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La 16enne di Rovereto che ha cambiato sesso: "Ora sono felice. Non considerate il disagio un semplice capriccio"

Valentina ha iniziato il percorso di transizione a 12 anni all'ospedale di Careggi e con una storica sentenza il tribunale di Trento ha acconsentito al cambio di nome nei documenti

di ELSA TOPPI -
19 febbraio 2023
transizione genere trento

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Lei è una bellissima ragazza bionda e si fa fatica a pensarla mentre mostra un documento con un nome maschile. Ma dopo la sentenza del Tribunale di Rovereto, che le ha dato via libera al cambio di sesso e identità sulle carte anagrafiche, tutto sarà diverso per Valentina che ha accettato di fare una chiacchierata con noi di Luce!, con la mamma sempre vicina. Valentina come sta? “Sono molto felice della sentenza. Un po’ diciamo che me l’aspettavo ma averne la certezza è stato importante”. Cosa significa, nel quotidiano, sentirsi a tutti gli effetti una ragazza ma avere documenti che dicono il contrario? “In una condizione di normalità me lo dimentico, ma in situazioni in cui è necessario mostrare documenti, anche per spostarsi sui mezzi pubblici, ero sempre costretta a dover spiegare alle persone per quale motivo il mio aspetto non corrispondesse al nome. Una condizione che per me era molto pesante”.

L'adolescente di Rovereto si è sentita una femmina fin da piccola, e a 12 anni ha iniziato la transizione di genere

Si ricorda la prima volta che ha sentito di essere una bambina in un corpo da maschio? “Sin dall’età dell’asilo mi piaceva indossare abiti da femminuccia. Ma a quell’età non ero in grado di capire. All’inizio dello sviluppo, verso le medie, ho avuto una cognizione diversa. Così ne ho parlato prima con le mie amiche più strette poi con i miei genitori e ho cominciato il percorso con il Careggi di Firenze acquisendo sempre più consapevolezza di me”. Com’è stata la vita fino ad oggi in una cittadina di poco più di 39mila abitanti com'è Rovereto? “Non ho avuto particolari problemi ma essendo una città piccola le notizie girano velocemente. Delle mie amiche hanno sentito parlare di me da persone che io nemmeno so chi siano. Insomma le tipiche cose che avvengono nei luoghi piccoli”. A scuola o in altre circostanze ha mai subito atti di bullismo o qualche parola fuori luogo? “Atti di bullismo veri e propri no, ma alle elementari e medie mi escludevano. Io non capivo perché ero piccola e cercavo di attirare l’attenzione per essere accettata. Ma il risultato era che mi escludevano sempre di più, perché mi percepivano come qualcosa di diverso da loro. Invece ora alle superiori mi trovo bene”. A che età ha deciso che era arrivato il momento della svolta? “Mi creava disagio quando vedevo le altre ragazze che cominciavano a svilupparsi e io cambiare la voce. Per fortuna non ho segni fisici perché ho preso i bloccanti in tempo ma all’inizio ero ossessionata da questa voce così maschile. Mi sono informata e ho visto che c’erano molte trasmissione americane in cui i genitori di ragazzi transgender facevano punture bloccanti che sono quelle che faccio io una volta la mese. All’inizio mi sembrava una cosa stranissima, poi mi sono informata e ne ho parlato con i miei genitori. Infine, all’ospedale Careggi ho cominciato l’iter”.

Valentina ha iniziato a indossare abiti femminili in casa e pian piano ha cambiato il suo look con uno più femminile anche per uscire 

E come è andata la prima volta che si è mostrata agli altri in abiti femminili? “Non so dirti come è andata, ma ci è voluto un po’ per aprirmi alla società. Tutto è cominciato da un paio di jeans. Mi ricordo che volevo indossare dei jeans attillati da donna ma era un problema. Perché volevo vestirmi da femmina ma al tempo stesso non avevo iniziato il percorso e per evitare che la gente o i ragazzi a scuola mi prendessero in giro i miei genitori mi spingevano ad indossare cose più maschili per proteggermi. Ma io non volevo. Cominciai da quei jeans e poi pian piano ho cambiato look. Ma a casa mi vestivo da femmina già da prima”. Come è stato l’impatto fuori? “Ero alle superiori ed è andata bene. Almeno a me non hanno detto niente, poi dietro non lo so se qualcuno ha avuto qualcosa da ridire”. C’è chi pensa che per un minorenne possa essere una fase di transizione o di confusione… lei che  ne pensa? “Se un genitore nota che il proprio figlio è a disagio deve approfondire. Non è detto che al 100% sia sempre disforia di genere e in piccola percentuale non lo è. Ma bisogna farsi seguire da specialisti per capire bene. È un percorso lungo e nessuno ti dà gli ormoni subito. Io sono stata un anno con la psicologa e avevo paura di prendere gli ormoni perché non ne sapevo tanto. Poi quando questa mi ha messo in contatto con altre persone come me mi sono tranquillizzata. Comunque io ero contenta di questo cambiamento. Di sicuro posso dire che non è un capriccio ma dietro c’è una sofferenza”.   C’è qualcuno che le è stato particolarmente vicino in questi anni o è servito a darle coraggio? “I miei genitori e in particolare mia mamma, senza di lei non so come sarebbe stata la mia vita adesso. Poi senza dubbio la mia migliore amica mi ha dato coraggio. Quando desideravo avere un corpo più femminile mi creavo il seno con i calzini. Lei mi incoraggiava a superare la vergogna e ad uscire”.
ragazza trans cambio sesso 16 anni

Ai giovani che, come lei, sentono un profondo disagio sulla propria identità consiglia di non tralasciare la cosa ma di farsi aiutare da specialisti

Progetti per il futuro? “Sono in una scuola professionale e mi manca un anno al diploma e poi ancora non so”. Sul diploma sarà scritto il suo nome… “Si e sono contenta”. Cosa vorrebbe dire a chi sta facendo il suo stesso percorso?Non sentitevi soli e non abbiate paura. Inoltre non bisogna vergognarsi di farsi aiutare da uno psicologo, perché non c’è nulla di male. Io dentro di me la risposta l’avevo già, ma la psicologa mi ha aiutato a confermarla”. Prima di chiudere la nostra conversazione, chi scrive ha voluto complimentarsi con la mamma di questa ragazza. In fondo il supporto familiare è determinante per tutti i figli, ma il riconoscimento è ancor più sentito quando il percorso è ad ostacoli, come quello di questa sedicenne di Rovereto. “Mi sono sentita dire tante volte di essere coraggiosa – confessa a Luce! la madre di Valentina - ma dal momento in cui si mettono al mondo dei figli, non si pensa ad altro che al loro benessere. E la transizione, per Valentina, è stata ed è certamente il suo e il nostro benessere! Non è coraggio… è Amore!”.