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Home » Lifestyle » Boom di disturbi alimentari: in Italia ne soffrono tre milioni di persone. E l’età scende a 8 anni

Boom di disturbi alimentari: in Italia ne soffrono tre milioni di persone. E l’età scende a 8 anni

Casi in aumento post pandemia, adolescenti e donne i più colpiti. In crescita anche il fenomeno del Binge Eating Disorder che spesso porta all'obesità

Maurizio Costanzo
18 Ottobre 2022
Una scena del film "Fino all'osso" che parla di una ragazza di 20 anni affetta da anoressia nervosa

Una scena del film "Fino all'osso" che parla di una ragazza di 20 anni affetta da anoressia nervosa

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Per milioni di ragazzi e ragazze d’Italia, da nord a sud, il cibo e il corpo sono diventati nemici, con conseguenze devastanti e molta sofferenza, sia fisica che psichica. In Italia sono oltre tre milioni le persone che convivono con i disturbi del comportamento alimentare, di cui 2,3 milioni adolescenti. Una vera e propria epidemia sociale, che vede oltretutto un continuo abbassamento dell’età media dei pazienti, con ragazzine di appena otto anni che si trovano già ad affrontare lo spettro dell’anoressia o della bulimia.

Rifiuto del cibo o, al contrario, grandi abbuffate sono i problemi che affliggono sempre più adolescenti, ma non solo. A essere in aumento è anche la risposta maschile della vigoressia, ovvero l’ossessione di un fisico prestante. La causa? Un profondo disagio personale che trasforma la voglia di essere magri e ‘belli’ in una patologia, aggravata dall’utilizzo dei social, che facilitano confronti con modelli di bellezza irraggiungibili”. I disturbi dell’alimentazione sono diversi, ma quello che è più preoccupante è che la pandemia ha peggiorato le cose. Durante i primi 6 mesi segnati dall’emergenza sanitaria, i casi di disturbi del comportamento alimentare sono aumentati del 40% rispetto ai primi sei mesi del 2019: nel primo semestre 2020 sono stati rilevati 230.458 nuovi casi contro i 163.547 del primo semestre 2019. Lo hanno rilevato i dati relativi a una survey presentati in occasione della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla. Il carico assistenziale globale dei nuovi casi e quelli in trattamento è stato rilevato sempre nel 2020 in 2.398.749 pazienti, un dato “sottostimato poiché esiste una grande quota di pazienti che non arriva alle cure”. I dati della survey, presentati durante una tavola rotonda al Museo dell’Istituto Superiore di Sanità, hanno rivelato anche un ulteriore abbassamento dell’età di esordio: il 30% di coloro che soffrono di questi disturbi è sotto i 14 anni e una maggiore diffusione nella popolazione maschile (nella fascia tra i 12 e 17 anni comprende il 10%).

Dopo la pandemia si registrano casi in aumento di disturbi alimentari
Dopo la pandemia si registrano casi in aumento di disturbi alimentari

L’anoressia e bulimia, legate al controllo del peso (nel primo caso una restrizione patologica alimentare che porta a un forte dimagrimento e nel secondo con mangiate incontrollate a cui seguono condotte compensative quali vomito, abuso di lassativi/diuretici e sport estremo) sono i più diffusi, soprattutto per le donne. Stanno però aumentando le forme miste, in cui si passa dall’anoressia nervosa alla bulimia nelle diverse fasi della vita, e il disturbo da alimentazione incontrollata (“Binge Eating Disorder”), una sorta di bulimia senza comportamenti di compenso che porta frequentemente all’obesità: è stimato che circa il 30% degli obesi sia affetto da questo disturbo. Qual è dunque l’identikit della persona che ha problemi con il cibo? I disturbi alimentari, rileva l’esperta, “colpiscono più le donne, l’esordio è più frequente nell’adolescenza ma l’età si sta abbassando, già con l’ingresso nella scuola media”. In ogni caso, questi comportamenti hanno sempre lo scopo di preservare uno stato di benessere, per cui ci si abbuffa per far fronte alla noia, alla mancanza di affetto o per evadere da una situazione, per placare lo stress, per soffocare un’emozione, così come si ricerca la magrezza e la forma ‘perfetta’ del corpo per un bisogno di sentirsi più sicuri. Bisogna, quindi, imparare a mangiare in modo consapevole ma anche lavorare sui fattori cognitivi ed emotivi.

In aumento i disturbi alimentari tra i giovani
In aumento i disturbi alimentari tra i giovani

Cosa fare per uscire dal tunnel o evitare che questi disturbi portano a conseguenze insanabili? Fa ben sperare un esempio virtuoso, confermato da uno studio scientifico pubblicato sulla rivista Acta Psychiatrica che attesta la validità della rete toscana per la cura dei disturbi alimentari, quali anoressia e bulimia, realizzata grazie all’impegno congiunto dell’Asl Toscana centro e dell’Azienda ospedaliero universitaria di Careggi. Il lato positivo è che le azioni messe in campo sono riuscite a ridurre sia le complicanze mediche che in termini di mortalità. “Il ‘fare squadra’, la collaborazione e il coordinamento tra strutture diverse porta sempre a ottimi risultati – sottolineano il presidente della Toscana Eugenio Giani e l’assessore al diritto alla salute, Simone Bezzini – Anoressia e bulimia sono autentici drammi per chi le vive e per le famiglie di chi è vittima. Servono spesso approcci multidisciplinari e personalizzati per uscirne e la ricerca condotta conferma che le azioni messe in campo in Toscana, con l’esempio virtuoso di Careggi e dell’Asl Toscana centro, vanno nelle direzione giusta”. Dall’azione messa in campo emergono tre elementi che hanno portato a risultati così importanti: la grande professionalità degli operatori, la multidisciplinarità con una presa in carico integrata e spesso personalizzata e la sinergia e capacità, per l’appunto di fare squadra”. L’8% delle donne nell’arco della vita si trova ad affrontare problemi alimentari: casi in aumento, spiegano i medici, che non riguardano più solo le adolescenti ma si riscontrano con sempre maggiore frequenza anche tra gli uomini. Patologie di lungo corso, con costi per singoli e collettività enormi.

Si sta diffondendo sempre più il "Binge Eating Disorder" detto anche disturbo da alimentazione incontrollata
Si sta diffondendo sempre più il “Binge Eating Disorder” detto anche disturbo da alimentazione incontrollata

Ebbene dai dati che riguardano le pazienti prese in carico in quasi trent’anni da Careggi e dall’Asl Toscana Centro, dove vive un milione e 700mila toscani, emergono due elementi: l’assenza di suicidi, l’assenza di morti legate a complicanze derivate dai disturbi alimentari e un tasso di remissione dei sintomi, a distanza di venti anni dalla presa in carico, tra il 40 e il 50%. Si tratta di numeri decisamente migliori rispetto a quelli certificati dalla letteratura medica e unici in certi casi. “Il network toscano, costituito da Careggi e dalla Asl Toscana Centro, che si occupa del trattamento delle pazienti con disturbi dell’alimentazione, si è dimostrato in grado di annullare la mortalità per queste patologie: sia quella dovuta alle complicanze mediche di tali disturbi, sia quella attribuibile al suicidio. I risultati, pubblicati sulla rivista scientifica Acta Psychiatrica Scandinavica, hanno particolare valore considerando che la letteratura indica, per le pazienti con disturbi dell’alimentazione, una mortalità del 4-7% e un rischio suicidario dalle 7 alle 31 volte maggiore rispetto alla popolazione generale”. La ricerca è stata condotta su un campione di 1.277 pazienti, seguite tra il 1994 e il 2018 nell’ambito del network toscano multidisciplinare per i disturbi dell’alimentazione. “L’assenza di suicidi e patologie letali fra le persone in cura – spiega il professor Valdo Ricca, direttore della Psichiatria di Careggi e coordinatore dello studio realizzato in collaborazione fra l’Azienda ospedaliero universitaria, l’Asl Toscana centro e l’Università di Firenze – è da attribuire con ogni probabilità all’efficienza del modello di assistenza, basato sulla collaborazione fra azienda ospedaliera e Asl Toscana centro”.

I disturbi dell’alimentazione sono patologie psichiatriche gravi, che determinano elevati livelli di sofferenza nel paziente e nei suoi familiari
I disturbi dell’alimentazione sono patologie psichiatriche gravi, che determinano elevati livelli di sofferenza nel paziente e nei suoi familiari

“Il progetto – dichiara il dottor Stefano Lucarelli, direttore Disturbi alimentari della Asl Toscana centro – è riuscito a garantire l’accessibilità ad una diagnosi precoce, una presa in carico reale del paziente e dei suoi familiari in tutte le fasi del trattamento attraverso la realizzazione di un percorso terapeutico multidisciplinare ed integrato, in una rete omogenea di sinergie tra Ufsd Disturbi Alimentari (Ausl Toscana Centro) e Sodc Psichiatria (Azienda ospedaliera universitaria Careggi). Inoltre setting di cura multipli hanno permesso di erogare prestazioni differenziate e personalizzate sulla base della gravità e fase della malattia”. “Considerata l’importanza – conclude Lucarelli –, ampiamente sottolineata in letteratura della continuità terapeutica, della multidisciplinarità e della personalizzazione delle cure, si può ipotizzare che il modello di trattamento dei disturbi dell’alimentazione messo in atto dal network toscano possa avere un impatto significativo nel determinare una riduzione della mortalità precoce in questi pazienti”. Quello toscano è un approccio con percorsi spesso personalizzati. “L’esistenza di una rete – afferma il professor Giovanni Castellini della Psichiatria dell’azienda ospedaliera universitaria di Careggi – permette di seguire la persona in cura con continuità in tutte le fasi della malattia e di offrire un percorso terapeutico personalizzato. In particolare, dopo la prima valutazione, le pazienti sono indirizzate alle visite psichiatriche, nutrizionali e ad una psicoterapia cognitivo-comportamentale. Quando necessari sono previsti interventi di terapia dialettico-comportamentale per la gestione della disregolazione emotiva o percorsi di psicoterapia specifici per le conseguenze di eventi traumatici di abuso. Per i genitori delle pazienti, sono previsti gruppi di psico educazione incentrati sull’informazione e coinvolgimento dei familiari relativamente ai percorsi terapeutici”. A seconda della gravità complessiva del quadro clinico, gli interventi terapeutici di tipo psichiatrico e psicoterapeutico possono essere erogati a livello ambulatoriale, in regime di day hospital, con un ricovero presso i servizi psichiatrici di diagnosi e cura (Spdc) della Asl in presenza di elevato rischio suicidiario o attraverso una degenza terapeutico-riabilitativa, presso la Casa di cura Villa dei Pini a Firenze, convenzionata con l’Asl Toscana centro. “Per quanto riguarda la componente internistica legata alle complicanze mediche dei Disturbi dell’Alimentazione – aggiunge il dottor Brunetto Alterini, direttore della medicina interna a indirizzo cardiovascolare e perioperatorio di Careggi – sono previste visite mediche specialistiche per la gestione delle complicanze internistiche ed esami diagnostici per accertare le condizioni mediche generali. Il ricovero nel reparto di medicina interna di Careggi è previsto in particolare per le pazienti con gravi complicanze mediche secondarie alla patologia anoressica o bulimica”.

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
Per milioni di ragazzi e ragazze d’Italia, da nord a sud, il cibo e il corpo sono diventati nemici, con conseguenze devastanti e molta sofferenza, sia fisica che psichica. In Italia sono oltre tre milioni le persone che convivono con i disturbi del comportamento alimentare, di cui 2,3 milioni adolescenti. Una vera e propria epidemia sociale, che vede oltretutto un continuo abbassamento dell'età media dei pazienti, con ragazzine di appena otto anni che si trovano già ad affrontare lo spettro dell'anoressia o della bulimia. Rifiuto del cibo o, al contrario, grandi abbuffate sono i problemi che affliggono sempre più adolescenti, ma non solo. A essere in aumento è anche la risposta maschile della vigoressia, ovvero l'ossessione di un fisico prestante. La causa? Un profondo disagio personale che trasforma la voglia di essere magri e 'belli' in una patologia, aggravata dall'utilizzo dei social, che facilitano confronti con modelli di bellezza irraggiungibili". I disturbi dell'alimentazione sono diversi, ma quello che è più preoccupante è che la pandemia ha peggiorato le cose. Durante i primi 6 mesi segnati dall’emergenza sanitaria, i casi di disturbi del comportamento alimentare sono aumentati del 40% rispetto ai primi sei mesi del 2019: nel primo semestre 2020 sono stati rilevati 230.458 nuovi casi contro i 163.547 del primo semestre 2019. Lo hanno rilevato i dati relativi a una survey presentati in occasione della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla. Il carico assistenziale globale dei nuovi casi e quelli in trattamento è stato rilevato sempre nel 2020 in 2.398.749 pazienti, un dato "sottostimato poiché esiste una grande quota di pazienti che non arriva alle cure". I dati della survey, presentati durante una tavola rotonda al Museo dell'Istituto Superiore di Sanità, hanno rivelato anche un ulteriore abbassamento dell'età di esordio: il 30% di coloro che soffrono di questi disturbi è sotto i 14 anni e una maggiore diffusione nella popolazione maschile (nella fascia tra i 12 e 17 anni comprende il 10%).
Dopo la pandemia si registrano casi in aumento di disturbi alimentari
Dopo la pandemia si registrano casi in aumento di disturbi alimentari
L'anoressia e bulimia, legate al controllo del peso (nel primo caso una restrizione patologica alimentare che porta a un forte dimagrimento e nel secondo con mangiate incontrollate a cui seguono condotte compensative quali vomito, abuso di lassativi/diuretici e sport estremo) sono i più diffusi, soprattutto per le donne. Stanno però aumentando le forme miste, in cui si passa dall'anoressia nervosa alla bulimia nelle diverse fasi della vita, e il disturbo da alimentazione incontrollata ("Binge Eating Disorder"), una sorta di bulimia senza comportamenti di compenso che porta frequentemente all'obesità: è stimato che circa il 30% degli obesi sia affetto da questo disturbo. Qual è dunque l'identikit della persona che ha problemi con il cibo? I disturbi alimentari, rileva l'esperta, "colpiscono più le donne, l'esordio è più frequente nell'adolescenza ma l'età si sta abbassando, già con l'ingresso nella scuola media". In ogni caso, questi comportamenti hanno sempre lo scopo di preservare uno stato di benessere, per cui ci si abbuffa per far fronte alla noia, alla mancanza di affetto o per evadere da una situazione, per placare lo stress, per soffocare un'emozione, così come si ricerca la magrezza e la forma 'perfetta' del corpo per un bisogno di sentirsi più sicuri. Bisogna, quindi, imparare a mangiare in modo consapevole ma anche lavorare sui fattori cognitivi ed emotivi.
In aumento i disturbi alimentari tra i giovani
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Cosa fare per uscire dal tunnel o evitare che questi disturbi portano a conseguenze insanabili? Fa ben sperare un esempio virtuoso, confermato da uno studio scientifico pubblicato sulla rivista Acta Psychiatrica che attesta la validità della rete toscana per la cura dei disturbi alimentari, quali anoressia e bulimia, realizzata grazie all’impegno congiunto dell’Asl Toscana centro e dell’Azienda ospedaliero universitaria di Careggi. Il lato positivo è che le azioni messe in campo sono riuscite a ridurre sia le complicanze mediche che in termini di mortalità. “Il ‘fare squadra’, la collaborazione e il coordinamento tra strutture diverse porta sempre a ottimi risultati – sottolineano il presidente della Toscana Eugenio Giani e l’assessore al diritto alla salute, Simone Bezzini - Anoressia e bulimia sono autentici drammi per chi le vive e per le famiglie di chi è vittima. Servono spesso approcci multidisciplinari e personalizzati per uscirne e la ricerca condotta conferma che le azioni messe in campo in Toscana, con l’esempio virtuoso di Careggi e dell’Asl Toscana centro, vanno nelle direzione giusta". Dall’azione messa in campo emergono tre elementi che hanno portato a risultati così importanti: la grande professionalità degli operatori, la multidisciplinarità con una presa in carico integrata e spesso personalizzata e la sinergia e capacità, per l’appunto di fare squadra”. L’8% delle donne nell’arco della vita si trova ad affrontare problemi alimentari: casi in aumento, spiegano i medici, che non riguardano più solo le adolescenti ma si riscontrano con sempre maggiore frequenza anche tra gli uomini. Patologie di lungo corso, con costi per singoli e collettività enormi.
Si sta diffondendo sempre più il "Binge Eating Disorder" detto anche disturbo da alimentazione incontrollata
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Ebbene dai dati che riguardano le pazienti prese in carico in quasi trent’anni da Careggi e dall’Asl Toscana Centro, dove vive un milione e 700mila toscani, emergono due elementi: l’assenza di suicidi, l’assenza di morti legate a complicanze derivate dai disturbi alimentari e un tasso di remissione dei sintomi, a distanza di venti anni dalla presa in carico, tra il 40 e il 50%. Si tratta di numeri decisamente migliori rispetto a quelli certificati dalla letteratura medica e unici in certi casi. “Il network toscano, costituito da Careggi e dalla Asl Toscana Centro, che si occupa del trattamento delle pazienti con disturbi dell’alimentazione, si è dimostrato in grado di annullare la mortalità per queste patologie: sia quella dovuta alle complicanze mediche di tali disturbi, sia quella attribuibile al suicidio. I risultati, pubblicati sulla rivista scientifica Acta Psychiatrica Scandinavica, hanno particolare valore considerando che la letteratura indica, per le pazienti con disturbi dell’alimentazione, una mortalità del 4-7% e un rischio suicidario dalle 7 alle 31 volte maggiore rispetto alla popolazione generale”. La ricerca è stata condotta su un campione di 1.277 pazienti, seguite tra il 1994 e il 2018 nell’ambito del network toscano multidisciplinare per i disturbi dell’alimentazione. “L’assenza di suicidi e patologie letali fra le persone in cura – spiega il professor Valdo Ricca, direttore della Psichiatria di Careggi e coordinatore dello studio realizzato in collaborazione fra l’Azienda ospedaliero universitaria, l’Asl Toscana centro e l’Università di Firenze – è da attribuire con ogni probabilità all’efficienza del modello di assistenza, basato sulla collaborazione fra azienda ospedaliera e Asl Toscana centro”.
I disturbi dell’alimentazione sono patologie psichiatriche gravi, che determinano elevati livelli di sofferenza nel paziente e nei suoi familiari
I disturbi dell’alimentazione sono patologie psichiatriche gravi, che determinano elevati livelli di sofferenza nel paziente e nei suoi familiari
“Il progetto – dichiara il dottor Stefano Lucarelli, direttore Disturbi alimentari della Asl Toscana centro – è riuscito a garantire l'accessibilità ad una diagnosi precoce, una presa in carico reale del paziente e dei suoi familiari in tutte le fasi del trattamento attraverso la realizzazione di un percorso terapeutico multidisciplinare ed integrato, in una rete omogenea di sinergie tra Ufsd Disturbi Alimentari (Ausl Toscana Centro) e Sodc Psichiatria (Azienda ospedaliera universitaria Careggi). Inoltre setting di cura multipli hanno permesso di erogare prestazioni differenziate e personalizzate sulla base della gravità e fase della malattia”. “Considerata l’importanza – conclude Lucarelli –, ampiamente sottolineata in letteratura della continuità terapeutica, della multidisciplinarità e della personalizzazione delle cure, si può ipotizzare che il modello di trattamento dei disturbi dell’alimentazione messo in atto dal network toscano possa avere un impatto significativo nel determinare una riduzione della mortalità precoce in questi pazienti”. Quello toscano è un approccio con percorsi spesso personalizzati. “L’esistenza di una rete – afferma il professor Giovanni Castellini della Psichiatria dell’azienda ospedaliera universitaria di Careggi – permette di seguire la persona in cura con continuità in tutte le fasi della malattia e di offrire un percorso terapeutico personalizzato. In particolare, dopo la prima valutazione, le pazienti sono indirizzate alle visite psichiatriche, nutrizionali e ad una psicoterapia cognitivo-comportamentale. Quando necessari sono previsti interventi di terapia dialettico-comportamentale per la gestione della disregolazione emotiva o percorsi di psicoterapia specifici per le conseguenze di eventi traumatici di abuso. Per i genitori delle pazienti, sono previsti gruppi di psico educazione incentrati sull’informazione e coinvolgimento dei familiari relativamente ai percorsi terapeutici”. A seconda della gravità complessiva del quadro clinico, gli interventi terapeutici di tipo psichiatrico e psicoterapeutico possono essere erogati a livello ambulatoriale, in regime di day hospital, con un ricovero presso i servizi psichiatrici di diagnosi e cura (Spdc) della Asl in presenza di elevato rischio suicidiario o attraverso una degenza terapeutico-riabilitativa, presso la Casa di cura Villa dei Pini a Firenze, convenzionata con l’Asl Toscana centro. “Per quanto riguarda la componente internistica legata alle complicanze mediche dei Disturbi dell’Alimentazione – aggiunge il dottor Brunetto Alterini, direttore della medicina interna a indirizzo cardiovascolare e perioperatorio di Careggi – sono previste visite mediche specialistiche per la gestione delle complicanze internistiche ed esami diagnostici per accertare le condizioni mediche generali. Il ricovero nel reparto di medicina interna di Careggi è previsto in particolare per le pazienti con gravi complicanze mediche secondarie alla patologia anoressica o bulimica”.
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