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Home » Lifestyle » La pandemia vista da Zoe, 6 anni: Dad, compleanni senza amici e voglia di nonni

La pandemia vista da Zoe, 6 anni: Dad, compleanni senza amici e voglia di nonni

All'ora di didattica a distanza in seconda elementare si collega metà classe, c'è chi parla senza accendere il microfono, chi si mette una coperta in testa e sfida la maestra. Senza la supervisione di un adulto i piccoli sono schegge impazzite. Il desiderio? Giornate all'aria aperta e raggiungere gli affetti che non vedono da troppo tempo

Cristiana Mariani
13 Aprile 2021
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Un anno di pandemia, un anno di didattica a distanza. Il coronavirus ha cambiato in maniera irrimediabile la vita di molte persone, primi fra tutti i bambini. Zoe ha da poco compiuto sei anni. Essendo nata a marzo, quello del 2021 è stato il secondo compleanno in piena pandemia. “Prima invitavo tante amiche a casa, facevo tante passeggiate – ricorda -. Stavo poco in casa, perché si poteva andare fuori. Le giornate erano più divertenti”.

Già, le giornate di una bimba di sei anni dovrebbero trascorrere all’aria aperta. La sera si dovrebbe crollare dal sonno per quanto si è corso e giocato insieme agli amici. “Invece Zoe un po’ di fatica ad addormentarsi la fa” racconta Erika, madre giornalista freelance che insieme al compagno Simone, anch’egli libero professionista, cresce Zoe, 6 anni. Assistere anche a una sola ora di didattica a distanza di una prima elementare è un’esperienza quasi mistica. Già, perché la quantità di autocontrollo necessaria per gestire una classe di bimbi urlanti è quasi pari a quella che si richiede a un monaco zen.

“Nella classe di Zoe i bimbi sono 19, ogni giorno se ne collegano alle lezioni al massimo una decina. Molti hanno problemi di connessione, altri non sempre possono essere seguiti dai genitori” racconta la la 38enne. E durante le lezioni succede davvero di tutto: si va da chi si mette una coperta sulla testa dicendo “Maestra sono sparito, cercami” a chi fa finta di non sentire, a chi invece è talmente zelante da dare le risposte dimenticandosi di premere il tasto di attivazione del microfono e quindi si agita senza essere sentito.

Senza la supervisione di un adulto, i bimbi diventano schegge impazzite che, un po’ per noia e un po’ per scarsa conoscenza del mezzo tecnologico, cercano di attirare l’attenzione in ogni modo. Lezioni a distanza, ma non solo. Anche la distanza dagli affetti familiari si fa sentire. “La prima cosa che farò quando si potrà viaggiare sarà andare dai nonni che abitano in Brianza (Zoe e la sua famiglia vivono a Macerata nelle Marche, ndr): non li vedo da tanto tempo e mi mancano” afferma la bimba.

 

Il diario di una giornata in pandemia: mamma e figlia a confronto

Erika, la mamma

“La mia sveglia suona intorno alle 6.45. D’altro canto, se voglio uscire per fare una corsetta, devo farlo prima che mia figlia si svegli. E, sono certa che alcuni genitori mi potranno comprendere, correre e fare attività fisica rappresenta l’unico modo per scaricare la tensione in queste giornate in cui si è costretti a rimanere in casa e a seguire i bimbi in dad. Rientro dalla mia corsa dopo un’ora e intorno alle 7.50 mi preparo per la giornata. Anche perché dieci minuti dopo sveglio Zoe. Colazione e intorno alle 8.30 ci colleghiamo per la prima ora di didattica a distanza. Finalmente ho mezz’ora per fare colazione. Lavorando da casa, approfitto soprattutto dei momenti di pausa di Zoe dalle lezioni per svolgere le mansioni più impegnative e che richiedono silenzio e concentrazione totali. Durante le lezioni devo comunque sempre tenere un occhio e un orecchio tesi a quello che sta facendo, altrimenti rischia di distrarsi e quindi di fatto mi ritrovo a lavorare durante le sue pause. A mezzogiorno mia figlia finisce le lezioni ed è il momento di preparare da mangiare. Quella dalle 13 alle 14 è l’ora di defaticamento per tutta la famiglia, anche perché poi alle 14.30 ci sono i compiti. Dalle 15 alle 16 riesco a lavorare un’altra ora, ma poi Zoe reclama la mia attenzione e quindi fra un giro nelle vicinanze di casa e un gioco fra le mura domestiche il tempo passa veloce. Fino alle 20, quando si cena. A letto presto? Dall’inizio della pandemia, Zoe non si addormenta mai prima delle 22. Prima prendeva sonno facilmente, adesso fa più fatica”.

 

Zoe, 6 anni

“Ogni mattina, tranne il sabato e la domenica, la mamma mi sveglia verso le 8. Anche se rimango in casa, la mamma mi fa vestire e lavare: devo farmi vedere in collegamento dai miei compagni di classe e dalle maestre come quando sono a scuola davvero. Alle 8.30 comincio le lezioni online. Le seguo, ma mi annoio. La scuola mi piace, ma non quella online. Mi fa stare male il fatto di non vedere i miei compagni da vicino. Per fortuna in questi giorni siamo tornati in presenza, ma se ci faranno ancora fare lezione da casa io impazzisco. Fare lezione così è difficile e senza l’aiuto della mamma mi perdo. Nelle pause gioco un po’, poi chiedo ad Alexa di mettere una sveglia così mi ricordo quando devo ricollegarmi. A mezzogiorno quando finisco con la scuola posso rilassarmi, però nel pomeriggio dopo aver mangiato e fatto i compiti ho tanta voglia di uscire. Vorrei andare al parco giochi con le mie amiche, ma non si può. Allora facciamo una passeggiata vicino a casa e gioco un po’ nell’androne del palazzo. Ma non è divertente come prima. Anche quando incontro le mie amiche per strada o quando vado a fare la spesa insieme alla mamma, dobbiamo stare distanti e non possiamo abbracciarci”. 

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Instagram

  • Passa anche da un semplice tasto la possibilità per una donna, vittima di stalking, di salvarsi da chi vuole farle del male. Il tasto di uno smartwatch che, una volta premuto, lancia un’immediata richiesta di aiuto alle forze di polizia. E grazie a questo orologio, Marta (il nome è di fantasia) potrà ora vedere la sua vita cambiata in meglio. La donna aveva smesso di vivere, a causa della relazione asfissiante e malata con il suo ex marito violento che aveva promesso di sfregiarla con l’acido e poi ucciderla e seppelire il suo corpo in un terreno. Ma venerdì scorso a Marta è stato consegnato il primo di 45 smartwatch che saranno distribuiti ad altrettante vittime. L’orologio è collegato con la centrale operativa del comando provinciale dei carabinieri di Napoli: appena arriva l’Sos, la vittima viene geolocalizzata e arrivano i soccorsi.

E così Marta ha ripreso la sua vita interrotta per paura dell’ex e delle sue minacce. «Posso uscire più serena e tranquilla dopo mesi e mesi trascorsi rintanata in casa. Grazie a questo orologio mi sento protetta. È vero, devo rinunciare alla mia privacy, ma è un prezzo che sono disposta a pagare.»

Lo scorso 30 novembre i carabinieri del Comando provinciale di Napoli, la sezione fasce deboli della Procura partenopea coordinata dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone, la Fondazione Vodafone Italia e la Soroptimist international club Napoli hanno annunciato l’avvio del progetto pilota "Mobile Angel", che prevede, appunto, la consegna di questo orologio salvavita alle vittime di maltrattamenti. Il progetto è stato esteso anche alle città di Milano e Torino. Lo smartwatch affidato a Marta è il primo nel Sud Italia. Il mobile angel, spiegano i Carabinieri, rientra in un progetto ad ampio respiro che ha come punto focale le vittime di violenza. Un contesto di tutela all’interno del quale è stata istituita anche la "stanza tutta per sé", un ambiente dove chi ha subìto vessazioni può sentirsi a suo agio nel raccontare il proprio vissuto. 

#lucenews #lucelanazione #mobileangel #napoli
  • Se nei giorni scorsi l’assessore al Welfare del Comune di Napoli, papà single di Alba, bambina affetta da Sindrome di Down, aveva ri-scritto pubblicamente alla premier Giorgia Meloni per avere un confronto sull’idea di famiglia e sul tema delle adozioni, stavolta commenta quanto sta accadendo in Italia in relazione ai diritti dei figli delle famiglie arcobaleno. 

Ricordiamo, infatti, che lo scorso 12 marzo il Governo ha ordinato, in merito ad una richiesta pervenuta al Comune di Milano di una coppia dello stesso sesso, lo stop a procedere alla registrazione del loro figlio appena nato e impedendo, di fatto, la creazione di una famiglia omogenitoriale. Il veto della destra compatta boccia il certificato europeo di filiazione che propone agli Stati membri di garantire ai genitori residenti in Unione Europea il diritto ad essere riconosciuti come madri e padri dei propri figli nello stesso modo in tutti i Paesi Ue.

“In tutta Europa i figli di coppie gay avranno il riconoscimento degli stessi diritti degli altri bambini. In Italia il Senato, trascinato da Fratelli d’Italia, fortemente contrario, ha appena bocciato la proposta – dice Trapanese in un lungo post sulla sua pagina Instagram -. Quindi, i figli delle coppie omosessuali non sono, per il nostro Paese, figli come gli altri. Questo hanno deciso e detto chiaramente”. Così facendo, “resteranno bambini privi di tutele complete, i cui genitori dovranno affrontare battaglie giudiziarie, sfiniti da tempi lunghissimi, solo perché il loro bimbo venga considerato semplicemente un figlio”. 

Trapanese attacca chiaramente questa decisione: “L’Italia è l’unico paese europeo con un governo che lavora per togliere diritti invece che per aggiungerli. Se la prende con bambini che esistono e vivono la loro quotidianità serenamente in famiglie piene d’amore, desiderati sopra ogni cosa, ma considerati in Italia figli di un dio minore”. Per Trapanese “stiamo continuando a parlare di ciò che dovrebbe essere semplicemente attuato. I diritti non si discutono, si riconoscono e basta. Ma come fate a non rendervene conto?”.

#lucenews #diritti #coppieomogenitoriali
  • Il nuovo progetto presentato dal governatore Viktor Laiskodat a Kupang, in Indonesia, prevede l’entrata degli alunni a scuola alle 5.30 del mattino. Secondo l’alto funzionario il provvedimento servirebbe per rafforzare la disciplina dei bambini.

Solitamente nelle scuole del Paese le lezioni iniziavano tra le 7 e le 8 del mattino: anticipando l’orario d’ingresso i bambini sono apparsi esausti quando tornano a casa. La madre di una 16enne, infatti, è molto preoccupata da questa nuova iniziativa: “È estremamente difficile, ora devono uscire di casa mentre è ancora buio pesto. Non posso accettarlo. La loro sicurezza non è garantita quando è ancora notte. Inoltre mia figlia, ogni volta che arriva a casa, è esausta e si addormenta immediatamente.”

Sulla vicenda è intervenuto anche Marsel Robot, esperto di istruzione dell’Università di Nusa Cendana, che ha spiegato come a lungo termine la privazione del sonno potrebbe mettere in pericolo la salute degli studenti e causare un cambiamento nei loro comportamenti: “Non c’è alcuna correlazione con lo sforzo per migliorare la qualità dell’istruzione. Gli studenti dormiranno solo per poche ore e questo è un grave rischio per la loro salute. Inoltre, questo causerà loro stress e sfogheranno la loro tensione in attività magari incontrollabili”. Anche il Ministero per l’emancipazione delle donne e la Commissione indonesiana per la protezione dei minori hanno espresso richieste di revisione della politica. Il cambiamento delle regole di Kupang è stato anche contestato dai legislatori locali, che hanno chiesto al governo di annullare quella che hanno definito una politica infondata.

Tuttavia il governo centrale ha mantenuto il suo esperimento rincarando la dose ed estendendolo anche all’agenzia di istruzione locale, dove anche i dipendenti pubblici ora inizieranno la loro giornata alle 5.30 del mattino.

#lucenews #lucelanazione #indonesia #scuola
  • Quante ore dormi? È difficile addormentarsi? Ti svegli al minimo rumore o al mattino rimandi tutte le sveglie per dormire un po’ di più? Soffri d’insonnia?

Sono circa 13,4 milioni gli italiani che soffrono di insonnia, secondo le ultime rilevazioni di Aims - l
Un anno di pandemia, un anno di didattica a distanza. Il coronavirus ha cambiato in maniera irrimediabile la vita di molte persone, primi fra tutti i bambini. Zoe ha da poco compiuto sei anni. Essendo nata a marzo, quello del 2021 è stato il secondo compleanno in piena pandemia. “Prima invitavo tante amiche a casa, facevo tante passeggiate - ricorda -. Stavo poco in casa, perché si poteva andare fuori. Le giornate erano più divertenti”. Già, le giornate di una bimba di sei anni dovrebbero trascorrere all’aria aperta. La sera si dovrebbe crollare dal sonno per quanto si è corso e giocato insieme agli amici. “Invece Zoe un po’ di fatica ad addormentarsi la fa” racconta Erika, madre giornalista freelance che insieme al compagno Simone, anch’egli libero professionista, cresce Zoe, 6 anni. Assistere anche a una sola ora di didattica a distanza di una prima elementare è un’esperienza quasi mistica. Già, perché la quantità di autocontrollo necessaria per gestire una classe di bimbi urlanti è quasi pari a quella che si richiede a un monaco zen. “Nella classe di Zoe i bimbi sono 19, ogni giorno se ne collegano alle lezioni al massimo una decina. Molti hanno problemi di connessione, altri non sempre possono essere seguiti dai genitori” racconta la la 38enne. E durante le lezioni succede davvero di tutto: si va da chi si mette una coperta sulla testa dicendo “Maestra sono sparito, cercami” a chi fa finta di non sentire, a chi invece è talmente zelante da dare le risposte dimenticandosi di premere il tasto di attivazione del microfono e quindi si agita senza essere sentito. Senza la supervisione di un adulto, i bimbi diventano schegge impazzite che, un po’ per noia e un po’ per scarsa conoscenza del mezzo tecnologico, cercano di attirare l’attenzione in ogni modo. Lezioni a distanza, ma non solo. Anche la distanza dagli affetti familiari si fa sentire. “La prima cosa che farò quando si potrà viaggiare sarà andare dai nonni che abitano in Brianza (Zoe e la sua famiglia vivono a Macerata nelle Marche, ndr): non li vedo da tanto tempo e mi mancano” afferma la bimba.  

Il diario di una giornata in pandemia: mamma e figlia a confronto

Erika, la mamma “La mia sveglia suona intorno alle 6.45. D’altro canto, se voglio uscire per fare una corsetta, devo farlo prima che mia figlia si svegli. E, sono certa che alcuni genitori mi potranno comprendere, correre e fare attività fisica rappresenta l’unico modo per scaricare la tensione in queste giornate in cui si è costretti a rimanere in casa e a seguire i bimbi in dad. Rientro dalla mia corsa dopo un’ora e intorno alle 7.50 mi preparo per la giornata. Anche perché dieci minuti dopo sveglio Zoe. Colazione e intorno alle 8.30 ci colleghiamo per la prima ora di didattica a distanza. Finalmente ho mezz’ora per fare colazione. Lavorando da casa, approfitto soprattutto dei momenti di pausa di Zoe dalle lezioni per svolgere le mansioni più impegnative e che richiedono silenzio e concentrazione totali. Durante le lezioni devo comunque sempre tenere un occhio e un orecchio tesi a quello che sta facendo, altrimenti rischia di distrarsi e quindi di fatto mi ritrovo a lavorare durante le sue pause. A mezzogiorno mia figlia finisce le lezioni ed è il momento di preparare da mangiare. Quella dalle 13 alle 14 è l’ora di defaticamento per tutta la famiglia, anche perché poi alle 14.30 ci sono i compiti. Dalle 15 alle 16 riesco a lavorare un’altra ora, ma poi Zoe reclama la mia attenzione e quindi fra un giro nelle vicinanze di casa e un gioco fra le mura domestiche il tempo passa veloce. Fino alle 20, quando si cena. A letto presto? Dall’inizio della pandemia, Zoe non si addormenta mai prima delle 22. Prima prendeva sonno facilmente, adesso fa più fatica”.   Zoe, 6 anni “Ogni mattina, tranne il sabato e la domenica, la mamma mi sveglia verso le 8. Anche se rimango in casa, la mamma mi fa vestire e lavare: devo farmi vedere in collegamento dai miei compagni di classe e dalle maestre come quando sono a scuola davvero. Alle 8.30 comincio le lezioni online. Le seguo, ma mi annoio. La scuola mi piace, ma non quella online. Mi fa stare male il fatto di non vedere i miei compagni da vicino. Per fortuna in questi giorni siamo tornati in presenza, ma se ci faranno ancora fare lezione da casa io impazzisco. Fare lezione così è difficile e senza l’aiuto della mamma mi perdo. Nelle pause gioco un po’, poi chiedo ad Alexa di mettere una sveglia così mi ricordo quando devo ricollegarmi. A mezzogiorno quando finisco con la scuola posso rilassarmi, però nel pomeriggio dopo aver mangiato e fatto i compiti ho tanta voglia di uscire. Vorrei andare al parco giochi con le mie amiche, ma non si può. Allora facciamo una passeggiata vicino a casa e gioco un po’ nell’androne del palazzo. Ma non è divertente come prima. Anche quando incontro le mie amiche per strada o quando vado a fare la spesa insieme alla mamma, dobbiamo stare distanti e non possiamo abbracciarci”. 

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