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Sempre più carte e meno contanti. Ma in Svezia insorgono poveri, esclusi ed emarginati

di DOMENICO GUARINO -
9 ottobre 2021
VACANZE: BANCOMAT RE DELL'ESTATE, 455 MLN DI OPERAZIONI/ANSATRA GIUGNO E SETTEMBRE POCHI CONTANTI, I CONSIGLI DELL' ABI

VACANZE: BANCOMAT RE DELL'ESTATE, 455 MLN DI OPERAZIONI/ANSATRA GIUGNO E SETTEMBRE POCHI CONTANTI, I CONSIGLI DELL' ABI

Contante o carte? Cashness o cashless? Un dibattito molto caldo prima della pandemia covid, che i mesi di lockdown hanno affievolito, e che con il ritorno ad una (parvenza di) normalità sta infine ripartendo in tutta la sua attualità. Con un dato in più, in parte inatteso: durante la pandemia la frequenza dei pagamenti digitali è sì aumentata in tutta l’Eurozona - anche perché è una forma che garantisce uno scambio senza contatto e quindi più indicato per prevenire possibilità di contagio - ma i pagamenti in contanti risultano ancora ampiamente maggioritari, così come lo erano prima del covid. Per farla breve, il denaro liquido continua ad essere percepito dalle persone come un porto sicuro, disponibile facilmente, e di giorno in giorno. Negli ultimi due anni la tendenza alla crescita dei pagamenti digitali è stata in ogni caso evidente e costante, e molti consumatori sono stati incoraggiati a pagare con la carta, anche in virtù dell’investimento massiccio in termini di comunicazione e di politiche attive fatte dalle Banche e dai Governi, il ricorso ai pagamenti digitali è aumentato costantemente. Le prime hanno agito nell’interesse di ridurre i costi di gestione, e alla possibilità di sviluppare più applicazioni online e quindi espandere le proprie attività economiche. I Governi, da parte loro, sono stati attratti sia dalla possibilità di implementare il processo generale di innovazione e di transizione digitale del Paese, sia dalla convinzione che usare meno contante permetta di contrastare meglio l’evasione fiscale, il riciclaggio di denaro e le attività criminali. Inoltre, per quanto anche i pagamenti digitali comportano delle spese come l’affitto di un terminal e pagare una commissione su ogni transazione, gestire i contanti è particolarmente costoso: stampare, trasportare, accumulare, verificare l’originalità delle banconote crea costi maggiori per banche e commercianti. Tuttavia, secondo i dati provenienti dalla Banca di Francia e da due sondaggi della Banca centrale europea, uno del 2016 e uno del 2019 che si riferiscono al numero di pagamenti effettuati e non al loro valore, ancora ben oltre il 70% dei pagamenti (79% nel 2016, 73% nel 2019) sono effettuati in contanti. Segno che le resistenze alla digitalizzazione sono molto più forti di quanto ci si sarebbe probabilmente aspettato. Nella maggior parte dei paesi dell’Eurozona, più della metà dei pagamenti effettuati sono ancora in contanti (58%). Nella classifica europea dei cashless svettano i Paesi Bassi dove solo il 22% dei pagamenti avviene in contante. Di contro la Spagna è il paese europeo con la maggiore quota di pagamenti effettuati in denaro liquido (66%). In totale sono solo 6 i paesi dell’Eurozona in cui la quota di pagamenti in contanti è inferiore al 50%: Lussemburgo (23%), Francia (25%), Finlandia (27%), Belgio (33%) Estosnia (41%). In Germania le transazioni in denaro contante e quelle fatte con le carte si equivalgono (51% a vantaggio delle prime). In Slovenia ed in Slovacchia i pagamenti in contante sono il 63%, in Grecia il 62, in Austria ed in Irlanda il 58. Mentre il processo di digitalizzazione dei pagamenti procede, ma non a ritmo così sostenuto come si prevedeva, crescono infine anche le perplessità rispetto all’abolizione dei contanti. Le persone più vulnerabili infatti possono avere difficoltà ad accedere ai metodi di pagamento digitali. Un aspetto che in Svezia, dove l’uso del contante è praticamente scomparso, ha dato vita al movimento di protesta Cash uprising, nato dal dissenso nei confronti dell’implementazione di una società cash-free (senza contanti). Una protesta che fa leva proprio sull’inaccessibilità alle carte di credito per quella parte di popolazione che versa in condizioni di povertà, esclusione sociale: 1,2 milioni di cittadini svedesi non hanno accesso a servizi di bancomat. La battaglia è ancora in corso, dunque. E non è detto che alla fine il buon vecchio contante scomparirà tanto presto dai nostri orizzonti.