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Home » Economia » Quanto costa discriminare? Il prezzo sempre più alto dell’odio contro la comunità LGBTQ+

Quanto costa discriminare? Il prezzo sempre più alto dell’odio contro la comunità LGBTQ+

Da uno studio condotto da Open For Business (OFB) è emerso che nei Paesi dove la comunità Lgbtq+ è maggiormente discriminata a farne le spese è l'economia dell'intera nazione.

Camilla Prato
5 Maggio 2021
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Ci sono alcuni Paesi che stanno scoprendo, negli ultimi anni, un particolare aumento dei prezzi. Polonia, Ungheria, Ucraina e Romania, ad esempio. Sono soprattutto gli Stati dell’est Europa quelli in cui le discriminazioni verso la comunità Lgbtq+, sempre più frequenti, costano care.
In queste nazioni si perdono miliardi di dollari ogni anno a causa della mancanza di pari diritti sul posto di lavoro. Ma anche per i maggiori costi sanitari legati all’HIV e alla depressione, che colpiscono questa comunità in assenza di politiche sociali e invece a causa delle ostilità.

I dati, emersi da uno studio firmato da Open For Business (OFB), sono stati pubblicati dall’agenzia Reuters.
“I paesi che sono più aperti in termini di diritti sono generalmente, in termini finanziari e economici, in una posizione migliore – ha affermato il principale autore del rapporto George Perlov alla Thomson Reuters Foundation – E inoltre attraggono i ‘cervelli in fuga’ più qualificati e scolarizzati della comunità”.

Il danno, per chi discrimina, è quantificabile addirittura in un 2% annuo di mancata crescita economica. In nessuno di questi paesi l’omosessualità è ufficialmente illegale; tuttavia per le persone Lgbtq+ vivere in modo libero e autentico è praticamente impossibile. Basti pensare alle ‘Lgbt free zone’ in Polonia o alle politiche, sistematicamente discriminatorie, del premier Orbán in Ungheria. E le cose potrebbero ulteriormente peggiorare se venissero tagliati i finanziamenti nei confronti di queste nazioni, come annunciato dall’Unione europea. La presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen, ha voluto di recente ribadire come, in tal senso, “ogni persona in Europa sia libera di essere chi vuole, di vivere dove voglia, di amare chi voglia amare e di puntare in alto quanto voglia”. Un’affermazione che però potrebbe non avversarsi in quegli Stati in cui, a caro prezzo, si continua a discriminare chi non si omologa alla politica dominante.

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  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague
Ci sono alcuni Paesi che stanno scoprendo, negli ultimi anni, un particolare aumento dei prezzi. Polonia, Ungheria, Ucraina e Romania, ad esempio. Sono soprattutto gli Stati dell'est Europa quelli in cui le discriminazioni verso la comunità Lgbtq+, sempre più frequenti, costano care. In queste nazioni si perdono miliardi di dollari ogni anno a causa della mancanza di pari diritti sul posto di lavoro. Ma anche per i maggiori costi sanitari legati all'HIV e alla depressione, che colpiscono questa comunità in assenza di politiche sociali e invece a causa delle ostilità. I dati, emersi da uno studio firmato da Open For Business (OFB), sono stati pubblicati dall’agenzia Reuters. "I paesi che sono più aperti in termini di diritti sono generalmente, in termini finanziari e economici, in una posizione migliore - ha affermato il principale autore del rapporto George Perlov alla Thomson Reuters Foundation - E inoltre attraggono i 'cervelli in fuga' più qualificati e scolarizzati della comunità". Il danno, per chi discrimina, è quantificabile addirittura in un 2% annuo di mancata crescita economica. In nessuno di questi paesi l’omosessualità è ufficialmente illegale; tuttavia per le persone Lgbtq+ vivere in modo libero e autentico è praticamente impossibile. Basti pensare alle 'Lgbt free zone' in Polonia o alle politiche, sistematicamente discriminatorie, del premier Orbán in Ungheria. E le cose potrebbero ulteriormente peggiorare se venissero tagliati i finanziamenti nei confronti di queste nazioni, come annunciato dall’Unione europea. La presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen, ha voluto di recente ribadire come, in tal senso, "ogni persona in Europa sia libera di essere chi vuole, di vivere dove voglia, di amare chi voglia amare e di puntare in alto quanto voglia". Un'affermazione che però potrebbe non avversarsi in quegli Stati in cui, a caro prezzo, si continua a discriminare chi non si omologa alla politica dominante.
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