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Home » Economia » Divario retributivo di genere, in Europa le lavoratrici guadagnano il 13% in meno dei colleghi uomini

Divario retributivo di genere, in Europa le lavoratrici guadagnano il 13% in meno dei colleghi uomini

In Italia la differenza media che sussiste tra i salari orari lordi è del 4,2%. Il Paese con il geneder pay gap più basso è il Lussemburgo

Domenico Guarino
11 Settembre 2022
In Europa le lavoratrici guadagnano meno dei colleghi uomini

In Europa le lavoratrici guadagnano meno dei colleghi uomini

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Il 13% in meno: questo è quanto guadagnano in media le lavoratrici europee rispetto ai colleghi maschi. Stiamo parlando del divario retributivo di genere (in inglese “gender pay gap”), espressione con cui si intende la differenza media che sussiste tra i salari orari lordi percepiti dagli uomini e dalle donne.

Gli stipendi delle lavoratrici europee sono più bassi rispetto a quelli dei colleghi maschi
Gli stipendi delle lavoratrici europee sono più bassi rispetto a quelli dei colleghi maschi

Tale dato, dal 2006, viene misurato dal sistema statistico europeo unendo situazioni molto diverse tra loro per condizione contrattuale, ambito lavorativo, età e titolo di studi, e arrivando a un valore aggregato, in grado di rispecchiare le differenze medie in termini di compenso sul lavoro tra uomini e donne. Come parametro vengono usati i pagamenti orari invece dello stipendio mensile – così da comprendere nel calcolo sia i contratti di lavoro full-time che quelli part-time corrisposti nelle imprese con dieci o più lavoratori, di qualsiasi settore a eccezione di quello agricolo e forestale, della gestione amministrativa delle pubbliche amministrazioni e della difesa e posizioni lavorative in enti sovranazionali. Non sono compresi nemmeno i contratti di apprendistato e le forme di lavoro informale e irregolare.

Dalla classifica dei vari Paesi europei emerge che il dato relativo al divario retributivo varia sensibilmente all’interno dell’Unione. I valori più alti si registrano in Lettonia (22,3%), Estonia (21,1%) e Austria (18,9%). Al contrario, quelli più bassi si riportano in Slovenia (3,1%), Romania (2,4%) e Lussemburgo (0,7%). E l’Italia? Sorprendentemente ce la caviamo meglio di quanto pensassimo, essendo il nostro Paese al quartultimo posto, a quota 4,2%, un valore di 8,8 punti percentuali in meno rispetto alla media europea.

Ma da dove nasce il divario? I motivi sono diversi e non tutti scontati. Secondo l’analisi fatta da “Openpolis”, infatti, oltre alla differenza di guadagno per le stesse caratteristiche lavorative, a determinare il gap sono anche le caratteristiche differenti nei mercati del lavoro a cui uomini e donne si approcciano, e la concentrazione in settori lavorativi diversi, che si riflettono anche su altre variabili come il grado di istruzione e il tipo di lavoro. Per esempio, secondo Eurostat le donne europee lavorano molto spesso nel settore pubblico o in imprese a controllo statale con entrate tendenzialmente inferiori rispetto a quelle che si possono ottenere nel settore privato.

Il Lussemburgo è il paese europeo con il divario retributivo di genere più basso
Il Lussemburgo è il paese europeo con il divario retributivo di genere più basso

Rimane il fatto che una differenza media di 130 euro su uno stipendio di 1.000 è una differenza inaccettabile. Una di quelle differenze che non vanno ‘rispettate’ ma combattute. Anche perché, mai come in questo caso, ‘ce lo chiede l’Europa’: la commissione UE afferma, infatti, che la riduzione del divario reddituale e pensionistico tra uomini e donne è una priorità, per la quale è stata formulata una strategia specifica già dal 2020, a partire dal riequilibrio dei carichi di cura e lavoro familiare che continuano a gravare soprattutto sule spalle delle donne, anche attraverso la “disponibilità e l’accessibilità economica di servizi di assistenza di qualità per i bambini e le altre persone a carico”.

 

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Una vera e propria montagna di letame è stata infatti scaricata questa mattina al grattacielo della Regione Piemonte, insieme a tanti fiori lasciati sopra. 

Due persone si sono arrampicate sulla tettoia dell’ingresso e i trovano ancora li. Al posto dell’insegna portata via dal vento qualche settimana fa, hanno appeso l’enorme scritta “Dalla regione non nasce niente, dal letame nascono i fiori”, riprendendo una canzone di Fabrizio De André. 

Una chiara denuncia dell
  • Riccardo Monco parte da una location d’eccellenza, Enoteca Pinchiorri di Firenze, uno dei ristoranti italiani più conosciuti al mondo e approda come new entry tra i giudici della sfida Alessandro Borghese Celebrity Chef (su TV8, dal lunedì al venerdì alle 19.10), Monco più che chef, si sente un cuoco.

🗣 Non è una diminutio?

“Assolutamente no, chef in realtà significa capo, in cucina è colui che comanda, come il capo cuoco, appunto, o il capo partita. Ormai lo chef ha assunto i connotati di un personaggio mitologico, proprio in virtù dei tanti show cooking proposti. Un’arma a doppio taglio”.

🗣 In che senso?

“Sono tantissimi i giovani che sognano di indossare una giacca da cuoco, ma fra quello che si vede fare in Tv e la fatica vera che richiede la cucina, c’è una differenza abissale”.

🗣 Vuol dire che avere l’ambizione non sempre corrisponde all’effettiva voglia di fare?

“Un po’ è così. Le nuove generazioni hanno un’idea precisa della qualità della vita, la fatica e gli orari della cucina non vanno bene per tutti”.

🗣 Dall’alto delle sue tre stelle Michelin, cosa consiglia agli aspiranti chef?

L
  • Un assistente di volo speciale ha viaggiato da Londra Heathrow a Los Angeles sorprendendo i passeggeri a bordo.

@lewiscapaldi ha presentato il suo nuovo singolo “Wish You The Best” con uno show ad alta quota, servendo snack e bevande. 

#lucenews #lewiscapaldi #wishyouthebest
  • Utero in affitto e adozioni per gli omosessuali. Sono temi caldissimi. Intanti il Parlamento europeo censura il governo italiano per la recente circolare del ministro Piantedosi che ha bloccato le registrazioni all’anagrafe dei figli di coppie gay, effettuate da alcuni sindaci. 

All’Eurocamera è stato infatti approvato un emendamento al testo della Risoluzione sullo Stato di diritto che condanna la circolare perché porterebbe “alla discriminazione non solo delle coppie dello stesso sesso, ma anche e soprattutto dei loro figli”, e invita anche Roma "a revocare immediatamente la decisione”. Un invito che il governo non ha intenzione di seguire, e che è stato criticato dal centrodestra e salutato positivamente dalle opposizioni, unite questa volta sia in Italia che a Bruxelles. 

✍ Ma com’è la legislazione attuale in Italia su questi temi?

L
Il 13% in meno: questo è quanto guadagnano in media le lavoratrici europee rispetto ai colleghi maschi. Stiamo parlando del divario retributivo di genere (in inglese “gender pay gap”), espressione con cui si intende la differenza media che sussiste tra i salari orari lordi percepiti dagli uomini e dalle donne.
Gli stipendi delle lavoratrici europee sono più bassi rispetto a quelli dei colleghi maschi
Gli stipendi delle lavoratrici europee sono più bassi rispetto a quelli dei colleghi maschi
Tale dato, dal 2006, viene misurato dal sistema statistico europeo unendo situazioni molto diverse tra loro per condizione contrattuale, ambito lavorativo, età e titolo di studi, e arrivando a un valore aggregato, in grado di rispecchiare le differenze medie in termini di compenso sul lavoro tra uomini e donne. Come parametro vengono usati i pagamenti orari invece dello stipendio mensile - così da comprendere nel calcolo sia i contratti di lavoro full-time che quelli part-time corrisposti nelle imprese con dieci o più lavoratori, di qualsiasi settore a eccezione di quello agricolo e forestale, della gestione amministrativa delle pubbliche amministrazioni e della difesa e posizioni lavorative in enti sovranazionali. Non sono compresi nemmeno i contratti di apprendistato e le forme di lavoro informale e irregolare. Dalla classifica dei vari Paesi europei emerge che il dato relativo al divario retributivo varia sensibilmente all'interno dell'Unione. I valori più alti si registrano in Lettonia (22,3%), Estonia (21,1%) e Austria (18,9%). Al contrario, quelli più bassi si riportano in Slovenia (3,1%), Romania (2,4%) e Lussemburgo (0,7%). E l'Italia? Sorprendentemente ce la caviamo meglio di quanto pensassimo, essendo il nostro Paese al quartultimo posto, a quota 4,2%, un valore di 8,8 punti percentuali in meno rispetto alla media europea. Ma da dove nasce il divario? I motivi sono diversi e non tutti scontati. Secondo l’analisi fatta da "Openpolis", infatti, oltre alla differenza di guadagno per le stesse caratteristiche lavorative, a determinare il gap sono anche le caratteristiche differenti nei mercati del lavoro a cui uomini e donne si approcciano, e la concentrazione in settori lavorativi diversi, che si riflettono anche su altre variabili come il grado di istruzione e il tipo di lavoro. Per esempio, secondo Eurostat le donne europee lavorano molto spesso nel settore pubblico o in imprese a controllo statale con entrate tendenzialmente inferiori rispetto a quelle che si possono ottenere nel settore privato.
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