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Salvatore Frega, il compositore più seguito sui social: "La musica classica è in crisi? Colpa nostra, ma così faremo tornare il pubblico"

di GIOVANNI BALLERINI -
25 maggio 2022
salvatore frega

salvatore frega

Dopo aver studiato pianoforte ed essersi diplomato al Conservatorio Stanislao Giacomantonio di Cosenza sotto la guida del maestro Grazia Amato, si è trasferito alla Scuola di Musica di Fiesole, dove si è diplomato in composizione. Nello stesso periodo ha frequentato l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma e ha conseguito l’alto perfezionamento con Ivan Fedele. Ha studiato con intensità e dedizione Salvatore Frega. Il pianista e compositore, classe 1989, di Firmo, in provincia di Cosenza ha avuto grandi riconoscimenti, soprattutto internazionali come compositore. "Come aver vinto la medaglia d’argento a the Global Music Awards a Los Angeles nel 2018. Partecipai a questo contest in cui gareggiavano circa 4000 compositori da tutto il mondo. Avevo 29 anni e lo vinsi con una composizione che eseguirono in prima assoluta con la Budapest Simphony Orchestra – dice Frega -. Ho avuto la soddisfazione di sentire la mia musica in giro per l’Europa e, visto che mi piaceva muovermi anche dietro le quinte della performance, ho creato l'Accademia Musicale della Versilia. Che a Viareggio è la struttura di punta per la didattica musicale, siamo i più grandi in Versilia e, dopo pochi anni, siamo accreditati Miur per la legge 170. Da questo punto di vista l’accademia, di cui sono Direttore Artistico, sta facendo un bel percorso". Anche lei come compositore non scherza di certo. "Ho preferito muovermi in quelli che sono gli ambienti convenzionali e non convenzionali. Sono convinto che la musica classica contemporanea debba tornare a riempire i teatri. Ci può riuscire solo attraverso il rinnovamento del comporre. I compositori, dagli anni Sessanta ai giorni nostri, hanno sostanzialmente allontanato lo spettatore perché aveva come punto unico di riferimento l’essere autoreferenziale, lo scrivere per se stessi e poco per la platea. È ovvio che questo porta a una continua sperimentazione e, se il pubblico deve sentire per un'ora solo tanto rumore, è ovvio che si annoi e vada via. Questo ha sancito negli ultimi anni il declino della musica contemporanea, anche se a noi compositori ha lasciato tantissimo materiale da poter sviluppare. La nostra missione è oggi far ritornare l’interesse del pubblico, partendo da una musica fresca, che vede lo spettacolo e la percezione dello spettatore con una sensibilità un po’ tridimensionale: una musica basata su colori, vivacità, su qualcosa che possa tornare a far emozionare noi che scriviamo e il pubblico che ascolta e recepisce il messaggio e l’emozione che vogliamo trasmettergli".

Salvatore Frega, 32 anni, è compositore e pianista, nonché direttore artistico dell'Accademia Musicale della Versilia

Il suo viaggio nella musica colta è partito da lontano. "Dal Sud Italia, da Firmo un paesino arbëreshë della Calabria dove tutti parliamo l’albanese antico e dove tradizioni, lingua, costumi, cucina sono state conservate come erano. C’è tanta cultura balcanica, ma poca possibilità di intraprendere una propria strada, realizzare i propri sogni. Io che da ragazzetto stavo lì non potevo che immaginarmi un mio futuro fuori dalla mia bellissima terra. Per questo vivo in Toscana da 12 anni e cerco di creare un nuovo approccio alla classica e contemporanea in quella che è diventata la mia terra". La voglia di rivalsa l’ha aiutata in questo? "Assolutamente sì, è la cosa che più mi ha spinto. Nei paesini del Sud Italia le strade non sono molte. Io invece avevo obiettivi ben precisi: studiare non mi è mai pesato, ma è stata sempre una passione legata alla voglia di emergere e di andare via". Come sta andando la scuola in Versilia? "Ci sta portando tanta soddisfazione. Prima di aprirla ho fatto una ricerca di mercato per capire quali erano i territori della Toscana scoperti a livello didattico e in Versilia mancava un punto di riferimento. La scommessa è stata vinta perché nei primi anni di attività sono passati oltre 500 allievi. In più la nostra forza sta nei progetti curriculari che curiamo all’interno delle scuole primarie. La nostra convinzione è partire dall’educazione alla musica del bambino per avere nuovi musicisti e un nuovo pubblico in futuro. Oggi purtroppo l’età media dello spettatore teatrale si è alzata a 68 anni, un’età molto avanzata che ci fa intuire che, se si continua così fra 15 anni non ci sarà più nessuno a seguire la musica".

La missione di Salvatore Frega: "Dobbiamo far ritornare l’interesse del pubblico, partendo da una musica fresca, che vede lo spettacolo e la percezione dello spettatore con una sensibilità un po’ tridimensionale"

Cosa si può fare per invertire la tendenza? "La nostra missione, partendo dalla Versilia e da Sesto Fiorentino dove a settembre apriremo una seconda struttura con un partner importante come Zoworking, che sostiene il nostro progetto, è continuare a essere l’unica scuola privata in Toscana che arriva all’interno delle scuole primarie, regalando gli strumenti agli alunni per fare, grazie alla Legge della Buona Scuola quell’ora di musica che raramente viene fatta davvero. A Viareggio abbiamo avuto oltre 2000 allievi delle scuole pubbliche che si sono interfacciati con noi con grande interesse. È un progetto scelto dall’Ufficio Scolastico Regionale Toscano che stiamo allargando anche a Sesto Fiorentino". Dal punto di vista compositivo continua a collaborare con Festival Pucciniano di Torre del Lago? "Dopo la prima commissione dello scorso anno, il direttore artistico Giorgio Battistelli quest’anno mi ha voluto inserire come compositore in residenza. E, da 68 edizioni, sono il più giovane compositore a prendere la residenza e del festival in generale. Il 2 e il 3 di agosto insieme a altri tre compositori proporrò una composizione in omaggio a Pier Paolo Pasolini. Ho scelto un testo dal titolo «Il chiarore» che proporrò con il titolo «Lux, Ignis», con un’orchestra da camera in doppio quintetto, percussioni, una voce bianca, un soprano e un attore, che va a sottolineare le sfumature della poesia di Pasolini".

Salvatore Frega a 29 anni nella sua prima composizione "Magic Horse" con la Budapest Symphony Orchestra alla Vigado Concert Hall di Budapest

Non accontentandosi del piccolo mondo antico della classica, ora è protagonista nei social media? "Quello che mi ha sempre incuriosito dei compositori del passato è la comunicazione. Un saper comunicare che purtroppo i musicisti di oggi, pur vivendo in un’era super tecnologica, super avanzata, non riescono più a sfruttare. Non abbiamo percorso il nostro tempo. Mentre Mozart e lo stesso Stravinsky giravano le varie corti per vendere le loro musiche e le loro immagini, oggi ci nascondiamo. I social sono mezzi di comunicazione importanti che vanno presidiati in maniera professionale. L’ho fatto e sono diventato il compositore contemporaneo più seguito nei social. Il pubblico ha bisogno di approfondimento, di conoscenza. Sui social ho parlato in maniera semplice e diretta della musica e di come vive un compositore: ho fatto entrare i follower nel mio mondo e ho destato interesse da parte di altri musicisti e anche di casalinghe che volevano capire meglio quello che oggi chiamiamo musica colta, ma che è e deve essere per tutti". E allora perché questa crisi? "Perché purtroppo, mentre ne parlano altri, i musicisti continuano a ignorare il loro mondo. C’è crisi di spettatori e di spettacolo nel mondo perché il problema non è l’utente, ma il musicista che latita. Non siamo proiettati verso il futuro, ma nemmeno verso il presente". Ma non è suicida questo atteggiamento? "Purtroppo sì, bisogna far capire al più presto a tutti i musicisti che devono parlare insieme del loro mondo".

Salvatore Frega sul problema dei giovani che studiano musica ma che faticano a entrare in un'orchestra: "I ragazzi finiti gli studi restano soli. In altre nazioni, come la Germania, qualcosa viene fatto a livello meritocratico"

Intanto i ragazzi che studiano musica poi hanno difficoltà a suonare e a entrare in un’orchestra.  "Esatto. I giovani escono da un percorso intenso duro di studi e rimane solo, non sa cosa deve fare. È spiazzato. Mentre magari nelle altre nazioni, come la Germania, qualcosa viene fatto a livello meritocratico, in Italia mancano i riferimenti. Se un’orchestra fa un bando ci sono centinaia di giovani musicisti in graduatoria". Manca la cultura della cultura? "Proprio così. Non c’è solo la performance. Esiste un mondo dietro alla musica e conoscerlo ci fa lavorare meglio e di più. I giovani devono studiare tantissimo perché quella è la base, poi bisogna iniziare a conoscere il proprio mondo, compresa l’autopromozione, la comunicazione digitale. C’è un sistema che si muove e può offrire qualcosa. Noi in accademia siamo stati i primi a offrire un corso di dieci livelli di management e self management, un settore parallelo alla musica ma che fa parte dello stesso mondo".
 
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La creatività è sperimentazione? "Sì, ma bisogna ricordarsi che siamo portatori di emozioni, che fuori c’è un pubblico che aspetta che la comunichi emozioni. Quando esci dal teatro devi sentirti arricchito e noi compositori bisogna essere un punto di riferimento per lo spettatore, non allontanarlo". La musica dovrebbe essere inclusione? "Non può essere il contrario, altrimenti non è musica è altro. È ricerca. Si ferma lì". Oltre al festival pucciniano ha avuto altre commissioni? "Una prima assoluta che sarà il 2 luglio con l’Orchestra Sinfonica di Cosenza con Venti9(2) un pezzo per orchestra d’archi e percussioni, che nel nome tradisce la mia passione per la numerologia. Ritorno nella mia città natia da protagonista e sono super emozionato per questo. Poi in autunno mi attendono le musiche per una produzione cinematografica importante".