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Home » Economia » La Locanda dei Girasoli chiude i battenti: addio al ristorante più inclusivo di Roma

La Locanda dei Girasoli chiude i battenti: addio al ristorante più inclusivo di Roma

L'annuncio mercoledì 12 gennaio sui social della cooperativa che gestiva il ristorante dove lavoravano ragazzi con sindrome di Down e con disabilità intellettiva: "La Locanda chiude, in silenzio, proprio come ha preso vita 22 anni fa"

Marianna Grazi
14 Gennaio 2022
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Questa volta la chiusura sarà definitiva. Dopo 22 anni di attività e 8 mesi di stop, a causa della pandemia, tra 2020 e 2021, la Locanda dei Girasoli a Roma chiude definitivamente i battenti. Il ristorante pizzeria in via dei Sulpici al Quadraro, che in questi anni ha dato lavoro a tantissimi ragazzi con sindrome di Down e con disabilità intellettiva, non ha resistito alla morsa sempre più stringente delle restrizioni a causa del Covid-19: l’assenza risorse la poca clientela hanno dato il colpo di grazia al locale, costretto ad abbassare le serrande una volta per tutte.

La Locanda dei Girasoli dava lavoro a tanti ragazzi con disabilità cognitiva

A dare il triste annuncio, il 12 gennaio, è stata la cooperativa che gestiva il ristorante, attraverso i suoi canali social: “Ventidue anni fa in silenzio abbiamo mosso i nostri primi passi”, si legge nel post. “Così prendeva vita la Locanda dei Girasoli: un’opportunità straordinaria di formazione e inclusione lavorativa. In questi anni, noi tutti, con grande sacrificio e orgoglio abbiamo trasformato un utopia in realtà. I nostri ragazzi hanno imparato più di un mestiere e il significato della parola lavoro, diventando dei veri professionisti”. “Hanno incontrato avversità e le hanno superate affrontandole a testa alta – si racconta, non senza un velo di emozione –, hanno conosciuto il rispetto per il prossimo e condiviso tutto se stessi nella maniera più genuina, hanno creato una famiglia che porta il nome di un fiore splendido che segue sempre il sole”. E poi l’annuncio: “La Locanda chiude, in silenzio, proprio come ha preso vita 22 anni fa. È stato straordinario lavorare insieme a voi. Grazie a tutti quelli che in questi anni ci anno sostenuto”.

Negli anni, dalla sua apertura nel 2000, più volte erano stati lanciati appelli e sos per continuare a portare avanti il bellissimo progetto. Ma con l’arrivo del coronavirus le cose si erano aggravate e, dopo un lungo restyling dovuto a problemi strutturali, aveva riaperto solo a giugno del 2021. Qualche mese prima, dalla stessa cooperativa, era arrivato anche un annuncio simile a quello lanciato mercoledì scorso: “Il nuovo Dpcm è stato per noi il colpo finale, dopo un’annata andata avanti a singhiozzo, chiudiamo i battenti”. Purtroppo infatti “i fatturati erano troppo bassi. I clienti affezionati, un po’ intimoriti dal virus, ma anche dal diffuso allarmismo, hanno evitato di venirci trovare”, avevano fatto sapere allora dalla locanda. Non era bastata la solidarietà dei tanti habitué, oltre che dalle istituzioni, in particolare dall’Arsial, l’Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione dell’agricoltura del Lazio, e dalla Regione.

Così lo stesso governatore Nicola Zingaretti si era fatto carico della questione, una volta saputo del guasto strutturale, adoperandosi per accelerare le operazioni di trasferimento della Locanda in un’altra struttura, il Casale dei Girasole in zona Appio. Nel frattempo però si era optato per rimettere in sesto anche lo storico locale al Quadraro, che aveva effettivamente riaperto a giugno del 2021. Ma la gioia di trascorrere a tavola dei momenti all’insegna dell’inclusione è durata appena sei mesi. Poi l’addio, definitivo.

Le reazioni

“La chiusura del ristorante ‘La Locanda dei Girasoli’ – gestito da una cooperativa di donne e uomini con sindrome di Down – impoverisce Roma e priva la Capitale di quello che era un bellissimo esempio di integrazione sociale e lavorativa”. Maria Teresa Bellucci, capogruppo Fratelli d’Italia in commissione Affari Sociali della Camera e Andrea de Priamo, consigliere Fdi in Assemblea Capitolina, intervengono in merito alla questione della chiusura. “In quel locale non si servivano solo delle portate, ma veniva data vita a quell’idea di integrazione sociale e lavorativa che si dimostra essenziale strumento di inclusione. […]Chiederemo – concludono Bellucci e De Priamo – a Governo e Comune di intervenire per offrire aiuti concreti a tali splendide realtà al fine di sostenere l’indispensabile impegno sociale sul territorio”.

Nata 22 anni fa a Roma, era “un’opportunità straordinaria di formazione e inclusione lavorativa”

Sulla stessa linea anche l’Assessore al Patrimonio e alle Politiche Abitative Tobia Zevi, che in una nota scrive: “La chiusura della Locanda dei Girasoli è un dispiacere enorme. Da più di vent’anni sul territorio, ha fornito ai cittadini una straordinaria possibilità di inclusione lavorativa e di riflessione sulla sindrome di Down, oltre che del cibo squisito. Le raccolte firme e le collette, nate nel quartiere in questi giorni, sono solamente un’ulteriore conferma dell’importante valore sociale della Locanda, che conosciamo bene. Il loro messaggio di speranza e solidarietà non deve terminare”, aggiunge Zevi.

La Regione Lazio, intanto, fissa una riunione per lunedì 17 gennaio, per risolvere la situazione della Locanda dei Girasoli. “Da sempre ha considerato la Locanda dei Girasoli una esperienza importantissima per tutta la nostra comunità. Grazie a questa realtà tanti ragazzi hanno trovato un’occupazione che li inserisce nel tessuto sociale, e i cittadini hanno trovato un luogo dove integrazione e ospitalità vanno all’unisono“, è quanto si legge in una nota. “Siamo felici che il Comune di Roma abbia manifestato sensibilità per la vicenda della Locanda dei Girasoli e siamo convinti che il suo contributo alla riunione sarà determinante per garantire definitivamente continuità a una realtà che tanto vuol dire per Roma e i suoi cittadini”, conclude l’amministrazione.

Gli altri esempi virtuosi

In questo momento storico così particolare chi investe nella ristorazione dimostra di avere coraggio, a maggior ragione chi gestisce un’attività inclusiva, capace di mettere al lavoro ragazzi e ragazze con disabilità motoria e cognitiva. Come lo era la Locanda dei Girasoli, in Italia non mancano esempi virtuosi, così come, purtroppo, non mancano le difficoltà dettate dalla pandemia e dalle misure di contenimento del virus, che precludono ulteriormente l’accesso al lavoro alle persone più fragili. Ma se tutelati e supportati possono diventare qualcosa di unico ma allo stesso tempo perfettamente ‘normale’ per il nostro Paese, così legato alla buona cucina e al piacere del mangiare insieme, che può, allo stesso tempo, dimostrarsi davvero uno Stato civile in cui a tutti e tutte, al di là della caratteristiche di ognuno, possano godere dei diritti indispensabili per il bene comune.

Alcuni ragazzi della Locanda dei Girasoli pronti al servizio

Qualche mese fa avevamo ad esempio raccontato la storia del Chiosco caffè Paradiso a Montevarchi (Ar), nato dalla volontà di un’imprenditore, Andrea Manetti, con la collaborazione dell’associazione onlus “La Crisalide Odv”, per garantire uno spazio di integrazione e lavoro ad alcuni ragazzi diversamente abili. A Firenze invece, dall’esperienza dell’associazione Sipario, nata nel 2004 con l’obiettivo di offrire strumenti e occasioni di crescita a ragazzi fragili, è nata l’idea di aprire un ristorante, i cui soci fossero proprio i ragazzi e nel quale loro stessi potessero sperimentare una concreta esperienza lavorativa. Da qui, nel 2007, la Cooperativa sociale “I Ragazzi di Sipario”.
E ancora “Gusto P” a Milano, una delle prime esperienze di attività di ristorazione finalizzate all’inserimento lavorativo di persone con disabilità intellettiva, o “The Square – American grill & lounge bar“, a Vignola, nel Modenese, dove è attivo il progetto “#Socialavoratori – dall’inclusione all’autonomia” che coinvolge 16 persone con disabilità, di età compresa tra i 20 e i 55 anni, in attività di operatore di sala e aiuto cuoco.
Insomma il mangiar bene e stare insieme, il lavoro ma anche l’autonomia personale, sono principi alla base di queste iniziative e speriamo che ce ne siano sempre di più.

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
Questa volta la chiusura sarà definitiva. Dopo 22 anni di attività e 8 mesi di stop, a causa della pandemia, tra 2020 e 2021, la Locanda dei Girasoli a Roma chiude definitivamente i battenti. Il ristorante pizzeria in via dei Sulpici al Quadraro, che in questi anni ha dato lavoro a tantissimi ragazzi con sindrome di Down e con disabilità intellettiva, non ha resistito alla morsa sempre più stringente delle restrizioni a causa del Covid-19: l'assenza risorse la poca clientela hanno dato il colpo di grazia al locale, costretto ad abbassare le serrande una volta per tutte.
La Locanda dei Girasoli dava lavoro a tanti ragazzi con disabilità cognitiva
A dare il triste annuncio, il 12 gennaio, è stata la cooperativa che gestiva il ristorante, attraverso i suoi canali social: "Ventidue anni fa in silenzio abbiamo mosso i nostri primi passi", si legge nel post. "Così prendeva vita la Locanda dei Girasoli: un'opportunità straordinaria di formazione e inclusione lavorativa. In questi anni, noi tutti, con grande sacrificio e orgoglio abbiamo trasformato un utopia in realtà. I nostri ragazzi hanno imparato più di un mestiere e il significato della parola lavoro, diventando dei veri professionisti". "Hanno incontrato avversità e le hanno superate affrontandole a testa alta – si racconta, non senza un velo di emozione –, hanno conosciuto il rispetto per il prossimo e condiviso tutto se stessi nella maniera più genuina, hanno creato una famiglia che porta il nome di un fiore splendido che segue sempre il sole". E poi l'annuncio: "La Locanda chiude, in silenzio, proprio come ha preso vita 22 anni fa. È stato straordinario lavorare insieme a voi. Grazie a tutti quelli che in questi anni ci anno sostenuto". Negli anni, dalla sua apertura nel 2000, più volte erano stati lanciati appelli e sos per continuare a portare avanti il bellissimo progetto. Ma con l'arrivo del coronavirus le cose si erano aggravate e, dopo un lungo restyling dovuto a problemi strutturali, aveva riaperto solo a giugno del 2021. Qualche mese prima, dalla stessa cooperativa, era arrivato anche un annuncio simile a quello lanciato mercoledì scorso: "Il nuovo Dpcm è stato per noi il colpo finale, dopo un'annata andata avanti a singhiozzo, chiudiamo i battenti". Purtroppo infatti "i fatturati erano troppo bassi. I clienti affezionati, un po' intimoriti dal virus, ma anche dal diffuso allarmismo, hanno evitato di venirci trovare", avevano fatto sapere allora dalla locanda. Non era bastata la solidarietà dei tanti habitué, oltre che dalle istituzioni, in particolare dall'Arsial, l'Agenzia regionale per lo sviluppo e l'innovazione dell'agricoltura del Lazio, e dalla Regione. Così lo stesso governatore Nicola Zingaretti si era fatto carico della questione, una volta saputo del guasto strutturale, adoperandosi per accelerare le operazioni di trasferimento della Locanda in un'altra struttura, il Casale dei Girasole in zona Appio. Nel frattempo però si era optato per rimettere in sesto anche lo storico locale al Quadraro, che aveva effettivamente riaperto a giugno del 2021. Ma la gioia di trascorrere a tavola dei momenti all'insegna dell'inclusione è durata appena sei mesi. Poi l'addio, definitivo.

Le reazioni

"La chiusura del ristorante 'La Locanda dei Girasoli' – gestito da una cooperativa di donne e uomini con sindrome di Down – impoverisce Roma e priva la Capitale di quello che era un bellissimo esempio di integrazione sociale e lavorativa''. Maria Teresa Bellucci, capogruppo Fratelli d'Italia in commissione Affari Sociali della Camera e Andrea de Priamo, consigliere Fdi in Assemblea Capitolina, intervengono in merito alla questione della chiusura. "In quel locale non si servivano solo delle portate, ma veniva data vita a quell'idea di integrazione sociale e lavorativa che si dimostra essenziale strumento di inclusione. [...]Chiederemo – concludono Bellucci e De Priamo – a Governo e Comune di intervenire per offrire aiuti concreti a tali splendide realtà al fine di sostenere l'indispensabile impegno sociale sul territorio".
Nata 22 anni fa a Roma, era "un'opportunità straordinaria di formazione e inclusione lavorativa"
Sulla stessa linea anche l'Assessore al Patrimonio e alle Politiche Abitative Tobia Zevi, che in una nota scrive: "La chiusura della Locanda dei Girasoli è un dispiacere enorme. Da più di vent'anni sul territorio, ha fornito ai cittadini una straordinaria possibilità di inclusione lavorativa e di riflessione sulla sindrome di Down, oltre che del cibo squisito. Le raccolte firme e le collette, nate nel quartiere in questi giorni, sono solamente un'ulteriore conferma dell'importante valore sociale della Locanda, che conosciamo bene. Il loro messaggio di speranza e solidarietà non deve terminare", aggiunge Zevi. La Regione Lazio, intanto, fissa una riunione per lunedì 17 gennaio, per risolvere la situazione della Locanda dei Girasoli. "Da sempre ha considerato la Locanda dei Girasoli una esperienza importantissima per tutta la nostra comunità. Grazie a questa realtà tanti ragazzi hanno trovato un'occupazione che li inserisce nel tessuto sociale, e i cittadini hanno trovato un luogo dove integrazione e ospitalità vanno all'unisono", è quanto si legge in una nota. "Siamo felici che il Comune di Roma abbia manifestato sensibilità per la vicenda della Locanda dei Girasoli e siamo convinti che il suo contributo alla riunione sarà determinante per garantire definitivamente continuità a una realtà che tanto vuol dire per Roma e i suoi cittadini", conclude l'amministrazione.

Gli altri esempi virtuosi

In questo momento storico così particolare chi investe nella ristorazione dimostra di avere coraggio, a maggior ragione chi gestisce un’attività inclusiva, capace di mettere al lavoro ragazzi e ragazze con disabilità motoria e cognitiva. Come lo era la Locanda dei Girasoli, in Italia non mancano esempi virtuosi, così come, purtroppo, non mancano le difficoltà dettate dalla pandemia e dalle misure di contenimento del virus, che precludono ulteriormente l’accesso al lavoro alle persone più fragili. Ma se tutelati e supportati possono diventare qualcosa di unico ma allo stesso tempo perfettamente 'normale' per il nostro Paese, così legato alla buona cucina e al piacere del mangiare insieme, che può, allo stesso tempo, dimostrarsi davvero uno Stato civile in cui a tutti e tutte, al di là della caratteristiche di ognuno, possano godere dei diritti indispensabili per il bene comune.
Alcuni ragazzi della Locanda dei Girasoli pronti al servizio
Qualche mese fa avevamo ad esempio raccontato la storia del Chiosco caffè Paradiso a Montevarchi (Ar), nato dalla volontà di un'imprenditore, Andrea Manetti, con la collaborazione dell'associazione onlus “La Crisalide Odv”, per garantire uno spazio di integrazione e lavoro ad alcuni ragazzi diversamente abili. A Firenze invece, dall’esperienza dell’associazione Sipario, nata nel 2004 con l'obiettivo di offrire strumenti e occasioni di crescita a ragazzi fragili, è nata l’idea di aprire un ristorante, i cui soci fossero proprio i ragazzi e nel quale loro stessi potessero sperimentare una concreta esperienza lavorativa. Da qui, nel 2007, la Cooperativa sociale “I Ragazzi di Sipario”. E ancora "Gusto P" a Milano, una delle prime esperienze di attività di ristorazione finalizzate all’inserimento lavorativo di persone con disabilità intellettiva, o "The Square - American grill & lounge bar", a Vignola, nel Modenese, dove è attivo il progetto “#Socialavoratori – dall’inclusione all’autonomia” che coinvolge 16 persone con disabilità, di età compresa tra i 20 e i 55 anni, in attività di operatore di sala e aiuto cuoco. Insomma il mangiar bene e stare insieme, il lavoro ma anche l'autonomia personale, sono principi alla base di queste iniziative e speriamo che ce ne siano sempre di più.
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