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Home » Economia » Busta paga trasparente per combattere la disparità salariale: lo chiede il Parlamento europeo

Busta paga trasparente per combattere la disparità salariale: lo chiede il Parlamento europeo

Per gli eurodeputati è necessario abolire il segreto salariare nelle clausole contrattuali delle aziende europee che abbiano almeno 50 dipendenti, in modo che i lavoratori e le lavoratrici possano rendere palese ogni divario retributivo di genere esistente nei loro stipendi

Marianna Grazi
7 Aprile 2022
gender pay gap-parlamento eu

Il Parlamento europeo contro il divario salariale di genere tra lavoratori e lavoratrici

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La differenza c’è e (non) si vede. Un dato che è ormai tristemente noto: le donne nell’Unione Europea guadagnano in media circa il 14%  in meno degli uomini per svolgere lo stesso lavoro nelle aziende (dati 2019). Il principio della parità tra uomini e donne, in termini economici, è sancito infatti dall’articolo 157 del TFUE, ma il divario  di genere ‘in busta paga’ nell’Unione continua ad esistere, con variazioni significative tra i Paesi UE, ed è diminuito solo in minima parte negli ultimi dieci anni. Per questo il Parlamento di Strasburgo continua a mettere in campo misure di contrasto al fenomeno. L’ultima è quella di martedì 5 aprile, quando l’Eurocamera ha approvato il mandato negoziale per avviare i colloqui con i governi UE sulla direttiva sulla trasparenza delle retribuzioni. “Le aziende UE con almeno 50 dipendenti dovrebbero essere obbligate a pubblicare i dati sulla retribuzione per genere e affrontare qualsiasi divario retributivo esistente” si legge nel comunicato ufficiale.

Abolire il segreto salariale

Nel testo approvato dal Parlamento europeo si legge: “Le aziende UE con almeno 50 dipendenti dovrebbero essere obbligate a pubblicare i dati sulla retribuzione per genere e affrontare qualsiasi divario retributivo esistente”. Si stringono così le maglie rispetto alla direttiva già adottata dal Consiglio a dicembre 2021

Il testo legislativo è stato approvato con 403 voti favorevoli, 166 contrari e 58 astensioni. Secondo gli eurodeputati è necessario abolire il segreto salariare nelle clausole contrattuali nelle aziende europee che abbiano almeno 50 dipendenti, in modo da far sì che i lavoratori e le lavoratrici stesse possano rendere palese ogni divario retributivo di genere esistente negli stipendi. “Gli strumenti per la valutazione e il confronto dei livelli retributivi e i sistemi di classificazione professionale devono basarsi su criteri neutrali sotto il profilo del genere”, dicono i parlamentari. Se si dovesse riscontrare poi, all’interno delle aziende, un divario retributivo pari o superiore il 2,5%, andrebbero prese contromisure a livello dirigenziale: “i datori di lavoro, in cooperazione con i rappresentanti dei lavoratori, dovrebbero condurre una valutazione delle retribuzioni ed elaborare un piano d’azione per garantire la parità” si legge ancora nella nota.

In tribunale l’onere delle prove spetta al datore di lavoro

I deputati chiedono anche alla Commissione europea di creare una denominazione ufficiale per le aziende virtuose, ovvero coloro che non presentano un divario retributivo di genere, e sostengono la proposta dello stesso organo esecutivo di spostare sul datore di lavoro l’onere delle prove nelle questioni legate alla retribuzione dei dipendenti. “Nei casi in cui un lavoratore ritiene che il principio della parità di retribuzione non sia stato applicato e porta il caso in tribunale, la legislazione nazionale dovrebbe obbligare il datore di lavoro a provare che non c’è stata discriminazione, piuttosto che il lavoratore”.

Samira Rafaela
Samira Rafaela, eurodeputata e membro della della commissione per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere

Le relatrici

Tra le parlamentari europee la relatrice Samira Rafaela (Renew Europe, NL), della commissione per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere, ha commentato: “Oggi siamo più vicini a eliminare il divario retributivo di genere in Europa. In Parlamento, abbiamo cercato di trovare il giusto equilibrio tra la garanzia del diritto all’informazione per le lavoratrici e la limitazione degli oneri inutili per le aziende. In questo modo possiamo rendere la parità di retribuzione per uno stesso lavoro una realtà per le donne in Europa“. ”Con questa direttiva stiamo compiendo un passo importante verso l’uguaglianza di genere e facendo luce sul problema della disparità di retribuzione”, ha dichiarato invece Kira Marie Peter-Hansen (Verdi/ALE, DK), della commissione per l’occupazione e gli affari sociali. “Affermare che non accetteremo più la discriminazione salariale basata sul genere non rappresenta solo un segnale forte, ma è anche uno strumento per aiutare i Paesi UE e i datori di lavoro a eliminare il divario retributivo tra i sessi”, conclude Peter-Hansen.

Prossime tappe

L’aspettativa dell’Europarlamento è quella di iniziare quanto prima i negoziati coi governi statali per decidere sulla forma finale della legislazione, dato che il Consiglio ha già approvato la sua posizione comune nel dicembre scorso. In questa direttiva si prevedeva infatti che i manager aziendali (con almeno 250 lavoratori dipendenti) debbano garantire la trasparenza sul divario retributivo e che scatti l’obbligo di valutazione congiunta con i sindacati in caso emerga una differenza di almeno il 5% tra i salari di uomini e donne. Ora però le maglie sembrano volersi stringere ancora di più, come dimostra il nuovo testo adottato dal Parlamento Ue.

Il testo unico sulle pari opportunità in Italia

La deputata Pd Chiara Gribaudo è la relatrice del testo unico sulle pari opportunità tra uomini e donne in ambito lavorativo adottato, con unanime consenso parlamentare, a ottobre 2021

Nel nostro Paese, a ottobre 2021, era stato già il Testo unico sulle pari opportunità tra uomo e donna in ambito lavorativo, a firma Chiara Gribaudo (Pd), con assenso unanime da parte delle varie forze politiche. L’obiettivo ambizioso di questa legge è quello di ridurre il cosiddetto “gender pay gap”, di rimuovere le discriminazioni nell’accesso al mercato del lavoro e alle opportunità di crescita professionale per le donne. Per farlo scatta l’obbligo per le aziende (sia pubbliche che private) che impiegano più di 50 dipendenti di redigere un rapporto periodico (biennale) sulla situazione del personale, oltre all’istituzione, da gennaio 2022, della cosiddetta “certificazione della parità di genere”, dedicata alle imprese che promuovono la parità salariale, la tutela della maternità e la parità di mansioni. Per le aziende che a fine anno avranno ottenuto questa sorta di “bollino” di merito è previsto uno sgravio contributivo che arriva fino a 50 mila euro all’anno. La relatrice Gribaudo ha commentato favorevolmente la mossa dell’europarlamento: “È un sicuro passo in avanti, a maggior ragione nel momento in cui si chiede di fissare la soglia di trasparenza a 50 dipendenti – ha detto a la Repubblica -. Possiamo dire che l’Italia è stata apripista in questo senso, e molti parlamentari dall’estero si sono messi in contatto per chiedere informazioni sull’impianto della nostra norma. Finalmente si recepisce un passo di fondamentale importanza: dobbiamo abbassare la soglia di numero dei dipendenti delle aziende per avere quadro più completo possibile”. A questo punto, ha concluso, “serve favorire un profondo cambiamento del quadro culturale: la differenza salariale di genere, specialmente all’uscita dalla pandemia, condiziona pesantemente le opportunità di crescita del Paese“.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

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  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

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  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
La differenza c'è e (non) si vede. Un dato che è ormai tristemente noto: le donne nell’Unione Europea guadagnano in media circa il 14%  in meno degli uomini per svolgere lo stesso lavoro nelle aziende (dati 2019). Il principio della parità tra uomini e donne, in termini economici, è sancito infatti dall'articolo 157 del TFUE, ma il divario  di genere 'in busta paga' nell'Unione continua ad esistere, con variazioni significative tra i Paesi UE, ed è diminuito solo in minima parte negli ultimi dieci anni. Per questo il Parlamento di Strasburgo continua a mettere in campo misure di contrasto al fenomeno. L'ultima è quella di martedì 5 aprile, quando l'Eurocamera ha approvato il mandato negoziale per avviare i colloqui con i governi UE sulla direttiva sulla trasparenza delle retribuzioni. "Le aziende UE con almeno 50 dipendenti dovrebbero essere obbligate a pubblicare i dati sulla retribuzione per genere e affrontare qualsiasi divario retributivo esistente" si legge nel comunicato ufficiale.

Abolire il segreto salariale

Nel testo approvato dal Parlamento europeo si legge: "Le aziende UE con almeno 50 dipendenti dovrebbero essere obbligate a pubblicare i dati sulla retribuzione per genere e affrontare qualsiasi divario retributivo esistente". Si stringono così le maglie rispetto alla direttiva già adottata dal Consiglio a dicembre 2021
Il testo legislativo è stato approvato con 403 voti favorevoli, 166 contrari e 58 astensioni. Secondo gli eurodeputati è necessario abolire il segreto salariare nelle clausole contrattuali nelle aziende europee che abbiano almeno 50 dipendenti, in modo da far sì che i lavoratori e le lavoratrici stesse possano rendere palese ogni divario retributivo di genere esistente negli stipendi. "Gli strumenti per la valutazione e il confronto dei livelli retributivi e i sistemi di classificazione professionale devono basarsi su criteri neutrali sotto il profilo del genere", dicono i parlamentari. Se si dovesse riscontrare poi, all'interno delle aziende, un divario retributivo pari o superiore il 2,5%, andrebbero prese contromisure a livello dirigenziale: "i datori di lavoro, in cooperazione con i rappresentanti dei lavoratori, dovrebbero condurre una valutazione delle retribuzioni ed elaborare un piano d'azione per garantire la parità" si legge ancora nella nota.

In tribunale l'onere delle prove spetta al datore di lavoro

I deputati chiedono anche alla Commissione europea di creare una denominazione ufficiale per le aziende virtuose, ovvero coloro che non presentano un divario retributivo di genere, e sostengono la proposta dello stesso organo esecutivo di spostare sul datore di lavoro l'onere delle prove nelle questioni legate alla retribuzione dei dipendenti. "Nei casi in cui un lavoratore ritiene che il principio della parità di retribuzione non sia stato applicato e porta il caso in tribunale, la legislazione nazionale dovrebbe obbligare il datore di lavoro a provare che non c'è stata discriminazione, piuttosto che il lavoratore".
Samira Rafaela
Samira Rafaela, eurodeputata e membro della della commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere

Le relatrici

Tra le parlamentari europee la relatrice Samira Rafaela (Renew Europe, NL), della commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere, ha commentato: "Oggi siamo più vicini a eliminare il divario retributivo di genere in Europa. In Parlamento, abbiamo cercato di trovare il giusto equilibrio tra la garanzia del diritto all'informazione per le lavoratrici e la limitazione degli oneri inutili per le aziende. In questo modo possiamo rendere la parità di retribuzione per uno stesso lavoro una realtà per le donne in Europa". ''Con questa direttiva stiamo compiendo un passo importante verso l'uguaglianza di genere e facendo luce sul problema della disparità di retribuzione", ha dichiarato invece Kira Marie Peter-Hansen (Verdi/ALE, DK), della commissione per l'occupazione e gli affari sociali. "Affermare che non accetteremo più la discriminazione salariale basata sul genere non rappresenta solo un segnale forte, ma è anche uno strumento per aiutare i Paesi UE e i datori di lavoro a eliminare il divario retributivo tra i sessi", conclude Peter-Hansen.

Prossime tappe

L'aspettativa dell'Europarlamento è quella di iniziare quanto prima i negoziati coi governi statali per decidere sulla forma finale della legislazione, dato che il Consiglio ha già approvato la sua posizione comune nel dicembre scorso. In questa direttiva si prevedeva infatti che i manager aziendali (con almeno 250 lavoratori dipendenti) debbano garantire la trasparenza sul divario retributivo e che scatti l'obbligo di valutazione congiunta con i sindacati in caso emerga una differenza di almeno il 5% tra i salari di uomini e donne. Ora però le maglie sembrano volersi stringere ancora di più, come dimostra il nuovo testo adottato dal Parlamento Ue.

Il testo unico sulle pari opportunità in Italia

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