Panchine, cancelli, alberi, ringhiere delle case e recinzioni dei parchi pubblici. Interi viali coperti da centinaia e centinaia di filo pazientemente intrecciato all’uncinetto per creare manufatti bellissimi e colorati. Rigorosamente di rosa, in tutte le sfumature.
Per tutto il mese di ottobre, storicamente dedicato alla prevenzione del tumore al seno, Bettolle, un piccolo paese in provincia di Siena, si tinge di questo colore, grazie ai manufatti realizzati da un gruppo di donne che ha deciso di unirsi sul fronte comune della lotta al cancro.
Il team: sette donne alla riscossa
Una battaglia gentile, letteralmente a colpi di uncinetto, da combattere in prima linea prima ancora che il nemico si presenti.
E così Rita Reggidori, Rosanna Batino, Lorella Fanotti, Nadia Calvani, Cristina Franchini, Vilma Maccioni e Luana Valdambrini hanno creato un team da cui è nato, nel 2016, Bettolle in Rosa, che da allora porta avanti l’impegno attraverso varie iniziative, quest’anno presentando “Col SENnO di poi”, il 10 novembre al teatro Ciro Pinsuti di Sinalunga (Si), ore 21.15.
E se la prima data è già piena non mancheranno certamente le repliche per assistere allo spettacolo che porta in scena sei meravigliose donne che hanno affrontato e vinto la malattia.
Le origini di Bettolle in Rosa
Com’è nata Bettolle in Rosa?
Rita Reggidori: “L’idea ci è venuta perché abbiamo avuto il tumore al seno. Io e Rosanna (Batino) ci siamo conosciute grazie a quello, avevamo un’amica comune e pur abitando nello stesso paese da anni non c’eravamo conosciute.
Abbiamo seguito dei corsi con la psicologa fatti in ospedale e abbiamo visto che a Chianciano decoravano il paese con i manufatti all’uncinetto. Da qui abbiamo pensato di farlo anche a Bettolle, per promuovere la prevenzione nel mese di ottobre in particolare.
Inizialmente ci siamo interrogate su chi potessimo chiamare per formare un gruppo di persone che portasse avanti questo discorso. Tra le amicizie comuni di me e Rosanna abbiamo ‘reclutato’ altre cinque donne e abbiamo fatto un incontro con tutte le associazioni locali.
Siamo sette, non tutte hanno affrontato il tumore al seno, in una specie di direttivo, ma intorno a noi ruotano minimo minimo 50/60 donne che ci aiutano nei manufatti che esponiamo a ottobre. E ci sono anche gli uomini”.
Lorella Fanotti: “Io nella malattia ci sono incappata strada facendo. Mi hanno coinvolto perché faccio parte della banda Folkloristica, una delle associazioni coinvolte, e mia mamma invece aveva affrontato il tumore al seno.
Sono sempre stata sensibile all’argomento e quindi mi imbarcai subito in questa avventura, e poi strada facendo è capitato anche a me”.
Rita, ha parlato anche di uomini: ma il tumore al seno non è solo “affare per donne”, c’è una sensibilità maschile?
“In realtà ogni volta che abbiamo bisogno ci aiutano. Le persone, indipendentemente dal genere, si sono avvicinate perché noi all’inizio abbiamo chiesto ‘chi ha voglia di aiutarci a fare l’uncinetto?’”.
L’uncinetto per stare insieme e abbellire i nostri paesi
Quindi è stato l’uncinetto il vostro catalizzatore?
Rita: “È stata una riscoperta per molte persone, io stessa che da ragazzi facevo ricami all’uncinetto l’ho ritirato fuori per questo motivo. Quel gran numero di donne hanno ripreso in mano i ferri e ad alcune abbiamo fatto un favore in qualche modo, dandogli la possibilità di fare qualcosa di utile nel tempo libero”.
Lorella: “Quest’anno abbiamo fatto anche il corso e hanno aderito 20/25 persone che per noi sono tante, per un paesino come il nostro. Abbiamo visto che c’è tanta voglia di stare insieme.
Al corso hanno partecipato donne di tutte le età, persino qualche bambina, ma in generale le donne che ci aiutano hanno dai 40 anni in su”.
Solidarietà femminile e voglia di condividere il tempo insieme: sono questi gli ingredienti del gruppo?
Lorella: “Per farti capire una signora piuttosto anziana, nonostante sia vicina agli 80 anni, è venuta ogni mercoledì sera al corso.
La nostra mission è sì quella di favorire la diffusione delle buone pratiche di prevenzione al tumore al seno, ma anche promuovere il benessere psicologico e lo stare insieme.
Il lavoro manuale può essere un valido alleato contro la malattia, ha un valore terapeutico enorme. Per me lo è stato anche la scrittura, per tutte noi lavorare a maglia. È un modo per esternare quello che abbiamo dentro e di farlo potendo contare sulla vicinanza, sulla comprensione di altre donne che hanno affrontato la tua stessa esperienza”.
Con i vostri manufatti all’uncinetto fate anche un’opera di decoro urbano
Lorella: “Se guardiamo alle origini dell’urban knitting lo scopo è proprio quello di rendere più belli dei luoghi che altrimenti sarebbero morti, spenti. E così, sul modello di Bettolle, anche alcuni paesi vicini ci sono venuti dietro nell’addobbare in rosa le strade e i luoghi”.
Qui a Firenze esiste l’associazione onlus Firenze in Rosa, nata anch’essa nel 2016: la prevenzione non conosce confini, né la volontà di far parte di un gruppo in cui ci si aiuta l’una con l’altra?
Rita: “Ognuna la malattia la affronta a modo suo, c’è chi non ne vuole parlare e chi invece vuole condividere la propria esperienza. Noi però ci siamo.
È capitato anche a noi di essere chiamate per avere informazioni o perché semplicemente aveva bisogno di sentire dall’altra parte una persona che semplicemente fosse disposta ad ascoltarla”.
Come vi si può contattare? E come aiutarvi?
Lorella: “Abbiamo un gruppo Facebook, una pagina e un profilo Instagram. Oltre a una mail: [email protected]. Chiunque ci può contattare, anche per contribuire con manufatti o con i materiali per realizzarli, per dare una mano.
Una cosa importante è che dopo il primo anno, quando abbiamo visto che il progetto funzionava, abbiamo avviato una raccolta fondi tramite l’atletica Sinalunghese con cui abbiamo finanziato progetti locali per l’ospedale di Nottola (Si).
Abbiamo sostenuto per anni il supporto psicologico per i malati oncologici e ora abbiamo un altro progetto di zona in cui i fondi raccolti dalle associazioni di 10 comuni saranno devoluti a un’iniziativa che sveleremo la sera dello spettacolo”.
“Col SENnO di poi”
E l’idea dello spettacolo invece come vi è venuta?
Rita: “Ogni anno cerchiamo, se possibile, di fare qualcosa di nuovo per Bettolle in Rosa. Un anno il concerto, uno il convegno informativo coi medici, quest’anno la suola di uncinetto. E poi la camminata, ormai appuntamento fisso.
Era un po’ di tempo che però si pensava a un’opera teatrale, io sono presidente della compagnia Il Bucchero e quest’idea mi è venuta prima del Covid ed è rimasta però finora nel cassetto.
Quando abbiamo deciso di aprirlo abbiamo trovato Sabrina Civitelli, regista molto brava, che ha preso a cuore il progetto e ci sta portando mano mano nella costruzione di ‘Col SENnO di poi’”.
Sarete tutte donne a recitare?
“In scena le attrici sono solo donne che hanno avuto un tumore al seno, tranne la ballerina, i musicisti e la cantante dal vivo. È una cosa che abbiamo desiderato, che ci fossero coloro che hanno affrontato la malattia, perché bisognava metterci la faccia e le emozioni”.
Di che tipo di spettacolo si tratta?
“Come ha scritto Lorella è ‘un piatto pesante che con la nostra ricetta sarà digeribile’, perché a tratti sarà anche ironico. Ci sarà un passaggio su varie problematiche e stati d’animo che attraversa la donna che ha esperienza del cancro, ma anche tratti abbastanza simpatici”.
Lorella: “Sì, l’ho voluto descrivere così: ‘Con un pizzico di ironia, emozioni secondo i gusti, vi serviremo un piatto di suo un po’ pesante, ma con la nostra ricetta sarà digeribilissimo!’.
C’è stata una lunga incubazione, perché non è facile parlare di questo argomento senza che diventi una cosa melensa. E tutto è nato da un monologo che aveva scritto Sabrina e noi ci abbiamo costruito il nostro spettacolo intorno”.
Un proposito per il futuro?
Rita: “Credo che sia quello per cui siamo nate, cioè sensibilizzare sulla prevenzione. Appena qualche giorno fa ero a tavola con una persona, si parlava appunto di questo tema e questa mi ha detto ‘Io sono ancora dell’avviso del non stuzzicare il can che dorme’.
Per me questa una cosa bruttissima perché ‘il can che dorme’ evidentemente c’è, e prima lo scopri meglio è. Ecco vogliamo togliere dalla testa della gente questi pensieri, fare in modo che quelle lettere che arrivano a casa, di screening, non siano cestinate, che la gente smetta di avere paura di fare i controlli.
Ancora è ampia e diffusa questo timore di fare visite e scoprire che c’è qualcosa. Ma se lo scopri troppo tardi poi è peggio.
Tanta gente si è fermata, mentre addobbavamo i viali, per chiedere come mai lo facessimo, e questo ci fa piacere perché possiamo spiegare che ottobre è il mese della prevenzione ed è rosa per questo motivo. Credo che il nostro sogno sia questo”.
Lorella: “E nel piccolo magari estendere questi addobbi, questi manufatti, questa iniziativa perlomeno in tutto il nostro comune e poi chissà, in quelli vicini e così via”.