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Home » Economia » “Non ho l’età” per sentirmi giudicata: la campagna contro l’ageism

“Non ho l’età” per sentirmi giudicata: la campagna contro l’ageism

Sei testimonial d'eccezione per l'iniziativa di QVC Italia lanciata in occasione della Giornata internazionale della donna. "Crediamo in noi stesse e nei nostri sogni"

Camilla Prato
11 Marzo 2023
Le testimonial della campagna "Non ho l’età?" di QVC

Le testimonial della campagna "Non ho l’età?" di QVC

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Circa il 60% delle persone in Europa è vittima di ageism. A rivelarlo uno studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità realizzato nel 2020, che affronta questo fenomeno diventato sempre più ampio negli ultimi anni. Ma di cosa si tratta? Il termine “ageism” è stato coniato nel 1969 dal geriatra Robert Butler, per assonanza e analogia con le parole sessismo e razzismo: si tratta infatti del pregiudizio che un gruppo di persone di una certa età ha nei confronti di altri gruppi di età. Nel corso dei decenni il tema ha incluso anche sfumature riferite alla disparità di genere. Perché le più colpite, come spesso accade, sono le donne.

La campagna di QVC “Non ho l’età”

Se la “bellezza canonica” è ancora quella giovane, perfetta, senza rughe, con i capelli splendenti e assolutamente non grigi o tantomeno bianchi, perché è questo quello che ci si aspetta di vedere, la nuova campagna a sfondo sociale di QVC Italia, QVC Germania e QVC Giappone vuole rompere esattamente questo paradigma, a partire dal titolo stesso: “Non ho l’età“. No, non si tratta del brano con cui Gigliola Cinquetti vinse il Festival di Sanremo 1964, ma qualcosa di simile, si spera, nell’impatto. Lanciata in occasione dell’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, l’iniziativa porta avanti un semplice quanto fondamentale messaggio: ci si può sentire belle e a proprio agio in ogni fase della propria vita.

 

La sei testimonial

Sei testimonial italiane sono le protagoniste della campagna dell’azienda leader mondiale nel video commerce, ognuna con il proprio vissuto e ognuna con le proprie esperienze da raccontare per ispirare e incoraggiare le altre donne a sentirsi libere di essere sé stesse senza essere limitate dalla propria età. Valeria Sechi, over anta model, la pole dancer Danila Torcoli, Maria Carbognin, che insegna pilates, Alessia Foglia, digital creator, la chef Carlotta Delicato e Valentina Cattivelli, docente universitaria insieme sono i soggetti di “Non ho l’età”, che andrà avanti fino ai primi giorni di aprile. Ognuna di loro ha fatto scelte nel corso della vita definite controcorrente per i canoni stabiliti dalla società, ma ha continuato ad andare avanti per la sua strada e a credere nelle proprie potenzialità. Nonostante si siano sentite dire di essere troppo giovane, o altre di essere troppo mature per quel progetto.

Pregiudizi vs sogni

“Modella alla tua età? Mi hanno spesso fatto questa domanda che ha il sapore amaro del giudizio. Come se volessero far percepire l’inadeguatezza della mia scelta”, dice ad esempio Valeria Sechi, 57 anni, cinque figli con il sogno di sfilare in passerella realizzato a 50 anni. “Come se noi, in quanto persone, non esistessimo. E invece non è così. Esistiamo e il nostro benessere ha valore così come lo hanno le nostre scelte e le nostre ambizioni. Le donne della mia età hanno la necessità di riconoscersi in un modello da cui trarre ispirazione per costruire la propria esistenza. Forti abbastanza da stare lontane dal pregiudizio e vicine al loro sogno”.

Le modelle per i prodotti legati alla campagna “Non ho l’età”

Anche Carlotta Delicato si è attaccata con le unghie e con i denti al suo sogno per poterlo realizzare. Classe 1994, a soli 22 anni ha vinto il talent Hell’s Kitchen e ha poi deciso di aprire il suo ristorante in un piccolo borgo ai piedi di una montagna in Lazio. Tra le due esperienze una serie di successi in strutture lusso in Spagna e in Costa Rica. “Sono onorata di essere testimonial della campagna ‘Non ho l’età?’ perché è importante lanciare dei messaggi molto chiari alle donne più giovani. Come donne dobbiamo credere di più in noi stesse e nella nostra forza, così da combattere i pregiudizi che ancora esistono. Non è vero che dobbiamo scegliere tra famiglia e sogni: possiamo fare bene tutto senza dover rinunciare all’una o all’altra cosa”.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Circa il 60% delle persone in Europa è vittima di ageism. A rivelarlo uno studio dell'Organizzazione Mondiale della Sanità realizzato nel 2020, che affronta questo fenomeno diventato sempre più ampio negli ultimi anni. Ma di cosa si tratta? Il termine "ageism" è stato coniato nel 1969 dal geriatra Robert Butler, per assonanza e analogia con le parole sessismo e razzismo: si tratta infatti del pregiudizio che un gruppo di persone di una certa età ha nei confronti di altri gruppi di età. Nel corso dei decenni il tema ha incluso anche sfumature riferite alla disparità di genere. Perché le più colpite, come spesso accade, sono le donne.

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Se la "bellezza canonica" è ancora quella giovane, perfetta, senza rughe, con i capelli splendenti e assolutamente non grigi o tantomeno bianchi, perché è questo quello che ci si aspetta di vedere, la nuova campagna a sfondo sociale di QVC Italia, QVC Germania e QVC Giappone vuole rompere esattamente questo paradigma, a partire dal titolo stesso: "Non ho l’età". No, non si tratta del brano con cui Gigliola Cinquetti vinse il Festival di Sanremo 1964, ma qualcosa di simile, si spera, nell'impatto. Lanciata in occasione dell’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, l'iniziativa porta avanti un semplice quanto fondamentale messaggio: ci si può sentire belle e a proprio agio in ogni fase della propria vita.

 

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Sei testimonial italiane sono le protagoniste della campagna dell'azienda leader mondiale nel video commerce, ognuna con il proprio vissuto e ognuna con le proprie esperienze da raccontare per ispirare e incoraggiare le altre donne a sentirsi libere di essere sé stesse senza essere limitate dalla propria età. Valeria Sechi, over anta model, la pole dancer Danila Torcoli, Maria Carbognin, che insegna pilates, Alessia Foglia, digital creator, la chef Carlotta Delicato e Valentina Cattivelli, docente universitaria insieme sono i soggetti di "Non ho l'età", che andrà avanti fino ai primi giorni di aprile. Ognuna di loro ha fatto scelte nel corso della vita definite controcorrente per i canoni stabiliti dalla società, ma ha continuato ad andare avanti per la sua strada e a credere nelle proprie potenzialità. Nonostante si siano sentite dire di essere troppo giovane, o altre di essere troppo mature per quel progetto.

Pregiudizi vs sogni

"Modella alla tua età? Mi hanno spesso fatto questa domanda che ha il sapore amaro del giudizio. Come se volessero far percepire l’inadeguatezza della mia scelta", dice ad esempio Valeria Sechi, 57 anni, cinque figli con il sogno di sfilare in passerella realizzato a 50 anni. "Come se noi, in quanto persone, non esistessimo. E invece non è così. Esistiamo e il nostro benessere ha valore così come lo hanno le nostre scelte e le nostre ambizioni. Le donne della mia età hanno la necessità di riconoscersi in un modello da cui trarre ispirazione per costruire la propria esistenza. Forti abbastanza da stare lontane dal pregiudizio e vicine al loro sogno".
Le modelle per i prodotti legati alla campagna "Non ho l'età"
Anche Carlotta Delicato si è attaccata con le unghie e con i denti al suo sogno per poterlo realizzare. Classe 1994, a soli 22 anni ha vinto il talent Hell’s Kitchen e ha poi deciso di aprire il suo ristorante in un piccolo borgo ai piedi di una montagna in Lazio. Tra le due esperienze una serie di successi in strutture lusso in Spagna e in Costa Rica. "Sono onorata di essere testimonial della campagna 'Non ho l’età?' perché è importante lanciare dei messaggi molto chiari alle donne più giovani. Come donne dobbiamo credere di più in noi stesse e nella nostra forza, così da combattere i pregiudizi che ancora esistono. Non è vero che dobbiamo scegliere tra famiglia e sogni: possiamo fare bene tutto senza dover rinunciare all’una o all’altra cosa".
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