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Home » Lifestyle » Da una vela a “Le borse di G.”. “La violenza non deve diventare normale. Siamo le prime a dover credere in noi stesse”

Da una vela a “Le borse di G.”. “La violenza non deve diventare normale. Siamo le prime a dover credere in noi stesse”

La signora G., vittima di abusi domestici da parte del marito, grazie a l progetto "Una vela per la rinascita" di ASD MAD Mure a Dritta ha potuto realizzare uno spazio creativo tutto per sé. "Mi hanno permesso di dimostrare ai miei figli che sono una mamma capace di fare"

Caterina Ceccuti
20 Marzo 2022
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Donne che si tendono la mano e aiutano altre donne a guarire dalle profonde ferite della violenza subita tra le mura domestiche. Così si genera  quel circolo virtuoso dal quale paura, frustrazione, annientamento psicologico sono banditi. Un cerchio magico in cui ciascuna offre all’altra preziose opportunità di rinascita. È così che la Signora G. coglie possibilità di creare “Le borse di G.”, spazio a lei dedicato da “Una vela per la rinascita” di ASD MAD Mure a Dritta, progetto a sostegno di donne vittime di violenza e di pazienti che hanno combattuto e combattono contro il cancro. Qualcosa di pratico, di utile ed immediato. Qualcosa che non si ferma alla dimensione simbolica di una scarpetta rossa o di un fiocchetto rosa.

Dalla vela alle borse

“Le borse di G.” è un progetto creativo promosso da “Una vela per la rinascita”

“Abbiamo deciso di sostenere G., una donna vittima di abusi tra le mura domestiche, creando per lei uno spazio in cui potesse esprimere la sua incredibile abilità nel cucito – spiega Silvia Landi, presidente di ASD MAD -. È bastato fornirle una vecchia vela oramai inutilizzabile in mare e invitarla a dare libero sfogo alla propria creatività perché questa donna intraprendente e propositiva, che non si è mai arresa all’idea di essere una vittima di violenza, desse forma a creazioni di grande bellezza, come sono appunto le borse, le pochette, i set da colazione che ha realizzato per “Le borse di G”. Costruire per lei un negozio online e mettere a sua disposizione le nostre competenze per aiutarla a farsi conoscere è stato un gesto spontaneo e naturale come annaffiare un fiore che sta per sbocciare”.

Chi è la signora G.

G. è una donna che alcuni anni fa ha dovuto fuggire da casa portando con sé i due bambini. La sua storia, purtroppo, è quella di tante donne: un marito aggressore che l’aveva costretta entro le mura soffocanti di una violenza psicologia e fisica. Dopo la fuga la vita segreta in una casa rifugio situata nei pressi del confine con altri paesi europei, da dove, eventualmente, G. e i suoi figli avrebbero avuto la possibilità di scappare più facilmente dall’Italia, in caso il pericoloso uomo con cui aveva vissuto l’avesse rintracciata.

La Signora G. è una donna che è riuscita a fuggire coi suoi due figli da un marito violento, riuscendo a rinascere grazie al progetto creativo

“Purtroppo – spiega la signora – la fuga non è la fine dell’incubo. Sono tanti, troppi, i problemi che una donna si trova ad affrontare dopo. Soprattutto se ha dei figli, perché sente il dovere di dimostrare loro che la scelta di interrompere una quotidianità a cui, purtroppo, ci si è abituati è stata giusta, nonostante si debba chiudere gli occhi e tuffarsi in una nuova vita, nella quale non esiste alcuna certezza ad attenderci. Ma la voglia di offrire ai miei bambini e a me stessa una maggiore serenità nel quotidiano mi ha dato la forza”. “Attraverso il cucito io ho voluto autodeterminarmi – continua G. – per dimostrare ai miei figli che sì, avremmo potuto farcela. Mio marito non mi aveva permesso di lavorare, benché avessi studiato e avessi a disposizione strumenti e competenze che già in passato mi avevano permesso di essere autonoma. Così i bambini non mi avevano mai vista operativa in altri ambiti se non quello domestico. Vi sono diversi tipi di violenza, quella che mio marito perpetrava su di me non era solo di tipo fisico, ma anche psicologico. Mi ripeteva che non avevo bisogno di altro se non di quello che lui stesso mi dava. Avevo addosso un terribile, opprimente burka invisibile – aggiunge-  Non potevo uscire, né inconrare un’amica, ma soprattutto non potevo lavorare”.

Materiali da navigazione ormai esauriti trovano nuova vita in bellissime creazioni della signora G.

“Progetti come ‘Una vela per la rinascita’ mi hanno permesso di dimostrare ai miei figli che sono una mamma capace di fare, che sono una donna stimata per le creazioni che realizzo. E questa per me è una sensazione impagabile, perché spesso i figli dei narcisisti sono abituati a vedere la madre come una nullità, anche se la amano, e va a finire che certi meccanismi che si ripetono davanti ai loro occhi quotidianamente diventano normali. Persino la violenza rischia di diventare normale. Per questo a noi serve rinascere, siamo le prime a dover credere in noi stesse, solo così potranno farlo anche gli altri. Io, donna ferita, posso aiutare altre donne ferite come me. E questo mi riempie l’anima perché posso di nuovo sentirmi utile, tramite un’arte che ho scoperto di avere. Con la macchina da cucire posso fare cose che lasciano la gente a bocca aperta”.
Dopo il periodo in casa rifugio, ritrovata la serenità, G. si è trasferita sulla costa toscana con i suoi bambini, ed è qui che ha deciso di costruirsi una nuova vita contando solo sulle proprie forze. Grazie all’aiuto di Margherita Dogliani, imprenditrice illuminata e impegnata nel sociale con progetti dedicati alle donne in difficoltà, G. ha imparato a cucire e a disegnare borse e accessori, facendo confluire la passione per l’arte e la letteratura nelle sue creazioni.

I progetti “Le borse di G” e “Una vela per la rinascita”

“Ho conosciuto G. quando aveva già iniziato questo percorso di rinascita attraverso l’arte del cucito – commenta Silvia Landi -. Subito mi hanno colpito la passione e l’abilità nel realizzare oggetti vari con la macchina da cucire. G. è una donna molto intraprendente, che collabora con diverse realtà dell’alta Versilia. “Le borse di G.” è un progetto nato con lo scopo di farle creare una linea tutta sua, di modo da fornirle uno strumento utile in più per costruire il suo progetto di vita. Ma le borse e gli accessori di G. hanno diverse importanti finalità, oltre al raggiungimento per lei della propria indipendenza economica, dopo anni di abusi; le sue creazioni a loro volta sosterranno il progetto “Una vela per la rinascita”, e avranno anche il pregio di donare nuova vita a materiali quali vele e vecchie cime, che vengono utilizzati per la realizzazione dei prodotti. La scelta dei materiali di riciclo non è casuale – puntualizza la presidente di ASD MAD -. Non dimentichiamo che tutte queste iniziative nascono sotto il ‘cappello’ di ASD MAD, da sempre impegnata nella tutela dell’ambiente”.

Il prossimo progetto di “Una vela per la rinascita” sarà una regata di due giorni per donne che hanno subito interventi per neoplasie

Per le borse di G. è stato creato uno spazio virtuale che viene ospitato sul sito www.unavelaperlarinascita.it e che consente di ordinare direttamente all’artista-artigiana le creazioni desiderate, garantendole al tempo stesso la necessaria riservatezza.

Le prossime a beneficiare dei progetti solidali di “Una vela per la rinascita” saranno donne che hanno subito interventi per neoplasie. Il 28 e il 29 maggio sarà loro dedicata una due giorni in barca, sotto la super visione di un team che include personale medico, il percorso di una nutrizionista e quello di una fisioterapista che collaborano con il “Il Volto della Speranza Onlus”, importante partner del progetto “Saranno le prime ospiti di un percorso di particolare utilità pensato per le donne che hanno combattuto contro il cancro – spiega Silvia Landi -; toccheremo temi di grande importanza e sfrutteremo le proprietà curative del mare e di un’attività sportiva adatta a tutti, in cui l’esercizio fisico si affianca a momenti di condivisione, collaborazione e sostegno reciproco“.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Donne che si tendono la mano e aiutano altre donne a guarire dalle profonde ferite della violenza subita tra le mura domestiche. Così si genera  quel circolo virtuoso dal quale paura, frustrazione, annientamento psicologico sono banditi. Un cerchio magico in cui ciascuna offre all'altra preziose opportunità di rinascita. È così che la Signora G. coglie possibilità di creare “Le borse di G.”, spazio a lei dedicato da “Una vela per la rinascita” di ASD MAD Mure a Dritta, progetto a sostegno di donne vittime di violenza e di pazienti che hanno combattuto e combattono contro il cancro. Qualcosa di pratico, di utile ed immediato. Qualcosa che non si ferma alla dimensione simbolica di una scarpetta rossa o di un fiocchetto rosa.

Dalla vela alle borse

"Le borse di G." è un progetto creativo promosso da "Una vela per la rinascita"
"Abbiamo deciso di sostenere G., una donna vittima di abusi tra le mura domestiche, creando per lei uno spazio in cui potesse esprimere la sua incredibile abilità nel cucito - spiega Silvia Landi, presidente di ASD MAD -. È bastato fornirle una vecchia vela oramai inutilizzabile in mare e invitarla a dare libero sfogo alla propria creatività perché questa donna intraprendente e propositiva, che non si è mai arresa all'idea di essere una vittima di violenza, desse forma a creazioni di grande bellezza, come sono appunto le borse, le pochette, i set da colazione che ha realizzato per “Le borse di G”. Costruire per lei un negozio online e mettere a sua disposizione le nostre competenze per aiutarla a farsi conoscere è stato un gesto spontaneo e naturale come annaffiare un fiore che sta per sbocciare".

Chi è la signora G.

G. è una donna che alcuni anni fa ha dovuto fuggire da casa portando con sé i due bambini. La sua storia, purtroppo, è quella di tante donne: un marito aggressore che l'aveva costretta entro le mura soffocanti di una violenza psicologia e fisica. Dopo la fuga la vita segreta in una casa rifugio situata nei pressi del confine con altri paesi europei, da dove, eventualmente, G. e i suoi figli avrebbero avuto la possibilità di scappare più facilmente dall'Italia, in caso il pericoloso uomo con cui aveva vissuto l'avesse rintracciata.
La Signora G. è una donna che è riuscita a fuggire coi suoi due figli da un marito violento, riuscendo a rinascere grazie al progetto creativo
"Purtroppo - spiega la signora - la fuga non è la fine dell'incubo. Sono tanti, troppi, i problemi che una donna si trova ad affrontare dopo. Soprattutto se ha dei figli, perché sente il dovere di dimostrare loro che la scelta di interrompere una quotidianità a cui, purtroppo, ci si è abituati è stata giusta, nonostante si debba chiudere gli occhi e tuffarsi in una nuova vita, nella quale non esiste alcuna certezza ad attenderci. Ma la voglia di offrire ai miei bambini e a me stessa una maggiore serenità nel quotidiano mi ha dato la forza". "Attraverso il cucito io ho voluto autodeterminarmi - continua G. - per dimostrare ai miei figli che sì, avremmo potuto farcela. Mio marito non mi aveva permesso di lavorare, benché avessi studiato e avessi a disposizione strumenti e competenze che già in passato mi avevano permesso di essere autonoma. Così i bambini non mi avevano mai vista operativa in altri ambiti se non quello domestico. Vi sono diversi tipi di violenza, quella che mio marito perpetrava su di me non era solo di tipo fisico, ma anche psicologico. Mi ripeteva che non avevo bisogno di altro se non di quello che lui stesso mi dava. Avevo addosso un terribile, opprimente burka invisibile - aggiunge-  Non potevo uscire, né inconrare un'amica, ma soprattutto non potevo lavorare".
Materiali da navigazione ormai esauriti trovano nuova vita in bellissime creazioni della signora G.
"Progetti come 'Una vela per la rinascita' mi hanno permesso di dimostrare ai miei figli che sono una mamma capace di fare, che sono una donna stimata per le creazioni che realizzo. E questa per me è una sensazione impagabile, perché spesso i figli dei narcisisti sono abituati a vedere la madre come una nullità, anche se la amano, e va a finire che certi meccanismi che si ripetono davanti ai loro occhi quotidianamente diventano normali. Persino la violenza rischia di diventare normale. Per questo a noi serve rinascere, siamo le prime a dover credere in noi stesse, solo così potranno farlo anche gli altri. Io, donna ferita, posso aiutare altre donne ferite come me. E questo mi riempie l'anima perché posso di nuovo sentirmi utile, tramite un'arte che ho scoperto di avere. Con la macchina da cucire posso fare cose che lasciano la gente a bocca aperta". Dopo il periodo in casa rifugio, ritrovata la serenità, G. si è trasferita sulla costa toscana con i suoi bambini, ed è qui che ha deciso di costruirsi una nuova vita contando solo sulle proprie forze. Grazie all'aiuto di Margherita Dogliani, imprenditrice illuminata e impegnata nel sociale con progetti dedicati alle donne in difficoltà, G. ha imparato a cucire e a disegnare borse e accessori, facendo confluire la passione per l’arte e la letteratura nelle sue creazioni.

I progetti "Le borse di G" e "Una vela per la rinascita"

"Ho conosciuto G. quando aveva già iniziato questo percorso di rinascita attraverso l'arte del cucito - commenta Silvia Landi -. Subito mi hanno colpito la passione e l'abilità nel realizzare oggetti vari con la macchina da cucire. G. è una donna molto intraprendente, che collabora con diverse realtà dell'alta Versilia. “Le borse di G.” è un progetto nato con lo scopo di farle creare una linea tutta sua, di modo da fornirle uno strumento utile in più per costruire il suo progetto di vita. Ma le borse e gli accessori di G. hanno diverse importanti finalità, oltre al raggiungimento per lei della propria indipendenza economica, dopo anni di abusi; le sue creazioni a loro volta sosterranno il progetto “Una vela per la rinascita”, e avranno anche il pregio di donare nuova vita a materiali quali vele e vecchie cime, che vengono utilizzati per la realizzazione dei prodotti. La scelta dei materiali di riciclo non è casuale - puntualizza la presidente di ASD MAD -. Non dimentichiamo che tutte queste iniziative nascono sotto il 'cappello' di ASD MAD, da sempre impegnata nella tutela dell'ambiente".
Il prossimo progetto di "Una vela per la rinascita" sarà una regata di due giorni per donne che hanno subito interventi per neoplasie
Per le borse di G. è stato creato uno spazio virtuale che viene ospitato sul sito www.unavelaperlarinascita.it e che consente di ordinare direttamente all'artista-artigiana le creazioni desiderate, garantendole al tempo stesso la necessaria riservatezza. Le prossime a beneficiare dei progetti solidali di “Una vela per la rinascita” saranno donne che hanno subito interventi per neoplasie. Il 28 e il 29 maggio sarà loro dedicata una due giorni in barca, sotto la super visione di un team che include personale medico, il percorso di una nutrizionista e quello di una fisioterapista che collaborano con il “Il Volto della Speranza Onlus”, importante partner del progetto "Saranno le prime ospiti di un percorso di particolare utilità pensato per le donne che hanno combattuto contro il cancro - spiega Silvia Landi -; toccheremo temi di grande importanza e sfrutteremo le proprietà curative del mare e di un’attività sportiva adatta a tutti, in cui l’esercizio fisico si affianca a momenti di condivisione, collaborazione e sostegno reciproco".
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