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Domenico Guarino, dall'etere ai versi: "Ebbene sì, la poesia salverà il mondo"

di LUCIA LAPI -
8 giugno 2022
Domenico Guarino

Domenico Guarino

Fiorentino d’adozione ma con le radici ben piantate nel Cilento, Domenico Guarino è un giornalista e scrittore “da sempre innamorato della vita e della poesia". Firma del quotidiano La Nazione e del canale Luce!, Guarino è una delle voci più note di Controradio e Popolare Network: “Amo la radio, dove ho cominciato e dove tuttora passo la maggior parte del mio tempo, lavoro in in Tv, sulla carta stampata e sul web, senza preferenze di sorta - spiega - . Il mio motto è 'c’è sempre una storia da raccontare, se hai gli occhi e il cuore per vederla'. Perché un libro di poesie? Diciamo che la scrittura in versi, preferisco definirla così, è sempre stata nelle mie corde". Sabato 11 giugno Raffaele Palumbo (giornalista) e Maria Beatrice di Castri (docente e scrittrice) terranno a battesimo il nuovo libro di Domenico Guarino con i disegni di Béatrice de France dal titolo Pensieri parole (Effigi editore) al Caffè letterario del Conventino di Firenze, in via Giano della Bella 20.
Domenico Guarino, giornalista e scrittore, è nato a Battipaglia nel 1968

Domenico Guarino, giornalista e scrittore, è nato a Battipaglia nel 1968

Guarino, cosa cerca fra i versi? “Da giovane scrivevo canzoni, poi via via nel mio percorso letterario si sono imposti altri stili. Dalla ricerca, al racconto, all’intervista, alla scrittura teatrale. Tuttavia con il mio penultimo libro, Radici, la lirica aveva trovato nuovamente un suo spazio, tra i racconti. Dopo Radici volevo scrivere un romanzo su questi due anni difficili segnati da pandemia, crisi, guerra, da divisioni, da spaccature, da sofferenze, da odio, ma anche da trasformazioni e nuovi traguardi. Solo che, man mano che procedevo, mi rendevo conto che la narrazione non era lo strumento adeguato per esprimere la complessità delle emozioni, delle sensazioni e dei sentimenti che volevo raccontare. La scelta dei versi non rimati è venuta di conseguenza. Oggi la narrazione ha perso senso, è diventata immediatamente divisiva. La poesia ritrova dunque il suo spazio perché obbliga alla profondità, alla riflessione, all’interpretazione, contro la semplificazione e l’immediatezza che ci affligge". C’è un filo conduttore? "Sono cinque. L’amore per la vita, l’amore per la verità, l’amore per l’amore, il tempo come circolarità dell’essere e l’anti materialismo. In più ci sono i bellissimi disegni di Béatrice de France, una straordinaria artista franco caledoniana, che completano ed arricchiscono il tutto". Che differenza c’è tra la scrittura giornalistica e quella letteraria per lei? "Sono due cose profondamente diverse. L’unica cosa che le accomuna, nel mio caso, è la ricerca della chiarezza espressiva. Nella scrittura in versi questa ovviamente viene un po’ meno. Ma alla fine credo che il messaggio si colga tutto. Il giornalismo ha altri obblighi, deontologici, che la scrittura non ha. E’ meno libero se vogliamo". Cosa si aspetta da questo libro? "Che ci sia una discussione, un confronto, che ci si guardi negli occhi e ci si ‘senta’ con-sonanti in uno spazio con-diviso dove far vivere qualcosa che altrove non ci è dato. La poesia ha questo potere. Io amo presentare i miei libri perché è lì che nasce veramente la scintilla della sim-patia. Ed è quello che mi auguro anche per questo libro".