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Le banche svizzere negano il conto corrente ai promotori del referendum contro i matrimoni Lgbt

di PIERO CECCATELLI -
20 aprile 2021
bank sign

bank sign in switzerland

Coppia LgbtUn inusitato ostacolo all'abrogazione della legge della confederazione elvetica che consente matrimonio fra persone dello stesso sesso è arrivato in Svizzera dal mondo bancario. Alcuni istituti di primaria importanza infatti hanno rifiutato l'apertura del conto corrente al comitato promotore del referendum abrogativo della legge, recentemente  entrata in vigore. Per eliminare la riforma all'ordinamento confederale, oltre 50mila firme sono state raccolte dal comitato referendario, sostenuto da un gruppo di forze politiche di destra e assertore del principio che il matrimonio vada inteso solo come unione fra persone di diverso sesso. A mettersi di traverso ai sostenitori del referendum, le banche, negando l'apertura del conto che gli oppositori al "Matrimonio per tutti" avrebbero utilizzato durante la campagna referendaria. Gli istituti contattati hanno ritenuto che il pur indiretto e "professionale" sostegno alla cancellazione dei matrimoni Lgbt avrebbe arrecato gravi danni alla reputazione dei rispettivi marchi.
"Il comitato promotore  - riferisce la Repubblica -   ha denunciato il gruppo Raiffeisen per "discriminazione", ritenendo insufficiente la motivazione del danno reputazionale opposta dall'istituto. Il comitato referendario ha obiettato che le banche hanno aperto senza batter ciglio conti alla comunità Lgbt.  Ai promotori del referendum non è rimasto che rivolgersi a Postfinance, la banca legata alle Poste confederali che, in base al principio della neutralità della pubblica amministrazione, non poteva rifiutare il servizio e non avrebbe potuto permettersi di ricevere una denuncia per discriminazione. Chi riteneva il sistema del credito svizzero "senza cuore", algido esecutore del principio "pecunia non olet" (il denaro non ha odore) nel raccogliere soldi qualunque ne fosse la provenienza, deve ricredersi. Il mondo finanziario lega investimenti sempre più cospicui ad economia e imprese rispettose dei diritti e delle aperture della società, per cui    è preferibile finire davanti al giudizio di una corte che essere travolti dal giudizio popolare dei social. Meglio commettere un reato che opporsi in qualunque modo alle aperture della società alla comunità omosessuale. Anche se quel reato ha lo sgradevole nome di "discriminazione".