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Home » Lifestyle » Anna Fusco: “Come si fa a vivere con una mano sola in un mondo pensato per chi ne ha due?”

Anna Fusco: “Come si fa a vivere con una mano sola in un mondo pensato per chi ne ha due?”

Mental coach, attrice e modella romana spiega a Luce! come si fa a trasformare la propria esistenza senza avambraccio e mano sinistra in una vita normale, felice e piena di successo

Caterina Ceccuti
5 Agosto 2022
anna fusco
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0600Sin da piccola Anna Fusco, bellissima 31enne romana, ha dovuto adattarsi ad un mondo fatto e pensato da persone con due mani, anche se lei, di mani, ne ha una sola. A Luce! scrive per raccontare la sua storia: “Sono nata senza la mano e l’avambraccio sinistri. I medici non mi hanno mai saputo spiegare il perché. Ho dovuto imparare ad affrontare la vita adattandomi. Subito i miei genitori mi hanno messo davanti alla realtà, dicendomi cosa potevo fare e cosa no. La scoperta di me stessa, da piccolissima, è stata traumatica. Ero solo una bambina, sono dovuta crescere in fretta e non ho avuto scelta. Ma le persone che mi amavano mi ripetevano ‘Se tu vedi il problema, lo vedranno anche gli altri’. In seguito ho capito che avevano ragione”. Nonostante le difficoltà, che sono state tante, Anna ha combattuto per il diritto a vivere una vita normale, e ogni volta che nella vita è caduta, si è sempre rialzata più forte di prima. “Col tempo ho capito anche che se non ero io ad accettarmi per prima, non avrebbero potuto farlo gli altri”.

Anna Fusco
Anna Fusco, 31 anni, romana, nata senza l’avambraccio e la mano sinistra

Perciò Anna ha iniziato a studiare canto, recitazione e ballo, le sue più grandi passioni. Ha imparato a suonare il pianoforte utilizzando la protesi, ha partecipato a diversi concorsi canori tra cui “Area Sanremo” e per ben due volte al contest Miss Italia, nel 2014 e nel 2018, raggiungendo in entrambi i casi la finale regionale. “Nel 2014 ho sfilato con la protesi e sono stata la prima ragazza a partecipare a Miss Italia con una protesi all’arto. Nel 2018 mi sono rimessa in gioco, stavolta però senza il bisogno di indossare la protesi né di nascondermi. E non l’ho mai indossata in nessuna delle altre serate delle selezioni, perché questa sono io e non me ne vergogno. Mi amo così come sono. È questo il messaggio che voglio lanciare a me stessa e a chi è come me“. Da allora Anna è attivista per i diritti alle pari opportunità ed è coach motivazionale che aiuta le persone (diversamente abili e non) a raggiungere i propri obiettivi. Ma è anche cantante, attrice, modella e ballerina di reggaeton e a febbraio 2020 ha sfilato alla “Milano Fashion Week“.

Anna, lo Stato aiuta le persone con una disabilità come la sua?
“Nel mio caso molto poco. Mi ha sempre ‘concesso’ la protesi, però era brutta, pesante, molto più pesante del mio braccio destro. Oggi, finalmente, sono riuscita ad ottenere dalla Asl la protesi estetica e leggera che uso esclusivamente per fare recitazione. Insomma, me la sono dovuta cavare da sola. Comunque posso dire di aver sconfitto tutti i miei demoni, di non aver mai permesso alla vita di finirmi o di rendermi una persona diversa da quella che sono. Sono riuscita a rimanere me stessa anzi, più solare, sorridente e buona man mano che il tempo passa. Ho imparato a chiedere aiuto e soprattutto a darlo senza pretendere nulla in cambio. Ho buttato via tutto quell’orgoglio che avevo e che in realtà era solo una maschera”.

È volontaria presso diverse associazioni, giusto?
“Esatto. Faccio volontariato presso Disability Pride Network, Abbatti Le Barriere, Energy Family Project APS e Raggiungere Onlus. Soprattutto mi concentro sulle associazioni italiane che assistono bambini come me, molto più numerosi rispetto al passato. Parlo di bambini nati con arti malformati o addirittura senza. Porto la mia esperienza, svolgo la mia funzione di coach. Soprattutto mi dedico alle loro famiglie, che spesso costituiscono il vero problema. Ai bambini spiego che bisogna accettarsi, ai genitori che i loro figli vanno bene così come sono. Pe una mamma e un papà superare il trauma non è semplice, perché pensano che con una mano sola si abbiano molte difficoltà, e che si senta la mancanza di qualcosa. Ma la verità è che non si può sentire la mancanza di qualcosa che non si ha mai avuto. Ci sono genitori che cercano di obbligare i figli ad indossare le protesi anche se non le vogliono, e questo non va bene”.

Anna Fusco
Anna Fusco, oltre che bellissima modella e attrice, è una Life e Mental coach, attrice e modella, oltre che attivista per i diritti delle persone con disabilità

Sono molte le persone che preferiscono non indossare protesi?
“Sì, molti mi contattano perché vorrebbero toglierle ma non possono. Io sono stata fortunata perché i miei genitori non sono stati iper protettivi nei miei confronti. I primi anni, quando andavo a scuola, dovevo indossare la protesi per via della postura, ma una volta tornata a casa la toglievo subito e i miei mi lasciavano decidere da sola. Ognuno di noi è unico e non deve nascondersi. Nel 2014, durante Miss Italia, ho tolto la protesi perché mi dava fastidio, non ero io quella che sfilava e volevo smettere di nascondermi. Molte persone, invece, coprono il monconcino anche da adulti, perché se ne vergognano. Io non lo faccio, ma non perché cerco pietà, semplicemente perché credo che anche con un arto solo o malformato si possa fare tutto ed essere felici. Le persone che mi vedono sfilare senza protesi mi contattano e mi dicono ‘Ma allora anche mio figlio potrà liberarsene, se vorrà!'”.

Quella di non indossare la protesi è una presa di posizione sociale, dunque?
“No, è semplicemente una mia scelta. Qualcuno preferisce indossarle, qualcun altro no. Io non la indosso per un doppio motivo: sia perché non mi piace, sia per dimostrare alle persone come me che si può anche scegliere di non indossarla, se si vuole. Combatto per i pari diritti, contro le discriminazioni sociali, a favore dell’uguaglianza e dell’equità. Sono attivista sui social ma faccio anche la speaker e porto la mia testimonianza nelle varie città italiane, sfruttando il mio lavoro di coaching. Le mie armi sono il sorriso e una buona dose di autoironia. Una volta accettata me stessa non ho più avuto problemi con il resto della società”.

Ha detto che le persone nate prive di un arto o con malformazioni sono in aumento. Da cosa dipende?
“Non si sa. Neanche nel mio caso hanno saputo darmi spiegazioni. Si pensa che possa dipendere dalla formazione della briglia amniotica durante la gestazione, per colpa della quale l’arto non riuscirebbe a crescere. Ma la tesi non convince del tutto perché, in questo caso, l’arto dovrebbe crescere comunque, seppur deformato. Ai miei tempi le persone nate con un solo arto erano pochissime. Qualcuno ipotizzava potesse dipendere dall’effetto collaterale di un farmaco che girava in quegli anni e si definiva il problema ‘Sindrome da talidonide’. Ma anche questa tesi non convince del tutto perché non giustifica l’attuale aumento delle nascite con malformazioni o monconcini. Qualcuno infine ipotizza le radiazioni da nube d Chernobyl”.

Anna Fusco
Anna ha partecipato due volte alle selezioni per Miss Italia, nel 2014 con la protesi, nel 2018 mostrando orgogliosamente il monconcino

In cosa consiste la tua attività di coaching?
“Faccio sessioni private e online, aiuto le persone a raggiungere i propri obiettivi di vita. Sono coach professionista a livello sportivo, aziendale e di vita. Nello sport posso avere sessioni individuali con l’atleta o sul campo, oppure con tutta la società sportiva. In azienda le sessioni sono in team, fino a 15 persone. Soprattutto mi concentro sul Business Coach e sul Life Coach“.

Quali saranno i tuoi prossimi progetti?
“Avrò un settembre bello pieno. Dal 16 al 18 sarò a Livorno per partecipare ad un evento sportivo inclusivo in veste di speaker. Qui presenterò il cortometraggio di fantascienza ‘Artemisia’, di Gabriel Cash, di cui sono protagonista e nel quale si afferma il diritto all’uguaglianza, sottolineando che i problemi sono solo nella testa delle persone. Il 24 settembre parteciperò al Disability Pride di Roma, che da Piazza Colonna marcerà fino a Piazza del Popolo. Si tratta di una parata nazionale in cui si riuniscono persone che cercano pari diritti. Parlerò della mia esperienza e presenterò il cortometraggio. Il 2 ottobre invece sarò ad un evento a Ravenna in cui si parla di imprenditorialità, in questo caso sarò coach e farò un discorso motivazionale”.

Quale messaggio vorrebbe mandare alle persone diversamente abili?
“Che la vita ti pone gli ostacoli, ma i limiti te li poni tu. Non nasconderti mai, tu sei così, sei nato così, non hai bisogno di coprirti, sii autonomo con il tuo corpo perché ognuno di noi è unico e non deve avere paura di mostrarsi per ciò che è. Ringrazio di essere me stessa, della persona che sono riuscita a diventare perché tutto si supera, basta volerlo davvero”.

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  • “I nostri animali rischiano una fine orribile.”

La scure del Tar del Lazio ha infranto le speranze della “Sfattoria degli Ultimi”, centoncinquanta tra maiali e cinghiali rischiano di morire. 

L’8 agosto l’Asl 1 ha notificato alla Sfattoria la decisione di abbattimento degli animali perché si trovano nella cosiddetta "zona rossa"(ovvero zona infetta in relazione alla peste suina africana) che comprende tutto il territorio romano. L’associazione ha contestato la decisione, sostenendo che essendo animali Dpa (ovvero non destinato alla produzione di alimenti) e quindi da affezione, non possono essere abbattuti secondo legge. Il Tar però “ha rigettato la richiesta di sospensiva urgente e per questo l’ordinanza di abbattimento può diventare esecutiva”. 

Anche il commissario nominato per l’emergenza, Angelo Ferrari, ha ritenuto non accoglibile la richiesta di non procedere all’abbattimento dei suini in questione perché, secondo quanto riferito dall’Asl, le strutture che ospitano gli animali sono state occupate abusivamente e gli animali non sono tracciati e non ci sono certificazioni di provenienza. Accuse respinte al mittente dalla Sfattoria.

Numerosi gli appelli a sostegno della Sfattoria a cominciare dalla petizione su change.org. Ma anche quelle di altre associazioni come Enpa, Leidaa, Lndc e Oipa che annunciano una dura battaglia legale con l’intenzione di trasformare la richiesta di sospensiva in ricorso ordinario. E gli appelli di supporto misti allo sdegno si sono diffusi anche via social dove centinaia di utenti hanno “urlano" contro la decisione dell’azienda sanitaria. 

#lucenews #lucelanazione #sfattoriadegliultimi #salviamoglianimali #protezioneanimali
  • Buone notizie per i neogenitori. Scattano da oggi, 13 agosto, le nuove regole sui congedi parentali previste dal decreto 105/2022. 🔻

La novità più importante è l’introduzione del congedo di paternità obbligatorio di 10 giorni al 100% della retribuzione (in precedenza erano solo 5), che sostituisce il congedo obbligatorio del padre e il congedo facoltativo del padre. 

Tale congedo sarà accessibile dal padre lavoratore dipendente tra i due mesi precedenti e i cinque successivi alla nascita, anche in caso di morte perinatale del bambino. I giorni di congedo possono essere sovrapposti anche a quelli della madre lavoratrice (pari a 5 mesi) e, in caso di parto gemellare, la durata del congedo è aumentata a 20 giorni lavorativi.

Oltre a questi 10 giorni obbligatori e completamente pagati, entrambi i genitori con figli di età inferiore ai 12 anni avranno diritto a un ulteriorecongedo facoltativo della durata di tre mesi con un’indennità del 30% dello stipendio. Tale congedo non è trasferibile da un genitore all’altro. I genitori hanno anche diritto, in alternativa tra loro, ad un ulteriore periodo di congedo della durata complessiva di tre mesi, per i quali spetta sempre un’indennità del 30% della retribuzione. 

Al genitore solo, sono riconosciuti 11 mesi continuativi o frazionati, di congedo parentale, di cui 9 mesi (e non più 6 mesi) indennizzabili al 30% della retribuzione.

I limiti massimi restano invariati per entrambi i genitori: 6 mesi per la madre e 6 per il padre (elevabili a 7 mesi nel caso in cui si astenga per un periodo intero o frazionato non inferiore a 3 mesi) per ogni figlio. 

Di Nicolò Guelfi ✍

#lucenews #lucelanazione #congedoparentale #maternitàepaternitàaconfronto #genitorifigli
  • Un episodio orribile quello accaduto a Salerno dove due donne lesbiche sono state accoltellate dal padre di una di loro. Le due giovani hanno deciso di denunciare il fatto ai carabinieri e la vicenda è stata resa nota dal consigliere regionale campano di Europa Verde Francesco Borrelli, che ha parlato di “storia folle e agghiacciante”.

La vicenda è iniziata quando le due ragazze, Francesca e Immacolata, la prima 39enne di Crotone e la seconda 23enne della provincia di Napoli, sono arrivate a Salerno per lavorare; nel capoluogo campano sono state ospitate a casa di una parente di Immacolata, il teatro dell’aggressione. 

“Mio padre ci ha detto ‘Voglio fare 30 anni di carcere: volete morire insieme? È arrivato il momento’ e poi ci ha colpito. Mia madre ha assistito all’aggressione e non ha fermato mio padre, anzi ha provato a bloccarci mentre scappavamo”, ha raccontato la più giovane. 

“Entrambe abbiamo riportato qualche ferita, ma siamo riuscite a scappare. Fino alle 5 del mattino però mio padre ci ha inseguite e minacciate. Abbiamo chiamato il 112 e i carabinieri sono intervenuti accompagnandoci nel nostro domicilio di Salerno per fare le valigie e tornare poi a Crotone in sicurezza. Lui a oggi nega tutto, ma abbiamo le prove di quello che ha fatto”, ha raccontato Immacolata.

Le due ragazze sono quindi tornate in Calabria e si sono anche recate al Pronto Soccorso dell’ospedale di Crotone per farsi medicare, sul corpo avevano numerose escoriazioni e ferite lievi di arma da taglio. 

#lucenews #lucelanazione #lgbtqitalia #aggressioneomofoba #salerno
0600Sin da piccola Anna Fusco, bellissima 31enne romana, ha dovuto adattarsi ad un mondo fatto e pensato da persone con due mani, anche se lei, di mani, ne ha una sola. A Luce! scrive per raccontare la sua storia: "Sono nata senza la mano e l'avambraccio sinistri. I medici non mi hanno mai saputo spiegare il perché. Ho dovuto imparare ad affrontare la vita adattandomi. Subito i miei genitori mi hanno messo davanti alla realtà, dicendomi cosa potevo fare e cosa no. La scoperta di me stessa, da piccolissima, è stata traumatica. Ero solo una bambina, sono dovuta crescere in fretta e non ho avuto scelta. Ma le persone che mi amavano mi ripetevano 'Se tu vedi il problema, lo vedranno anche gli altri'. In seguito ho capito che avevano ragione". Nonostante le difficoltà, che sono state tante, Anna ha combattuto per il diritto a vivere una vita normale, e ogni volta che nella vita è caduta, si è sempre rialzata più forte di prima. "Col tempo ho capito anche che se non ero io ad accettarmi per prima, non avrebbero potuto farlo gli altri".
Anna Fusco
Anna Fusco, 31 anni, romana, nata senza l'avambraccio e la mano sinistra
Perciò Anna ha iniziato a studiare canto, recitazione e ballo, le sue più grandi passioni. Ha imparato a suonare il pianoforte utilizzando la protesi, ha partecipato a diversi concorsi canori tra cui "Area Sanremo" e per ben due volte al contest Miss Italia, nel 2014 e nel 2018, raggiungendo in entrambi i casi la finale regionale. “Nel 2014 ho sfilato con la protesi e sono stata la prima ragazza a partecipare a Miss Italia con una protesi all'arto. Nel 2018 mi sono rimessa in gioco, stavolta però senza il bisogno di indossare la protesi né di nascondermi. E non l’ho mai indossata in nessuna delle altre serate delle selezioni, perché questa sono io e non me ne vergogno. Mi amo così come sono. È questo il messaggio che voglio lanciare a me stessa e a chi è come me“. Da allora Anna è attivista per i diritti alle pari opportunità ed è coach motivazionale che aiuta le persone (diversamente abili e non) a raggiungere i propri obiettivi. Ma è anche cantante, attrice, modella e ballerina di reggaeton e a febbraio 2020 ha sfilato alla “Milano Fashion Week“. Anna, lo Stato aiuta le persone con una disabilità come la sua? "Nel mio caso molto poco. Mi ha sempre 'concesso' la protesi, però era brutta, pesante, molto più pesante del mio braccio destro. Oggi, finalmente, sono riuscita ad ottenere dalla Asl la protesi estetica e leggera che uso esclusivamente per fare recitazione. Insomma, me la sono dovuta cavare da sola. Comunque posso dire di aver sconfitto tutti i miei demoni, di non aver mai permesso alla vita di finirmi o di rendermi una persona diversa da quella che sono. Sono riuscita a rimanere me stessa anzi, più solare, sorridente e buona man mano che il tempo passa. Ho imparato a chiedere aiuto e soprattutto a darlo senza pretendere nulla in cambio. Ho buttato via tutto quell'orgoglio che avevo e che in realtà era solo una maschera". È volontaria presso diverse associazioni, giusto? "Esatto. Faccio volontariato presso Disability Pride Network, Abbatti Le Barriere, Energy Family Project APS e Raggiungere Onlus. Soprattutto mi concentro sulle associazioni italiane che assistono bambini come me, molto più numerosi rispetto al passato. Parlo di bambini nati con arti malformati o addirittura senza. Porto la mia esperienza, svolgo la mia funzione di coach. Soprattutto mi dedico alle loro famiglie, che spesso costituiscono il vero problema. Ai bambini spiego che bisogna accettarsi, ai genitori che i loro figli vanno bene così come sono. Pe una mamma e un papà superare il trauma non è semplice, perché pensano che con una mano sola si abbiano molte difficoltà, e che si senta la mancanza di qualcosa. Ma la verità è che non si può sentire la mancanza di qualcosa che non si ha mai avuto. Ci sono genitori che cercano di obbligare i figli ad indossare le protesi anche se non le vogliono, e questo non va bene".
Anna Fusco
Anna Fusco, oltre che bellissima modella e attrice, è una Life e Mental coach, attrice e modella, oltre che attivista per i diritti delle persone con disabilità
Sono molte le persone che preferiscono non indossare protesi? "Sì, molti mi contattano perché vorrebbero toglierle ma non possono. Io sono stata fortunata perché i miei genitori non sono stati iper protettivi nei miei confronti. I primi anni, quando andavo a scuola, dovevo indossare la protesi per via della postura, ma una volta tornata a casa la toglievo subito e i miei mi lasciavano decidere da sola. Ognuno di noi è unico e non deve nascondersi. Nel 2014, durante Miss Italia, ho tolto la protesi perché mi dava fastidio, non ero io quella che sfilava e volevo smettere di nascondermi. Molte persone, invece, coprono il monconcino anche da adulti, perché se ne vergognano. Io non lo faccio, ma non perché cerco pietà, semplicemente perché credo che anche con un arto solo o malformato si possa fare tutto ed essere felici. Le persone che mi vedono sfilare senza protesi mi contattano e mi dicono 'Ma allora anche mio figlio potrà liberarsene, se vorrà!'". Quella di non indossare la protesi è una presa di posizione sociale, dunque? "No, è semplicemente una mia scelta. Qualcuno preferisce indossarle, qualcun altro no. Io non la indosso per un doppio motivo: sia perché non mi piace, sia per dimostrare alle persone come me che si può anche scegliere di non indossarla, se si vuole. Combatto per i pari diritti, contro le discriminazioni sociali, a favore dell'uguaglianza e dell'equità. Sono attivista sui social ma faccio anche la speaker e porto la mia testimonianza nelle varie città italiane, sfruttando il mio lavoro di coaching. Le mie armi sono il sorriso e una buona dose di autoironia. Una volta accettata me stessa non ho più avuto problemi con il resto della società". Ha detto che le persone nate prive di un arto o con malformazioni sono in aumento. Da cosa dipende? "Non si sa. Neanche nel mio caso hanno saputo darmi spiegazioni. Si pensa che possa dipendere dalla formazione della briglia amniotica durante la gestazione, per colpa della quale l'arto non riuscirebbe a crescere. Ma la tesi non convince del tutto perché, in questo caso, l'arto dovrebbe crescere comunque, seppur deformato. Ai miei tempi le persone nate con un solo arto erano pochissime. Qualcuno ipotizzava potesse dipendere dall'effetto collaterale di un farmaco che girava in quegli anni e si definiva il problema 'Sindrome da talidonide'. Ma anche questa tesi non convince del tutto perché non giustifica l'attuale aumento delle nascite con malformazioni o monconcini. Qualcuno infine ipotizza le radiazioni da nube d Chernobyl".
Anna Fusco
Anna ha partecipato due volte alle selezioni per Miss Italia, nel 2014 con la protesi, nel 2018 mostrando orgogliosamente il monconcino
In cosa consiste la tua attività di coaching? "Faccio sessioni private e online, aiuto le persone a raggiungere i propri obiettivi di vita. Sono coach professionista a livello sportivo, aziendale e di vita. Nello sport posso avere sessioni individuali con l'atleta o sul campo, oppure con tutta la società sportiva. In azienda le sessioni sono in team, fino a 15 persone. Soprattutto mi concentro sul Business Coach e sul Life Coach“. Quali saranno i tuoi prossimi progetti? "Avrò un settembre bello pieno. Dal 16 al 18 sarò a Livorno per partecipare ad un evento sportivo inclusivo in veste di speaker. Qui presenterò il cortometraggio di fantascienza 'Artemisia', di Gabriel Cash, di cui sono protagonista e nel quale si afferma il diritto all'uguaglianza, sottolineando che i problemi sono solo nella testa delle persone. Il 24 settembre parteciperò al Disability Pride di Roma, che da Piazza Colonna marcerà fino a Piazza del Popolo. Si tratta di una parata nazionale in cui si riuniscono persone che cercano pari diritti. Parlerò della mia esperienza e presenterò il cortometraggio. Il 2 ottobre invece sarò ad un evento a Ravenna in cui si parla di imprenditorialità, in questo caso sarò coach e farò un discorso motivazionale". Quale messaggio vorrebbe mandare alle persone diversamente abili? "Che la vita ti pone gli ostacoli, ma i limiti te li poni tu. Non nasconderti mai, tu sei così, sei nato così, non hai bisogno di coprirti, sii autonomo con il tuo corpo perché ognuno di noi è unico e non deve avere paura di mostrarsi per ciò che è. Ringrazio di essere me stessa, della persona che sono riuscita a diventare perché tutto si supera, basta volerlo davvero".
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