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Home » Lifestyle » Il diritto alla bellezza delle donne che combattono il tumore negli scatti di Letizia Battaglia

Il diritto alla bellezza delle donne che combattono il tumore negli scatti di Letizia Battaglia

Nei progetti promossi da Tricostarc il coraggio passa anche dai capelli, con la distribuzione di parrucche in comodato d'uso a pazienti in terapia chemioterapica e un calendario di cui sono protagoniste

Caterina Ceccuti
7 Dicembre 2022
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“La Battaglia delle Donne. Ritratti di donne e la forza della loro battaglia”, è questo il titolo del progetto firmato da Tricostarc Onlus, che sarà presentato oggi, 7 dicembre, alle 18, in un evento al MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Via Guido Reni, a Roma. Un calendario del 2023 fatto di immagini forti, capaci di evocare battaglie dure, combattute da donne che non si sono arrese alla propria malattia e che hanno saputo rivendicare il diritto alla propria femminilità. Un Calendario che ha l’intento di sensibilizzare le persone sui temi dell’arte e della bellezza, nella delicata fase di terapia e cura da una malattia aggressiva come il tumore. A scattare le fotografie che lo compongono, per questa VI edizione del progetto, è stata la celebre fotografa palermitana Letizia Battaglia, guerriera di nome e di fatto, recentemente scomparsa proprio per colpa di un tumore, ma non prima di aver regalato a noi tutti una testimonianza della sua arte e della forza delle donne nel contrastare mostri più grandi di loro.

Le pazienti oncologiche diventate modelle da calendario per Tricostarc Onlus, con la maestria fotografica di Letizia Battaglia

Protagonisti dell’evento di oggi pomeriggio al MAXXI, saranno i racconti delle pazienti operate di tumore, che lottano contro la malattia anche “a colpi di spazzola“, grazie ad una ritrovata accettazione di sé stesse e del proprio corpo. I ritratti del calendario sono infatti quelli di donne affette da patologie oncologiche, attualmente in terapia. Come pure si alterneranno interventi che raccontano la Battaglia fotografa, testimonianze di personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo, e le voci di clinici ed esperti di oncologia e di tricologia in oncologia. “Le sedici immagini della pubblicazione – ha spiegato Giusy Giambertone, presidente di Tricostarc Onlus -, e gli altri scatti che Letizia Battaglia ci ha lasciato di quel servizio, testimoniano un incontro eccezionale e accolgono il punto di vista di una persona straordinaria nella sua triplice veste di donna, paziente e artista. Con i nostri progetti di tricologia solidale in ambito oncologico, intendiamo accendere i riflettori proprio su un aspetto poco considerato, quello dei capelli, che invece ha un’importanza a dir poco fondamentale, sia per gli uomini che per le donne. Per farlo coinvolgiamo nei nostri progetti due insiemi di collettività: il primo è quello delle persone che soffrono, il mondo delle pazienti che per la prima volta approcciano alla malattia e alla terapia, una terapia che – come sappiamo – consiste nel trattamento chemioterapico, con effetti collaterali di difficile gestione. Tra i più temuti c’è proprio la perdita dei capelli: non è un caso che ad oggi circa l’8% delle donne rifiuta il trattamento chemioterapico per paura degli effetti collaterali e in particolare di questo effetto collaterale. E ciò perché fin dalla notte dei tempi i capelli hanno rappresentato un simbolo di seduzione femminile e di virilità maschile. I capelli ci identificano, insomma”.

Presidente Giambertone, prima parlava di due collettività coinvolte nel progetto. Qual è la seconda?
“La seconda è quella dei clinici. Il progetto è infatti sostenuto da anni dalla maggior parte degli ospedali nazionali. Una strada necessaria quella intrapresa da Tricostarc da oltre undici anni, attraverso la Tricostarc Onlus e l’impegno nella Fondazione Prometeus, che da sei anni a questa parte è anche raccontata attraverso un Calendario, le cui modelle sono appunto donne che stanno affrontando il difficile percorso di cura della neoplasia ed i suoi effetti. La perdita dei capelli è una nudità difficile da accettare, per di più in un momento in cui la parte identitaria cede il passo alla paura dell’incertezza verso il futuro”.

Letizia Battaglia, recentemente scomparsa, ha prestato la sua arte per gli scatti del calendario 2023

Come può essere di aiuto a queste persone Tricostar Onlus?
“Nei nostri progetti coniughiamo funzione e bellezza, poggiando la nostra azione su alcuni pilastri: uno è quello della Banca della Parrucca, ossia la realizzazione di parrucche che vengono affidate alle pazienti in comodato gratuito. Questo percorso è iniziato circa dodici anni fa con l’Ospedale San Giovanni di Roma, ma si sta allargando sempre di più anche ad altri nosocomi italiani. Un circolo virtuoso che ha favorito un altro dei pilastri dei nostri progetti, ossia la donazione dei capelli, un gesto di grande solidarietà per il quale ci sono persone che letteralmente si privano di una parte di sé stesse per sostenere altre donne in difficoltà, ma che soprattutto permette di abbattere uno dei costi più alti nella realizzazione delle protesi: quello della materia prima, i capelli appunto, permettendo di limitare il costo della parrucca alla sola manifattura”.

Presidente, perché ha pensato a progetti di questo tipo?
“Tutto è nato da un mio personale cambio di passo. Appartengo alla quinta generazione di una famiglia di imprenditori che si è sempre occupata di capelli, protesi, parrucche, la cui attività è nata, peraltro, in Sicilia. E proprio in Sicilia sono tornata quest’anno, in un’ideale chiusura del cerchio, per questa incredibile collaborazione con la grande fotografa siciliana che nel calendario testimonia una mission condivisa da me, dai miei collaboratori, da ultimo Monica Magini per il progetto Hair Smile: ossia, offrire un intangibile supporto alle donne che affrontano anche la perdita dei capelli, accanto agli altri esiti di una malattia terribile. Con progetti come il calendario possiamo renderle ‘dive per un giorno‘, anzi, per un anno. E aiutarle a ritrovare la propria bellezza, a reinserirsi nel mondo del lavoro e della vita sociale con fiducia, ad uscire da quella bolla sospesa dove la malattia le relega”.

Carolina Marconi testimonial di Tricostarc Onlus

Adriana Pannitteri e la presidente di Tricostarc Onlus Giusy Giambertone (Ph. Sergio Silvestrini)

Anche l’attrice Carolina Marconi, che ha vissuto sulla propria pelle la malattia, sostiene il progetto di Tricostarc Onlus e invita a partecipare all’evento di questo pomeriggio (per partecipare: [email protected]): “Sarà una serata bellissima dove ritrovarsi insieme, unite per la sesta edizione del calendario di oncologia Tricostarc 2023, dopo tante battaglie combattute. Non vedo l’ora – ha detto – di vedere tutte le foto che ha realizzato Letizia Battaglia, che ora è il nostro angelo custode, con tutte le bellissime guerriere protagoniste che hanno fatto da modelle. Sarà una serata piena di speranza, di forza, di condivisione e anche, perché no, di divertimento. Parleremo della battaglia delle donne, del loro coraggio, perché la verità è che non si deve mollare mai”.
Nel corso della conferenza stampa di presentazione di lunedì scorso, gli obiettivi centrati dal progetto nel tempo hanno costituito l’oggetto della testimonianza, invece, della paziente Simona Morelli, che raccontando la sua esperienza personale della malattia, ha sottolineato l’importanza del diritto alla bellezza e del progetto Hair Smile sulla donazione dei capelli, nonché il proprio coinvolgimento: “Ogni momento di questa iniziativa è stato per me come un sogno, come qualcosa che mi ha fatto letteralmente dimenticare quel nero su bianco che era scritto dalla mia patologia”.

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
"La Battaglia delle Donne. Ritratti di donne e la forza della loro battaglia", è questo il titolo del progetto firmato da Tricostarc Onlus, che sarà presentato oggi, 7 dicembre, alle 18, in un evento al MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Via Guido Reni, a Roma. Un calendario del 2023 fatto di immagini forti, capaci di evocare battaglie dure, combattute da donne che non si sono arrese alla propria malattia e che hanno saputo rivendicare il diritto alla propria femminilità. Un Calendario che ha l'intento di sensibilizzare le persone sui temi dell'arte e della bellezza, nella delicata fase di terapia e cura da una malattia aggressiva come il tumore. A scattare le fotografie che lo compongono, per questa VI edizione del progetto, è stata la celebre fotografa palermitana Letizia Battaglia, guerriera di nome e di fatto, recentemente scomparsa proprio per colpa di un tumore, ma non prima di aver regalato a noi tutti una testimonianza della sua arte e della forza delle donne nel contrastare mostri più grandi di loro.
Le pazienti oncologiche diventate modelle da calendario per Tricostarc Onlus, con la maestria fotografica di Letizia Battaglia
Protagonisti dell'evento di oggi pomeriggio al MAXXI, saranno i racconti delle pazienti operate di tumore, che lottano contro la malattia anche "a colpi di spazzola", grazie ad una ritrovata accettazione di sé stesse e del proprio corpo. I ritratti del calendario sono infatti quelli di donne affette da patologie oncologiche, attualmente in terapia. Come pure si alterneranno interventi che raccontano la Battaglia fotografa, testimonianze di personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo, e le voci di clinici ed esperti di oncologia e di tricologia in oncologia. "Le sedici immagini della pubblicazione - ha spiegato Giusy Giambertone, presidente di Tricostarc Onlus -, e gli altri scatti che Letizia Battaglia ci ha lasciato di quel servizio, testimoniano un incontro eccezionale e accolgono il punto di vista di una persona straordinaria nella sua triplice veste di donna, paziente e artista. Con i nostri progetti di tricologia solidale in ambito oncologico, intendiamo accendere i riflettori proprio su un aspetto poco considerato, quello dei capelli, che invece ha un’importanza a dir poco fondamentale, sia per gli uomini che per le donne. Per farlo coinvolgiamo nei nostri progetti due insiemi di collettività: il primo è quello delle persone che soffrono, il mondo delle pazienti che per la prima volta approcciano alla malattia e alla terapia, una terapia che - come sappiamo - consiste nel trattamento chemioterapico, con effetti collaterali di difficile gestione. Tra i più temuti c'è proprio la perdita dei capelli: non è un caso che ad oggi circa l’8% delle donne rifiuta il trattamento chemioterapico per paura degli effetti collaterali e in particolare di questo effetto collaterale. E ciò perché fin dalla notte dei tempi i capelli hanno rappresentato un simbolo di seduzione femminile e di virilità maschile. I capelli ci identificano, insomma". Presidente Giambertone, prima parlava di due collettività coinvolte nel progetto. Qual è la seconda? "La seconda è quella dei clinici. Il progetto è infatti sostenuto da anni dalla maggior parte degli ospedali nazionali. Una strada necessaria quella intrapresa da Tricostarc da oltre undici anni, attraverso la Tricostarc Onlus e l’impegno nella Fondazione Prometeus, che da sei anni a questa parte è anche raccontata attraverso un Calendario, le cui modelle sono appunto donne che stanno affrontando il difficile percorso di cura della neoplasia ed i suoi effetti. La perdita dei capelli è una nudità difficile da accettare, per di più in un momento in cui la parte identitaria cede il passo alla paura dell’incertezza verso il futuro".
Letizia Battaglia, recentemente scomparsa, ha prestato la sua arte per gli scatti del calendario 2023
Come può essere di aiuto a queste persone Tricostar Onlus? “Nei nostri progetti coniughiamo funzione e bellezza, poggiando la nostra azione su alcuni pilastri: uno è quello della Banca della Parrucca, ossia la realizzazione di parrucche che vengono affidate alle pazienti in comodato gratuito. Questo percorso è iniziato circa dodici anni fa con l’Ospedale San Giovanni di Roma, ma si sta allargando sempre di più anche ad altri nosocomi italiani. Un circolo virtuoso che ha favorito un altro dei pilastri dei nostri progetti, ossia la donazione dei capelli, un gesto di grande solidarietà per il quale ci sono persone che letteralmente si privano di una parte di sé stesse per sostenere altre donne in difficoltà, ma che soprattutto permette di abbattere uno dei costi più alti nella realizzazione delle protesi: quello della materia prima, i capelli appunto, permettendo di limitare il costo della parrucca alla sola manifattura”. Presidente, perché ha pensato a progetti di questo tipo? "Tutto è nato da un mio personale cambio di passo. Appartengo alla quinta generazione di una famiglia di imprenditori che si è sempre occupata di capelli, protesi, parrucche, la cui attività è nata, peraltro, in Sicilia. E proprio in Sicilia sono tornata quest’anno, in un'ideale chiusura del cerchio, per questa incredibile collaborazione con la grande fotografa siciliana che nel calendario testimonia una mission condivisa da me, dai miei collaboratori, da ultimo Monica Magini per il progetto Hair Smile: ossia, offrire un intangibile supporto alle donne che affrontano anche la perdita dei capelli, accanto agli altri esiti di una malattia terribile. Con progetti come il calendario possiamo renderle 'dive per un giorno', anzi, per un anno. E aiutarle a ritrovare la propria bellezza, a reinserirsi nel mondo del lavoro e della vita sociale con fiducia, ad uscire da quella bolla sospesa dove la malattia le relega”.

Carolina Marconi testimonial di Tricostarc Onlus

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Anche l’attrice Carolina Marconi, che ha vissuto sulla propria pelle la malattia, sostiene il progetto di Tricostarc Onlus e invita a partecipare all'evento di questo pomeriggio (per partecipare: [email protected]): “Sarà una serata bellissima dove ritrovarsi insieme, unite per la sesta edizione del calendario di oncologia Tricostarc 2023, dopo tante battaglie combattute. Non vedo l’ora – ha detto – di vedere tutte le foto che ha realizzato Letizia Battaglia, che ora è il nostro angelo custode, con tutte le bellissime guerriere protagoniste che hanno fatto da modelle. Sarà una serata piena di speranza, di forza, di condivisione e anche, perché no, di divertimento. Parleremo della battaglia delle donne, del loro coraggio, perché la verità è che non si deve mollare mai”. Nel corso della conferenza stampa di presentazione di lunedì scorso, gli obiettivi centrati dal progetto nel tempo hanno costituito l’oggetto della testimonianza, invece, della paziente Simona Morelli, che raccontando la sua esperienza personale della malattia, ha sottolineato l’importanza del diritto alla bellezza e del progetto Hair Smile sulla donazione dei capelli, nonché il proprio coinvolgimento: “Ogni momento di questa iniziativa è stato per me come un sogno, come qualcosa che mi ha fatto letteralmente dimenticare quel nero su bianco che era scritto dalla mia patologia”.
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