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Home » Spettacolo » Grammy Awards: Beyoncé nella storia, il premio alla cantante trans e l’omaggio all’inno delle proteste in Iran

Grammy Awards: Beyoncé nella storia, il premio alla cantante trans e l’omaggio all’inno delle proteste in Iran

La 41enne Queen B, con 4 statuette, raggiunge la quota record di 32. Ad Harry Styles il riconoscimento per il miglior album dell'anno, Kim Petras porta l'orgoglio transgender sul palco di Los Angeles

Marianna Grazi
6 Febbraio 2023
Beyoncé vince 4 statuette ai Grammy 2023 che con le 28 già conquistate la portano ad essere la più premiata nella storia

Beyoncé vince 4 statuette ai Grammy 2023 che con le 28 già conquistate la portano ad essere la più premiata nella storia

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Dai record alle prime volte all’attualità, la 65esima edizione dei Grammy Awards non delude quanto a sorprese. Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

Jill Biden presenta il brano Baraye, vincitore del Grammy per la canzone ispiratrice del cambiamento sociale nel mondo: si tratta dell’inno delle proteste in Iran (ANSA)

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

Beyoncé la più premiata nella storia dei Grammy

Beyonce sul palco per ritirare il premio Best Dance/Electronic Music Album per “Renaissance” (ANSA)

Ma le sorprese non si fermano qui e stupire è stata ancora una volta lei, Queen B. Beyoncé è infatti diventata l’artista più premiata nella storia degli Oscar della musica, con 32 riconoscimenti vinti in carriera e 88 nomination. La 41enne, arrivata in ritardo alla cerimonia perché bloccata nel traffico, porta a casa quattro premi: Best Dance/Electronic Recording per “Break My Soul”, Best/Dance Electronic Album per “Renaissance”, Best Traditional R&B Performance per “Plastic Off the Sofa” e Best R&B Song per “Cuff it”. “Sto cercando di non essere eccessivamente sentimentale – ha detto la cantante sul palco dopo ha ritirato il premio per l’album dance/elettronico -. Vorrei provare a godermi questa serata”. Beyoncé ha voluto anche rendere omaggio al suo “bellissimo marito” Jay-Z e alla “comunità queer per il loro amore e per aver inventato questo genere (musicale)”. Per la cantante, seduta tra i vip della Crypto.com Arena (l’ex Staples Center) trasformata in bistrò, è stata comunque una serata agrodolce: con tre vittorie ancora prima che cominciasse la diretta da Los Angeles e altre due durante la trasmissione sulla Cbs, Queen B si è confermata la regina dei Grammy Awards,  e con uno in più del primato precedente detenuto fino a oggi dal direttore d’orchestra Georg Solti, morto nel 1997, svetta sul gradino più alto tra gli artisti di tutti i tempi. Ma allo stesso tempo l’interprete di “Halo” è stata esclusa, per l’ennesima volta, dai premi di maggior rilievo. È la quarta volta che Beyoncè perde l’album dell’anno e l’averla relegata – per così dire – tra i riconoscimenti marginali, oggi come in passato, ha provocato polemiche. Lei, del resto, come ha detto Lizzo rendendole omaggio dal palcoscenico, “è l’artista del nostro tempo“.

Harry Styles vince il premio per l’album dell’anno

Harry Styles vince il premio più ambito, il Grammy per il miglior album dell’anno

E se di premi di rilievo si parla non si può non citare Harry Styles, che con “Harry’s House” si porta a casa il Grammy per l’album dell’anno. Il premio è il più prestigioso tra gli Oscar della musica. “Sono stato molto, molto motivato da tutti gli artisti presenti in questa categoria insieme a me”, ha detto il cantante superando proprio Beyoncé e un altro mostro sacro dei premi, Adele. “Penso che in occasioni come quella di stasera sia così importante ricordare che non esiste di meglio nella musica… questo non accade spesso a persone come me”. L’ex One Direction ha vinto anche il premio per il miglior album vocale pop mentre ad Adele è andato il premio per la migliore performance pop con “Easy on Me”, il suo sedicesimo Grammy fino ad oggi. “Non vedevo l’ora di partecipare a questa serata”, ha detto all’inizio di un breve ma emozionante discorso di accettazione che l’ha vista commuoversi quando ha parlato di suo figlio.

Kim Petras e l’orgoglio transgender nella musica

Kim Petras e Sam Smith con il Grammy per la migliore performance di un duo/gruppo pop

Kim Petras è diventata invece la prima donna transgender a vincere un Grammy, portando a casa il premio per la migliore performance di un duo/gruppo pop insieme a Sam Smith per la loro canzone “Unholy”. “Voglio ringraziare tutte le leggende transgender che mi hanno preceduto”, ha detto Petras, prima di rendere omaggio alla compianta cantante Sophie, dicendo che la sua “ispirazione sarà per sempre nella mia musica”. Madonna ha introdotto una performance di Petras e Smith nel corso della serata, dicendo: “Se vi definiscono sconvolgenti, scandalosi, fastidiosi, problematici, provocatori o pericolosi, siete sicuramente sulla buona strada“.

Sorprese e conferme. Trevor Noah: la “musica per unire oltre le differenze”

Il presentatore della 65esima edizione dei Grammy, Trevor Noah

Ancora, serata amara per i Maneskin, rimasti a bocca asciutta dopo che la cantante jazz Samara Joy ha vinto il Grammy per il miglior nuovo artista dell’anno. La band romana era in lizza e considerata tra i favoriti tra i dieci candidati al riconoscimento, uno dei quattro più importanti della serata. Gli altri due premi di rilievo sono andati a Lizzo per la registrazione dell’anno con “About Damn Time”, che ha dichiarato: “È una cosa inaspettata. Voglio dedicare questo premio a Prince. Quando l’abbiamo perso, ho deciso di dedicare la mia vita a fare musica positiva”, rendendo omaggio anch a Beyoncé per averle cambiato la vita; e, di nuovo a sorpresa, alla 73enne Bonnie Raitt per aver scritto la canzone dell’anno, “Just Like That”, un brano folk tradizionale su un trapianto di cuore: “Sono così sorpresa che non so cosa dire”, ha affermato prima di rendere omaggio al suo amico e ispiratore John Prine. “Grazie mille, sono profondamente onorata”. Viola Davis, con l’audio-libro del suo memoir “Finding Me”, è entrata nell’esclusivo club degli Egot, i vincitori di Emmy, Grammy, Oscar e Tony. L’edizione 2023 dei premi ha reso omaggio con un tributo di 12 minuti – curato da Questlove – all’hip hop, un genere finora secondo molti trascurato ai Grammy. Il nuovo riconoscimento, volto a celebrare gli artisti che hanno dato un contributo importante alla musica nera e intitolato “Dr Dre global impact award” è stato assegnato allo stesso Dr Dre nell’anno in cui ricorre il 50° anniversario dell’hip-hop.

La cerimonia è tornata a Los Angeles dopo essersi spostata a Las Vegas l’anno scorso a causa dell’aumento dei tassi di Covid in città. Il conduttore Trevor Noah ha celebrato la musica come un modo per unire nonostante le differenze. “La musica non è solo l’armonia dei suoni, ma l’armonia degli esseri umani”, ha detto. L’ha definita un mezzo per “rifiutare la divisione per trovare momenti di gioia”. La serata è stata inaugurata da un’energica esibizione dei Bad Bunny, che ha visto protagonisti personaggi come Jack Harlow e Taylor Swift, che ha vinto il premio per il miglior video musicale per All Too Well: The Short Film.

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  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

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Sorprese e conferme. Trevor Noah: la "musica per unire oltre le differenze"

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