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Home » Lifestyle » Chiara Schettino, 19 anni, imprenditrice del futuro: “Allenate noi giovani a fare scelte. Se cadiamo, ci rialzeremo”

Chiara Schettino, 19 anni, imprenditrice del futuro: “Allenate noi giovani a fare scelte. Se cadiamo, ci rialzeremo”

Vincitrice dello Scrum Product Owner per l’innovazione manageriale, ha lavorato nella Silicon Valley. Ora combatte un linfoma e progetta nuove start up

Marianna Grazi
21 Aprile 2021
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A 19 anni, solitamente, i ragazzi sono concentrati sulla maturità o sulla scelta (eventuale) di quale facoltà scegliere all’università. Con la spensieratezza di essere ancora in quella fase della vita in cui non si sente troppo il peso delle responsabilità. E poi invece c’è chi, sempre a soli 19 anni, ha già raggiunto obiettivi che molti dei suoi coetanei della Generazione Z nemmeno si sognano. 

Chiara Schettino, classe 2001, ha appena concluso l’ultimo anno del Liceo Classico Europeo ad Avellino. Ed è la più giovane al mondo ad aver conseguito la certificazione di Scrum Product Owner, che attesta le competenze nel campo dell’innovazione manageriale. 

Chiara Schettino e il suo Team alla Silicon Valley, in California

Una carriera in continua ascesa, la sua, che inizia a 15 anni, quando partecipa al suo primo Hackathon, organizzato per giovani studenti nella sua scuola. Raggiunta la maggiore età fonda Bay Area, la prima startup, che nel 2019 le regala la vittoria di un hackathon nazionale e le permette di volare alla Silicon Valley, in California. Lì lavora a Sow Future, un progetto di ricerca in ambito agritech. Tornata in Italia, con alcuni ragazzi conosciuti durante il viaggio fonda il progetto Conthackto. Si tratta della prima piattaforma europea di Digital Challenge per teenager.

Nel 2020, in pieno lockdown, inizia a collaborare con il team VoiceMed, startup internazionale che cerca di pre-diagnosticare il Covid-19 classificando i flussi sonori della voce. Poi un linfoma la costringe a rallentare, ma la 19enne non ferma e continua a lavorare ai suoi progetti. Perché, come lei stessa, ripete “La vita è quello che accade, anche se è fatta di ciò che scegli”.

Dopo aver sostenuto l’esame di maturità nel reparto di oncoematologia dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, ha iniziato l’università iscrivendosi al corso di Digital Management in H-farm presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. “Seguo le lezioni da remoto tutti i giorni – racconta – e ogni tanto evado con la mente pensando alla prossima start up”. 

Recentemente ha deciso di lavorare a un nuovo progetto in ambito healthcare, influenzata dalla sua esperienza. E intanto continua a seguire Conthackto: “Abbiamo scelto di cambiare la direzione del progetto. Nel nuovo format il percorso dei ragazzi di 14 e i 18 anni avrà la durata di tre mesi, nei quali potranno conoscere professionisti che si occupano di innovazione internazionale e impatto positivo per il sociale”. Con lo stesso entusiasmo Chiara si dedica anche ad Aurora, un progetto di imprenditoria giovanile per ragazzi dai 18 ai 23 anni.

Da sempre uno dei suoi più grandi sogni è quello di avere un impatto positivo sul pianeta, così invita i giovani creativi a “mettersi in gioco migliorando punto dopo punto il nostro pianeta”. E, rivolgendosi invece ai futuri leader, dice: “Non sappiamo cosa il futuro ci riserverà. (I leader) dovranno essere sempre più preparati ad affrontare problemi inaspettati, a prendere decisioni con elasticità e creatività.  Tutto ciò è possibile se si allenano le nuove generazioni – noi giovani – a fare nuove esperienze di confronto con se stessi e gli altri, allenandoci così a fare scelte. E se cadiamo ci rialziamo“.

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
A 19 anni, solitamente, i ragazzi sono concentrati sulla maturità o sulla scelta (eventuale) di quale facoltà scegliere all’università. Con la spensieratezza di essere ancora in quella fase della vita in cui non si sente troppo il peso delle responsabilità. E poi invece c’è chi, sempre a soli 19 anni, ha già raggiunto obiettivi che molti dei suoi coetanei della Generazione Z nemmeno si sognano.  Chiara Schettino, classe 2001, ha appena concluso l’ultimo anno del Liceo Classico Europeo ad Avellino. Ed è la più giovane al mondo ad aver conseguito la certificazione di Scrum Product Owner, che attesta le competenze nel campo dell’innovazione manageriale. 
Chiara Schettino e il suo Team alla Silicon Valley, in California
Una carriera in continua ascesa, la sua, che inizia a 15 anni, quando partecipa al suo primo Hackathon, organizzato per giovani studenti nella sua scuola. Raggiunta la maggiore età fonda Bay Area, la prima startup, che nel 2019 le regala la vittoria di un hackathon nazionale e le permette di volare alla Silicon Valley, in California. Lì lavora a Sow Future, un progetto di ricerca in ambito agritech. Tornata in Italia, con alcuni ragazzi conosciuti durante il viaggio fonda il progetto Conthackto. Si tratta della prima piattaforma europea di Digital Challenge per teenager. Nel 2020, in pieno lockdown, inizia a collaborare con il team VoiceMed, startup internazionale che cerca di pre-diagnosticare il Covid-19 classificando i flussi sonori della voce. Poi un linfoma la costringe a rallentare, ma la 19enne non ferma e continua a lavorare ai suoi progetti. Perché, come lei stessa, ripete “La vita è quello che accade, anche se è fatta di ciò che scegli”. Dopo aver sostenuto l’esame di maturità nel reparto di oncoematologia dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, ha iniziato l'università iscrivendosi al corso di Digital Management in H-farm presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. “Seguo le lezioni da remoto tutti i giorni - racconta - e ogni tanto evado con la mente pensando alla prossima start up”.  Recentemente ha deciso di lavorare a un nuovo progetto in ambito healthcare, influenzata dalla sua esperienza. E intanto continua a seguire Conthackto: “Abbiamo scelto di cambiare la direzione del progetto. Nel nuovo format il percorso dei ragazzi di 14 e i 18 anni avrà la durata di tre mesi, nei quali potranno conoscere professionisti che si occupano di innovazione internazionale e impatto positivo per il sociale”. Con lo stesso entusiasmo Chiara si dedica anche ad Aurora, un progetto di imprenditoria giovanile per ragazzi dai 18 ai 23 anni. Da sempre uno dei suoi più grandi sogni è quello di avere un impatto positivo sul pianeta, così invita i giovani creativi a "mettersi in gioco migliorando punto dopo punto il nostro pianeta". E, rivolgendosi invece ai futuri leader, dice: "Non sappiamo cosa il futuro ci riserverà. (I leader) dovranno essere sempre più preparati ad affrontare problemi inaspettati, a prendere decisioni con elasticità e creatività.  Tutto ciò è possibile se si allenano le nuove generazioni – noi giovani – a fare nuove esperienze di confronto con se stessi e gli altri, allenandoci così a fare scelte. E se cadiamo ci rialziamo".
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