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Home » Lifestyle » Addio allo stealthing: in California sfilarsi il preservativo senza il consenso diventa illegale

Addio allo stealthing: in California sfilarsi il preservativo senza il consenso diventa illegale

Una pratica sempre più comune che mette a rischio la salute e la dignità delle vittime, tanto da essere aggiunta alla lista delle molestie sessuali

Marianna Grazi
9 Ottobre 2021
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Via il preservativo durante il rapporto sessuale. Senza il consenso della partner, che sia occasionale o meno. Si chiama “Stealthing” ed è una tendenza di cui si sta parlando molto in questi giorni sul web. A gennaio 2017 un tribunale svizzero ha condannato un uomo per stupro per essersi tolto il condom senza dire nulla alla sua partner. La Corte ha sentenziato che la donna avrebbe detto di no a quel rapporto se avesse saputo che l’uomo aveva intenzione di toglierlo. Ma la presa di posizione più importante contro questa pratica arriva dagli stati Uniti.

In California infatti il Governatore Gavin Newsom ha introdotto una nuova misura per combattere la violenza sessuale e tutelare le vittime di abusi. Il Paese è diventato così il primo Stato americano a rendere illegale la pratica dello stealthing, aggiunta alla lista delle molestie. D’ora in poi il gesto verrà considerato legale solo se c’è il consenso esplicito verbale da parte della donna. Le vittime potranno perseguire legalmente chi compie questa pratica, tuttavia la nuova misura non prevede il carcere per chi viene perseguito. Secondo l’avvocata Alexandra Brodsky la via del risarcimento è la soluzione migliore: “Ci sono molte vittime che non vogliono vedere la persona che ha abusato di loro finire in carcere. Ma allo stesso tempo potrebbero davvero avere bisogno di un aiuto per coprire le spese mediche o potrebbero usare il risarcimento per pagarsi un terapeuta“.

La criminalizzazione dello stealthing è stata introdotta grazie all’impegno costante della deputata democratica Cristina Garcia, che aveva provato a introdurre la misura già nel 2017, quando uno studio della Yale University, scritto proprio da Brodsky, aveva dimostrato che la pratica stava diventando sempre più frequente. “Sono orgogliosa che la California sia stata la prima (a introdurre questa misura, ndr). Ora voglio vedere altri legislatori statali approvare leggi simili […]. È chiaro, in tutti questi Stati, che lo stealthing non è solo immorale ma anche illegale“, ha commentato.

Una pratica che espone la vittima a rischi fisici della gravidanza e a malattie, ed è vissuto da molte donne come una grave violazione della propria identità e autonomia. Le storie delle donne vittime di stealthing, in effetti, iniziano tutte allo stesso modo. Tutte dicono: “non sono sicura che questo sia uno stupro”, tutte si sentono violate ma non riescono ad esprimere quello che avevano vissuto. Oltre al rischio di potenziali ripercussioni sulla salute, provano anche sentimenti di confusione e vergogna simili a quelli di altre vittime di violenza sessuale. Quando lo descrivono parlano di “qualcosa di simile allo stupro”, di una minaccia per la loro salute e di un affronto alla loro dignità. È come se qualcuno dicesse loro “Non hai il diritto di prendere le tue decisioni”.

Alcuni studi hanno cercato di valutare quanto la pratica sia diffusa. In una ricerca della National Library of Medicine, pubblicata nel 2019, il 12% delle donne intervistate ha affermato di essere stata vittima di stealthing. In un altro studio di quell’anno, il 10% degli uomini ha ammesso di rimuovere il preservativo durante il rapporto senza il consenso del partner.
Insomma una pratica comune, più di quanto si pensi, che mette a rischio la salute anche psicologica delle donne.

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

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  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo

Via il preservativo durante il rapporto sessuale. Senza il consenso della partner, che sia occasionale o meno. Si chiama "Stealthing" ed è una tendenza di cui si sta parlando molto in questi giorni sul web. A gennaio 2017 un tribunale svizzero ha condannato un uomo per stupro per essersi tolto il condom senza dire nulla alla sua partner. La Corte ha sentenziato che la donna avrebbe detto di no a quel rapporto se avesse saputo che l’uomo aveva intenzione di toglierlo. Ma la presa di posizione più importante contro questa pratica arriva dagli stati Uniti.

In California infatti il Governatore Gavin Newsom ha introdotto una nuova misura per combattere la violenza sessuale e tutelare le vittime di abusi. Il Paese è diventato così il primo Stato americano a rendere illegale la pratica dello stealthing, aggiunta alla lista delle molestie. D'ora in poi il gesto verrà considerato legale solo se c'è il consenso esplicito verbale da parte della donna. Le vittime potranno perseguire legalmente chi compie questa pratica, tuttavia la nuova misura non prevede il carcere per chi viene perseguito. Secondo l'avvocata Alexandra Brodsky la via del risarcimento è la soluzione migliore: "Ci sono molte vittime che non vogliono vedere la persona che ha abusato di loro finire in carcere. Ma allo stesso tempo potrebbero davvero avere bisogno di un aiuto per coprire le spese mediche o potrebbero usare il risarcimento per pagarsi un terapeuta".

La criminalizzazione dello stealthing è stata introdotta grazie all'impegno costante della deputata democratica Cristina Garcia, che aveva provato a introdurre la misura già nel 2017, quando uno studio della Yale University, scritto proprio da Brodsky, aveva dimostrato che la pratica stava diventando sempre più frequente. "Sono orgogliosa che la California sia stata la prima (a introdurre questa misura, ndr). Ora voglio vedere altri legislatori statali approvare leggi simili […]. È chiaro, in tutti questi Stati, che lo stealthing non è solo immorale ma anche illegale", ha commentato.

Una pratica che espone la vittima a rischi fisici della gravidanza e a malattie, ed è vissuto da molte donne come una grave violazione della propria identità e autonomia. Le storie delle donne vittime di stealthing, in effetti, iniziano tutte allo stesso modo. Tutte dicono: "non sono sicura che questo sia uno stupro", tutte si sentono violate ma non riescono ad esprimere quello che avevano vissuto. Oltre al rischio di potenziali ripercussioni sulla salute, provano anche sentimenti di confusione e vergogna simili a quelli di altre vittime di violenza sessuale. Quando lo descrivono parlano di "qualcosa di simile allo stupro", di una minaccia per la loro salute e di un affronto alla loro dignità. È come se qualcuno dicesse loro "Non hai il diritto di prendere le tue decisioni".

Alcuni studi hanno cercato di valutare quanto la pratica sia diffusa. In una ricerca della National Library of Medicine, pubblicata nel 2019, il 12% delle donne intervistate ha affermato di essere stata vittima di stealthing. In un altro studio di quell’anno, il 10% degli uomini ha ammesso di rimuovere il preservativo durante il rapporto senza il consenso del partner. Insomma una pratica comune, più di quanto si pensi, che mette a rischio la salute anche psicologica delle donne.

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