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Home » Lifestyle » Donnexstrada: il progetto al femminile per donare serenità a chi non si sente sicura

Donnexstrada: il progetto al femminile per donare serenità a chi non si sente sicura

Percorrere un tragitto anche breve può diventare un incubo, per questo si punta a supportare e accompagnare virtualmente tutte le donne che ne hanno bisogno

Giorgia Borgioli
20 Agosto 2022
Il team di DonnexStrada

Il team di DonnexStrada

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“Torno da sola stasera, non metto la gonna”. “Tengo le chiavi in mano durante il tragitto”. “Posso chiamarti mentre torno?”.
Sono frasi che ogni donna ha pronunciato almeno una volta nella vita, parole dette con il paradosso di una normalità pericolosa che non dovrebbe esistere. Frasi ritenute incomprensibili all’altro sesso, ma frutto di un quotidiano macchiato da aggressioni, commenti fastidiosi, occhiate sgradevoli.

Le aggressioni sessuali

Donnexstrada
Sono quasi 9 milioni le donne italiane ad aver subito un’aggressione sessuale almeno una volta nella vita

Secondo alcune ricerche Istat il 43,6% delle donne italiane, vale a dire circa 8,8 milioni, ha subito qualche forma di aggressione sessuale almeno una volta nella vita. Quelle più frequenti sono le molestie verbali (4,8 milioni), seguite dai pedinamenti (4 milioni) e infine dai cosiddetti ‘atti di esibizionismo’, cioè tutti quegli episodi di masturbazione effettuati in presenza di terzi costretti ad assistervi. Questi ultimi, in quanto gesti nei quali non vi è alcun contatto con genitali o zone erogene della persona presente, non sono ancora ritenuti configurabili come violenza sessuale. Di fatto, si può quindi parlare di violenza sessuale solo e soltanto se la donna risulta soggetto passivo costretto a compiere e subire atti sessuali. Altrimenti? Altrimenti è solo una “noiosa! E fattela una risata!”. Perché di fronte a uno sconosciuto che si masturba davanti a te, il divertimento è evidente, no?

Il progetto Donnexstrada

La questione è, purtroppo, più che nota a tutti e, per questo motivo, a marzo 2021 nasce su Instagram il progetto “DonnexStrada” da un’idea di Laura De Dilectis, e in pochi mesi raggiunge più di 100mila follower. DonnexStrada è una community formata da donne, mamme, ma anche uomini nata con lo scopo di accompagnare virtualmente tutte coloro che, in qualsiasi momento della giornata, non si sentono al sicuro. La volontà è tanta, l’obiettivo comune: donare tranquillità a chi, mentre cammina per strada, è costretta a guardarsi continuamente le spalle. La realizzazione del sogno di una società diversa da quella odierna sembra però ancora lontano; al momento, procurarsi gli strumenti utili per contenere il problema, sembra così l’unica soluzione attuabile.

Come funziona e come aderire

Donna seguita per strada

Essere aiutate è facile: basta infatti contattare la pagina Instagram DonnexStrada e sarà subito avviata una diretta o una videochiamata che farà compagnia a chi, in quel momento, non se la sente di percorrere il tragitto da sola. L’associazione offre inoltre uno Sportello di supporto psicologico, nel quale professioniste della salute mentale offrono i loro servizi di supporto a prezzi calmierati. DonnexStrada e la sua community sono inoltre servizi intersezionali, aperti quindi ad aiutare le più svariate situazioni di difficoltà. Oltre a firmare e condividere il manifesto, divenendo così Attivisti a favore del progetto, è possibile anche sostenere l’iniziativa con una donazione e divenire volontari in modo semplice e veloce: nella sezione Cosa Puoi fare Tu del sito donnexstrada.it sono presenti tutte le informazioni per entrare in contatto col team e dare il proprio speciale contributo. Aiutare e sapere di poter essere aiutate è importante perché, come recita il Manifesto di DonnexStrada: “Siamo persone, crediamo nelle persone, e alle persone, alle loro storie, alle loro sensazioni”.

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  • "È passato un mese dall’incidente, e ogni giorno, penso costantemente a come le cose possano cambiare rapidamente e drasticamente, in un batter d’occhio, e in modi che non avrei mai potuto immaginare.”

Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza
"Torno da sola stasera, non metto la gonna". "Tengo le chiavi in mano durante il tragitto". "Posso chiamarti mentre torno?". Sono frasi che ogni donna ha pronunciato almeno una volta nella vita, parole dette con il paradosso di una normalità pericolosa che non dovrebbe esistere. Frasi ritenute incomprensibili all'altro sesso, ma frutto di un quotidiano macchiato da aggressioni, commenti fastidiosi, occhiate sgradevoli.

Le aggressioni sessuali

Donnexstrada
Sono quasi 9 milioni le donne italiane ad aver subito un'aggressione sessuale almeno una volta nella vita
Secondo alcune ricerche Istat il 43,6% delle donne italiane, vale a dire circa 8,8 milioni, ha subito qualche forma di aggressione sessuale almeno una volta nella vita. Quelle più frequenti sono le molestie verbali (4,8 milioni), seguite dai pedinamenti (4 milioni) e infine dai cosiddetti 'atti di esibizionismo', cioè tutti quegli episodi di masturbazione effettuati in presenza di terzi costretti ad assistervi. Questi ultimi, in quanto gesti nei quali non vi è alcun contatto con genitali o zone erogene della persona presente, non sono ancora ritenuti configurabili come violenza sessuale. Di fatto, si può quindi parlare di violenza sessuale solo e soltanto se la donna risulta soggetto passivo costretto a compiere e subire atti sessuali. Altrimenti? Altrimenti è solo una "noiosa! E fattela una risata!". Perché di fronte a uno sconosciuto che si masturba davanti a te, il divertimento è evidente, no?

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