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Home » HP Blocco Testo Destra » Un’estate di fuoco: da nord a sud i roghi incendiano l’Italia. Tra gran caldo e criminalità

Un’estate di fuoco: da nord a sud i roghi incendiano l’Italia. Tra gran caldo e criminalità

A causa del gran caldo e della mancanza di piogge gli incendi stanno devastando l'Italia. In Europa infatti il record in negativo spetta al nostro paese con la Grecia al secondo posto

Domenico Guarino
29 Luglio 2022
Incendi

Incendi: in un mese 33mila interventi vigili del fuoco

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Un’estate di fuoco: negli ultimi mesi in Italia gli incendi stanno devastando porzioni sempre più ampie di territorio. Da nord a sud, complice il gran caldo, l’afa e la mancanza di piogge, si moltiplicano i roghi, che l’aumento delle temperature rende sempre meno controllabili, favorendo la moltiplicazione dei focolai e mettendo in difficoltà gli  operatori che tentano di spengere le fiamme.

Negli ultimi mesi a causa della mancanza di piogge sono aumentati gli incendi

Cambiamenti climatici e incendi dolosi: una combinazione fatale

Ai roghi naturali (causati da fulmini o eruzioni vulcaniche), si aggiungono quelli causati dall’uomo, involontariamente ovvero in maniera colposa, o dolosi, cioè appiccati volontariamente, con la volontà di arrecare danno al bosco e all’ambiente, veri e propri atti di criminalità, spesso orientati al profitto.

In ogni caso, l’azione devastante del fuoco è resa ancor più distruttiva dall’effetto dei cambiamenti climatici, che generano siccità ed innalzamento delle temperature. In più va considerato l’indebolimento degli ecosistemi forestali, a causa dell’inquinamento, della perdita di biodiversità e dell’erosione del suolo. Tutti fenomeni che rendono le foreste più suscettibili a prendere fuoco.

La pessima notizia è che siamo dentro un fenomeno sempre più diffuso, che negli ultimi anni ha fatto registrare una forte recrudescenza. Secondo i dati dell’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), per il nostro Paese già il 2021 era stato un anno terribile per gli incendi, con 3.443 episodi in più rispetto all’anno precedente, che hanno mandato letteralmente in fumo e cenere quasi il triplo degli ettari, facendo dell’Italia (come illustrato dal report dello European forest fire information system-Effis) il Paese più duramente colpito dai roghi, con 159.537 ettari di terreno bruciati.

Nel 2020, complici probabilmente gli effetti del lockdown, erano bruciati meno di 56mila ettari, in diminuzione rispetto alla media relativa agli anni 2010-2019, che si è attestata intorno ai 64mila ettari.

In Europa il record in negativo degli incendi è dell’Italia

Il record in negativo dell’Italia

A risultare particolarmente colpite sono state le regioni meridionali. È dal 2018 che nel nostro paese vanno gradualmente aumentando gli interventi dei vigili del fuoco per episodi di questo tipo, con un picco nel 2017. Nel passaggio al 2018 si è invece registrato un sostanziale calo – ma gli anni successivi sono stati caratterizzati da una graduale ripresa nel numero degli interventi, passati a circa 252mila nel 2019, con un lieve calo nel 2020 (242mila). Per poi attestarsi, nel 2021, a quasi 265mila.

La maggior parte degli interventi ha riguardato strade e piazze cittadine (16%), appartamenti e locali di abitazione (15%) e campi agricoli (14%). Nel 61,8% dei casi, non è chiaro quale sia la causa scatenante dell’evento. Tra quelle accertate invece, a essere menzionati più frequentemente sono canne fumarie e camini (4,7% dei casi), cause elettriche (4,2%), e mozziconi di sigaretta e fiammiferi (1,5%). Nettamente superiore il probabile dolo (3,9%) rispetto alla probabile colpa (1,2%), con un’incidenza più che tripla.

Nel 28% dei casi sono stati colpiti terreni caratterizzati dalla presenza di sterpaglie, nel 7,7% da rifiuti. Seguono le autovetture (5,4%) e gli arbusti (4,6%). Altre sostanze ricorrenti sono fuliggine (3,6%) e legno e sughero (3,2%). Mentre nel 4,5% gli interventi riguardano elementi da costruzioni.

Se in Europa il record degli incendi spetta al nostro paese, cifre elevate le ha registrate anche la Grecia: circa 131mila ettari bruciati per un totale di 222 incendi. Segue la Spagna con più di 91mila ettari. A risultare maggiormente colpita è stata quindi l’area mediterranea, mentre i dati più bassi sono riportati dai paesi dell’Europa centrale e orientale, in particolare da Lituania, Slovenia e Austria, con meno di 100 ettari bruciati.

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  • "È passato un mese dall’incidente, e ogni giorno, penso costantemente a come le cose possano cambiare rapidamente e drasticamente, in un batter d’occhio, e in modi che non avrei mai potuto immaginare.”

Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza

Un’estate di fuoco: negli ultimi mesi in Italia gli incendi stanno devastando porzioni sempre più ampie di territorio. Da nord a sud, complice il gran caldo, l’afa e la mancanza di piogge, si moltiplicano i roghi, che l’aumento delle temperature rende sempre meno controllabili, favorendo la moltiplicazione dei focolai e mettendo in difficoltà gli  operatori che tentano di spengere le fiamme.

Negli ultimi mesi a causa della mancanza di piogge sono aumentati gli incendi

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Ai roghi naturali (causati da fulmini o eruzioni vulcaniche), si aggiungono quelli causati dall’uomo, involontariamente ovvero in maniera colposa, o dolosi, cioè appiccati volontariamente, con la volontà di arrecare danno al bosco e all’ambiente, veri e propri atti di criminalità, spesso orientati al profitto.

In ogni caso, l’azione devastante del fuoco è resa ancor più distruttiva dall’effetto dei cambiamenti climatici, che generano siccità ed innalzamento delle temperature. In più va considerato l’indebolimento degli ecosistemi forestali, a causa dell’inquinamento, della perdita di biodiversità e dell’erosione del suolo. Tutti fenomeni che rendono le foreste più suscettibili a prendere fuoco.

La pessima notizia è che siamo dentro un fenomeno sempre più diffuso, che negli ultimi anni ha fatto registrare una forte recrudescenza. Secondo i dati dell’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), per il nostro Paese già il 2021 era stato un anno terribile per gli incendi, con 3.443 episodi in più rispetto all’anno precedente, che hanno mandato letteralmente in fumo e cenere quasi il triplo degli ettari, facendo dell’Italia (come illustrato dal report dello European forest fire information system-Effis) il Paese più duramente colpito dai roghi, con 159.537 ettari di terreno bruciati.

Nel 2020, complici probabilmente gli effetti del lockdown, erano bruciati meno di 56mila ettari, in diminuzione rispetto alla media relativa agli anni 2010-2019, che si è attestata intorno ai 64mila ettari.

In Europa il record in negativo degli incendi è dell'Italia

Il record in negativo dell'Italia

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La maggior parte degli interventi ha riguardato strade e piazze cittadine (16%), appartamenti e locali di abitazione (15%) e campi agricoli (14%). Nel 61,8% dei casi, non è chiaro quale sia la causa scatenante dell'evento. Tra quelle accertate invece, a essere menzionati più frequentemente sono canne fumarie e camini (4,7% dei casi), cause elettriche (4,2%), e mozziconi di sigaretta e fiammiferi (1,5%). Nettamente superiore il probabile dolo (3,9%) rispetto alla probabile colpa (1,2%), con un'incidenza più che tripla.

Nel 28% dei casi sono stati colpiti terreni caratterizzati dalla presenza di sterpaglie, nel 7,7% da rifiuti. Seguono le autovetture (5,4%) e gli arbusti (4,6%). Altre sostanze ricorrenti sono fuliggine (3,6%) e legno e sughero (3,2%). Mentre nel 4,5% gli interventi riguardano elementi da costruzioni.

Se in Europa il record degli incendi spetta al nostro paese, cifre elevate le ha registrate anche la Grecia: circa 131mila ettari bruciati per un totale di 222 incendi. Segue la Spagna con più di 91mila ettari. A risultare maggiormente colpita è stata quindi l'area mediterranea, mentre i dati più bassi sono riportati dai paesi dell'Europa centrale e orientale, in particolare da Lituania, Slovenia e Austria, con meno di 100 ettari bruciati.

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