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Home » Attualità » Escluso dal concorso di Polizia “chi ha disturbi di identità di genere”. Scoppia la polemica

Escluso dal concorso di Polizia “chi ha disturbi di identità di genere”. Scoppia la polemica

Il ministero dell'Interno ha pubblicato il bando per reclutare 1.381 agenti, ma il riferimento alla ricerca della propria individualità sessuale sullo stesso piano di “schizofrenia” fa discutere

Marianna Grazi
12 Luglio 2022
concorso polizia

Concorso polizia: identità di genere paragonata a disturbi mentali come la schizofrenia

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O maschio o femmina: per servire lo Stato non sono ammesse vie di mezzo. Lo scorso 16 maggio è stato pubblicato il bando del ministero dell’Interno con cui si cercano 1.381 nuovi agenti, che però ha sollevato un polverone di polemiche: nel regolamento sull’idoneità dei candidati, infatti, sono elencate tutta una serie di problematiche e cause che portano all’esclusione diretta, tra i quali “ansia”, “tic”, “schizofrenia”, “disturbi alimentari” e, per concludere, “disturbi sessuali e disturbi dell’identità di genere, attuali o pregressi”. Insomma la ricerca della propria individualità sessuale, per i futuri difensori della nostra nazione, per le forze dell’ordine, è paragonata a una malattia mentale o a un tumore. Inevitabile che il regolamento suscitasse scandalo.

Il nuovo altolà discriminante

Polizia locale. Il ministero dell’Interno cerca 1381 nuovi agenti: il bando è stato pubblicato lo scorso 16 maggio, ma il regolamento ha scatenato le polemiche

Qualcosa del genere era successa, qualche settimana fa, con il concorso per vigili urbani. In quell’occasione l’assurda richiesta era: test di gravidanza negativo per le aspiranti vigilesse. Questa volta invece si torna a parlare di genere, e non è certo l’ennesima provocazione della propaganda omotransfobica da parte di estremisti dell’eteronormatività o di qualche politico bigotto. Si tratta di un bando pubblico. Di quel corpo di difesa nazionale che, qualche mese fa, aveva polemizzato persino sulle mascherine Ffp2 in dotazione agli agenti, perché di un colore – il rosa – non consono al decoro della divisa. Il nuovo No! è rivolto invece alle persone in transizione di genere o che di identificano in un genere diverso da quello assegnato alla nascita: carta canta, lo si legge nel testo uscito niente meno che dal Viminale stesso.

Il regolamento del concorso di polizia

Sette pagine dettagliate di “Regolamento concernente i requisiti di idoneità fisica, psichica e attitudinale di cui devono essere in possesso i candidati ai concorsi per l’accesso ai ruoli del personale della Polizia di Stato”. Vi si leggono le procedure da seguire per partecipare, i tempi e i requisiti richiesti. Ci sono poi elencate le prove fisiche a cui saranno sottoposti gli/le aspiranti agenti e si ricorda che non sono ammessi i tatuaggi, ma anche che il loro corpo deve essere ‘armonioso e bello’, privo di imperfezioni deturpanti o che ne compromettano la massima efficienza. Così come ‘perfetta’ deve essere la salute mentale e psichica, priva di turbe o malattie, priva di disturbi – eccoci qua- dell’identità di genere. Un’ultima precisazione, nell’elenco di tutte le psicopatologie che escludono in automatico i candidati dal concorso, associata a “schizofrenia, disturbi dell’umore attuali o pregressi, disturbi dissociativi attuali o pregressi, disturbi d’ansia attuali o pregressi, disturbi somatoformi, disturbi da tic, disturbi della condotta alimentare attuali o pregressi, disturbi sessuali”. Perché si sa, no? Identificarsi in un genere diverso da quello biologico/assegnato alla nascita è una malattia… O meglio, è considerato come tale, se non apertamente perlomeno implicitamente. Tanto che destò non poco scalpore la notizia, ormai datata, della prima poliziotta transessuale d’Italia, Stefania Pecchini, allora sovraintendente di polizia a San Donato Milanese. Ma da quel 2016 ad oggi, cosa è cambiato? Nulla, anzi, le cose appaiono peggiorate.

L’aspirante poliziotto umiliato. Il legale: “Riferimento sbagliato”

Polis Aperta
Polis Aperta, l’associazione Lgbtq+ delle forze dell’ordine

A scoprire questo dettaglio omofobo nel bando, è stato un aspirante poliziotto, che si è imbattuto nel riferimento ed h approvato un profondo senso di umiliazione, si è sentito offeso, e per questo ha deciso di rivolgersi all’avvocato Gian Maria Mosca: “Sono andato a guardare – commenta dalle pagine de La Stampa il legale -. Ho fatto gli screenshot dei link, anche a me ha molto colpito. Mi sembra un riferimento sbagliato in un contesto sbagliato. Perché lo pubblicano sui sito del ministero Interno?”. Mosca ha quindi presentato un’istanza alla ministra Luciana Lamorgese e al capo della polizia Lamberto Giannini, chiedendo la revoca della dicitura. “Non risulta peraltro che il diritto all’identità di genere – espressione di libertà fondamentale – possa essere contemplato come disturbo mentale, alla stregua di schizofrenia, ritardo mentale o disturbi da tic (per fare solo alcuni esempi) – conclude l’avvocato -. Si aggiunga il fatto che la norma in questione richiama l’asserito ‘disturbo’ in questione come ostativo anche se ‘pregresso'”.
Quindi anche se oggi una persona ha visto riconosciuta l’identità di genere scelta e non più quella assegnata sarebbe comunque da escludere perché affetta da “disturbi”. Qualcosa da non credere. Assurdo! Prova provata ne è il fatto che Alessio Avellino, agente transgender e presidente di Polis Aperta, associazione Lgbtq+ delle forze  dell’ordine, è entrato nel corpo di polizia quando ancora aveva i documenti femminili. Allora aveva però ottenuto il permesso di giurare con la divisa maschile e solo a 40 anni, dopo 15 di servizio, ha avviato il suo percorso di transizione. Oggi è sovrintendente nella polizia locale di San Donato Milanese. Ed è tutt’altro che ‘disturbato’, ma si batte invece perché i problemi di mentalità che ancora affliggono la nostra società e soprattutto la politica, vengano finalmente curati. Come? Imparando ad accettare, ad includere gli/le altri/e senza discriminazioni.

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  • Stando alle ultime stime, in Italia vivono almeno 88mila donne vittima di mutilazioni genitali femminili, con tutti i gravi problemi fisici, funzionali, psicologici che ne derivano. In base ai dati diffusi dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa) e dall’Unicef, nel mondo ammonterebbero ad almeno 200 milioni donne e ragazze che hanno subito mutilazioni genitali. Nel 2023, circa 4,2 milioni di bambine e ragazze nel mondo sono a rischio di subire queste pratiche.

Attraverso la testimonianza di Ayaan Hirsi Ali, autrice de “L’infedele", proviamo a spiegare con le giuste parole in tutta la sua cruda realtà cosa racchiuda veramente:

“Mi afferrò e mi bloccò la parte superiore del corpo… Altre due donne mi tennero le gambe divaricate. L’uomo che era un cinconcisore tradizionale appartenente al clan dei fabbri, prese un paio di forbici. Con l’altra mano afferrò quel punto misterioso e cominciò a tirare… Sentii il rumore, come un macellaio che rifila il grasso da un pezzo di carne.”

Nella Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili il presidente della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva-rigenerativa ed estetica Sicpre, il professor Francesco Stagno d’Alcontres, dichiara: 

“Spesso l’evento della mutilazione viene rimosso dai ricordi, mentre restano i dolori nei rapporti sessuali, le difficoltà nella minzione e durante il parto. La mutilazione genitale è un evento che modifica il corso della vita e noi lo dobbiamo contrastare sul piano della cultura e affrontare sul piano medico e scientifico”.

L’edizione 2023 del Summit Itinerante contro la mutilazioni genitali femminili, l’evento che si svolge in data odierna a Roma, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustininani, sede della Presidenza del Senato della Repubblica, vede il saluto di esponenti del Governo, la testimonianza di una vittima e la partecipazione di importanti personalità, tra cui gli esperti della chirurgia plastica italiana chiamati a raccolta dalla Sicpre.

Letizia Cini ✨

#lucenews #lucelanazione #giornatamutilazionigenitalifemminili #linfedele
  • "Vorrei ringraziare la comunità queer per il vostro amore e per aver inventato un genere". 👑

Con queste parole di ringraziamento, Queen Bay riscrive la storia dei Grammy Awards. Beyoncé ier sera ha battuto tutti i record: con la 32esima vittoria incassata, è la star più premiata della storia degli Oscar della musica.

Con altri quattro grammofoni d’oro, la star americana, icona mondiale e paladina dei diritti civili e della body positivity, ha così superato il primato del direttore d’orchestra Georg Solti scomparso nel ‘97 e che, fino a stanotte, era rimasto imbattuto per due decenni con 31 vittorie. Queen Bay ha voluto dedicare la vittoria alla comunità Lgbtq+.

#lucenews #lucelanazione #qn #beyoncé #grammyawards2023
  • Stava regalando libri alle ragazze quando è stato arrestato a Kabul, giovedì 3 febbraio. Ismail Mashal, un professore universitario afghano, 37 anni, in aperta critica con il bando posto dai Talebani all’istruzione femminile, andava in giro con un carretto pieno di volumi gratuiti che distribuiva a donne e bambine, quando le forze di sicurezza lo hanno accusato di “azioni provocatorie” dalle autorità che lo hanno portato in carcere. Lo riferisce la Bbc.

Alcuni testimoni hanno riferito che il professore è stato schiaffeggiato, preso a pugni e a calci dalle forze di sicurezza locali durante l’arresto. Tuttavia Abdul Haq Hammad, un funzionario del ministero dell’Informazione e della Cultura talebani, ha dichiarato che il docente è stato trattato bene mentre era in custodia. 

Mashal è salito alla ribalta dopo aver strappato i documenti accademici in diretta tv per protestare contro il divieto dei talebani all’istruzione universitaria e secondaria per le donne. Il video in diretta televisiva è diventato virale. 

Ex giornalista, il 37enne dirigeva un’università privata a Kabul, frequentata da 450 studentesse che seguivano i corsi di giornalismo, ingegneria e informatica, tutte discipline che il ministro dell’Istruzione afghano sosteneva non dovessero essere insegnate alle ragazze in quanto contrarie all’islam e la cultura afghana. Quando a dicembre i Talebani hanno annunciato che alle studentesse universitarie non sarebbe più stato permesso di tornare a studiare fino a nuovo ordine, il professor Mashal ha chiuso definitivamente la sua scuola, affermando che “l’istruzione o si offre a tutti o a nessuno“.

“L’unico potere che ho è la mia penna, anche se mi uccidono, anche se mi fanno a pezzi, non resterò in silenzio“, ha dichiarato il mese scorso il professore. Ha anche affermato che un maggior numero di uomini deve insorgere per protestare contro le restrizioni imposte alle donne. Durante il loro incontro a Kabul, Mahsal, padre di due figli, ha precisato che non temeva di essere arrestato o ucciso. Si è detto invece certo che alla fine i Talebani avrebbero cercato di metterlo a tacere, ma è rimasto convinto che fosse un prezzo onesto da pagare.

#lucenews #kabul
  • ✨"Sento ancora la vertigine". Si intitola così il primo documentario dedicato a Elodie, la bellissima e talentuosa cantante romana, che la prossima settimana sarà in gara al Festival di Sanremo. Affascinante e ironica, sensuale e pungente, ma anche fragile e con i piedi per terra: la 32enne si mostra a 360 gradi e senza filtri in un documento reale di quello che l
O maschio o femmina: per servire lo Stato non sono ammesse vie di mezzo. Lo scorso 16 maggio è stato pubblicato il bando del ministero dell'Interno con cui si cercano 1.381 nuovi agenti, che però ha sollevato un polverone di polemiche: nel regolamento sull'idoneità dei candidati, infatti, sono elencate tutta una serie di problematiche e cause che portano all'esclusione diretta, tra i quali "ansia", "tic", "schizofrenia", "disturbi alimentari" e, per concludere, "disturbi sessuali e disturbi dell'identità di genere, attuali o pregressi". Insomma la ricerca della propria individualità sessuale, per i futuri difensori della nostra nazione, per le forze dell'ordine, è paragonata a una malattia mentale o a un tumore. Inevitabile che il regolamento suscitasse scandalo.

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Qualcosa del genere era successa, qualche settimana fa, con il concorso per vigili urbani. In quell'occasione l'assurda richiesta era: test di gravidanza negativo per le aspiranti vigilesse. Questa volta invece si torna a parlare di genere, e non è certo l'ennesima provocazione della propaganda omotransfobica da parte di estremisti dell'eteronormatività o di qualche politico bigotto. Si tratta di un bando pubblico. Di quel corpo di difesa nazionale che, qualche mese fa, aveva polemizzato persino sulle mascherine Ffp2 in dotazione agli agenti, perché di un colore - il rosa - non consono al decoro della divisa. Il nuovo No! è rivolto invece alle persone in transizione di genere o che di identificano in un genere diverso da quello assegnato alla nascita: carta canta, lo si legge nel testo uscito niente meno che dal Viminale stesso.

Il regolamento del concorso di polizia

Sette pagine dettagliate di "Regolamento concernente i requisiti di idoneità fisica, psichica e attitudinale di cui devono essere in possesso i candidati ai concorsi per l’accesso ai ruoli del personale della Polizia di Stato". Vi si leggono le procedure da seguire per partecipare, i tempi e i requisiti richiesti. Ci sono poi elencate le prove fisiche a cui saranno sottoposti gli/le aspiranti agenti e si ricorda che non sono ammessi i tatuaggi, ma anche che il loro corpo deve essere 'armonioso e bello', privo di imperfezioni deturpanti o che ne compromettano la massima efficienza. Così come 'perfetta' deve essere la salute mentale e psichica, priva di turbe o malattie, priva di disturbi - eccoci qua- dell'identità di genere. Un'ultima precisazione, nell’elenco di tutte le psicopatologie che escludono in automatico i candidati dal concorso, associata a "schizofrenia, disturbi dell’umore attuali o pregressi, disturbi dissociativi attuali o pregressi, disturbi d’ansia attuali o pregressi, disturbi somatoformi, disturbi da tic, disturbi della condotta alimentare attuali o pregressi, disturbi sessuali". Perché si sa, no? Identificarsi in un genere diverso da quello biologico/assegnato alla nascita è una malattia... O meglio, è considerato come tale, se non apertamente perlomeno implicitamente. Tanto che destò non poco scalpore la notizia, ormai datata, della prima poliziotta transessuale d'Italia, Stefania Pecchini, allora sovraintendente di polizia a San Donato Milanese. Ma da quel 2016 ad oggi, cosa è cambiato? Nulla, anzi, le cose appaiono peggiorate.

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Polis Aperta
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