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Home » HP Blocco Testo Sinistra » Mostra Galeotta, una collettiva di “art mail” dalle carceri italiane: “Creiamo un ponte tra dentro e fuori”

Mostra Galeotta, una collettiva di “art mail” dalle carceri italiane: “Creiamo un ponte tra dentro e fuori”

L'evento espositivo, promosso da Artisti Dentro Onlus, si terrà dal 7 al 16 ottobre a Bergamo, a ingresso gratuito. Le opere sono costruite anche con materiali trovati all'interno delle celle

Lavinia Beni e Mafalda Chiostri
25 Settembre 2022
Artisti-Dentro-Onlus-Mostra-Galeotta
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“L’obiettivo è creare un ponte fra dentro e fuori: i detenuti ci mandano dei messaggi e noi li esponiamo all’esterno. È un occasione per parlarne”. Sibyl von der Schulenburg è imprenditrice, scrittrice e presidente di Artisti Dentro Onlus, un progetto che coinvolge i detenuti di tutta Italia. “Mostra Galeotta ha come scopo quello di far uscire l’ultima energia rimasta da persone che vivono nella noia e nella disperazione carceraria“.

L’opera di Giovanni Garbin per la “Mostra Galeotta”

L’associazione si adopera per promuovere diverse attività di tipo rieducativo per portare in carcere mezzi di svago e crescita. L’idea di coinvolgere i detenuti nell’arte della mail (decorazione di cartoline con matite, pastelli, acquerelli, collage e qualsiasi altro tipo di strumento per disegnare, dipingere e costruire su un foglio) fa parte di un progetto più ampio. Nel 2014 l’associazione Artisti Dentro propose il concorso di scrittura creativa (poesia, narrativa e testi rap), nel 2015 la gara di arte culinaria e nel 2016 la prima iniziativa di Mostra Galeotta. Tutti i progetti riservano dei premi ai vincitori. Per i primi tre classificati sono previsti riconoscimenti in denaro: 250 euro per il primo posto, 150 per il secondo e 100 per il terzo. Vengono assegnati anche premi speciali, dal valore di 100 euro, per permettere di avere una distribuzione più omogenea. “La gara di mail art è quella che più riscuote successo e partecipazione, proprio per il suo linguaggio universale. Molti all’interno delle carceri non sono italofoni, perciò non sanno scrivere in italiano”.

L’opera di Antonio Albanese per l’arte della mail

All’edizione di quest’anno della Mostra Galeotta hanno partecipato 150 autori per un totale di 400 opere. I vincitori sono già stati selezionati dalla giuria presieduta dal dottor Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale a Milano. Ma tutte le cartoline saranno visibili all’esposizione prevista a Bergamo, presso la Sala Civica Sant’Agata, dal 7 ottobre fino al 16 ottobre. “La pittura, il collage, l’arte in generale utilizzano un linguaggio universale e noi cerchiamo di far parlare coloro che non possono comunicare con il mondo esterno. Per chi è in carcere la mail art è l’unico modo per raggiungere la società al di fuori delle mura”.
La particolarità delle opere è che sono state inviate da decine di carceri italiane da Agrigento a Trieste e sono state realizzate con ogni genere di tecnica pittorica e non solo, anche con materiali che i detenuti hanno trovato in cella (caffè, pasta, dentifricio o colori estratti dai vegetali). Altra particolarità è il viaggio delle cartoline: le mail non vengono imbustate, ma sono lasciate libere di consumarsi e di vivere.

La cartolina realizzata da Ciro Raillo

Per gli autori è stato già importante poter partecipare: “Non sono molte le carceri che offrono corsi di pittura creativa – aggiunge la presidente von der Schulenburg -. Per loro è un modo per comunicare con l’altro, per far capire e sentire che loro esistono“. Coloro che partecipano vengono inseriti all’interno di un piccolo catalogo e ricevono un attestato, importante per mostrare al sistema carcerario che partecipano ad un’attività sociale. Inoltre, la partecipazione viene inserita all’interno del loro curriculum, fondamentale nel percorso di reinserimento nella società fuori dalla prigione.
Due gli obiettivi principali: favorire il recupero dei detenuti e creare un ponte tra coloro che vivono dentro e chi sta fuori. Per Sibyl von der Schulenburg è un modo per non farli sentire abbandonati: “Purtroppo il carcere è un luogo trascurato. Di una città si sa dov’è l’aeroporto, la stazione, i monumenti principali, ma nessuno sa dove siano le carceri. Per la società libera non esistono“. Le mail art sono a tema libero: “Abbiamo ricevuto anche tante lettere di ringraziamento. Questo significa che abbiamo intrapreso la strada giusta”. La presidente di Artisti Dentro Onlus conclude: “Speriamo che con questo progetto le persone inizino a riflettere su chi sta dentro alle carceri e non tanto al motivo per cui sono detenuti. Anche perché un giorno usciranno e riabilitarli è il percorso migliore”.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
"L'obiettivo è creare un ponte fra dentro e fuori: i detenuti ci mandano dei messaggi e noi li esponiamo all'esterno. È un occasione per parlarne". Sibyl von der Schulenburg è imprenditrice, scrittrice e presidente di Artisti Dentro Onlus, un progetto che coinvolge i detenuti di tutta Italia. "Mostra Galeotta ha come scopo quello di far uscire l'ultima energia rimasta da persone che vivono nella noia e nella disperazione carceraria".
L'opera di Giovanni Garbin per la "Mostra Galeotta"
L'associazione si adopera per promuovere diverse attività di tipo rieducativo per portare in carcere mezzi di svago e crescita. L'idea di coinvolgere i detenuti nell'arte della mail (decorazione di cartoline con matite, pastelli, acquerelli, collage e qualsiasi altro tipo di strumento per disegnare, dipingere e costruire su un foglio) fa parte di un progetto più ampio. Nel 2014 l'associazione Artisti Dentro propose il concorso di scrittura creativa (poesia, narrativa e testi rap), nel 2015 la gara di arte culinaria e nel 2016 la prima iniziativa di Mostra Galeotta. Tutti i progetti riservano dei premi ai vincitori. Per i primi tre classificati sono previsti riconoscimenti in denaro: 250 euro per il primo posto, 150 per il secondo e 100 per il terzo. Vengono assegnati anche premi speciali, dal valore di 100 euro, per permettere di avere una distribuzione più omogenea. "La gara di mail art è quella che più riscuote successo e partecipazione, proprio per il suo linguaggio universale. Molti all'interno delle carceri non sono italofoni, perciò non sanno scrivere in italiano".
L'opera di Antonio Albanese per l'arte della mail
All'edizione di quest'anno della Mostra Galeotta hanno partecipato 150 autori per un totale di 400 opere. I vincitori sono già stati selezionati dalla giuria presieduta dal dottor Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale a Milano. Ma tutte le cartoline saranno visibili all'esposizione prevista a Bergamo, presso la Sala Civica Sant'Agata, dal 7 ottobre fino al 16 ottobre. "La pittura, il collage, l'arte in generale utilizzano un linguaggio universale e noi cerchiamo di far parlare coloro che non possono comunicare con il mondo esterno. Per chi è in carcere la mail art è l'unico modo per raggiungere la società al di fuori delle mura". La particolarità delle opere è che sono state inviate da decine di carceri italiane da Agrigento a Trieste e sono state realizzate con ogni genere di tecnica pittorica e non solo, anche con materiali che i detenuti hanno trovato in cella (caffè, pasta, dentifricio o colori estratti dai vegetali). Altra particolarità è il viaggio delle cartoline: le mail non vengono imbustate, ma sono lasciate libere di consumarsi e di vivere.
La cartolina realizzata da Ciro Raillo
Per gli autori è stato già importante poter partecipare: "Non sono molte le carceri che offrono corsi di pittura creativa - aggiunge la presidente von der Schulenburg -. Per loro è un modo per comunicare con l'altro, per far capire e sentire che loro esistono". Coloro che partecipano vengono inseriti all'interno di un piccolo catalogo e ricevono un attestato, importante per mostrare al sistema carcerario che partecipano ad un'attività sociale. Inoltre, la partecipazione viene inserita all'interno del loro curriculum, fondamentale nel percorso di reinserimento nella società fuori dalla prigione. Due gli obiettivi principali: favorire il recupero dei detenuti e creare un ponte tra coloro che vivono dentro e chi sta fuori. Per Sibyl von der Schulenburg è un modo per non farli sentire abbandonati: "Purtroppo il carcere è un luogo trascurato. Di una città si sa dov'è l'aeroporto, la stazione, i monumenti principali, ma nessuno sa dove siano le carceri. Per la società libera non esistono". Le mail art sono a tema libero: "Abbiamo ricevuto anche tante lettere di ringraziamento. Questo significa che abbiamo intrapreso la strada giusta". La presidente di Artisti Dentro Onlus conclude: "Speriamo che con questo progetto le persone inizino a riflettere su chi sta dentro alle carceri e non tanto al motivo per cui sono detenuti. Anche perché un giorno usciranno e riabilitarli è il percorso migliore".
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