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Home » Lifestyle » L’invenzione è donna: dal tergicristallo al giubbotto salvagente senza dimenticare la lavatrice

L’invenzione è donna: dal tergicristallo al giubbotto salvagente senza dimenticare la lavatrice

In Italia il 14,3% delle persone che richiedono un brevetto sono donne. Il presidente dell’Epo: "È necessario fare di più per rafforzare l’inclusività in questo settore"

Giovanni Bogani
16 Novembre 2022
La scatola di cartone per la pizza è stata inevntata da una donna

La scatola di cartone per la pizza è stata inevntata da una donna

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Cresce, in Italia, il numero delle donne inventrici. Ovvero, delle donne che presentano domande di brevetto. Ma restano ancora poco più di una su dieci. Lo illustrano i risultati della ricerca dell’Epo, l’European Patent Office, che analizza i risultati del periodo compreso fra il 2010 e il 2019. In Italia, il 14,3% delle persone che richiedono un brevetto sono di sesso femminile. Con grandi differenze fra le regioni: in Sardegna, il tasso di inventrici è del 27,9%, a Bolzano la quota scende al 4,3%. Nel mondo, i paesi con la più alta percentuale di donne inventrici sono Cina e Corea, con il 26,8% e il 28,3% nel 2019. Secondo il presidente dell’Epo, Antònio Campinos, “è necessario fare di più per rafforzare l’inclusività nel campo dei brevetti. La presenza delle donne nella scienza e nella innovazione tecnologica è un fattore chiave per la nostra futura sostenibilità”.

Mary Anderson ha inventato il tergicristalli

L’Ufficio brevetti europeo, cioè l’Epo, ha studiato quasi quattro milioni di dati: tanti sono coloro che hanno depositato richieste di brevetto dal 1979 al 2019, e hanno tracciato una linea che mostra come negli ultimi quarant’anni le donne che hanno firmato un brevetto siano passate dal 2 al 13%. E, ovviamente, i numeri mostrano che c’è ancora molto da fare. Quali possono essere le cause di questo gap? Nelle università, le donne hanno meno legami con l’industria, e restano spesso legate a una carriera accademica più tradizionale. Le donne potrebbero preferire il lavoro in università rispetto alle aziende private. E poi, le donne operano prevalentemente in team, e spesso il loro contributo rischia di essere meno evidente, o di non emergere. Però, la tendenza è ad una risalita del Wir, ovvero il tasso di donne inventrici: dalla media del 2% nel 1970 si è arrivati al 14% del 2019.

Sbaglieremmo, però, se pensassimo che il campo delle invenzioni e dei brevetti sia tutto maschile. Non sono poche le donne che, nell’Ottocento e nel Novecento, hanno “invaso il campo”, con risultati lusinghieri. Tra le invenzioni più inattese, concepite dalle donne per reali necessità delle persone ci sono quelle del tergicristallo, dei blocchi per impedire alle ruote di tram e treni di uscire dai binari, l’invenzione della sedia a rotelle, del giubbotto salvagente e persino della scatola per la pizza. Si vede anche da questi pochi esempi che si tratta di invenzioni molto ‘pratiche’, nate per agevolare la vita delle persone e per salvaguardare la loro sicurezza. Nella seconda metà dell’Ottocento, almeno 49 brevetti di lavatrici sono riconducibili a donne: la più importante di loro si chiamava Margaret Colvin. Nel 1886 una signora dell’Illinois, Josephine Cochrane, consegnò una frase alla storia: “Se nessuno ha ancora inventato una macchina per lavare i piatti, lo farò io stessa!”. E così fece: inventò la lavastoviglie. Il primo reggiseno come lo conosciamo oggi risale al 1914, e fu creato da Mary Jacobs. Ma ci sono invenzioni meno legate a necessità femminili.

Augusta Ada King, contessa di Lovelace

Il computer, per esempio. Il primo prototipo di computer fu messo a punto nell’Ottocento da Charles Babbage, matematico e filosofo inglese. Ma per il suo funzionamento fu fondamentale la creatività di Augusta Ada King, contessa di Lovelace. Era la figlia del poeta Lord Byron, anche se quest’ultimo lasciò la famiglia quando lei aveva pochi mesi. Ada, contessa di Lovelace, bambina prodigio, nel 1871 inventò il linguaggio con il quale impostare le funzioni della macchina. Lo stesso Babbage la soprannominò “l’incantatrice dei numeri“. Ma Ada non era solo una maga dei numeri: capì che la macchina per calcolare inventata da Babbage avrebbe cambiato la vita degli uomini, e arrivò a immaginare il concetto di intelligenza artificiale. La prima pillola per controllare la produzione degli ormoni femminili fece la sua comparsa nel 1916 grazie a Margaret Sanger, la prima attivista ad aprire un consultorio. L’invenzione del tergicristallo si deve alla statunitense Mary Anderson, stanca dei continui incidenti subiti dai taxi per scarsa visibilità, e dai tragitti interrotti dai conducenti che si fermavano a togliere la neve dal parabrezza dei veicoli.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Cresce, in Italia, il numero delle donne inventrici. Ovvero, delle donne che presentano domande di brevetto. Ma restano ancora poco più di una su dieci. Lo illustrano i risultati della ricerca dell’Epo, l’European Patent Office, che analizza i risultati del periodo compreso fra il 2010 e il 2019. In Italia, il 14,3% delle persone che richiedono un brevetto sono di sesso femminile. Con grandi differenze fra le regioni: in Sardegna, il tasso di inventrici è del 27,9%, a Bolzano la quota scende al 4,3%. Nel mondo, i paesi con la più alta percentuale di donne inventrici sono Cina e Corea, con il 26,8% e il 28,3% nel 2019. Secondo il presidente dell’Epo, Antònio Campinos, "è necessario fare di più per rafforzare l’inclusività nel campo dei brevetti. La presenza delle donne nella scienza e nella innovazione tecnologica è un fattore chiave per la nostra futura sostenibilità".
Mary Anderson ha inventato il tergicristalli
L’Ufficio brevetti europeo, cioè l’Epo, ha studiato quasi quattro milioni di dati: tanti sono coloro che hanno depositato richieste di brevetto dal 1979 al 2019, e hanno tracciato una linea che mostra come negli ultimi quarant’anni le donne che hanno firmato un brevetto siano passate dal 2 al 13%. E, ovviamente, i numeri mostrano che c’è ancora molto da fare. Quali possono essere le cause di questo gap? Nelle università, le donne hanno meno legami con l’industria, e restano spesso legate a una carriera accademica più tradizionale. Le donne potrebbero preferire il lavoro in università rispetto alle aziende private. E poi, le donne operano prevalentemente in team, e spesso il loro contributo rischia di essere meno evidente, o di non emergere. Però, la tendenza è ad una risalita del Wir, ovvero il tasso di donne inventrici: dalla media del 2% nel 1970 si è arrivati al 14% del 2019. Sbaglieremmo, però, se pensassimo che il campo delle invenzioni e dei brevetti sia tutto maschile. Non sono poche le donne che, nell’Ottocento e nel Novecento, hanno "invaso il campo", con risultati lusinghieri. Tra le invenzioni più inattese, concepite dalle donne per reali necessità delle persone ci sono quelle del tergicristallo, dei blocchi per impedire alle ruote di tram e treni di uscire dai binari, l’invenzione della sedia a rotelle, del giubbotto salvagente e persino della scatola per la pizza. Si vede anche da questi pochi esempi che si tratta di invenzioni molto 'pratiche', nate per agevolare la vita delle persone e per salvaguardare la loro sicurezza. Nella seconda metà dell’Ottocento, almeno 49 brevetti di lavatrici sono riconducibili a donne: la più importante di loro si chiamava Margaret Colvin. Nel 1886 una signora dell’Illinois, Josephine Cochrane, consegnò una frase alla storia: "Se nessuno ha ancora inventato una macchina per lavare i piatti, lo farò io stessa!". E così fece: inventò la lavastoviglie. Il primo reggiseno come lo conosciamo oggi risale al 1914, e fu creato da Mary Jacobs. Ma ci sono invenzioni meno legate a necessità femminili.
Augusta Ada King, contessa di Lovelace
Il computer, per esempio. Il primo prototipo di computer fu messo a punto nell’Ottocento da Charles Babbage, matematico e filosofo inglese. Ma per il suo funzionamento fu fondamentale la creatività di Augusta Ada King, contessa di Lovelace. Era la figlia del poeta Lord Byron, anche se quest’ultimo lasciò la famiglia quando lei aveva pochi mesi. Ada, contessa di Lovelace, bambina prodigio, nel 1871 inventò il linguaggio con il quale impostare le funzioni della macchina. Lo stesso Babbage la soprannominò "l’incantatrice dei numeri". Ma Ada non era solo una maga dei numeri: capì che la macchina per calcolare inventata da Babbage avrebbe cambiato la vita degli uomini, e arrivò a immaginare il concetto di intelligenza artificiale. La prima pillola per controllare la produzione degli ormoni femminili fece la sua comparsa nel 1916 grazie a Margaret Sanger, la prima attivista ad aprire un consultorio. L’invenzione del tergicristallo si deve alla statunitense Mary Anderson, stanca dei continui incidenti subiti dai taxi per scarsa visibilità, e dai tragitti interrotti dai conducenti che si fermavano a togliere la neve dal parabrezza dei veicoli.
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