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Jack Savoretti: "Mi chiesero di cambiare nome, non accettai. Apriamoci ai cambiamenti"

di GIOVANNI BALLERINI -
26 gennaio 2022
Savoretti

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Jack Savoretti, lunedì 28 febbraio 2022, salirà sul palco del Teatro Verdi di Firenze nell’ambito del tour europeo che nei prossimi mesi vedrà protagonista il cantautore italo inglese in tutta Europa, per presentare Europiana. Un nuovo album azzeccato che, grazie al suo bel sound vintage, ma allo stesso tempo moderno, strizza volentieri l’occhio alle sonorità made in Italy e made in France degli anni '60 e '70 e ha debuttato al primo posto della classifica UK dei dischi più venduti. Il pubblico d’Oltremanica (e non solo) ha premiato la positività di Europiana, che riesce a far ballare, divertire e riflettere un pubblico di tutte le età, che con questa musica torna a ricordare i momenti passati sulle spiagge dorate, con il cielo limpido, la musica del piano bar e la magia di un sorriso che si apre davanti a un bel bicchiere di vino al tramonto. "Volevo realizzare un album che desse il senso del viaggio – dice Jack –. Per questo mi sono lasciato ispirare dalla musica europea degli ultimi cinquanta anni e ora porto volentieri quella musica in tour". Savoretti, come ha vissuto il suo essere un po’ italiano all’estero? "Con orgoglio. A volte sono stato colpito dai soliti cliché. Ma, la cosa bella è che mi ha anche dato molta libertà. Come quella di essere un po’ più coraggioso e con meno aspettative. Detto questo, nonostante tutto, è stato bello trovare Europiana in classifica. Il disco è arrivato al numero uno la prima settimana. Non me lo sarei mai aspettato, ma ce l’abbiamo fatta e ne siamo molto fieri perché non è un album politico, ma celebra la cultura, le bellezze dell’Europa". Come anglo-italiano in Inghilterra è mai stato bullizzato? "Non ho mai avuto problemi, ma mi hanno chiesto di cambiare nome, più di una volta. Anche un discografico molto grosso me lo ha proposto, dicendo che era indispensabile se volevo continuare a fare musica a grandi livelli. Non ho accettato e non abbiamo lavorato insieme, ma va bene così. Anzi benissimo, visto che sono stato primo in classifica. Certo ora le cose continuano a cambiare, ma spero in un mondo che si apra sempre di più alle novità, all’evoluzione dei rapporti interpersonali". Peccato che nel Regno Unito ora ci sia la Brexit... "Era una cosa che tanti hanno votato per motivi di passione, usando più il cuore che la testa. Io ero super contro e lo sono anche ora, più che mai. Del resto, uno più europeo di me è difficile trovarlo: ho nonni italiani, polacchi, tedeschi, inglesi. Il padre di mio padre era partigiano, quello di mia madre un ebreo sposato a una tedesca, che sono scappati, prima a Parigi, poi a Londra. Per me l’Europa unita è un privilegio, non un problema. È una cosa che dovevamo celebrare ogni giorno. Peccato che la Gran Bretagna non è più uno dei Paesi che guida l’Europa, ma è voluta andare via. Ed è brutto che sia andata così". Che tipo di concerto ha organizzato per questo tour? "Un set che rappresenta a dovere l’album nuovo, Europiana, ma allo stesso tempo non mi dimentico mai dei vecchi pezzi, quindi il live sarà un mix di brani del mio repertorio. Sarà uno spettacolo vario, studiato apposta perché ci tiri tutti un po’ su, ne abbiamo bisogno. Al mio fianco la mia band, una full production con tutta la squadra che mi accompagna. Non è facile in questi giorni, ma vogliamo intanto provarci perché a noi piace farlo così, ci piace fare le cose bene". Come in questo album, che è più solare del solito? "Sì molto ottimista. L’ho realizzato pensando alle mie vacanze da ragazzo, in cui guardavo un mondo che era molto diverso da quello che è oggi. Ho mischiato felicità a malinconia per i miei figli, per quelle generazioni che non sono riuscite ad avere ricordi in questi ultimi due anni in cui è stato praticamente impossibile viaggiare".