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Home » HP Blocco Testo Destra » Le associazione ambientaliste le ‘suonano’ al governo Draghi: “Sul contrasto alla crisi climatica troppe parole pochi fatti”

Le associazione ambientaliste le ‘suonano’ al governo Draghi: “Sul contrasto alla crisi climatica troppe parole pochi fatti”

“Chiusura in negativo tra poche luci e troppe ombre” dicono Legambiente, Greenpeace e WWF ad un anno dalle consultazioni prima del giuramento dell'esecutivo. Mite, Pnrr e Direttiva sulla plastica nel mirino

Domenico Guarino
18 Febbraio 2022
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“Si può dare di più” cantava il trio Tozzi-Morandi- Ruggeri al Festival di Sanremo del 1987. “Si può fare di più” è il refrain che cantano invece le associazioni ambientaliste al termine del primo anno di governo Draghi, o meglio dalla partecipazione alle consultazioni prima del giuramento dell’esecutivo. “Chiusura in negativo tra poche luci e troppe ombre” dicono Legambiente, Greenpeace e WWF. Secondo cui sulle scelte relative allo sviluppo sostenibile e alle due principali emergenze globali in campo ambientale, ovvero il contrasto al cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, non sono state “messe in campo politiche e linee di intervento coerenti con i principi  recentemente inseriti nella Carta Costituzionale e con gli obiettivi dell’European Green Deal, né aperto la strada a una trasformazione sistemica per coniugare ambiente e opportunità economiche”. Secondo le associazioni il governo non avrebbe, insomma, dato risposte convincenti sul contrasto alla crisi climatica, sulla tutela della biodiversità, sull’agricoltura sostenibile, sull’economia circolare, sull’inquinamento da plastica.

Donatella Bianchi, presidente Wwf Italia, dopo le consultazioni con il premier Mario Draghi

L’attacco al Mite: “Indebolito rilancio delle fonti rinnovabili”

Sul banco degli imputati è finito  innanzitutto quel Ministero della Transizione Ecologica, presentato in pompa magna con squilli di tromba e grandi aspettative, insite del resto nella denominazione stessa del dicastero, e che invece, secondo le tre associazioni, “non ha risposto alle attese di quella rivoluzione verde che era stata annunciata come una delle priorità del nostro Paese, a partire dal PNRR”.

Roberto Cingolani, ministro della Transizione Ecologica

Addirittura le proposte del Mite avrebbero “indebolito l’impulso sul rilancio delle fonti rinnovabili, tuttora al palo, senza rimuovere le barriere che ne rallentano la diffusione e in assenza di nuovi strumenti di partecipazione per ridurre le contestazioni territoriali e favorirne la realizzazione degli impianti, ma al contrario creando nuove problematiche e dando segnali scoraggianti per gli investitori, come sulla tassonomia e sul decreto contro il caro-energia”. Senza contare che “si è continuato a esaltare e cercare di allargare il ruolo del gas fossile (anche nella tassonomia europea) nonostante proprio il gas rappresenti la fonte energetica climalterante predominante nel Paese e a rilanciare l’opzione nucleare, ripiegando sul tema della ricerca, già ampiamente finanziata, per rispondere a chi chiedeva conto dei risultati plebiscitari di ben due referendum. E ad oggi sono state fatte solo insignificanti riduzioni dei 21,6 miliardi di euro di Sussidi ambientalmente dannosi stimati dal Mite per il 2020”.

Strategia Nazionale Biodiversità

Le associazioni si attendono quindi un deciso cambio di passo rispetto agli impegni assunti sinora in vista dell’approvazione, prevista entro l’anno, della Strategia Nazionale Biodiversità (SNB) al 2030 che, dicono, “deve puntare, in coerenza con la Strategia Europea, a proteggere il 30% del nostro territorio e dei nostri mari, assicurando una protezione integrale al 10% del nostro territorio, e destinare il 10% di quello agricolo alla tutela della biodiversità naturale, individuando in tutti i fondi europei, nazionali e regionali le risorse adeguate per realizzare, in maniera coordinata, il Programma di attuazione e il Piano nazionale di ripristino degli ecosistemi previsti dalla stessa SNB”.

Un gruppo di volontari delle associazioni ambientaliste. Queste denunciano la mancanza di interventi incisivi da parte del governo in tema di crisi climatica, inquinamento e tutela della biodiversità

Pochissime risorse dal PNRR

C’è poi la questione del PNRR. “Le risorse assegnate alla tutela della biodiversità sono state marginali e non corrispondenti agli impegni assunti in ambito G7 e G20, coerenti con l’obiettivo di arrestare e invertire entro il 2030 la curva del declino della biodiversità” denunciano Greenpaece, Legambiente e WWF. Che ricordano anche come nel PNRR siano stati stanziati, per questo obiettivo, appena 1,19 miliardi di euro fino al 2026, equivalenti allo 0,5% dell’ammontare complessivo, mentre nella Manovra 2022 i fondi ordinari iscritti nel bilancio del MITE, per quest’anno, ammontano appena a 356 milioni di euro, l’1% dell’ammontare della manovra.

Mario Draghi, presidente del Consiglio

Sempre nel PNRR, all’economia circolare sono assegnati solo 600 milioni di euro, pari allo 0,3% di tutte le risorse del Piano. Inoltre “dei 2,10 miliardi di euro assegnati specificamente sino al 2026 dal PNRR all’economia circolare, 1,5 miliardi sono destinati alla realizzazione di impianti per la gestione di rifiuti urbani, i cui costi sono già coperti dalle tariffe di conferimento degli RSU, che quindi dovranno essere inevitabilmente ridotte”. Le tre associazioni attendono che venga rispettato l’impegno a presentare la Strategia nazionale per l’economia circolare, richiesta dalla Commissione Europea, entro giugno, definendo così obiettivi e scadenze entro i quali raggiungere i traguardi posti dalla UE in settori strategici quali plastica, tessile, elettronica, consumi alimentari e idrici, imballaggi, batterie e veicoli, edifici e costruzioni, gestione dei rifiuti.

La questione plastica monouso

Recentemente l’Europa ha adottato una direttiva che vieta la plastica monouso

Infine, in merito alla direttiva europea sulla plastica monouso, le tre associazioni chiedono al governo di attivarsi “per rispondere ai rilievi posti dalla UE al nostro Paese sulle disposizioni introdotte nella legge italiana di recepimento della Direttiva SUP in contrasto con la direttiva europea, rafforzando misure che disincentivino il monouso e sostengano il ricorso a imballaggi riutilizzabili”.

Per rimanere in ambito canoro, per le tre associazioni ambientaliste insomma dal governo sono venute solo “parole, parole, parole” mentre i fatti sono stati pochi e non di rado contraddittori. I prossimi mesi saranno cruciali per capire chi avrà intonato il motivo giusto.

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Instagram

  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown

“Si può dare di più” cantava il trio Tozzi-Morandi- Ruggeri al Festival di Sanremo del 1987. “Si può fare di più” è il refrain che cantano invece le associazioni ambientaliste al termine del primo anno di governo Draghi, o meglio dalla partecipazione alle consultazioni prima del giuramento dell’esecutivo. “Chiusura in negativo tra poche luci e troppe ombre” dicono Legambiente, Greenpeace e WWF. Secondo cui sulle scelte relative allo sviluppo sostenibile e alle due principali emergenze globali in campo ambientale, ovvero il contrasto al cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, non sono state "messe in campo politiche e linee di intervento coerenti con i principi  recentemente inseriti nella Carta Costituzionale e con gli obiettivi dell’European Green Deal, né aperto la strada a una trasformazione sistemica per coniugare ambiente e opportunità economiche”. Secondo le associazioni il governo non avrebbe, insomma, dato risposte convincenti sul contrasto alla crisi climatica, sulla tutela della biodiversità, sull'agricoltura sostenibile, sull’economia circolare, sull’inquinamento da plastica.

Donatella Bianchi, presidente Wwf Italia, dopo le consultazioni con il premier Mario Draghi

L'attacco al Mite: "Indebolito rilancio delle fonti rinnovabili"

Sul banco degli imputati è finito  innanzitutto quel Ministero della Transizione Ecologica, presentato in pompa magna con squilli di tromba e grandi aspettative, insite del resto nella denominazione stessa del dicastero, e che invece, secondo le tre associazioni, “non ha risposto alle attese di quella rivoluzione verde che era stata annunciata come una delle priorità del nostro Paese, a partire dal PNRR”.

Roberto Cingolani, ministro della Transizione Ecologica

Addirittura le proposte del Mite avrebbero “indebolito l’impulso sul rilancio delle fonti rinnovabili, tuttora al palo, senza rimuovere le barriere che ne rallentano la diffusione e in assenza di nuovi strumenti di partecipazione per ridurre le contestazioni territoriali e favorirne la realizzazione degli impianti, ma al contrario creando nuove problematiche e dando segnali scoraggianti per gli investitori, come sulla tassonomia e sul decreto contro il caro-energia”. Senza contare che “si è continuato a esaltare e cercare di allargare il ruolo del gas fossile (anche nella tassonomia europea) nonostante proprio il gas rappresenti la fonte energetica climalterante predominante nel Paese e a rilanciare l’opzione nucleare, ripiegando sul tema della ricerca, già ampiamente finanziata, per rispondere a chi chiedeva conto dei risultati plebiscitari di ben due referendum. E ad oggi sono state fatte solo insignificanti riduzioni dei 21,6 miliardi di euro di Sussidi ambientalmente dannosi stimati dal Mite per il 2020”.

Strategia Nazionale Biodiversità

Le associazioni si attendono quindi un deciso cambio di passo rispetto agli impegni assunti sinora in vista dell'approvazione, prevista entro l’anno, della Strategia Nazionale Biodiversità (SNB) al 2030 che, dicono, “deve puntare, in coerenza con la Strategia Europea, a proteggere il 30% del nostro territorio e dei nostri mari, assicurando una protezione integrale al 10% del nostro territorio, e destinare il 10% di quello agricolo alla tutela della biodiversità naturale, individuando in tutti i fondi europei, nazionali e regionali le risorse adeguate per realizzare, in maniera coordinata, il Programma di attuazione e il Piano nazionale di ripristino degli ecosistemi previsti dalla stessa SNB”.

Un gruppo di volontari delle associazioni ambientaliste. Queste denunciano la mancanza di interventi incisivi da parte del governo in tema di crisi climatica, inquinamento e tutela della biodiversità

Pochissime risorse dal PNRR

C'è poi la questione del PNRR. “Le risorse assegnate alla tutela della biodiversità sono state marginali e non corrispondenti agli impegni assunti in ambito G7 e G20, coerenti con l’obiettivo di arrestare e invertire entro il 2030 la curva del declino della biodiversità” denunciano Greenpaece, Legambiente e WWF. Che ricordano anche come nel PNRR siano stati stanziati, per questo obiettivo, appena 1,19 miliardi di euro fino al 2026, equivalenti allo 0,5% dell’ammontare complessivo, mentre nella Manovra 2022 i fondi ordinari iscritti nel bilancio del MITE, per quest’anno, ammontano appena a 356 milioni di euro, l’1% dell’ammontare della manovra.

Mario Draghi, presidente del Consiglio

Sempre nel PNRR, all’economia circolare sono assegnati solo 600 milioni di euro, pari allo 0,3% di tutte le risorse del Piano. Inoltre “dei 2,10 miliardi di euro assegnati specificamente sino al 2026 dal PNRR all’economia circolare, 1,5 miliardi sono destinati alla realizzazione di impianti per la gestione di rifiuti urbani, i cui costi sono già coperti dalle tariffe di conferimento degli RSU, che quindi dovranno essere inevitabilmente ridotte”. Le tre associazioni attendono che venga rispettato l’impegno a presentare la Strategia nazionale per l’economia circolare, richiesta dalla Commissione Europea, entro giugno, definendo così obiettivi e scadenze entro i quali raggiungere i traguardi posti dalla UE in settori strategici quali plastica, tessile, elettronica, consumi alimentari e idrici, imballaggi, batterie e veicoli, edifici e costruzioni, gestione dei rifiuti.

La questione plastica monouso

Recentemente l'Europa ha adottato una direttiva che vieta la plastica monouso

Infine, in merito alla direttiva europea sulla plastica monouso, le tre associazioni chiedono al governo di attivarsi “per rispondere ai rilievi posti dalla UE al nostro Paese sulle disposizioni introdotte nella legge italiana di recepimento della Direttiva SUP in contrasto con la direttiva europea, rafforzando misure che disincentivino il monouso e sostengano il ricorso a imballaggi riutilizzabili”.

Per rimanere in ambito canoro, per le tre associazioni ambientaliste insomma dal governo sono venute solo “parole, parole, parole” mentre i fatti sono stati pochi e non di rado contraddittori. I prossimi mesi saranno cruciali per capire chi avrà intonato il motivo giusto.

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