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Donne in incognito: le agenti segrete che hanno cambiato la storia dello spionaggio

Un libro di Gabriele Faggioni in uscita il 29 luglio racconta il volto tutto femminile degli intrighi segreti internazionali

di NICOLÒ GUELFI -
29 luglio 2022
Vera Atikins

Vera Atikins

Una, anzi, molte spy stories come non le avete mai sentite prima. Vera Atkins, Louise de Bettignies, la celeberrima Mata Hari, questi sono solo alcuni dei nomi di donne che hanno rivestito un ruolo chiave nella storia dello spionaggio internazionale. Le loro storie e molte altre sono raccolte nell’ultimo libro di Gabriele Faggioni, il quale ci racconta gli intrighi internazionali sotto una luce nuova e con un punto di vista peculiare e affascinante: quello femminile.

La storia degli intrighi dal punto di vista delle donne

Spionaggio femminile

Il libro di Gabriele Faggioni, "Spionaggio femminile nel Novecento"

"Spionaggio femminile nel Novecento" è un saggio storico in uscita il 29 luglio, pubblicato dalla casa editrice Odoya di Città di Castello (PG), che in meno di 300 pagine riesce a presentare una galleria di oltre cento ritratti di donne straordinarie. Grazie a fonti di archivio, come le relazioni sulle attività di spionaggio e i resoconti degli interrogatori delle spie arrestate – che sono stati desecretati negli ultimi anni–, l’autore ricostruisce la vita di numerose donne in incognito. Le protagoniste, nei più diversi schieramenti dello scacchiere internazionale, si sono distinte riuscendo a carpire, nascondere e trasmettere informazioni chiave ai rispettivi reparti di intelligence, compiere azioni di sabotaggio, resistenza, ma anche realizzare doppi giochi degni della fantasia dei migliori romanzieri.  

"Spionaggio femminile nel Novecento": il caso Mata Hari

L’opera parte in ordine cronologico dalla Prima Guerra Mondiale, esordendo proprio con quello che è considerato l’archetipo della spia scaltra e sensuale: Mata Hari. Famosa per la sua bellezza, la donna si legò a molti uomini, tra cui anche politici e militari, dai quali seppe trarre informazioni riservate. Nata nei Paesi Bassi nel 1876, grazie alla libertà diplomatica concessa dal proprio passaporto, Margaretha Geertruida Zelle (questo il vero nome) riuscì a viaggiare per il mondo, passando dall’Indonesia alla Francia. Raggiunse la notorietà a Parigi come danzatrice, per poi diventare una spia francese durante la Grande Guerra grazie all’interessamento del capitano Georges Ladoux, che aveva intuito il suo talento nel manipolare uomini potenti e facoltosi. La sua esperienza si concluse quando, sospettata di fare il doppio gioco per passare informazioni ai servizi segreti tedeschi, fu condannata a morte nel 1917 all’età di soli 41 anni.

Il fascino della femme fatale e le italiane

Quella di Hari, come si diceva, è una storia che ha suggestionato la fantasia degli studiosi, creando il mito della femme fatale sotto copertura, ma non era un caso isolato. In un mondo in cui le donne erano ancora prevalentemente legate all’ambito domestico, la loro presenza nei servizi d’intelligence era estremamente utile. Le donne erano meno inclini a generare sospetti e più agevolate a muoversi tra le fila del nemico. Come disse una volta Napoleone Bonaparte: "Una spia nel giusto luogo può sostituire ventimila uomini al fronte". Moltissime sono state anche le donne italiane che hanno contribuito al lavoro di spionaggio: Luisa Zeni, la giovane trentina che fu l’unica in tutta la Regione ad accettare di lavorare sotto copertura in territorio austriaco nel 1915; Camilla Agliardi, che nei primi anni '30 passò informazioni riservate al governo francese e fu condannata all’ergastolo (a lei è dedicata la biografia “Il segreto di Camilla” scritta da Lorenzo del Boca); Rosa Costanza Danielli, agente segreto italiano che contribuì alla resistenza contro le forze armate britanniche in Etiopia durante la Seconda Guerra Mondiale.

Le agenti segrete a servizio di Sua Maestà e nel mondo

Pearl Witherington Cornioley

Pearl Witherington Cornioley

Ben prima di James Bond esistevano già donne straordinarie che lavoravano per il servizio segreto di Sua Maestà, come Vera Atkins e Cecile Pearl Whiterington, entrambe fondamentali nel coordinamento tra l’intelligence britannica e la resistenza nella Francia occupata dai nazisti. Vera si occupò di coordinare le attività da Londra, mentre Cecile si spostò in incognito in territorio nemico. La serie dei ritratti va avanti nel tempo e attraversa tutte le maggiori nazioni del mondo durante il ventennio che separa le due guerre, il secondo conflitto mondiale (con un focus approfondito sul funzionamento dei servizi segreti nella Germania del Terzo Reich) fino ad arrivare alla Guerra Fredda, dove però le informazioni diventano più frammentarie, poiché i dossier sulle agenti operative in quel periodo non sono stati ancora completamente desecretati. Il successo di questo fenomeno dello spionaggio femminile, secondo l’autore, nasce da uno stereotipo: l’idea che gli uomini nelle posizioni di potere non temessero abbastanza le donne, considerate docili e ingenue. Ancora più interessanti sono le motivazioni che spinsero le protagoniste del volume a intraprendere questa pericolosa carriera, che sono le più varie: patriottismo, sfida personale, volontà di emanciparsi; ma anche denaro, amore e spirito di avventura. Uno sguardo sulla storia meno nota del XX secolo dagli occhi dei suoi nuovi protagonisti.