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Home » HP Blocco Testo Destra » “Votare anche per il Senato è buona cosa, ma noi giovani vogliamo la politica più inclusiva e sensibile ai diritti di tutti”

“Votare anche per il Senato è buona cosa, ma noi giovani vogliamo la politica più inclusiva e sensibile ai diritti di tutti”

Due giovanissimi si esprimono sull'estensione agli under 25 dell'elettorato attivo per Palazzo Madama: "Tradurremo in voto la nostra attenzione per l'ambiente e il rispetto dei diritti. Ma avrà senso solo se cambierà la scala dei valori dei partiti"

Domenico Guarino
12 Luglio 2021
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Al Senato voteranno gli under 25 (leggi l’articolo), “rettifica” della prescrizione della Carta costituzionale decisa in questi giorni per equiparare nel campo dell’elettorato attivo le eprsone fra i 18 e i 25 anni, che  possono votare per la Camera, a tutti gli altri cittadini. Un ulteriore passo   in direzione del bicameralismo perfetto, mantenuto nel 2016 con il no al referendum sulla riforma Boschi-Renzi che aveva per obiettivo modifiche sostanziali all’impianto del Senato.

Cerchiamo di capire cosa pensano i giovani  di ciò che sta accadendo, a partire dall’estensione del diritto di voto per i 18enni anche sl Senato della Repubblica

Antonio ha 25 anni e studia scienze della comunicazione, Elena invece di anni ne ha 21 e studia economia. Antonio ha votato nel 2018 (ma solo per la camera), Elena no perché non aveva ancora compiuto i 18 anni. Entrambi chiedono alla politica cose che al momento la politica non sembra dargli. O non abbastanza come vorrebbero.

“Io ho votato nel 2018, e l’ho fatto perché credo che il voto sia l’unico strumento utile per cambiare il Paese. L’ho fatto in maniera convinta” dice Antonio “Il fatto di aver votato solo per la Camera mi è parso un controsenso, per questo sono felice che sia  stata approvata la riforma che concede il voto ai 18enni anche al Senato” aggiunge.

E l’eventuale estensione del voto ai sedicenni come proposto, per ora dal segretario del Pd Enrico Letta?

“Penso che sia una buona scelta -dice Antonio-  in modo da stimolare già dall’età adolescenziale a fare una scelta importante, che poi sarà ripetuta per tutta la vita”.

D’accordo, con qualche distinguo, Elena:  “Da parte dei giovani di oggi -dice-  noto una coscienza politica sviluppata riguardo le tematiche di grande attualità come il cambiamento climatico, la lotta all’uguaglianza di genere, la digitalizzazione e l’attenzione e al concetto della sostenibilità come possibile sguardo al futuro attraverso occhi diversi. Questo aspetto risulta rilevante in quanto poco considerato da parte delle generazioni precedenti, e ciò potrebbe essere un aspetto positivo andando a considerare la proposta dell’eventuale estensione del voto ai sedicenni. D’altro canto, ritengo che a quell’età in particolare i ragazzi siano ancora in una fase di crescita e per questo potrebbero essere influenzati da diversi fattori esterni e non essere pienamente in grado di assumere una posizione ferma e decisa su determinati argomenti”.

E l’interesse verso la politica?

“Purtroppo  i giovani ne hanno sempre di meno, anche se dovrebbero. Ma quando c’è così poca chiarezza dal punto di vista delle idee di ogni partito è difficile capire da che parte stare, quindi comprendo chi sceglie di non interessarsi, anche se non dovrebbe” sottolinea Antonio

Cosa vi  aspettate dalla politica?

“Nel mio piccolo spero che nei prossimi  anni si possa raggiungere una politica più inclusiva e sensibile a determinati argomenti, come appunto quelli  della sostenibilità, dei diritti” dice Eléna.

Antonio invece si aspetta “in primis che la politica faccia rispettare i principi democratici e poi che riesca a migliorare la situazione del Paese, perché penso che i sistemi politici siano stati creati appositamente per questo. Il loro scopo è quello sia di soddisfare le esigenze dei cittadini che di regolarne i principi democratici.”.

Insomma, idee chiare e tutt’altro che banali. Il quesito è, come sempre, se la politica vorrà e/o saprà ascoltare ed accogliere. o prenderà tempo. Magari facendosi bella con qualche tweet

 

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Al Senato voteranno gli under 25 (leggi l'articolo), "rettifica" della prescrizione della Carta costituzionale decisa in questi giorni per equiparare nel campo dell'elettorato attivo le eprsone fra i 18 e i 25 anni, che  possono votare per la Camera, a tutti gli altri cittadini. Un ulteriore passo   in direzione del bicameralismo perfetto, mantenuto nel 2016 con il no al referendum sulla riforma Boschi-Renzi che aveva per obiettivo modifiche sostanziali all'impianto del Senato. Cerchiamo di capire cosa pensano i giovani  di ciò che sta accadendo, a partire dall’estensione del diritto di voto per i 18enni anche sl Senato della Repubblica Antonio ha 25 anni e studia scienze della comunicazione, Elena invece di anni ne ha 21 e studia economia. Antonio ha votato nel 2018 (ma solo per la camera), Elena no perché non aveva ancora compiuto i 18 anni. Entrambi chiedono alla politica cose che al momento la politica non sembra dargli. O non abbastanza come vorrebbero. “Io ho votato nel 2018, e l'ho fatto perché credo che il voto sia l'unico strumento utile per cambiare il Paese. L'ho fatto in maniera convinta” dice Antonio “Il fatto di aver votato solo per la Camera mi è parso un controsenso, per questo sono felice che sia  stata approvata la riforma che concede il voto ai 18enni anche al Senato” aggiunge. E l’eventuale estensione del voto ai sedicenni come proposto, per ora dal segretario del Pd Enrico Letta? “Penso che sia una buona scelta -dice Antonio-  in modo da stimolare già dall'età adolescenziale a fare una scelta importante, che poi sarà ripetuta per tutta la vita”. D’accordo, con qualche distinguo, Elena:  “Da parte dei giovani di oggi -dice-  noto una coscienza politica sviluppata riguardo le tematiche di grande attualità come il cambiamento climatico, la lotta all’uguaglianza di genere, la digitalizzazione e l’attenzione e al concetto della sostenibilità come possibile sguardo al futuro attraverso occhi diversi. Questo aspetto risulta rilevante in quanto poco considerato da parte delle generazioni precedenti, e ciò potrebbe essere un aspetto positivo andando a considerare la proposta dell’eventuale estensione del voto ai sedicenni. D'altro canto, ritengo che a quell’età in particolare i ragazzi siano ancora in una fase di crescita e per questo potrebbero essere influenzati da diversi fattori esterni e non essere pienamente in grado di assumere una posizione ferma e decisa su determinati argomenti”. E l'interesse verso la politica? “Purtroppo  i giovani ne hanno sempre di meno, anche se dovrebbero. Ma quando c'è così poca chiarezza dal punto di vista delle idee di ogni partito è difficile capire da che parte stare, quindi comprendo chi sceglie di non interessarsi, anche se non dovrebbe” sottolinea Antonio Cosa vi  aspettate dalla politica? “Nel mio piccolo spero che nei prossimi  anni si possa raggiungere una politica più inclusiva e sensibile a determinati argomenti, come appunto quelli  della sostenibilità, dei diritti” dice Eléna. Antonio invece si aspetta “in primis che la politica faccia rispettare i principi democratici e poi che riesca a migliorare la situazione del Paese, perché penso che i sistemi politici siano stati creati appositamente per questo. Il loro scopo è quello sia di soddisfare le esigenze dei cittadini che di regolarne i principi democratici.”. Insomma, idee chiare e tutt'altro che banali. Il quesito è, come sempre, se la politica vorrà e/o saprà ascoltare ed accogliere. o prenderà tempo. Magari facendosi bella con qualche tweet  
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