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Home » Economia » Finchè divorzio non ci separi: meglio soli che sposati in Italia è più che un modo di dire

Finchè divorzio non ci separi: meglio soli che sposati in Italia è più che un modo di dire

Dall'introduzione del divorzio nel 1970 lo scioglimento del matrimonio è diventato quasi un must, tanto che oggi quasi uno su due finisce con la separazione

Nicolò Guelfi
5 Gennaio 2022
Unhappy young couple. Shadow DOF. Developed from RAW; retouched with special care and attention; Small amount of grain added for best final impression. 16 bit Adobe RGB color profile.

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Se è vero che la prima causa di divorzio è il matrimonio, oggi sembra conseguenza quasi inevitabile. Divorzi e separazioni non sono mai stati così alti come in questo momento nel nostro Paese. Secondo dati raccolti dal sito Incontri-ExtraConiugali.com, oggi in Italia ogni 100 matrimoni vi sono 48 divorzi. Erano 2,9 su 100 nel 1975 e 20 su 100 nel 2007. Il dato è chiaro e conferma una tendenza sempre più evidente nel corso degli anni.

Il primo lunedì di gennaio è diventato ironicamente famoso nel mondo come “divorce monday”, ovvero il giorno dell’anno in cui il maggio numero di coppie giunge al punto di rottura e prende la decisione di separarsi. In Italia nel 2018 990mila donne e 681mila uomini, risultavano divorziati, contro una media annuale negli anni ’70 che si aggirava sulle 20mila persone. Un altro aspetto che riguarda il nostro Paese è che ci si sposa sempre meno: secondo l’Istat, rispetto al 1963, anno record per i matrimoni celebrati in Italia (420mila), nel 2018 ne sono stati celebrati 196 mila, meno della metà. Sempre più persone, inoltre, si trovano a ricorrere la separazione dopo il fatidico “sì”. Oggi, secondo le stime del sito di appuntamenti, ci sarebbero 48 divorzi ogni 100 matrimoni. Un matrimonio su due finisce con la separazione.

La legge sul divorzio è stata introdotta in Italia il 1° dicembre del 1970. Cinque anni dopo, su 100 persone sposate non si raggiungevano 3 divorziati. Nel 2007 chi aveva fatto ricorso allo scioglimento del matrimonio erano già un quinto dei coniugi. Negli ultimi 15 anni la percentuale è più che raddoppiata. Il trend ha subito una lieve battuta d’arresto nel 2019, per poi intensificarsi enormemente con la pandemia. Non è difficile da credere, considerando i periodi di lockdown con convivenza forzata, le difficoltà economiche e le ripercussioni psicologiche ed emotive. L’emergenza sanitaria è stata un difficile banco di prova per molte coppie.

Alex Fantini, ideatore del sito d’incontri per persone sposate, sostiene che l’adulterio può avere un effetto benefico sul rapporto e che circa il 58% delle coppie, così facendo, sia riuscita a restare insieme. “Questo gennaio 2022 sarà anche il mese d’oro dell’infedeltà coniugale –prosegue Fantini – e molte coppie potranno trovare un aiuto per riuscire a salvare il loro rapporto. Per molti, infatti, la scappatella è solo una valvola di sfogo che sovente consente di salvare un matrimonio in crisi, ma non tutte le coppie possono salvarsi”. Fino a pochi anni fa l’istituto era un contratto senza scadenza, con la classica formula religiosa “finché morte non vi separi”. Oggi i matrimoni durano mediamente 17 anni. “Ma è anche vero che il 12% delle separazioni avviene entro i primi 5 anni di convivenza”, aggiunge sempre Fratini.

È evidente come quello sul divorzio sia uno stigma che va man a mano affievolendosi nel corso degli anni, per effetto di un processo di secolarizzazione della società. La legge 898 che introduceva la possibilità di porre fine al legame tra marito e moglie nel diritto di famiglia fu ampiamente criticata, al punto da portare, per la prima volta, i cittadini alle urne per confermare o abrogare quanto deciso dalla politica: era il 12 maggio del 1974. A tal proposito, sono ancora molto attuali le parole di Nino Manfredi, attore amatissimo, che in un famoso spot per il “No” (contrario all’abrogazione della legge) spiegava, non senza ironia, le ragioni dietro il divorzio:

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  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
Se è vero che la prima causa di divorzio è il matrimonio, oggi sembra conseguenza quasi inevitabile. Divorzi e separazioni non sono mai stati così alti come in questo momento nel nostro Paese. Secondo dati raccolti dal sito Incontri-ExtraConiugali.com, oggi in Italia ogni 100 matrimoni vi sono 48 divorzi. Erano 2,9 su 100 nel 1975 e 20 su 100 nel 2007. Il dato è chiaro e conferma una tendenza sempre più evidente nel corso degli anni. Il primo lunedì di gennaio è diventato ironicamente famoso nel mondo come “divorce monday”, ovvero il giorno dell’anno in cui il maggio numero di coppie giunge al punto di rottura e prende la decisione di separarsi. In Italia nel 2018 990mila donne e 681mila uomini, risultavano divorziati, contro una media annuale negli anni ’70 che si aggirava sulle 20mila persone. Un altro aspetto che riguarda il nostro Paese è che ci si sposa sempre meno: secondo l’Istat, rispetto al 1963, anno record per i matrimoni celebrati in Italia (420mila), nel 2018 ne sono stati celebrati 196 mila, meno della metà. Sempre più persone, inoltre, si trovano a ricorrere la separazione dopo il fatidico “sì”. Oggi, secondo le stime del sito di appuntamenti, ci sarebbero 48 divorzi ogni 100 matrimoni. Un matrimonio su due finisce con la separazione. La legge sul divorzio è stata introdotta in Italia il 1° dicembre del 1970. Cinque anni dopo, su 100 persone sposate non si raggiungevano 3 divorziati. Nel 2007 chi aveva fatto ricorso allo scioglimento del matrimonio erano già un quinto dei coniugi. Negli ultimi 15 anni la percentuale è più che raddoppiata. Il trend ha subito una lieve battuta d’arresto nel 2019, per poi intensificarsi enormemente con la pandemia. Non è difficile da credere, considerando i periodi di lockdown con convivenza forzata, le difficoltà economiche e le ripercussioni psicologiche ed emotive. L’emergenza sanitaria è stata un difficile banco di prova per molte coppie. Alex Fantini, ideatore del sito d’incontri per persone sposate, sostiene che l’adulterio può avere un effetto benefico sul rapporto e che circa il 58% delle coppie, così facendo, sia riuscita a restare insieme. “Questo gennaio 2022 sarà anche il mese d’oro dell’infedeltà coniugale –prosegue Fantini – e molte coppie potranno trovare un aiuto per riuscire a salvare il loro rapporto. Per molti, infatti, la scappatella è solo una valvola di sfogo che sovente consente di salvare un matrimonio in crisi, ma non tutte le coppie possono salvarsi”. Fino a pochi anni fa l'istituto era un contratto senza scadenza, con la classica formula religiosa “finché morte non vi separi”. Oggi i matrimoni durano mediamente 17 anni. “Ma è anche vero che il 12% delle separazioni avviene entro i primi 5 anni di convivenza”, aggiunge sempre Fratini. È evidente come quello sul divorzio sia uno stigma che va man a mano affievolendosi nel corso degli anni, per effetto di un processo di secolarizzazione della società. La legge 898 che introduceva la possibilità di porre fine al legame tra marito e moglie nel diritto di famiglia fu ampiamente criticata, al punto da portare, per la prima volta, i cittadini alle urne per confermare o abrogare quanto deciso dalla politica: era il 12 maggio del 1974. A tal proposito, sono ancora molto attuali le parole di Nino Manfredi, attore amatissimo, che in un famoso spot per il "No" (contrario all’abrogazione della legge) spiegava, non senza ironia, le ragioni dietro il divorzio:

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