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Arte e follia: a Volterra le "visioni eccentriche" di sette ex degenti dell'ospedale psichiatrico fiorentino San Salvi

L'esposizione a Palazzo dei Priori. Il curatore, Antonio Natali: "La cultura come forma espressiva di coloro che hanno maggiori fragilità e che si sentono ai margini della società"

di RICCARDO JANNELLO -
2 novembre 2022
A Palazzo dei Priori di Volterra l'esposizione dell'Associazione "La Nuova Tinaia"

A Palazzo dei Priori di Volterra l'esposizione dell'Associazione "La Nuova Tinaia"

Venti dipinti di sette degenti dell’ex ospedale psichiatrico fiorentino di San Salvi saranno esposti dal 2 novembre al 10 dicembre (con orario di visita 10-19) in una delle splendide sale del Palazzo dei Priori di Volterra, iconico edificio romanico-gotico medievale nell’omonima piazza di quella che più che mai è una città e un museo a cielo aperto. Le opere della mostra "Per vie celate: visioni eccentriche" fanno parte della collezione della Associazione La Tinaia che ha organizzato la mostra con il Touring Club, la cooperativa Di Vittorio e il patrocinio degli enti pubblici. La rassegna è inclusa nel programma del Comune “Volterra XXII Prima Città Toscana della Cultura”. “I quadri – dicono il sindaco Giacomo Santi e l’assessore alla cultura Viola Luti - sono la dimostrazione di come la cultura possa rappresentare non solo la cura, ma la forma espressiva di coloro che hanno maggiori fragilità e che si sentono ai margini della società”. La parte critica dell’esposizione si deve ad Antonio Natali, per anni direttore del Museo degli Uffizi di Firenze. “La scelta delle opere – spiega Natali – fra le migliaia raccolte da La Tinaia è stata fatta nella loro qualità estetica e formale con lo sguardo libero da preconcetti saggiandone il valore senza nessun altro condizionamento che non discenda da giudizi di qualità concettuale, linguistica, estetica. Non abbiamo avuto il compito di presentare lavori di persone svantaggiate, bensì di esibire le creazioni di chi, come giustappunto fa ogni artista, affida i propri pensieri e sentimenti all’espressione formale e alla comunicazione poetica”.
Antonio Natali, direttore della Galleria degli Uffizi di Firenze dal 2006 al 2015

Antonio Natali, direttore della Galleria degli Uffizi di Firenze dal 2006 al 2015

I sette artisti presenti nella mostra sono Guido Boni, Marcello Chiorra, Giordano Gelli, Massimo Modisti, Giorgio Pagnini, Marco Raugei e Sona Baradaran. I loro “aneliti espressivi e comunicativi”, come li definisce l’ex direttore degli Uffizi, sono variegati e dimostrano la qualità del loro pensiero nonostante questi per la società fossero considerati “matti”. Opere d’arte in sé che devono essere considerate tali e non secondo quella che è la condizione di chi le ha realizzate. D’altronde, gli artisti rinascimentali hanno spesso sofferto in vita dei giudizi che i contemporanei davano alle loro abitudini: venivano ritenuti stravaganti, balzani, strampalati, “diversi” secondo un canone purtroppo esibito anche ai giorni nostri. Ma nella mostra volterrana quello che gli organizzatori sottolineano è la necessità di osservare e giudicare i venti dipinti non come prodotti segnati dalla sofferenza, ma per quello che sono ed esprimono, nello stesso modo in cui si guarda una qualsiasi opera d’arte.
Una delle opere di Massimo Modisti, tra i sette espositori della mostra di Volterra

Una delle opere di Massimo Modisti, tra i sette espositori della mostra di Volterra

Se proprio si vuole usare un’espressione particolare, si potrebbe parlare in alcuni casi di opere “eccentriche”. Ma i sette ex degenti del manicomio fiorentino riescono a mostrarci con i loro tratti e colori, in modo inconscio o conscio non possiamo saperlo, profonde pulsioni artistiche, una loro visione del mondo certamente destabilizzante ma profonda. Pennarello, acrilico su tela o tavola, olio, sono le tecniche usate, spesso per mostrarci figure umane che possono sembrare pupazzi o appartengono a una realtà deformata con la quale si confrontano con altri anche loro nella stessa condizione. Oppure paesaggi sognati e in qualche modo agognati che esprimono il desiderio di libertà presente in tutti loro, come volessero liberarsi, con il pennello, delle loro umane catene.