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Home » Lifestyle » Regala un taglio ai clochard, il barbiere mascherato “C1r0”: “Un progetto da esportare in tutte le città”

Regala un taglio ai clochard, il barbiere mascherato “C1r0”: “Un progetto da esportare in tutte le città”

Napoli, l'iniziativa nata per donare un sorriso agli ultimi: "Ho scelto l'anonimato perché non voglio che si dica che lo faccio per pubblicità"

Ilaria Vallerini
23 Dicembre 2022
C1r0, il barbiere mascherato di Napoli

C1r0, il barbiere mascherato di Napoli

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Impara l’arte e mettila da parte, recitava un celebre proverbio. A Napoli invece c’è chi ha messo il proprio mestiere al servizio degli ultimi. Si fa chiamare C1r0, nella vita è un hairstylist, e da quasi un anno gira per le strade della sua città con una sedie pieghevole, un pettine e un paio di forbici per regalare un taglio ai clochard. Lo fa con un cappuccio sulla testa, una sciarpa a coprire il volto e il numero 10 sulle spalle, quello del “Dios”, Diego Armando Maradona. Da giorni spopola sui social con i suoi video nelle piazze, gallerie, stazioni nei giacigli di chi cerca riparo dal gelido inverno, cercando di sensibilizzare il più possibile le persone sulla condizione di chi vive per strada.

C1r0, com’è nato questo progetto?
“Mi sono unito ad un mio amico che da dieci anni è impegnato a consegnare pasti caldi ai senzatetto della città. Così ho pensato di dare anch’io una mano con quello che mi riesce meglio: fare i capelli alle persone. Da poco tempo, insieme ad altri ragazzi che mi danno una mano, abbiamo deciso di rendere noto quello che stiamo facendo attraverso i social”.

Come descriverebbe la sua esperienza?
“Ciò che sto vivendo non ha prezzo. Ho visto uomini commuoversi dopo il taglio di barba e capelli e quelle sono emozioni fortissime. Non tutti  però vivono situazioni semplici e quindi spesso non riescono a capire quello che vuoi fare con loro, per esempio le donne sono molto schive e hanno paura, per questo mi avvicino sempre con grande rispetto mostrando il pettine e le forbici e poi mi presento. Poi ti aprono il cuore. Quello di cui hanno più bisogno è di essere considerati, di poter fare una risata in compagnia, e di non sentirsi più invisibili”.

C1r0 mentre taglia i capelli ad un uomo senza fissa dimora

Nei video pubblicati il suo volto è sempre coperto e ha scelto lo pseudonimo C1r0. Perché?
“Non voglio farmi pubblicità. Il mio obiettivo è quello di far passare un messaggio: chiunque nel suo piccolo può dare una mano a chi si trova in difficoltà, mettendo a servizio del prossimo le proprie capacità. Abbiamo scelto questo pseudonimo, perché volevamo un nome che potesse essere comune e significativo e quindi è nato C1R0. L’1 e lo 0 compongono il 10, il numero di Diego Armando Maradona, il Dios. Lui per la nostra città, e non solo, è un simbolo di riscatto. La sua storia ha un senso profondo per chi ce l’ha fatta e per chi ancora sta aspettando il suo treno per una vittoria. Proprio come Diego tante persone hanno bisogno di sognare, di sperare e di realizzare il proprio riscatto sociale e quindi era quasi naturale ispirarci a lui”.

@cirodios10

C1R0 #C1R0 #napoli #dios #diego #maradona #clochard #revolution #inspiration #haircut #hairstyle #love #perte #neiperte #foryou #ciro

♬ Napule È – Pino Daniele

Cosa spera per il futuro?
“Per il futuro immaginiamo di esportare questo progetto in altre città d’Italia, d’Europa e perché no, anche del mondo, grazie all’impegno anche di altre persone che sono sensibili a questo tema e decidono di dare una mano. Con il sostegno di chi ci segue vorremmo dare forma ad un sogno ancora più grande: recuperare un furgoncino dove realizzare un piccolo salone su ruote, in modo da poter accogliere le persone che vivono per strada in un luogo pulito e accogliente”.

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
Impara l'arte e mettila da parte, recitava un celebre proverbio. A Napoli invece c'è chi ha messo il proprio mestiere al servizio degli ultimi. Si fa chiamare C1r0, nella vita è un hairstylist, e da quasi un anno gira per le strade della sua città con una sedie pieghevole, un pettine e un paio di forbici per regalare un taglio ai clochard. Lo fa con un cappuccio sulla testa, una sciarpa a coprire il volto e il numero 10 sulle spalle, quello del "Dios", Diego Armando Maradona. Da giorni spopola sui social con i suoi video nelle piazze, gallerie, stazioni nei giacigli di chi cerca riparo dal gelido inverno, cercando di sensibilizzare il più possibile le persone sulla condizione di chi vive per strada. C1r0, com'è nato questo progetto? "Mi sono unito ad un mio amico che da dieci anni è impegnato a consegnare pasti caldi ai senzatetto della città. Così ho pensato di dare anch'io una mano con quello che mi riesce meglio: fare i capelli alle persone. Da poco tempo, insieme ad altri ragazzi che mi danno una mano, abbiamo deciso di rendere noto quello che stiamo facendo attraverso i social". Come descriverebbe la sua esperienza? "Ciò che sto vivendo non ha prezzo. Ho visto uomini commuoversi dopo il taglio di barba e capelli e quelle sono emozioni fortissime. Non tutti  però vivono situazioni semplici e quindi spesso non riescono a capire quello che vuoi fare con loro, per esempio le donne sono molto schive e hanno paura, per questo mi avvicino sempre con grande rispetto mostrando il pettine e le forbici e poi mi presento. Poi ti aprono il cuore. Quello di cui hanno più bisogno è di essere considerati, di poter fare una risata in compagnia, e di non sentirsi più invisibili".
C1r0 mentre taglia i capelli ad un uomo senza fissa dimora
Nei video pubblicati il suo volto è sempre coperto e ha scelto lo pseudonimo C1r0. Perché? "Non voglio farmi pubblicità. Il mio obiettivo è quello di far passare un messaggio: chiunque nel suo piccolo può dare una mano a chi si trova in difficoltà, mettendo a servizio del prossimo le proprie capacità. Abbiamo scelto questo pseudonimo, perché volevamo un nome che potesse essere comune e significativo e quindi è nato C1R0. L’1 e lo 0 compongono il 10, il numero di Diego Armando Maradona, il Dios. Lui per la nostra città, e non solo, è un simbolo di riscatto. La sua storia ha un senso profondo per chi ce l’ha fatta e per chi ancora sta aspettando il suo treno per una vittoria. Proprio come Diego tante persone hanno bisogno di sognare, di sperare e di realizzare il proprio riscatto sociale e quindi era quasi naturale ispirarci a lui". https://www.tiktok.com/@cirodios10/video/7173748690140531974?is_copy_url=1&is_from_webapp=v1&q=c1r0&t=1671651233232 Cosa spera per il futuro? "Per il futuro immaginiamo di esportare questo progetto in altre città d'Italia, d'Europa e perché no, anche del mondo, grazie all'impegno anche di altre persone che sono sensibili a questo tema e decidono di dare una mano. Con il sostegno di chi ci segue vorremmo dare forma ad un sogno ancora più grande: recuperare un furgoncino dove realizzare un piccolo salone su ruote, in modo da poter accogliere le persone che vivono per strada in un luogo pulito e accogliente".
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