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Home » Economia » Borsa, 22 aziende italiane hanno guadagnato un posto nel Bloomberg gender equality index 2023

Borsa, 22 aziende italiane hanno guadagnato un posto nel Bloomberg gender equality index 2023

E' l’indice che misura l’impegno nella trasparenza sui dati di genere. Da qualche giorno ci rientrano anche Banca Mediolanum, Inwit e Saipem

Maurizio Costanzo
9 Febbraio 2023
Anche nella finanza si presta sempre più attenzione alla parità di genere

Anche nella finanza si presta sempre più attenzione alla parità di genere

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Non solo il mondo dello spettacolo il mondo della musica, i cantanti, gli artisti, le grandi star del cinema e della televisione. Non solo appelli che viaggiano sui social postati da influencer da migliaia o milioni di follower. L’inclusione oramai non riguarda più solo l’arte e non viaggia più solo sul web, ma fa parte anche della vita reale. Temi come il valore della diversità e parità di genere sono aspetti concreti, tangibili nel quotidiano, che dunque non si possono più ignorare. E questo vale per tutti i campi della vita, anche per quelli che si pensa per tanto tempo non siano stati sfiorati da queste tematiche. E invece no, anche nel mondo economico e in particolare in quello bancario – dove si crede regni un’attenzione massima rivolta unicamente verso soldi e profitto – non c’è solo spazio per numeri, partite doppie, calcoli, percentuali di interesse, semestrali, puntate in borsa e freddi bilanci.

Sono 21 le aziende italiane nell’indice di Bloomberg (Ansa)
Sono 21 le aziende italiane nell’indice di Bloomberg (Ansa)

La bella novità è che anche il mondo delle banche ora sa bene che investire nella parità di genere non solo conviene, ma porta i suoi bei frutti. E in tal senso per l’Italia ci sono buone, anzi ottime notizie: Banca Mediolanum, Inwit e Saipem sono le tre società italiane che hanno fatto il loro esordio nell’indice di Bloomberg sulla parità di genere (Gei), sviluppato dalla società americana di informazione finanziaria con l’obiettivo di valutare le performance delle società quotate che si impegnano ad essere trasparenti nella rendicontazione sui dati di genere. Nella classifica, in cui figurano 21 società del nostro Paese, sono state confermate A2A, Acea, Banco Bpm, Enel, Eni, Erg, Finecobank, Hera, Intesa, Iren, Leonardo, Mediobanca, Poste, Snam, Stm, Tim, Terna e Unicredit mentre escono Falck Renewables e Atlantia, che nel 2022 hanno lasciato la Borsa.

Mediobanca è tra le società incluse nel Gender Equality Index 2023 di Bloomberg (Ansa)
Mediobanca è tra le società incluse nel Gender Equality Index 2023 di Bloomberg (Ansa)

Al Bloomberg Gender-equality index 2023 sono state ammesse 484 società appartenenti a 11 settori diversi e a 45 Paesi, con una capitalizzazione aggregata di 16.000 miliardi di dollari. Nello specifico, Banco Bpm è stata inserita per il secondo anno consecutivo nel Bloomberg Gender-Equality Index (GEI) 2023 – indice tematico sull’uguaglianza di genere lanciato da Bloomberg nel 2018 – con un punteggio di 79,66 superiore a 73,9 ottenuto lo scorso anno e superiore alla media del settore finanziario globale pari a 74,11 che include 153 società. Su oltre 11.700 società quotate nelle principali borse mondiali ne sono state incluse 484 appartenenti a 45 Paesi. L’indice è trasversale a tutti i settori di business e analizza a livello globale le prestazioni delle principali società quotate misurando le performance aziendali sui temi della parità di genere e dell’inclusione, nonché la qualità e la trasparenza della loro rendicontazione pubblica. Il miglioramento del punteggio è stato possibile grazie alle azioni intraprese da Banco Bpm e, nel dettaglio: l’incremento della presenza femminile nelle posizioni manageriali (KPI contenuto anche nel Piano Strategico), l’incremento del numero di donne tra i giovani assunti, un sistema di welfare attrattivo, l’adesione al United Nation Global Compact, e la sponsorizzazione di programmi che promuovono la parità di genere, anche in campo education.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Non solo il mondo dello spettacolo il mondo della musica, i cantanti, gli artisti, le grandi star del cinema e della televisione. Non solo appelli che viaggiano sui social postati da influencer da migliaia o milioni di follower. L’inclusione oramai non riguarda più solo l’arte e non viaggia più solo sul web, ma fa parte anche della vita reale. Temi come il valore della diversità e parità di genere sono aspetti concreti, tangibili nel quotidiano, che dunque non si possono più ignorare. E questo vale per tutti i campi della vita, anche per quelli che si pensa per tanto tempo non siano stati sfiorati da queste tematiche. E invece no, anche nel mondo economico e in particolare in quello bancario - dove si crede regni un’attenzione massima rivolta unicamente verso soldi e profitto - non c’è solo spazio per numeri, partite doppie, calcoli, percentuali di interesse, semestrali, puntate in borsa e freddi bilanci.
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Mediobanca è tra le società incluse nel Gender Equality Index 2023 di Bloomberg (Ansa)
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Al Bloomberg Gender-equality index 2023 sono state ammesse 484 società appartenenti a 11 settori diversi e a 45 Paesi, con una capitalizzazione aggregata di 16.000 miliardi di dollari. Nello specifico, Banco Bpm è stata inserita per il secondo anno consecutivo nel Bloomberg Gender-Equality Index (GEI) 2023 - indice tematico sull’uguaglianza di genere lanciato da Bloomberg nel 2018 - con un punteggio di 79,66 superiore a 73,9 ottenuto lo scorso anno e superiore alla media del settore finanziario globale pari a 74,11 che include 153 società. Su oltre 11.700 società quotate nelle principali borse mondiali ne sono state incluse 484 appartenenti a 45 Paesi. L’indice è trasversale a tutti i settori di business e analizza a livello globale le prestazioni delle principali società quotate misurando le performance aziendali sui temi della parità di genere e dell'inclusione, nonché la qualità e la trasparenza della loro rendicontazione pubblica. Il miglioramento del punteggio è stato possibile grazie alle azioni intraprese da Banco Bpm e, nel dettaglio: l’incremento della presenza femminile nelle posizioni manageriali (KPI contenuto anche nel Piano Strategico), l’incremento del numero di donne tra i giovani assunti, un sistema di welfare attrattivo, l’adesione al United Nation Global Compact, e la sponsorizzazione di programmi che promuovono la parità di genere, anche in campo education.
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