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Home » HP Blocco Testo Destra » “Saremo tutti sempre più ricchi se saremo tutti sempre più generosi. Con Reinventing diamo nuova energia alla solidarietà”

“Saremo tutti sempre più ricchi se saremo tutti sempre più generosi. Con Reinventing diamo nuova energia alla solidarietà”

Un'iniziativa, giunta alla sesta edizione, in cui dare nuova linfa e spunti innovativi al Terzo Settore, per costruire insieme un futuro migliore. A Milano l'incontro tra i "professionisti del bene", le organizzazioni non profit, esperti di comunicazione e semplici appassionati ai temi della solidarietà. Ne abbiamo parlato con il fondatore dell'evento Francesco Quistelli

Marianna Grazi
4 Ottobre 2021
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Restituire al mondo la speranza di un futuro migliore dopo un anno profondamente segnato da crisi ambientali, umanitarie, sociali e sanitarie. È l’obiettivo di un grande evento dedicato ai “professionisti del bene” he si svolgerà a Milano, a Palazzo delle Stelline (Corso Magenta 61), il 7 e l’8 ottobre 2021: la sesta edizione di Reinventing Non Profit (QUI il programma). Un’iniziativa pensata per (ri)dare energia alla solidarietà e trovare insieme, tra relatori, esperti, addetti del settore e semplici persone interessate, il modo migliore per fare bene il Bene, senza mai dimenticare il forte valore dell’innovazione e della creatività.

“In una fase storica così complessa come quella che stiamo vivendo, sentiamo ancora più forte il bisogno e la responsabilità di diffondere la cultura del dono e della solidarietà. Ci stiamo lasciando alle spalle mesi terribili, ma è giunto il momento di andare avanti: il Terzo Settore non può esimersi dall’obbligo morale di guardare al futuro, perché ha il dovere di costruire un mondo migliore”, sottolinea Francesco Quistelli, Ceo di Atlantis Company e fondatore di Reinventing.

Lo abbiamo intervistato per farci spiegare di cosa si tratta e darci una panoramica sullo stato di salute del mondo non profit

Cos’è Reinventing Non Profit?

Reinventing2019 / Foto: Midlarz

“Reinventing, come dice la parola, è nato per dare un impulso di innovazione, di rigenerazione al mondo non profit. Più di 60 relatori, 30 appuntamenti tra workshop, plenarie, seminari in due giorni (il 7 e l’8 ottobre 2021) di grande intensità, in presenza perché questo è fondamentale. L’anno scorso non l’abbiamo fatto e non lo abbiamo trasformato volutamente in un evento digitale perché crediamo che sia un evento da vivere in prima persona, proprio perché l’aspetto umano è fondamentale per la nostra vita e anche questo evento segue questa linea. Questa è la sesta edizione: inizialmente eravamo molto concentrati sugli aspetti legati alla raccolta fondi; poi nel corso del tempo abbiamo visto che era utile allargare il raggio d’azione anche ad altri ambiti delle organizzazioni non profit del Terzo Settore, quindi via via è stata aggiunta la comunicazione, la gestione delle risorse umane, e l’evento si è contaminato sempre di più in termini positivi. Quest’anno avremo anche un filosofo che ci parlerà della filosofia e solidarietà, creativi che ci racconteranno le più belle campagne di comunicazione sociale, avremo Chris Richmond che ci parlerà di “Mygrants”, l’organizzazione che ha innovato i processi di integrazione dei migranti grazie a piattaforme tecnologiche. Temi trattati in modo eterogeneo, con il grande obiettivo di consentire a chi partecipa di generare idee e accendere una scintilla nelle proprie riflessioni, nel ridare un po’ di energia per consentire al Terzo Settore di continuare a crescere e di rispondere al meglio a tutti  i bisogni della comunità. Perché poi è questo il grande scopo delle oltre 300mila organizzazioni non profit in Italia, occuparsi di cause e bisogni sociali, cercando di avere il massimo impatto possibile rispetto alla causa di cui si occupano. E ovviamente poi c’è la sostenibilità economica: per poter operare bisogna avere risorse”.

Vuole essere anche un momento di confronto con le persone?

“Assolutamente sì, anche perché oltre ai workshop e le plenarie ci saranno momenti di incontro informale, ci saranno dei salotti dove poter chiacchierare, ci sarà una cena giovedì sera, musica dal vivo. È insomma un evento pensato per essere vissuto in presenza”.

Qual è lo stato del Terzo Settore in questo periodo così particolare?

“Il Terzo Settore ha vissuto la pandemia come tutte le organizzazioni e le aziende profit. In prima linea, perché molte associazioni si sono trovate ad affrontare direttamente i problemi generati dall’emergenza sanitaria: penso all’assistenza delle persone fragili, agli anziani, ai bambini, alla raccolta fondi fatta sul territorio per sostenere gli ospedali e l’acquisto dei materiali. Le associazioni, contemporaneamente, si sono trovate a gestire un cambio organizzativo importante dato dallo smartworking. C’è stata un’accelerazione fortissima in termini di flessibilità e di utilizzo di strumenti di comunicazione online (anche la raccolta fondi è passata molto sul digitale) ed è un’ottima notizia, perché le ha costrette a un processo di innovazione veloce. Ovviamente alcune, quelle meno strutturate o più deboli da questo punto di vista, sono rimaste indietro, altro invece hanno avuto l’opportunità di migliorarsi. Una situazione che si ritrova anche nel mondo profit.
Il non profit ha però un grande vantaggio, che è abituato da sempre a fare i conti con risorse più limitate ed è capace di ottenere il massimo dal poco. Credo che questo elemento abbia consentito al Terzo Settore di reggere bene l’urto della pandemia rispetto ad altri. La cosa fondamentale è che i donatori del mondo non profit, diversi milioni di persone in Italia (parliamo più o meno del 40/50% della popolazione adulta), sono rimasti al fianco delle organizzazioni, continuando a sostenerle. Chi ha fatto attività di emergenza ha avuto la possibilità anche di raccogliere adesioni e fare attività di fund raising in modo molto proficuo. Sono tanti gli esempi, dal San Raffaele al Cesvi, Medici Senza Frontiere, Emergency… Insomma il Terzo Settore è stato decisamente importante in Italia per affrontare e contenere i danni della pandemia”.

E magari è riuscito anche a coprire dei ‘buchi’, a supplire la mancanza di altri tipi di interventi

“Quello come sempre e nella pandemia ancora di più. Non si può fare a meno del non profit per continuare a rendere la nostra comunità una comunità solidale, coesa, capace di non lasciare indietro le persone più fragili, più deboli. È una questione di responsabilità di ogni individuo e di ogni organizzazione nei confronti della comunità nella quale viviamo”.

Reinventing2019 / Foto: Midlarz

Il rapporto tra le associazioni non profit e le istituzioni è cambiato?

“Sarebbe molto ottimistico. Il Terzo Settore è vissuto dallo Stato come una ‘stampella’, molto spesso, alla quale appoggiarsi e non come un soggetto attivo e indispensabile per il principio di sussidiarietà. Purtroppo la pandemia non credo abbia cambiato molto questo aspetto. Certo, c’è bisogno di queste associazioni per continuare ad offrire servizi, solidarietà, ricerca scientifica e così via. Però parlare di cambiamento è troppo. È potenzialmente migliorata la capacità di relazionarsi presso i donatori privati, perché si sono accelerati alcuni processi legati appunto alla parte digitale della comunicazione e della raccolta fondi”.

Reinventing è un evento dedicato ai ‘professionisti del bene’. Il loro impegno, dei lavoratori e volontari del Terzo Settore, è cambiato invece?

“Adesso usciranno i dati ufficiali che non posso anticipare. Ma diciamo che l’impegno del mondo del volontariato è rimasto assolutamente attivo, anzi durante la pandemia, nei limiti del possibile, è anche cresciuto. I volontari italiani, diversi milioni, sono una colonna del Terzo Settore. Ora anche i Millennials e le persone più giovani si avvicinano sempre più al mondo del volontariato grazie alle attività digitali di comunicazione che le organizzazioni mettono in campo. Magari legate più a temi come l’ambiente o la difesa di esso, perché sono molto sensibili all’argomento.
Quello che posso dire è che non c’è stato sicuramente un calo nei numeri del volontariato”.

Ci sono dei temi a cui gli italiani, e tra loro distinti tra le varie generazioni, sono più sensibili?

“Generalmente in Italia si è molto sensibili alla ricerca scientifica. Ancora di più con la sollecitazione della pandemia è un tema molto forte, poi il sostegno ai bambini e minori fragili, il sostegno durante le emergenze piuttosto che l’ambiente sono i temi che la fanno da padroni dal punto di vista della comunicazione e della raccolta fondi”.

Cos’è e di cosa si occupa Atlantis, di cui lei è Ceo?

Francesco Quistelli, fondatore di Reinventing e Ceo della società Atlantis Company

“Atlantis è una società di consulenza dedicata esclusivamente al Terzo Settore, al mondo non profit. Offriamo servizi che sono contenuti nel nostro motto: “Diamo energia alla solidarietà”. La nostra mission è aiutare e sostenere le organizzazioni non profit a comunicare sempre meglio, a raccogliere sempre più fondi, a essere sempre più organizzate ed efficienti. Quindi offriamo servizi che vanno appunto dall’analisi e lo studio della situazione, dei database, alla pianificazione strategica delle campagne (il 5×1000 piuttosto che quelle di Natale), alla creatività vera e propria. Abbiamo un’agenzia creativa che va a ideare e realizzare sotto quel profilo le campagne, abbiamo un settore che si occupa di telemarketing, un’area digital.
Insomma cerchiamo di offrire alle associazioni non profit tutti i servizi di cui hanno bisogno. Siamo nati 6 anni fa, attualmente abbiamo una trentina di clienti attivi tra grandi realtà (esempio Medici Senza Frontiere, Fondazione Umberto Veronesi, Action Aid) e organizzazioni più piccole, magari territoriali, che hanno grandissimi progetti e cause votate all’innovazione e alla crescita”.

Abbiamo spiegato quanto la comunicazione, nel terzo settore, sia fondamentale. Con la pandemia sono intervenuti cambiamenti importanti, soprattutto in termini di digitale. Il modo di parlare e diffondere i valori della solidarietà è destinato a cambiare ancora?

“La comunicazione è una materia molto plastica, non ben definibile. I codici di comunicazione che vengono utilizzati dal mondo non profit sono anche stati ben compresi dal mondo profit, c’è sempre di più una sovrapposizione da parte di queste aziende nel fare campagne di comunicazione legate agli aspetti valoriali, etici, tipici delle organizzazioni non profit. Il cambiamento che può avvenire è quello di utilizzare sempre meno codici di comunicazione che colpevolizzano il potenziale donatore o chi viene investito da queste campagne, magari con immagini eccessivamente forti o messaggi troppo violenti, per spostarsi di più su una comunicazione con impatto emotivo che non generi senso di colpa ma desiderio di agire e di essere protagonisti del cambiamento. Credo sia una tendenza in atto molto utile soprattutto perché i giovani hanno una visione e un approccio alla comunicazione di un certo tipo, quindi le organizzazioni devono riuscire a interpretare sempre più le tendenze e innovare i loro codici comunicativi”.

Qual è un desiderio o un progetto che ha per il futuro?

“Mi piacerebbe che ci fosse sempre maggiore consapevolezza all’interno della nostra società dell’importanza del Terzo Settore e più equilibrio nella valutazione di questo dal punto di vista anche del rispetto che il mondo non profit merita per quello che fa. Perché quando c’è uno scandalo legato a questo mondo si crea un calderone in cui è tutto il settore ad essere “negativo”. Il mio sogno è che ci sia maggiore rispetto ed equilibrio nei giudizi e maggiore affetto nei confronti delle organizzazioni non profit, che lavorano veramente in modo serio ogni giorno per consentire alla nostra società di essere una società solidale, più equa e giusta. Credo siano valori importanti. Questo è il mio sogno e proprio Reinventing vuole aiutare sempre di più le organizzazioni a coinvolgere meglio le persone per creare un circolo virtuoso dove si dice che “saremo tutti sempre più ricchi se saremo tutti sempre più generosi”. Questo è un po’ l’obiettivo, anche nel breve termine: bisogna lavorare ogni giorno, oggi, per riuscire a costruire un futuro migliore. Radicati bene nel presente con, ogni tanto, uno sguardo verso l’orizzonte”.

Se le dico Luce cosa le viene in mente?

“Scintille. Quelle che bisogna accendere nel nostro cervello per riuscire a migliorare sempre più le cose intorno a noi”.

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  • Aumentano, purtroppo, gli episodi di bullismo e cyberbullismo. 

I minori vittime di prepotenze nella vita reale, o che le abbiano subite qualche volta sono il 54%, contro il 44% del 2020. Un incremento significativo, di ben 10 punti, che deve spingerci a riflettere. 

Per quanto riguarda il cyber bullismo, il 31% dei minori ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020. Il fenomeno sembra interessare più i ragazzi delle ragazze sia nella vita reale (il 57% dei maschi è stato vittima di prepotenze, contro il 50% delle femmine) sia in quella virtuale (32% contro 29%). Nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%).

Il 52% è pienamente consapevole dei reati che commette se intraprende un’azione di bullismo usando internet o lo smartphone, il 14% lo è abbastanza, ma questo non sembra un deterrente. Un 26%, invece, dichiara di non saperne nulla della gravità del reato. Intervistati, con risposte multiple, sui motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri, il 54% indica il body shaming. 

Mentre tra i motivi che spingono i bulli ad agire in questo modo, il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, per il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.

Ma come si comportano se assistono a episodi di bullismo? Alla domanda su come si comportano i compagni quando assistono a queste situazioni, solo il 34% risponde “aiutano la vittima”, un dato che nel 2020 era il 44%. 

Un calo drastico, che forse potrebbe essere spiegato con una minore empatia sociale dovuta al distanziamento sociale e al lockdown, che ha impedito ai minori di intessere relazioni profonde. Migliora, invece, la percentuale degli insegnanti che, rendendosi conto di quanto accaduto, intervengono prontamente (46% contro il 40% del 2020). Un 7%, però, dichiara che i docenti, sebbene si rendano conto di quanto succede, non fanno nulla per fermare le prepotenze.

I giovanissimi sono sempre più iperconessi, ma sono ancora in grado di legarsi?

#lucenews #giornatacontroilbullismo
  • “Non sono giorni facilissimi, il dolore va e viene: è molto difficile non pensare a qualcosa che ti fa male”. Camihawke, al secolo Camilla Boniardi, una delle influencer più amate del web si mette ancora una volta a nudo raccontando le sue insicurezze e fragilità. In un post su Instagram parla della tricodinia. 

“Se fosse tutto ok, per questa tricodinia rimarrebbe solo lo stress come unica causa e allora dovrò modificare qualcosa nella mia vita. Forse il mio corpo mi sta parlando e devo dargli ascolto."

La tricodinia è una sensazione dolorosa al cuoio capelluto, accompagnata da un bruciore o prurito profondo che, in termini medici, si chiama disestesia. Può essere transitoria o diventare cronica, a volte perfino un gesto quotidiano come pettinarsi o toccarsi i capelli può diventare molto doloroso. Molte persone – due pazienti su tre sono donne – lamentano formicolii avvertiti alla radice, tra i follicoli e il cuoio capelluto. Tra le complicazioni, la tricodinia può portare al diradamento e perfino alla caduta dei capelli. 

#lucenews #lucelanazione #camihawke #tricodinia
  • Dai record alle prime volte all’attualità, la 65esima edizione dei Grammy Awards non delude quanto a sorprese. 

Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. 

Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

#lucenews #grammyawards2023 #shervinhajipour #iran
Restituire al mondo la speranza di un futuro migliore dopo un anno profondamente segnato da crisi ambientali, umanitarie, sociali e sanitarie. È l'obiettivo di un grande evento dedicato ai "professionisti del bene" he si svolgerà a Milano, a Palazzo delle Stelline (Corso Magenta 61), il 7 e l'8 ottobre 2021: la sesta edizione di Reinventing Non Profit (QUI il programma). Un'iniziativa pensata per (ri)dare energia alla solidarietà e trovare insieme, tra relatori, esperti, addetti del settore e semplici persone interessate, il modo migliore per fare bene il Bene, senza mai dimenticare il forte valore dell'innovazione e della creatività. "In una fase storica così complessa come quella che stiamo vivendo, sentiamo ancora più forte il bisogno e la responsabilità di diffondere la cultura del dono e della solidarietà. Ci stiamo lasciando alle spalle mesi terribili, ma è giunto il momento di andare avanti: il Terzo Settore non può esimersi dall'obbligo morale di guardare al futuro, perché ha il dovere di costruire un mondo migliore", sottolinea Francesco Quistelli, Ceo di Atlantis Company e fondatore di Reinventing. Lo abbiamo intervistato per farci spiegare di cosa si tratta e darci una panoramica sullo stato di salute del mondo non profit

Cos'è Reinventing Non Profit?

Reinventing2019 / Foto: Midlarz

"Reinventing, come dice la parola, è nato per dare un impulso di innovazione, di rigenerazione al mondo non profit. Più di 60 relatori, 30 appuntamenti tra workshop, plenarie, seminari in due giorni (il 7 e l'8 ottobre 2021) di grande intensità, in presenza perché questo è fondamentale. L'anno scorso non l’abbiamo fatto e non lo abbiamo trasformato volutamente in un evento digitale perché crediamo che sia un evento da vivere in prima persona, proprio perché l’aspetto umano è fondamentale per la nostra vita e anche questo evento segue questa linea. Questa è la sesta edizione: inizialmente eravamo molto concentrati sugli aspetti legati alla raccolta fondi; poi nel corso del tempo abbiamo visto che era utile allargare il raggio d’azione anche ad altri ambiti delle organizzazioni non profit del Terzo Settore, quindi via via è stata aggiunta la comunicazione, la gestione delle risorse umane, e l'evento si è contaminato sempre di più in termini positivi. Quest'anno avremo anche un filosofo che ci parlerà della filosofia e solidarietà, creativi che ci racconteranno le più belle campagne di comunicazione sociale, avremo Chris Richmond che ci parlerà di "Mygrants", l'organizzazione che ha innovato i processi di integrazione dei migranti grazie a piattaforme tecnologiche. Temi trattati in modo eterogeneo, con il grande obiettivo di consentire a chi partecipa di generare idee e accendere una scintilla nelle proprie riflessioni, nel ridare un po' di energia per consentire al Terzo Settore di continuare a crescere e di rispondere al meglio a tutti  i bisogni della comunità. Perché poi è questo il grande scopo delle oltre 300mila organizzazioni non profit in Italia, occuparsi di cause e bisogni sociali, cercando di avere il massimo impatto possibile rispetto alla causa di cui si occupano. E ovviamente poi c’è la sostenibilità economica: per poter operare bisogna avere risorse".

Vuole essere anche un momento di confronto con le persone?

"Assolutamente sì, anche perché oltre ai workshop e le plenarie ci saranno momenti di incontro informale, ci saranno dei salotti dove poter chiacchierare, ci sarà una cena giovedì sera, musica dal vivo. È insomma un evento pensato per essere vissuto in presenza".

Qual è lo stato del Terzo Settore in questo periodo così particolare?

"Il Terzo Settore ha vissuto la pandemia come tutte le organizzazioni e le aziende profit. In prima linea, perché molte associazioni si sono trovate ad affrontare direttamente i problemi generati dall’emergenza sanitaria: penso all'assistenza delle persone fragili, agli anziani, ai bambini, alla raccolta fondi fatta sul territorio per sostenere gli ospedali e l'acquisto dei materiali. Le associazioni, contemporaneamente, si sono trovate a gestire un cambio organizzativo importante dato dallo smartworking. C'è stata un'accelerazione fortissima in termini di flessibilità e di utilizzo di strumenti di comunicazione online (anche la raccolta fondi è passata molto sul digitale) ed è un'ottima notizia, perché le ha costrette a un processo di innovazione veloce. Ovviamente alcune, quelle meno strutturate o più deboli da questo punto di vista, sono rimaste indietro, altro invece hanno avuto l'opportunità di migliorarsi. Una situazione che si ritrova anche nel mondo profit. Il non profit ha però un grande vantaggio, che è abituato da sempre a fare i conti con risorse più limitate ed è capace di ottenere il massimo dal poco. Credo che questo elemento abbia consentito al Terzo Settore di reggere bene l’urto della pandemia rispetto ad altri. La cosa fondamentale è che i donatori del mondo non profit, diversi milioni di persone in Italia (parliamo più o meno del 40/50% della popolazione adulta), sono rimasti al fianco delle organizzazioni, continuando a sostenerle. Chi ha fatto attività di emergenza ha avuto la possibilità anche di raccogliere adesioni e fare attività di fund raising in modo molto proficuo. Sono tanti gli esempi, dal San Raffaele al Cesvi, Medici Senza Frontiere, Emergency... Insomma il Terzo Settore è stato decisamente importante in Italia per affrontare e contenere i danni della pandemia".

E magari è riuscito anche a coprire dei 'buchi', a supplire la mancanza di altri tipi di interventi

"Quello come sempre e nella pandemia ancora di più. Non si può fare a meno del non profit per continuare a rendere la nostra comunità una comunità solidale, coesa, capace di non lasciare indietro le persone più fragili, più deboli. È una questione di responsabilità di ogni individuo e di ogni organizzazione nei confronti della comunità nella quale viviamo".

Reinventing2019 / Foto: Midlarz

Il rapporto tra le associazioni non profit e le istituzioni è cambiato?

"Sarebbe molto ottimistico. Il Terzo Settore è vissuto dallo Stato come una 'stampella', molto spesso, alla quale appoggiarsi e non come un soggetto attivo e indispensabile per il principio di sussidiarietà. Purtroppo la pandemia non credo abbia cambiato molto questo aspetto. Certo, c'è bisogno di queste associazioni per continuare ad offrire servizi, solidarietà, ricerca scientifica e così via. Però parlare di cambiamento è troppo. È potenzialmente migliorata la capacità di relazionarsi presso i donatori privati, perché si sono accelerati alcuni processi legati appunto alla parte digitale della comunicazione e della raccolta fondi".

Reinventing è un evento dedicato ai 'professionisti del bene'. Il loro impegno, dei lavoratori e volontari del Terzo Settore, è cambiato invece?

"Adesso usciranno i dati ufficiali che non posso anticipare. Ma diciamo che l’impegno del mondo del volontariato è rimasto assolutamente attivo, anzi durante la pandemia, nei limiti del possibile, è anche cresciuto. I volontari italiani, diversi milioni, sono una colonna del Terzo Settore. Ora anche i Millennials e le persone più giovani si avvicinano sempre più al mondo del volontariato grazie alle attività digitali di comunicazione che le organizzazioni mettono in campo. Magari legate più a temi come l’ambiente o la difesa di esso, perché sono molto sensibili all'argomento. Quello che posso dire è che non c’è stato sicuramente un calo nei numeri del volontariato".

Ci sono dei temi a cui gli italiani, e tra loro distinti tra le varie generazioni, sono più sensibili?

"Generalmente in Italia si è molto sensibili alla ricerca scientifica. Ancora di più con la sollecitazione della pandemia è un tema molto forte, poi il sostegno ai bambini e minori fragili, il sostegno durante le emergenze piuttosto che l’ambiente sono i temi che la fanno da padroni dal punto di vista della comunicazione e della raccolta fondi".

Cos’è e di cosa si occupa Atlantis, di cui lei è Ceo?

Francesco Quistelli, fondatore di Reinventing e Ceo della società Atlantis Company

"Atlantis è una società di consulenza dedicata esclusivamente al Terzo Settore, al mondo non profit. Offriamo servizi che sono contenuti nel nostro motto: "Diamo energia alla solidarietà". La nostra mission è aiutare e sostenere le organizzazioni non profit a comunicare sempre meglio, a raccogliere sempre più fondi, a essere sempre più organizzate ed efficienti. Quindi offriamo servizi che vanno appunto dall'analisi e lo studio della situazione, dei database, alla pianificazione strategica delle campagne (il 5x1000 piuttosto che quelle di Natale), alla creatività vera e propria. Abbiamo un'agenzia creativa che va a ideare e realizzare sotto quel profilo le campagne, abbiamo un settore che si occupa di telemarketing, un'area digital. Insomma cerchiamo di offrire alle associazioni non profit tutti i servizi di cui hanno bisogno. Siamo nati 6 anni fa, attualmente abbiamo una trentina di clienti attivi tra grandi realtà (esempio Medici Senza Frontiere, Fondazione Umberto Veronesi, Action Aid) e organizzazioni più piccole, magari territoriali, che hanno grandissimi progetti e cause votate all'innovazione e alla crescita".

Abbiamo spiegato quanto la comunicazione, nel terzo settore, sia fondamentale. Con la pandemia sono intervenuti cambiamenti importanti, soprattutto in termini di digitale. Il modo di parlare e diffondere i valori della solidarietà è destinato a cambiare ancora?

"La comunicazione è una materia molto plastica, non ben definibile. I codici di comunicazione che vengono utilizzati dal mondo non profit sono anche stati ben compresi dal mondo profit, c'è sempre di più una sovrapposizione da parte di queste aziende nel fare campagne di comunicazione legate agli aspetti valoriali, etici, tipici delle organizzazioni non profit. Il cambiamento che può avvenire è quello di utilizzare sempre meno codici di comunicazione che colpevolizzano il potenziale donatore o chi viene investito da queste campagne, magari con immagini eccessivamente forti o messaggi troppo violenti, per spostarsi di più su una comunicazione con impatto emotivo che non generi senso di colpa ma desiderio di agire e di essere protagonisti del cambiamento. Credo sia una tendenza in atto molto utile soprattutto perché i giovani hanno una visione e un approccio alla comunicazione di un certo tipo, quindi le organizzazioni devono riuscire a interpretare sempre più le tendenze e innovare i loro codici comunicativi".

Qual è un desiderio o un progetto che ha per il futuro?

"Mi piacerebbe che ci fosse sempre maggiore consapevolezza all'interno della nostra società dell'importanza del Terzo Settore e più equilibrio nella valutazione di questo dal punto di vista anche del rispetto che il mondo non profit merita per quello che fa. Perché quando c'è uno scandalo legato a questo mondo si crea un calderone in cui è tutto il settore ad essere "negativo". Il mio sogno è che ci sia maggiore rispetto ed equilibrio nei giudizi e maggiore affetto nei confronti delle organizzazioni non profit, che lavorano veramente in modo serio ogni giorno per consentire alla nostra società di essere una società solidale, più equa e giusta. Credo siano valori importanti. Questo è il mio sogno e proprio Reinventing vuole aiutare sempre di più le organizzazioni a coinvolgere meglio le persone per creare un circolo virtuoso dove si dice che "saremo tutti sempre più ricchi se saremo tutti sempre più generosi". Questo è un po' l’obiettivo, anche nel breve termine: bisogna lavorare ogni giorno, oggi, per riuscire a costruire un futuro migliore. Radicati bene nel presente con, ogni tanto, uno sguardo verso l'orizzonte".

Se le dico Luce cosa le viene in mente?

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