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Quante ore lavorano gli occupati europei? La panoramica tra vecchi limiti e nuove necessità

di DOMENICO GUARINO -
3 marzo 2022
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Sono oberato dal lavoro”. Quante volte abbiamo sentito questa frase? E quante volte siamo stati noi stessi a pronunciarla? Tantissime! Ma la sensazione di lavorare troppo, così comune a tutti noi (un "gioco" al quale però, per necessità o per passione, facciamo fatica a sottrarci), è un fatto di qualità dell’occupazione svolta o di quantità delle ore lavorate? Certamente la soddisfazione nei confronti delle proprie mansioni lavorative, il rapporto armonico con i colleghi e con i superiori, una retribuzione adeguata, la possibilità di fare spostamenti confortevoli, sono altrettanti indicatori che determinano una condizione di benessere rispetto alla propria professione.

In Europa c'è scarsa armonizzazione in termini di orari: in molti Stati si lavora ben oltre i limiti stabiliti

Orario di lavoro: i limiti

Un altro elemento è certamente però l’orario di lavoro, ovvero il cumulo di ore che passiamo, per necessità o per obbligo, lavorando. La regolamentazione, in questo senso, è infatti considerata fondamentale per garantire il benessere, la salute e la stessa sicurezza dei lavoratori e imporre dei limiti al tempo trascorso sul posto di lavoro è stata una delle principali conquiste dei movimenti operai nel corso del Novecento. Ma quante sono, allora, le ore lavorative? Ed esiste una differenza in Europa? Quale? Domande cui ha provato a rispondere la fondazione Open Polis. “Ad oggi però in Europa è ancora scarsa l’armonizzazione in questo senso e in molti Stati si lavora ben oltre i limiti stabiliti. All’interno dei singoli Paesi, inoltre, cambia la situazione da regione a regione, come anche il divario tra chi lavora poco e chi supera regolarmente il limite di 48 ore settimanali previsto dalla prima convenzione dell’organizzazione internazionale del lavoro (Oil), risalente al 1919” si legge nel report.

Quanto si lavora in Europa

In generale emerge che in Europa settentrionale si lavora meno ore alla settimana. Elaborando infatti i dati Eurostat sulla media di ore di lavoro settimanali trascorse nell’impiego principale in tutti i settori economici, relativi agli occupati di età compresa tra i 15 e i 64 anni, emerge che sono 4 i Paesi membri in cui mediamente si lavora più di 40 ore alla settimana: prima tra tutte la Grecia, con una media di 41,7 ore, seguita da Bulgaria (40,4), Polonia (40,3) e Repubblica Ceca (40,2). Mentre le cifre più basse sono registrate dai paesi dell'Europa settentrionale. Soprattutto dai Paesi Bassi, dove la media settimanale nel 2020 era di 30,6 ore. In Italia, il dato si attesta sulle 37 ore, leggermente al di sotto della media Ue, pari a 38,1.

La regolamentazione delle ore lavorative, e i limiti giornalieri e settimanali, è stata una delle principali conquiste dei movimenti operai nel corso del Novecento

Se poi osserviamo questi dati a livello regionale, vediamo che la situazione varia ampiamente anche all'interno dei singoli paesi. In tre regioni greche si lavora più di 44 ore alla settimana. La regione europea in cui si lavora di più sono le isole Ionie, nella Grecia nord-occidentale (47,2 ore in media). Seguono altre due regioni dello stesso paese: l'Egeo meridionale e il Peloponneso, rispettivamente con una media settimanale di 46,4 e 44,3 ore. A registrare la cifra più bassa invece è la regione di Drenthe, con 29,7 ore lavorative settimanali, seguita da quella di Groninga (29,8), entrambe nel nord dei Paesi Bassi.

Ore lavorative in Italia

Per quanto riguarda l'Italia, è la Sicilia a registrare il numero più basso di ore di lavoro settimanali (35,5), seguita da Sardegna e provincia autonoma di Trento, entrambe con 36,3. Mentre il dato più alto lo riporta la provincia autonoma di Bolzano (38 ore), seguita da Veneto (37,6) e Emilia-Romagna (37,5). “È importante sottolineare che i dati si riferiscono esclusivamente all'impiego regolare e che quindi non tengono conto di eventuale lavoro straordinario o in nero. Da evidenziare inoltre che lavorare un numero molto ridotto di ore, come nel caso del part-time, può anch'esso essere un indicatore di condizioni di impiego svantaggiose” sottolinea Open Polis.

Oltre che tra i Paesi le differenze nelle ore di lavoro giornaliere si riscontrano anche tra le regioni

Popolazione occupata e ore lavorate: i dati Ocse

Ai dati Eurostat si sommano poi quelli Ocse, che per ciascun Paese suddividono la popolazione occupata in base al numero di ore lavorative settimanali, e che evidenziano come la quota più elevata di persone che lavorano mediamente più di 40 ore viva soprattutto nei paesi dell'Europa centrale e orientale. La forbice risulta invece più ridotta nei paesi del nord Europa. È in particolare la Danimarca a registrare la quota maggiore di persone che lavorano meno di 40 ore alla settimana (quasi il 90% del totale, contro il 7% dell'Ungheria). Nel nostro paese invece circa il 60% delle persone lavorano oltre 40 ore. Un secolo fa, si è stabilito un massimo di 48 ore lavorative settimanali, ancora spesso non rispettato. Ma quante sono le persone che lavorano oltre i limiti stabiliti dalla convenzione Oil che fissava il tetto massimo di 8 ore giornaliere e di 48 a settimana? Una cifra non trascurabile si trova in Europa. A Malta quasi il 10% degli impiegati supera il limite di ore stabilito, mentre in Italia, stando ai dati del 2020, il 7,8% delle persone di più di 15 anni lavora 49 ore o più alla settimana. Dopo Malta e prima di noi solo Irlanda (9,3%), Francia (9,1%) e Austria (8%). Le quote più basse si registravano in alcuni paesi dell'Europa orientale, primo tra tutti la Bulgaria (1,1%), seguita da Lettonia e Lituania, entrambe con un dato inferiore al 3%.