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In Turchia è guerra sulla libertà religiosa: "Obbligare i bambini alla fede è una violazione dei diritti umani"

di DOMENICO GUARINO -
30 aprile 2022
Libertà religiosa

Libertà religiosa

Forzare l’educazione a una fede bambini e giovani, obbligandoli a seguirne le lezioni contro la volontà dei genitori, è una palese violazione dei diritti. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale della Turchia accogliendo il ricorso di un cittadino, Huseyin El il suo nome, che si era appellato alla suprema corte ritenendo non conforme alla legge fondamentale dello Stato il fatto che sua figlia fosse costretta a frequentare lezioni di religione musulmana. La decisione della Corte costituzionale, riportata da asianews.it, è frutto di una lunga battaglia legale iniziata oltre 10 anni fa, a seguito delle pressioni esercitate dal preside dell’istituto in cui studiava la ragazza, Nazli Sirin El, affinché seguisse i corsi sul Corano. Secondo il dirigente infatti solo i cittadini cristiani e quelli di religione ebraica potevano beneficiare dell’esenzione, mentre la famiglia della ragazza era seguace dell’alevismo, una delle molte sette dell’Islam che si caratterizza per alcune peculiarità, tra cui quella di celebrare riti nelle case assembleari (cemevi), più che nelle moschee.

La Corte Costituzionale turca ha stabilito che obbligare i bambini alla fede è una violazione dei diritti umani (Foto Ansa)

La vicenda legale della famiglia El in Turchia

Tredici anni fa il tribunale di primo grado aveva sentenziato a favore della studentessa, in base alle leggi nazionali e alle convenzioni internazionali. Ma il ministero dell’Istruzione si era appellato al Consiglio di Stato, che aveva ribaltato la decisione. Nel 2014 la controversia è arrivata sul tavolo della Corte costituzionale. Ora, a distanza di otto anni, il verdetto, secondo cui l’obbligo di frequenza alle lezione di fede musulmana è una violazione dei diritti umani e della famiglia di scegliere il percorso educativo dei figli. La Corte costituzionale ha così riconosciuto due precedenti sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo, che criticava Ankara sui principi e contenuti dell’istruzione religiosa obbligatoria ai minori. Siamo dunque di fronte ad una sentenza storica, in qualche modo. Anche se va compreso a pieno quale potrà essere la sua ricaduta concreta, in un Paese in cui il tema della libertà religiosa risulta particolarmente controverso. Lo stesso presidente Recep Tayyip Erdogan si fa infatti portavoce di una politica imperniata sul nazionalismo e sull’Islam, per cui vi sono forti dubbi che il governo accoglierà la decisione, adeguando il proprio indirizzo politico alla sentenza.

La stretta sulla laicità della scuola

In Turchia, con l’ascesa al potere dell’Akp nel 2002 e l’introduzione, nel 2012, di un nuovo sistema scolastico che prevede altri corsi 'opzionali' (Corano, Vita del profeta Maometto e Conoscenza religiosa di base) la stretta sulla laicità della suola si è fatta pressante. Tanto più che, da facoltative, queste materie, nella maggior parte dei casi, sono diventate di fatto obbligatorie, in quanto non venivano proposte alternative. A settembre, inoltre Diyanet (il ministero per gli Affari religiosi) ha annunciato l’intenzione di introdurre corsi obbligatori di Corano ai bambini in età prescolare e sono allo studio corsi pilota in diverse città.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, 68 anni, si fa baciare la mano da un bambino (Foto Ansa)

Tuttavia è innegabile che siamo di fronte ad una decisione significativa che non potrà non avere un qualche riflesso in tutto il mondo islamico. Anche in considerazione del ruolo della Turchia. “La sentenza mette nero su bianco che non è legittimo costringere un genitore a rivelare o documentare la sua fede, in quanto si tratta di una violazione dell’art. 24 della Costituzione” secondo cui “nessuno può essere costretto a rivelare credenze e convinzioni religiose”, sottolinea Ad al-Monitor, l’avvocato Esra Basbakkal, legale della famiglia. Di “una decisione troppo a lungo rimandata, ma che va nella giusta direzione”, parla invece Orhan Kemal Cengiz, avvocato pro diritti umani che ha seguito nel tempo la vicenda della famiglia El e altre due storie simili. Anche perché, aggiunge, “i tribunali locali spesso ignorano le decisioni della Corte europea, ma ora devono prestare attenzione a quelle della Corte costituzionale”.

Le critiche alla decisione della Corte Costituzionale

Dure critiche naturalmente sono invece arrivate della fazione radicale e conservatrice. Il quotidiano Yeni Akit definisce uno “scandalo” la scelta dei giudici costituzionali. Mehmet Akif Yilmaz, membro del Partito di Giustizia e sviluppo (Akp) e membro della Commissione per l’istruzione, ha addirittura parlato di un “tradimento”, bollando come inaccettabile il fatto di stabilire che lezioni di religione “in questa terra benedetta dall’Islam” possano essere giudicate una “violazione ai diritti umani. La nostra gente – ha aggiunto - non permetterà un simile tradimento” dei valori.

Una protesta di donne turche contro il presidente Recep Tayyip Erdogan

L'insegnamento della religione cattolica in Italia

In Italia l'ora di religione è stata istituita in seguito al concordato tra lo Stato e la Chiesa cattolica. Adesso le lezioni sull'insegnamento della religione cattolica sono facoltative, ma nel 1929 l'ora di religione fu resa obbligatoria anche nelle scuole medie e superiori, come "fondamento e coronamento dell'istruzione pubblica". Si dovettero aspettare oltre 50 anni - con il concordato del 1984 - prima che l'obbligatorietà dell'insegnamento venisse meno. Negli anni Settanta e Ottanta si sviluppò un acceso dibattito sulla riforma dell'insegnamento della religione cattolica, che portarono il ministero della Pubblica Istruzione a promulgare alcune circolari che limitavano la scelta degli studenti a frequentare l'ora di religione oppure a quella di attività alternative. L'insegnamento della religione cattolica diventava così finalmente facoltativa e a discrezione delle famiglie degli studenti.