. Per mia lacuna mi fermo a Ginzburg e Morante. Grazie". Nel 2020 questo fu il cinguettio su Twitter che fece rumore di Alessandro Laterza della nota casa editrice. Aveva ragione, non ci sono scrittrici che fanno letteratura?
La scrittrice Natalia Ginzburg di Lessico Familiare
"Questa dichiarazione è purtroppo la prova sia dell’inerzia di una parte del mondo culturale sia di quanto il concetto di stile possa risultare discriminatorio. Se il modello a cui uno scrittore o scrittrice deve tendere è Gadda, allora possiamo chiudere bottega e mandare al macero quasi tutti i libri e libroidi attualmente pubblicati. Lo stile, il merito possono essere valutati se le condizioni di partenza sono uguali per tutti. Se non lo sono, allora subentrano altri fattori: se nel Duecento una poetessa di cui non sappiamo quasi nulla, Compiuta Donzella, che non poteva studiare con Brunetto Latini, che non aveva accesso alle scuole dei frati, alle biblioteche o ai corsi di mercatura, ha scritto dei sonetti sul fatto che il padre la voleva costringere a sposare un uomo sgradito, è davvero importante che i suoi versi siano ispirati a Virgilio, Orazio oppure Ovidio? O non conta già il fatto che siano stati tramandati insieme con quelli di Guittone d’Arezzo e Guido Guinizelli? D’altra parte, quando anche si adotti la sola categoria dello stile, non si può non affrontare la lettura delle poesie di Gaspara Stampa o dei romanzi di Anna Banti". Nel suo manuale spiccano anche le presenze di autori uomini discriminati, come Dino Campana e Pier Vittorio Tondelli: perché la scelta di inserirli?
Goliarda Sapienza, scrittrice dell'Arte della gioia
"Anche molti autori uomini hanno scritto e operato in un margine. Dino Campana in quanto recluso in un manicomio e bollato come "poeta pazzo", versione italica dei poeti "maledetti". Più che le sue poesie, sono i romanzi a lui dedicati da Sebastiano Vassalli e Laura Pariani a raccontarci la sua reclusione a Castelpulci, tra camicie di forza ed elettrochoc. Tondelli è un caso ancora diverso: in certi ambienti è considerato una specie di mistico redentosi alla fine della vita, come se la sua omosessualità fosse un dettaglio irrilevante o da interpretare allegoricamente. È lo stesso destino occorso a Michelangelo, i cui versi per l’amato Tommaso Cavalieri sono stati a lungo declinati al femminile oppure interpretati in chiave neoplatonica. Queste incrostazioni critiche andrebbero abbandonate, anche perché la riscoperta della verità del testo diventa occasione per gli studenti di imparare a rappresentarsi. Quando in Altri libertini di Tondelli uno dei protagonisti gay dice al compagno “non abbiamo un modello per il nostro amore”, esprime la quintessenza del Controcanone. Grazie ad autori come Tondelli o come Goliarda Sapienza, invece, alcuni di questi "modelli" ora sono accessibili; riscoprirli, leggerli in tutta la loro intensa vitalità non è un’operazione ideologica, ma filologica!"
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