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Home » Lifestyle » Dalla body alla skin positivity: sui social impazza la rivoluzione contro la bellezza artificiale e ‘filtrata’

Dalla body alla skin positivity: sui social impazza la rivoluzione contro la bellezza artificiale e ‘filtrata’

Imparare ad amare il proprio corpo così com'è, non cercando di rincorrere ideali di perfezione legati al mondo dei social. È l'obiettivo di tantissime donne e influencer, come Joanna Kenny, che con i suoi baffetti colorati con il mascara è diventata virale

Marianna Grazi
19 Luglio 2021
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Pelle liscissima, senza peli superflui, capelli in ordine (e guai ad averne  uno bianco in vista), pancia piatta, viso senza imperfezioni, che siano rughe, brufoli o antiestetici baffetti e sopracciglia incolte. Per le ragazze esiste uno standard ben preciso a cui attenersi per mostrarsi belle, soprattutto sui social network, divenuti ormai la vetrina per antonomasia per farsi conoscere. Conoscere, ma spesso non ri-conoscere. Perché il potere dei social sta proprio in quello. Farti apparire non sempre per come veramente sei, ma per come ‘devi essere’. E allora via all’uso dei filtri sempre più leviganti, alcuni perfino deformanti. E del selfie originale rimane ben poco di autentico.

Mentre in alcuni Paesi, come la Norvegia, si corre ai ripari contro questa pratica così diffusa, imponendo a chi lavora sui social di segnalare l’uso nei post che l* ritraggono di filtri, per dare un’immagine più autentica di quale sia effettivamente il loro potere, altre ragazze ricorrono a metodi ben più immediati. Ma se i tempi in cui le star non si mostravano mai in pubblico senza vantare un look e un make-up impeccabili non sono ancora finiti, la nuova mania che spopola sulle piattaforme è quella di mostrarsi in versione acqua e sapone, come a dimostrare a tutti la propria bellezza naturale. In Italia, ad esempio, un caso che ha destato molto clamore è stato quello di Aurora Ramazzotti. La figlia del noto cantante e di Michelle Hunziker, negli ultimi mesi, si è fatta promotrice delle mania dei no make-up selfie, postando vari scatti in cui la si vede con il viso completamente libero dal trucco, mostrando tranquillamente l’acne che, spiega, torna ciclicamente “a farle visita”.

Cambia Stato ma il concetto resta lo stesso. Fare delle proprie imperfezioni un vanto, perché sono proprio quelle a renderci uniche. Così l’estetista inglese Joanna Kenny, per normalizzare quei difetti che sembrano scogli insuperabili nella quotidiana corsa alla perfezione, ha deciso di enfatizzarli in modo provocatorio. Smagliature, peli, acne, cicatrici, cellulite, baffetti: nei suoi video non nasconde nulla. Per questo stanno velocemente diventando virali sui social. “Superare le mie insicurezze fisiche negli ultimi anni mi ha permesso di iniziare a vedere il mio corpo in modo diverso – spiega – E più di recente ho realizzato che la bellezza non ha taglia!“.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Joanna Kenny (@joannajkenny)

L’obiettivo che si è posta Joanna è quello di invitare le donne ad accettarsi e amarsi, senza farsi ingannare dalle immagini ‘perfette’ che vedono sui social. Piuttosto che rincorrere ideali irraggiungibili e ‘finti’, dovrebbero impiegare più energie nel lavoro su se stesse, celebrando il proprio corpo e migliorandosi in modo sano. Così ha abbracciato il movimento della #skinpositivity e ha iniziato anche a fare un gesto singolare, che sta spopolando su Instagram: ha cominciato a colorare i baffetti con il mascara. “Non lo faccio per renderlo affascinante o per convincervi che è bello. Lo faccio per ricordarvi che si può. Non mi aspetto che andiate in giro con il mascara sulle labbra (anche se sarebbe fantastico). Vi sto incoraggiando a chiedervi se state rimuovendo i peli del viso perché vi fa sentire più a vostro agio o per altro”.

Proprio lei che, come estetista, è abituata ad avere a che fare con ogni tipo di corpo e di peli, è convinta che bisogna star bene con il proprio fisico e non volerlo per forza adeguare a come lo vorrebbero gli altri. Perché nessuno ha il diritto di sminuire un altra persona per quello che è o per come si presenta, né di farla sentire inadeguata e sbagliata.

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
Pelle liscissima, senza peli superflui, capelli in ordine (e guai ad averne  uno bianco in vista), pancia piatta, viso senza imperfezioni, che siano rughe, brufoli o antiestetici baffetti e sopracciglia incolte. Per le ragazze esiste uno standard ben preciso a cui attenersi per mostrarsi belle, soprattutto sui social network, divenuti ormai la vetrina per antonomasia per farsi conoscere. Conoscere, ma spesso non ri-conoscere. Perché il potere dei social sta proprio in quello. Farti apparire non sempre per come veramente sei, ma per come 'devi essere'. E allora via all'uso dei filtri sempre più leviganti, alcuni perfino deformanti. E del selfie originale rimane ben poco di autentico. Mentre in alcuni Paesi, come la Norvegia, si corre ai ripari contro questa pratica così diffusa, imponendo a chi lavora sui social di segnalare l'uso nei post che l* ritraggono di filtri, per dare un'immagine più autentica di quale sia effettivamente il loro potere, altre ragazze ricorrono a metodi ben più immediati. Ma se i tempi in cui le star non si mostravano mai in pubblico senza vantare un look e un make-up impeccabili non sono ancora finiti, la nuova mania che spopola sulle piattaforme è quella di mostrarsi in versione acqua e sapone, come a dimostrare a tutti la propria bellezza naturale. In Italia, ad esempio, un caso che ha destato molto clamore è stato quello di Aurora Ramazzotti. La figlia del noto cantante e di Michelle Hunziker, negli ultimi mesi, si è fatta promotrice delle mania dei no make-up selfie, postando vari scatti in cui la si vede con il viso completamente libero dal trucco, mostrando tranquillamente l'acne che, spiega, torna ciclicamente "a farle visita". Cambia Stato ma il concetto resta lo stesso. Fare delle proprie imperfezioni un vanto, perché sono proprio quelle a renderci uniche. Così l’estetista inglese Joanna Kenny, per normalizzare quei difetti che sembrano scogli insuperabili nella quotidiana corsa alla perfezione, ha deciso di enfatizzarli in modo provocatorio. Smagliature, peli, acne, cicatrici, cellulite, baffetti: nei suoi video non nasconde nulla. Per questo stanno velocemente diventando virali sui social. "Superare le mie insicurezze fisiche negli ultimi anni mi ha permesso di iniziare a vedere il mio corpo in modo diverso - spiega - E più di recente ho realizzato che la bellezza non ha taglia!".
 
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L'obiettivo che si è posta Joanna è quello di invitare le donne ad accettarsi e amarsi, senza farsi ingannare dalle immagini 'perfette' che vedono sui social. Piuttosto che rincorrere ideali irraggiungibili e 'finti', dovrebbero impiegare più energie nel lavoro su se stesse, celebrando il proprio corpo e migliorandosi in modo sano. Così ha abbracciato il movimento della #skinpositivity e ha iniziato anche a fare un gesto singolare, che sta spopolando su Instagram: ha cominciato a colorare i baffetti con il mascara. "Non lo faccio per renderlo affascinante o per convincervi che è bello. Lo faccio per ricordarvi che si può. Non mi aspetto che andiate in giro con il mascara sulle labbra (anche se sarebbe fantastico). Vi sto incoraggiando a chiedervi se state rimuovendo i peli del viso perché vi fa sentire più a vostro agio o per altro". Proprio lei che, come estetista, è abituata ad avere a che fare con ogni tipo di corpo e di peli, è convinta che bisogna star bene con il proprio fisico e non volerlo per forza adeguare a come lo vorrebbero gli altri. Perché nessuno ha il diritto di sminuire un altra persona per quello che è o per come si presenta, né di farla sentire inadeguata e sbagliata.
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