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Home » Attualità » Dopo il boom dell’estate, quella del 2022 sarà la primavera dei referendum? Dalla cannabis all’eutanasia i quesiti in ballo

Dopo il boom dell’estate, quella del 2022 sarà la primavera dei referendum? Dalla cannabis all’eutanasia i quesiti in ballo

Merito della rivoluzione della Spid? Quel che è certo è che dalla scorsa estate sono approdati alla verifica della Corte di Cassazione ben quattro quesiti referendari: riforma della giustizia, eutanasia legale, coltivazione della cannabis legale e il referendum sulla caccia. Un boom che ci riporta agli anni Novanta

Ettore Maria Colombo
20 Dicembre 2021
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Come si sa, la scorsa estate ha visto un vero e proprio boom di diversi quesiti referendari che hanno rinvigorito e rilanciato un istituto, quello del referendum abrogativo (altra cosa sono i referendum propositivi e altra cosa ancora le leggi di iniziativa popolare), che dopo i fasti degli anni Settanta (aborto e divorzio, ma anche nucleare, etc.) e degli anni Novanta (referendum elettorali maggioritari) si erano come accartocciati su se stessi, tra quesiti astrusi o troppo numerosi, quesiti non sentiti dall’opinione pubblica come urgenti o bocciati da forti campagne astensioniste (la procreazione assisitita). Questa estate scorsa, invece, ecco il boom. Sono approdati agilmente alla verifica della Corte di Cassazione (che controlla la validità e il numero, che devono essere almeno 500mila, delle firme raccolte, per legge), ben quattro quesiti referendari:

Il primo, quello sulla riforma della giustizia, composto da ben sei quesiti, raccolti da Lega e Radicali, ha ottenuto oltre 700 mila firme a quesito (ma qui la stranezza è che, al Palazzaccio, sono state depositate le volontà di 9 consigli regionali, tutti di centrodestra, e non le firme); quello sull’eutanasia legale o tecnicamente la parziale abrogazione del reato di omicidio del consenziente, promosso dall’associazione Luca Coscioni e dai Radicali, praticamente non appoggiato da nessun partito (ma parlamentari di SI e 5S l’hanno firmato) che ne ha raccolte due terzi (800 mila) nel modo consueto, via banchetti (circa 6 mila in mille comuni, con 13 mila i volontari) e un terzo (400 mila) via Spid, per un totale di un milione e 200 mila firme raccolte. Il referendum sulla libera coltivazione della cannabis, con 600 mila firme raccolte, quasi tutte via Spid, sostenuto dal comitato Cannabis legale, Radicali e da alcuni partiti minori della sinistra radicale (SI, Possibile, etc.). E infine il referendum sulla caccia che, appoggiato dal solo Comitato Sì aboliamo la caccia!, ma appoggiato personalmente da Beppe Grillo, ne ha raccolte 500 mila (più 100 mila di supporto, presentate in calcio d’angolo, solo a ottobre), usando solo parzialmente lo strumento via Spid.

L’ambigua posizione di Conte e dei 5Stelle sul referendum 

 

Da notare che il Movimento 5 stelle, sui referendum, è ambiguo, incerto e oscillante. Da un lato, infatti, ci sono molti parlamentari pentastellati che hanno sostenuto, oltre che firmato, molti dei referendum di questi mesi (la Licatini ha fatto della battaglia sulla cannabis una battaglia personale, essendo farmacista, molti altri hanno sostenuto quello sull’eutanasia) e, in ogni caso, si sono impegnati a fondo per portare a casa leggi in merito (eutanasia, cannabis, ius soli, etc.), dal presidente della commissione Giustizia, Perantoni, a quello Affari costituzionali, Brescia. Dall’altro lato c’è Giuseppe Conte che – pur ribadendo la ‘validità’ dell’istituto del referendum abrogativo, storico cavallo di battaglia del grillismo della prima ora (“Il referendum è uno strumento della democrazia diretta, dunque mi troverete sempre favorevole”) dall’altra si contraddice un minuto dopo, dicendo che “per sua natura il quesito referendario si presta a un sì o a un no. In questi casi (eutanasia e cannabis, ndr) significherebbe eliminare solo un frammento di norma e, per me, non è l’ideale”. Una contraddizione in termini, le parole di Conte, che non a caso ha esplicitato, in merito ad alcuni dei referendum sul tappeto, che “sull’eutanasia c’è una proposta di legge in Parlamento che spero riesca ad affrontare e sanare, in modo equilibrato una questione delicata meglio del quesito referendario”, mentre appena due mesi fa diceva sì “all’espressione popolare”, e sulla cannabis (altro tema su cui è stato chiesto il referendum) ha detto che “il Movimento si riunirà e deciderà”. Infine, sui quesiti di Lega e Radicali sulla giustizia ha espresso un rotondo ‘no’ e non si pronunzia sulla caccia, quesito che però ha ricevuto l’appoggio di Beppe Grillo.

Quella del 2022 sarà la primavera dei referendum?

Va detto che su tutti e quattro i quesiti deve ancora esprimersi la Corte costituzionale per il giudizio di legittimità e di merito (materie escluse dai referendum per Costituzione, norme ritagliate male o che ‘dribblano’ leggi esistenti, conformità alla materia, rispetto dei principi costituzionali), giudizio che non arriverà prima di marzo 2022. Se tutti, o solo alcuni (il referendum più a rischio di pronunzia di illegittimità da parte della Consulta è quello sull’eutanasia, sul quale, è la notizia di oggi, la Consulta si esprimerà il 12 febbraio 2022) di questi quattro quesiti referendari supereranno anche l’ultimo scoglio, quello della Consulta, allora i referendum si terranno a primavera 2022. Sempre che non s’interrompa la legislatura e non si corra, per ragioni politiche legate proprio alla battaglia per il Colle, a elezioni anticipate. In quel caso, infatti, secondo la legge istitutiva dei referendum del 1970, la celebrazione dei quesiti slitta fino all’anno seguente perché non si può tenere in contemporanea con le Politiche. Infine, va ricordato che, affinché i referendum siano validi e approvati occorre la maggioranza degli aventi diritto al voto (a spanne, 30 milioni di italiani) e, se raggiunta, la maggioranza dei voti validamente espressi.

 

 

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

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  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Come si sa, la scorsa estate ha visto un vero e proprio boom di diversi quesiti referendari che hanno rinvigorito e rilanciato un istituto, quello del referendum abrogativo (altra cosa sono i referendum propositivi e altra cosa ancora le leggi di iniziativa popolare), che dopo i fasti degli anni Settanta (aborto e divorzio, ma anche nucleare, etc.) e degli anni Novanta (referendum elettorali maggioritari) si erano come accartocciati su se stessi, tra quesiti astrusi o troppo numerosi, quesiti non sentiti dall’opinione pubblica come urgenti o bocciati da forti campagne astensioniste (la procreazione assisitita). Questa estate scorsa, invece, ecco il boom. Sono approdati agilmente alla verifica della Corte di Cassazione (che controlla la validità e il numero, che devono essere almeno 500mila, delle firme raccolte, per legge), ben quattro quesiti referendari: Il primo, quello sulla riforma della giustizia, composto da ben sei quesiti, raccolti da Lega e Radicali, ha ottenuto oltre 700 mila firme a quesito (ma qui la stranezza è che, al Palazzaccio, sono state depositate le volontà di 9 consigli regionali, tutti di centrodestra, e non le firme); quello sull’eutanasia legale o tecnicamente la parziale abrogazione del reato di omicidio del consenziente, promosso dall’associazione Luca Coscioni e dai Radicali, praticamente non appoggiato da nessun partito (ma parlamentari di SI e 5S l’hanno firmato) che ne ha raccolte due terzi (800 mila) nel modo consueto, via banchetti (circa 6 mila in mille comuni, con 13 mila i volontari) e un terzo (400 mila) via Spid, per un totale di un milione e 200 mila firme raccolte. Il referendum sulla libera coltivazione della cannabis, con 600 mila firme raccolte, quasi tutte via Spid, sostenuto dal comitato Cannabis legale, Radicali e da alcuni partiti minori della sinistra radicale (SI, Possibile, etc.). E infine il referendum sulla caccia che, appoggiato dal solo Comitato Sì aboliamo la caccia!, ma appoggiato personalmente da Beppe Grillo, ne ha raccolte 500 mila (più 100 mila di supporto, presentate in calcio d’angolo, solo a ottobre), usando solo parzialmente lo strumento via Spid. L'ambigua posizione di Conte e dei 5Stelle sul referendum    Da notare che il Movimento 5 stelle, sui referendum, è ambiguo, incerto e oscillante. Da un lato, infatti, ci sono molti parlamentari pentastellati che hanno sostenuto, oltre che firmato, molti dei referendum di questi mesi (la Licatini ha fatto della battaglia sulla cannabis una battaglia personale, essendo farmacista, molti altri hanno sostenuto quello sull’eutanasia) e, in ogni caso, si sono impegnati a fondo per portare a casa leggi in merito (eutanasia, cannabis, ius soli, etc.), dal presidente della commissione Giustizia, Perantoni, a quello Affari costituzionali, Brescia. Dall’altro lato c’è Giuseppe Conte che - pur ribadendo la ‘validità’ dell’istituto del referendum abrogativo, storico cavallo di battaglia del grillismo della prima ora ("Il referendum è uno strumento della democrazia diretta, dunque mi troverete sempre favorevole") dall’altra si contraddice un minuto dopo, dicendo che "per sua natura il quesito referendario si presta a un sì o a un no. In questi casi (eutanasia e cannabis, ndr) significherebbe eliminare solo un frammento di norma e, per me, non è l’ideale". Una contraddizione in termini, le parole di Conte, che non a caso ha esplicitato, in merito ad alcuni dei referendum sul tappeto, che "sull’eutanasia c’è una proposta di legge in Parlamento che spero riesca ad affrontare e sanare, in modo equilibrato una questione delicata meglio del quesito referendario", mentre appena due mesi fa diceva sì "all’espressione popolare", e sulla cannabis (altro tema su cui è stato chiesto il referendum) ha detto che "il Movimento si riunirà e deciderà". Infine, sui quesiti di Lega e Radicali sulla giustizia ha espresso un rotondo ‘no’ e non si pronunzia sulla caccia, quesito che però ha ricevuto l’appoggio di Beppe Grillo.

Quella del 2022 sarà la primavera dei referendum?

Va detto che su tutti e quattro i quesiti deve ancora esprimersi la Corte costituzionale per il giudizio di legittimità e di merito (materie escluse dai referendum per Costituzione, norme ritagliate male o che ‘dribblano’ leggi esistenti, conformità alla materia, rispetto dei principi costituzionali), giudizio che non arriverà prima di marzo 2022. Se tutti, o solo alcuni (il referendum più a rischio di pronunzia di illegittimità da parte della Consulta è quello sull’eutanasia, sul quale, è la notizia di oggi, la Consulta si esprimerà il 12 febbraio 2022) di questi quattro quesiti referendari supereranno anche l’ultimo scoglio, quello della Consulta, allora i referendum si terranno a primavera 2022. Sempre che non s’interrompa la legislatura e non si corra, per ragioni politiche legate proprio alla battaglia per il Colle, a elezioni anticipate. In quel caso, infatti, secondo la legge istitutiva dei referendum del 1970, la celebrazione dei quesiti slitta fino all’anno seguente perché non si può tenere in contemporanea con le Politiche. Infine, va ricordato che, affinché i referendum siano validi e approvati occorre la maggioranza degli aventi diritto al voto (a spanne, 30 milioni di italiani) e, se raggiunta, la maggioranza dei voti validamente espressi.    
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