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Home » Lifestyle » Cos’è il razzismo? “Una persona non ti piace perché diversa”. E i bulli? “Ogni tanto cambiano!”

Cos’è il razzismo? “Una persona non ti piace perché diversa”. E i bulli? “Ogni tanto cambiano!”

I bambini dell'Istituto Comprensivo Ezio Bosso di Torino spiegano i fenomeni raccontati nel libro "Le avventure del Sotto Sotto"

Marianna Grazi
15 Dicembre 2022
Le avventure del SottoSotto

Le avventure del SottoSotto

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Che cos’è il razzismo? E il bullismo invece? Se a rispondere a queste – solo apparentemente semplici – domande sono i bambini quello che ne emerge è una cosa sola. La pura e semplice verità. Protagonisti di brevi video pubblicati sulla pagina social “Le avventure del SottoSotto” sono i piccoli alunni e alunne di una scuola elementare di Torino, che con candida sincerità ci danno un punto di vista originale e mai banale di cosa significhino questi termini nella loro realtà. A proposito… vi ricordate del SottoSotto? Ne avevamo parlato qualche tempo fa con una delle sue ideatrici, Francesca Vecchioni. Un libro illustrato, pubblicato da Salani, scritto dalla fondatrice e presidente della Fondazione Diversity e dall’assessore al Welfare del comune di Napoli Luca Trapanese, entrambi membri del Comitato Scientifico di Luce!, con i divertenti e super azzeccati disegni di Fraffrog (Francesca Presentini), che racconta appunto le avventurose vicende di cinque bambin*, Jo, Marta, Vera, Tommy e Bareggi, nella misteriosa città sotto la 3^C.  Un libro per tutt*, dedicato a quei bambini e bambine di 9/10 anni che si vogliono divertire ma anche riconoscere nei protagonist* dell’avventira, tutti divers*, unic* a loro modo.

Uno dei bambini della scuola torinese protagonisti dei video in cui raccontano, a parole loro, fenomeni come il razzismo e il bullismo

I temi affrontati sono tanti, letti con gli occhi delle giovani generazioni, anche a scuola. Era questo uno dei progetti legati all’uscita di questo libro: “Per portarvi alla scoperta del SottoSotto abbiamo chiesto alle voci più autorevoli che potevamo trovare: i suoi lettori e lettrici! Direttamente dall’Istituto Comprensivo Ezio Bosso di Torino preparatevi a conoscere tutti i segreti dietro la creazione di questo magico universo” scrivono i due autori su Instagram. Consapevoli che “Spesso ci si chiede come spiegare determinati argomenti ai bambini e alle bambine”, quando la semplice “verità è che dovremmo essere noi ad ascoltarli con grande attenzione: perché con le loro parole sanno trovare il senso di tante cose in maniera limpida e semplice”.

Che cos’è il bullismo?

Ed ecco quindi che agli studenti e alle studentesse della scuola torinese, che hanno affrontato con gli insegnanti la discussione sui temi proposti nelle “Avventure del SottoSotto”, è stato chiesto di raccontare a parole loro cosa voglia dire, in concreto, la parola bullismo. Un fenomeno che potrebbero aver provato sulla loro pelle già in giovanissima età, di cui inevitabilmente hanno sentito parlare. Dalle loro voci emerge che il bullo è “Una persona che tratta male gli altri“, chi “picchia e prende in giro le altre persone” o “quelli che se la prendono con li più piccoli”. Ma “ogni tanto i bulli cambiano!”. Come? “Prima di tutto con l’amicizia“. E poi con il dialogo, con l’ascolto, con la condivisione delle proprie emozioni e paure. Risposte disarmanti per la loro semplicità, ma che centrano il punto del discorso.

 

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E il razzismo?

Dal bullismo al razzismo il passo è breve. Anche in questo caso i piccoli alunni hanno però le idee ben chiare. Paura, diffidenza, ricerca forzata dell’omologazione per evitare di conoscere (e imparare ad apprezzare!) quello che ci sembra diverso. “Quando non ti piace una persona solo perché è diversa” oppure essere razzisti significa “Insultare le persone con un altro colore di pelle“, ma vuol dire anche “che tu sei fatto così e quindi tutti gli altri devono essere così”. In fondo però la cosa più semplice da dire è che è una cosa “sbagliata perché tutti siamo diversi però tutti dovremmo essere amici“. Facile no?

Da questi bambini e bambine dovremmo imparare, prima che insegnare loro il significato di certi concetti: che, è evidente, conoscono meglio di noi.

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
Che cos'è il razzismo? E il bullismo invece? Se a rispondere a queste - solo apparentemente semplici - domande sono i bambini quello che ne emerge è una cosa sola. La pura e semplice verità. Protagonisti di brevi video pubblicati sulla pagina social "Le avventure del SottoSotto" sono i piccoli alunni e alunne di una scuola elementare di Torino, che con candida sincerità ci danno un punto di vista originale e mai banale di cosa significhino questi termini nella loro realtà. A proposito... vi ricordate del SottoSotto? Ne avevamo parlato qualche tempo fa con una delle sue ideatrici, Francesca Vecchioni. Un libro illustrato, pubblicato da Salani, scritto dalla fondatrice e presidente della Fondazione Diversity e dall'assessore al Welfare del comune di Napoli Luca Trapanese, entrambi membri del Comitato Scientifico di Luce!, con i divertenti e super azzeccati disegni di Fraffrog (Francesca Presentini), che racconta appunto le avventurose vicende di cinque bambin*, Jo, Marta, Vera, Tommy e Bareggi, nella misteriosa città sotto la 3^C.  Un libro per tutt*, dedicato a quei bambini e bambine di 9/10 anni che si vogliono divertire ma anche riconoscere nei protagonist* dell'avventira, tutti divers*, unic* a loro modo.
Uno dei bambini della scuola torinese protagonisti dei video in cui raccontano, a parole loro, fenomeni come il razzismo e il bullismo
I temi affrontati sono tanti, letti con gli occhi delle giovani generazioni, anche a scuola. Era questo uno dei progetti legati all'uscita di questo libro: "Per portarvi alla scoperta del SottoSotto abbiamo chiesto alle voci più autorevoli che potevamo trovare: i suoi lettori e lettrici! Direttamente dall’Istituto Comprensivo Ezio Bosso di Torino preparatevi a conoscere tutti i segreti dietro la creazione di questo magico universo" scrivono i due autori su Instagram. Consapevoli che "Spesso ci si chiede come spiegare determinati argomenti ai bambini e alle bambine", quando la semplice "verità è che dovremmo essere noi ad ascoltarli con grande attenzione: perché con le loro parole sanno trovare il senso di tante cose in maniera limpida e semplice".

Che cos’è il bullismo?

Ed ecco quindi che agli studenti e alle studentesse della scuola torinese, che hanno affrontato con gli insegnanti la discussione sui temi proposti nelle "Avventure del SottoSotto", è stato chiesto di raccontare a parole loro cosa voglia dire, in concreto, la parola bullismo. Un fenomeno che potrebbero aver provato sulla loro pelle già in giovanissima età, di cui inevitabilmente hanno sentito parlare. Dalle loro voci emerge che il bullo è "Una persona che tratta male gli altri", chi "picchia e prende in giro le altre persone" o "quelli che se la prendono con li più piccoli". Ma "ogni tanto i bulli cambiano!". Come? "Prima di tutto con l'amicizia". E poi con il dialogo, con l’ascolto, con la condivisione delle proprie emozioni e paure. Risposte disarmanti per la loro semplicità, ma che centrano il punto del discorso.
 
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E il razzismo?

Dal bullismo al razzismo il passo è breve. Anche in questo caso i piccoli alunni hanno però le idee ben chiare. Paura, diffidenza, ricerca forzata dell’omologazione per evitare di conoscere (e imparare ad apprezzare!) quello che ci sembra diverso. "Quando non ti piace una persona solo perché è diversa" oppure essere razzisti significa "Insultare le persone con un altro colore di pelle", ma vuol dire anche "che tu sei fatto così e quindi tutti gli altri devono essere così". In fondo però la cosa più semplice da dire è che è una cosa "sbagliata perché tutti siamo diversi però tutti dovremmo essere amici". Facile no? Da questi bambini e bambine dovremmo imparare, prima che insegnare loro il significato di certi concetti: che, è evidente, conoscono meglio di noi.
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