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Home » Lifestyle » Eremiti di ieri e di oggi: dall’isolamento fisico al distacco spirituale nella natura e nel silenzio

Eremiti di ieri e di oggi: dall’isolamento fisico al distacco spirituale nella natura e nel silenzio

Joshua Wahlen e Alessandro Seidita, hanno percorso la penisola a bordo di un camper, per incontrare gli eremiti del nostro tempo. Un viaggio da cui è nato il documentario "Voci dal silenzio"

Lorenzo Guadagnucci
31 Dicembre 2021
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Fra’ Cristiano, che vive nell’Eremo di Santa Maria Maddalena, nell’alta Lunigiana, dice che “per fare gli eremiti è indispensabile saper stare con la gente“. Sembra una contraddizione, visto che parliamo di persone ‘in fuga dal mondo’ (fuga mundi), come veniva descritto in tempi antichi l’ingresso in monastero.

Fra’ Cristiano vive nell’Eremo di Santa Maria Maddalena in Lunigiana

Ma c’è modo e modo d’intendere l’eremitaggio nel XXI secolo. Certo, anche negli anni Duemila persiste, e anzi prevale, la figura dell’eremita tradizionale, che vive in vecchie case isolate, in remote zone di montagna, o addirittura in capanne e ripari arrangiati in mezzo al bosco, ma l’esperienza della solitudine, della meditazione, della presa di distanza dal resto della società, può essere vissuta con una sorta di estroversione, in comunicazione e dialogo con gli altri.

Fra’ Cristiano, che è un francescano con un passato da medico in zone di guerra, dice per esempio di non essere fuggito né dalle sue mansioni né dalla sua città: “Se c’è stata una fuga – afferma – è stata quella dai luoghi anonimi, dall’impossibilità che dà la vita frenetica di creare relazioni profonde, dai troppi rumori”. Sostiene, Fra’ Cristiano, che un eremita, dopo la scelta di seguire la sua vocazione, deve “mantenere una relazione con persone che possono significativamente consigliarti, guidarti”. Forse è questa la cifra del moderno eremitaggio, che mescola la forma antica – il distacco fisico dalla città e dai suoi affanni – con esigenze e visioni calate nel tempo presente.

Suor Paola, invece, eremita nel Cuneese

E c’è anche, pensiamo a Antonella Lumini, autrice qualche anno addietro con Paolo Rodari di un libro piuttosto ben accolto (La custode del silenzio, Einaudi), l’opzione dell’eremita urbano, che vive cioè la condizione spirituale della solitudine e del distacco, senza abbandonare la propria vita quotidiana in mezzo agli altri. Joshua Wahlen e Alessandro Seidita, tre anni fa, percorsero in lungo e in largo la penisola, a bordo di un camper, per incontrare gli eremiti del nostro tempo: ne uscì un documentario, Voci dal silenzio, che ora dà il titolo a un libro appena pubblicato da Tea, nel quale i due autori riprendono ed espandono le interviste, raccontando esperienze di vita da collocare – scrivono – “nel cuore di una umanità inquieta e disillusa”. Gli eremiti, in quest’ottica, possono essere considerati dei cercatori, dei delegati alla riflessione cui è concesso di vivere esperienze primarie di immersione nella natura e nel silenzio: la condizione necessaria, secondo le più varie tradizioni religiose, per vivere pienamente la propria spiritualità e – oggi – anche per osare pensieri altrimenti impensabili.

Vermorel è un eremita intellettuale, pubblica le sue meditazioni su facebook

Frédéric Vermorel, a proposito di dialogo con il resto della società, dal suo Eremo di Sant’Ilarione in Calabria pubblica su Facebook “più volte alla settimana meditazioni di dieci righe: saranno dieci persone a leggerle – dice – sui 700 ‘amici’ che ho su Facebook, ma non importa, se serve anche solo ad alcuni”. Vermorel è un eremita intellettuale: oltre al computer, ha una biblioteca di duemila volumi e come Fra’ Cristiano è convinto che l’eremita debba avere “conferme dall’esterno”, soprattutto negli incontri che avvengono prevalentemente d’estate, quando non mancano le visite di pellegrini, parte, evidentemente, di quell’umanità “inquieta e disillusa” di cui parlano Wahlen e Seidita. Certo, non tutti gli eremiti del terzo millennio sono colti e proiettati verso l’esterno.

Swami Atmananda, prima di praticare l’eremitaggio è stato un idraulico ed ex pugile

Swami Atmananda, ex idraulico ed ex pugile, con esperienze forti in India (anche in galera, non solo nella meditazione), dice per esempio d’avere studiato solo fino alla quinta elementare e di vivere l’eremitaggio come un superamento dell’ego e anche come “una tradizione” che, alla stregua di una “fiaccola”, deve restare sempre accesa. Suor Paola, salita all’Eremo piemontese di Santa Maria lasciando in città le figlie e una vita ‘normale’, si è sentita chiamata e ora dice: “Nella natura trovi tutto, tramonti, ruscelli, alberi, boschi… il movimento della creazione di Dio. E l’uomo fa chiaramente parte di questa creazione, che è dentro e fuori di noi. L’eremita cerca questo passaggio, il contatto con ciò che ricorda più l’origine“. Franco, un ‘figlio del ’68’ che vive in un precario rifugio nei boschi dell’Umbria, indica nel confronto con gli animali la cifra della sua scelta: “Si nasce, si vive, si muore. Come qualsiasi essere. Come le piante, gli animali. La morte è una delle cose più normali della vita”.

Fra Bernardino ha recuperato un vecchio eremo francescano

Due concetti ricorrenti, nel racconto dei vari eremiti, sono la relazione di “custodia” rispetto alla Terra e la preferenza per l’”essenziale”. Fra Bernardino, che ha recuperato un vecchio eremo francescano nei boschi dell’Umbria sulla via Francigena, ha messo all’ingresso – a beneficio dei viandanti – un cartello che in tempi di crisi pandemica e climatica sembra più simile a una visione del mondo che a una prescrizione pratica: “Usa le cose che ti servono, ma non farti usare dalle cose che non ti servono e che ti costringono a servire loro”. Gli eremiti, nel loro piccolo, si fanno carico del mondo…

Sentirsi chiamati e uscire dal rumore

Giancarlo Bruni, già alla Comunità di Bose, docente e conferenziere, è un eremita anomalo: alterna le sue attività con l’Eremo delle Stinche in Toscana. “Uscire dal rumore e rientrare nel silenzio per viaggiare nelle nostre profondità”.
Suor Paola, invece, eremita nel Cuneese, spiega: “Chiama! Chiama! Come chiama chiunque. A me ha chiamato proprio… Si è fatto voce. La voce di Dio passa attraverso ogni cosa. Però la sicurezza d’essere chiamati la offre sempre”. Gianni Menichetti, infine, ci racconta la sua esperienza dall’eremo di Positano: “Conosco tutte le creature che vivono qui. Come spiegarlo? È un’esperienza mistica che non puoi descrivere facilmente. Appartiene a una lingua più vicina al mondo delle sensazioni e dei sentimenti che alla logica intellettuale”.

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  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague
Fra' Cristiano, che vive nell’Eremo di Santa Maria Maddalena, nell’alta Lunigiana, dice che "per fare gli eremiti è indispensabile saper stare con la gente". Sembra una contraddizione, visto che parliamo di persone 'in fuga dal mondo' (fuga mundi), come veniva descritto in tempi antichi l’ingresso in monastero.
Fra' Cristiano vive nell’Eremo di Santa Maria Maddalena in Lunigiana
Ma c’è modo e modo d’intendere l’eremitaggio nel XXI secolo. Certo, anche negli anni Duemila persiste, e anzi prevale, la figura dell’eremita tradizionale, che vive in vecchie case isolate, in remote zone di montagna, o addirittura in capanne e ripari arrangiati in mezzo al bosco, ma l’esperienza della solitudine, della meditazione, della presa di distanza dal resto della società, può essere vissuta con una sorta di estroversione, in comunicazione e dialogo con gli altri. Fra’ Cristiano, che è un francescano con un passato da medico in zone di guerra, dice per esempio di non essere fuggito né dalle sue mansioni né dalla sua città: "Se c’è stata una fuga – afferma – è stata quella dai luoghi anonimi, dall’impossibilità che dà la vita frenetica di creare relazioni profonde, dai troppi rumori". Sostiene, Fra’ Cristiano, che un eremita, dopo la scelta di seguire la sua vocazione, deve "mantenere una relazione con persone che possono significativamente consigliarti, guidarti". Forse è questa la cifra del moderno eremitaggio, che mescola la forma antica – il distacco fisico dalla città e dai suoi affanni – con esigenze e visioni calate nel tempo presente.
Suor Paola, invece, eremita nel Cuneese
E c’è anche, pensiamo a Antonella Lumini, autrice qualche anno addietro con Paolo Rodari di un libro piuttosto ben accolto (La custode del silenzio, Einaudi), l’opzione dell’eremita urbano, che vive cioè la condizione spirituale della solitudine e del distacco, senza abbandonare la propria vita quotidiana in mezzo agli altri. Joshua Wahlen e Alessandro Seidita, tre anni fa, percorsero in lungo e in largo la penisola, a bordo di un camper, per incontrare gli eremiti del nostro tempo: ne uscì un documentario, Voci dal silenzio, che ora dà il titolo a un libro appena pubblicato da Tea, nel quale i due autori riprendono ed espandono le interviste, raccontando esperienze di vita da collocare – scrivono – "nel cuore di una umanità inquieta e disillusa". Gli eremiti, in quest’ottica, possono essere considerati dei cercatori, dei delegati alla riflessione cui è concesso di vivere esperienze primarie di immersione nella natura e nel silenzio: la condizione necessaria, secondo le più varie tradizioni religiose, per vivere pienamente la propria spiritualità e – oggi – anche per osare pensieri altrimenti impensabili.
Vermorel è un eremita intellettuale, pubblica le sue meditazioni su facebook
Frédéric Vermorel, a proposito di dialogo con il resto della società, dal suo Eremo di Sant’Ilarione in Calabria pubblica su Facebook "più volte alla settimana meditazioni di dieci righe: saranno dieci persone a leggerle – dice – sui 700 'amici' che ho su Facebook, ma non importa, se serve anche solo ad alcuni". Vermorel è un eremita intellettuale: oltre al computer, ha una biblioteca di duemila volumi e come Fra’ Cristiano è convinto che l’eremita debba avere "conferme dall’esterno", soprattutto negli incontri che avvengono prevalentemente d’estate, quando non mancano le visite di pellegrini, parte, evidentemente, di quell’umanità "inquieta e disillusa" di cui parlano Wahlen e Seidita. Certo, non tutti gli eremiti del terzo millennio sono colti e proiettati verso l’esterno.
Swami Atmananda, prima di praticare l'eremitaggio è stato un idraulico ed ex pugile
Swami Atmananda, ex idraulico ed ex pugile, con esperienze forti in India (anche in galera, non solo nella meditazione), dice per esempio d’avere studiato solo fino alla quinta elementare e di vivere l’eremitaggio come un superamento dell’ego e anche come "una tradizione" che, alla stregua di una "fiaccola", deve restare sempre accesa. Suor Paola, salita all’Eremo piemontese di Santa Maria lasciando in città le figlie e una vita 'normale', si è sentita chiamata e ora dice: "Nella natura trovi tutto, tramonti, ruscelli, alberi, boschi... il movimento della creazione di Dio. E l’uomo fa chiaramente parte di questa creazione, che è dentro e fuori di noi. L’eremita cerca questo passaggio, il contatto con ciò che ricorda più l’origine". Franco, un 'figlio del ’68' che vive in un precario rifugio nei boschi dell’Umbria, indica nel confronto con gli animali la cifra della sua scelta: "Si nasce, si vive, si muore. Come qualsiasi essere. Come le piante, gli animali. La morte è una delle cose più normali della vita".
Fra Bernardino ha recuperato un vecchio eremo francescano
Due concetti ricorrenti, nel racconto dei vari eremiti, sono la relazione di "custodia" rispetto alla Terra e la preferenza per l’"essenziale". Fra Bernardino, che ha recuperato un vecchio eremo francescano nei boschi dell’Umbria sulla via Francigena, ha messo all’ingresso – a beneficio dei viandanti – un cartello che in tempi di crisi pandemica e climatica sembra più simile a una visione del mondo che a una prescrizione pratica: "Usa le cose che ti servono, ma non farti usare dalle cose che non ti servono e che ti costringono a servire loro". Gli eremiti, nel loro piccolo, si fanno carico del mondo...

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Giancarlo Bruni, già alla Comunità di Bose, docente e conferenziere, è un eremita anomalo: alterna le sue attività con l’Eremo delle Stinche in Toscana. "Uscire dal rumore e rientrare nel silenzio per viaggiare nelle nostre profondità". Suor Paola, invece, eremita nel Cuneese, spiega: "Chiama! Chiama! Come chiama chiunque. A me ha chiamato proprio... Si è fatto voce. La voce di Dio passa attraverso ogni cosa. Però la sicurezza d’essere chiamati la offre sempre". Gianni Menichetti, infine, ci racconta la sua esperienza dall’eremo di Positano: "Conosco tutte le creature che vivono qui. Come spiegarlo? È un’esperienza mistica che non puoi descrivere facilmente. Appartiene a una lingua più vicina al mondo delle sensazioni e dei sentimenti che alla logica intellettuale".
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