Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Lifestyle » Etnos, dove tutti aiutano tutti: “Da noi disabili, rifugiati, anziani e donne vittime di violenza lavorano insieme”

Etnos, dove tutti aiutano tutti: “Da noi disabili, rifugiati, anziani e donne vittime di violenza lavorano insieme”

Dalla Sicilia i coniugi Fabio Ruvolo e Rossana Amico raccontano a Luce! la storia della loro Cooperativa Sociale: "I nostri progetti si legano tra loro, creando circoli virtuosi di inclusione, interazione e cooperazione"

Caterina Ceccuti
22 Giugno 2022
Etnos, la Cooperativa Sociale dove tutti aiutano tutti

Etnos, la Cooperativa Sociale dove tutti aiutano tutti

Share on FacebookShare on Twitter

La loro è una vocazione sincera, nata da un sogno, piuttosto che da una tragedia familiare: un sogno grande e senza ritorno personale, quello di aiutare persone in stato di bisogno, in una terra in cui, ancora oggi, le cose sono molto complicate per chi cerca di fare del bene. Stiamo parlando dei coniugi siciliani Fabio Ruvolo e Rossana Amico, fondatori della Cooperativa Sociale Etnos che, dal niente, nella provincia di Caltanissetta ha saputo tessere una ragnatela virtuosa di buone pratiche sociali e di occasioni di inserimento professionale per giovani disabili, donne vittime di violenza domestica, anziani e rifugiati. “Tutti ci chiedono se il motivo del nostro impegno nasca da un’esperienza familiare – confessa a Luce! Fabio Ruvolo, che è anche vice presidente nazionale dell’AIPEC – Associazione Italiana Imprenditori di Economia Civile e di Comunione -. Ma la risposta è no. In effetti non so rispondere a questa domanda, se non sottolineando che si tratta di un progetto che abbiamo sentito di voler portare avanti nel profondo di noi stessi”. Una specie di “chiamata”, diciamo, che ha condotto Fabio a smettere i panni dell’avvocato e iniziare un percorso che, ad oggi, lo ha portato a prendersi cura di oltre ottanta persone, e a cambiare la vita di molti, nonostante “in Sicilia la burocrazia sia insostenibile e spesso ci si trovi ad avere tutto e tutti contro”. Ma poi, quasi per magia, quando lui e Rossana si sentono tanto avviliti da desiderare quasi di mollare, nuove porte si aprono, con improvvise e impreviste possibilità di azione…

Nella Cooperativa Sociale Etnos a Caltanissetta disabili, rifugiati, anziani e donne vittime di violenza lavorano insieme (Foto gentilmente concessa dai fondatori Fabio Ruvolo e Rossana Amico)

Fabio, come nasce la vostra Cooperativa Sociale?

“Nasce con l’idea di poter istituire sul nostro territorio dei modelli fondati sulla cooperazione, paragonabili a quelli internazionali del commercio equo e solidale. Il nostro primissimo progetto risale al 2005 e si chiama ‘Equamente bottega del mondo’, tutt’oggi un punto di riferimento online per chi vuole sostenerci attraverso la scelta delle bomboniere solidali. Ad essere impegnate nella realizzazione delle bomboniere sono un gruppo di donne vittime di violenza, che attraverso la bottega riescono ad esprimere il proprio desiderio di autonomia con il lavoro, nei laboratori artigianali. Non solo bomboniere però, ‘Equamente bottega del mondo’ propone anche moda ottenuta con tessuti rigenerati, attraverso il progetto ‘Equodress’, una bella sfida che sta già dando grandi soddisfazioni: il prossimo 25 giugno, per esempio, presenteremo a Monte Sant’Angelo – Foggia una sfilata con la collezione dei nostri abiti ricavati da abbigliamento e tessuti donati, soprattutto jeans, rigenerati fino a diventare modelli nuovi e di tendenza”.

Alle donne vittime di violenza viene offerto anche rifugio presso la vostra Cooperativa?

“Sì. Disponiamo di tre case rifugio ad indirizzo segreto, ognuna con caratteristiche diverse a seconda del livello di protezione che dobbiamo garantire alle nostre ospiti: dalla massima sicurezza alla media, fino all’accompagnamento verso l’uscita dal percorso di protezione”.

Lo scorso 13 maggio, Etnos ha presentato al Festival In&Aut di Milano ‘Equofood’, un progetto di ristorazione inclusiva (Foto gentilmente concessa dai fondatori Fabio Ruvolo e Rossana Amico)

Avete anche progetti di inclusività professionale dedicati a persone portatrici di disabilità, vero?

“Esatto. Ne abbiamo uno che si chiama ‘Equofood’, per la ristorazione inclusiva. Dopo la partecipazione al Festival In&Aut di Milano, lo scorso 13 maggio, nel quale abbiamo presentato le attività di ‘Equofood’, le arancine di riso preparate dai nostri ragazzi speciali hanno riscosso un enorme successo, sono piaciute talmente tanto al pubblico da portarci a pensare persino di esportare il nostro modello di produzione in altre città d’Italia: laddove le realtà solidali dei vari territori si dimostrino interessate saremmo disposti a condividere volentieri il nostro know how. Abbiamo anche progetti pensati per gli anziani, ospiti della nostra casa di riposo ‘Nonni felici’, ed un altro importante progetto che si chiama ‘Raggi d’isole’, attraverso il quale accompagniamo 22 adulti con disabilità verso l’autonomia e il ‘dopo di noi’”.

C’è anche un progetto pensato per gli anziani, ospiti della casa di riposo ‘Nonni felici’ (Foto gentilmente concessa dai fondatori Fabio Ruvolo e Rossana Amico)

Come riuscite a portare avanti progetti così diversi tra loro?

“Legandoli gli uni con gli altri, creando circoli virtuosi di interazione e cooperazione, anche professionale. Per esempio, una delle case rifugio destinate alle vittime di violenza domestica è dotata di 9 ettari di appezzamento di terra che, grazie al progetto ReStart, abbiamo potuto utilizzare per la coltivazione di aromi siciliani (timo, lavanda, maggiorana, salvia ecc). La filiera di questo progetto prevede una prima lavorazione delle erbe col setaccio, che in parte viene fatto dagli anziani ospiti di ‘Nonni felici’; il secondo step è il confezionamento, eseguito stavolta dagli ospiti di ‘Raggi d’isole’, mentre la trasformazione finale dei prodotti la fanno i ragazzi di ‘Equofood’, il ristorante inclusivo. Ecco allora che i nostri progetti si intrecciano e diventano di supporto uno all’altro pur mantenendo ognuno la propria specificità. Questo perché abbiamo una mentalità che non ci porta alla chiusura di sistema ma alla continua scoperta di nuovi bisogni e possibilità. Mi piace definire la nostra Cooperativa Sociale come un vero e proprio incubatore di progetti”.

A Caltanissetta verrà inaugurata prossimamente ‘Equocream’, una pasticceria e gelateria inclusiva in cui lavoreranno anche giovani diversamente abili (Foto gentilmente concessa dai fondatori Fabio Ruvolo e Rossana Amico)

Oltre alla presentazione della collezione di moda, il prossimo 25 giugno, ci sono altri eventi in programma questo mese?

“Eccome, martedì 21 giugno a Caltanissetta inaugureremo ‘Equocream’, la nostra pasticceria e gelateria inclusiva, in cui lavoreranno anche giovani diversamente abili. A capo dell’attività c’è Salvatore Campisi, mastro gelatiere e pasticcere rimasto disabile in corso di vita”.

Quante sono le persone di cui vi prendete cura attualmente?

“Sono circa un’ottantina, contando anche quelle ospitate nelle tre case di accoglienza che abbiamo messo a disposizione dei minori stranieri non accompagnati dai genitori. Di questo gruppo fa parte per esempio un ragazzo che è diventato il nostro pizzaiolo, e che a sua volta forma giovani diversamente abili, insegnando loro a preparare gli arancini di riso. Abbiamo anche un’altra casa di accoglienza dove ospitiamo profughi ucraini e dove attualmente risiedono 5 mamme e 11 bambini. Le donne vittime di violenza ed i loro figli – che in questo momento si trovano nelle nostre strutture – sono 36, mentre i ‘nonni felici’ sono 24 residenziali e 30 in attività extra residenziale. In fine, le persone diversamente abili coinvolte nel progetto ‘Raggi d’isole’ sono 22, cui potremmo aggiungere le 6 già inserite nel mondo del lavoro”.

Nel gruppo di Etnos un ragazzo arrivato in Italia non accompagnato dai genitori è diventato pizzaiolo e ora forma giovani diversamente abili a preparare arancini di riso (Foto gentilmente concessa dai fondatori Fabio Ruvolo e Rossana Amico)

Ma tutte queste case dove le prendete?

“Due le abbiamo acquistate con mutui in corso, altre sono in affitto, una in comodato d’uso gratuito”.

Ricevete sussidi pubblici?

“I Comuni che coinvolgiamo nei nostri progetti dovrebbero pagare le rette di inserimento, ma sono in ritardo anche di ben 36 mesi, dunque abbiamo dovuto provvedere da soli grazie al frutto del lavoro dei nostri progetti stessi. Bilanciamo il danno economico dei mancati incassi con la ricchezza generata dai nostri esercizi, soprattutto dalla ristorazione. Esempio ne è la rosticceria ‘Fast food a un euro’, dove con la collaborazione di Croce Rossa Italiana e Coldiretti vendiamo cibo di qualità a un euro. Si tratta di una provocazione – anche a livello politico – per stimolare la reazione di chi continua a sostenere che sussidi e buoni pasto siano la soluzione alla povertà. Noi permettiamo a tutti, indistintamente dalla loro condizione economica, di potersi comprare buon cibo. Questo perché consideriamo lo stigma della povertà più forte della povertà stessa. In Sicilia quando si è poveri si è falliti, ma questa è una mentalità che va combattuta e sradicata. Con il nostro progetto noi lavoriamo per abbassare il divario sociale e combattere l’indice di povertà che sta raggiungendo livelli davvero allucinanti: i nuovi poveri sono imprenditori falliti che non possono accedere al reddito di cittadinanza, sono in cassa integrazione, padri di famiglia che fino a poco tempo fa non immaginavano neppure di doversi rivolgere alla Caritas per poter mangiare. Il nostro modello sta riscuotendo un consenso altissimo, perché chiunque può permettersi un euro, quindi tutti possono mangiare. Non esistono poveri o ricchi nel nostro Fast Food”.

Il progetto della Cooperativa Sociale è nato nel 2005: “Abbiamo ottenuto il primo prestito di circa 15.000 euro da Banca Etica” (Foto gentilmente concessa dai fondatori Fabio Ruvolo e Rossana Amico)

Come siete riusciti a mettere su tutto questo?

“Io e mia moglie siamo partiti insieme, da un ideale. Inizialmente, nel 2005, il primo prestito lo abbiamo ottenuto da Banca Etica, del valore di circa 15.000 euro. Poi abbiamo chiesto credito a diverse banche, da Banca Prossima a Unicredit, che ci hanno dedicato una serie di commissioni permettendoci di investire e di creare infrastrutture sociali, anche attraverso l’apporto pubblico. Ma fondamentalmente io credo che quanto è avvenuto sia un miracolo. Ancora oggi, quando guardo le cose meravigliose che sono andate generandosi nel corso di questi anni devo tirarmi un pizzicotto per crederci davvero; nonostante l’esperienza, lo studio e le specializzazioni che abbiamo preso per poter fare quello che stiamo facendo. Mi sento accompagnato dal Cielo, perché ogni giorno assistiamo a piccoli miracoli. Quando credo di non farcela più, si aprono invece nuove strade. Tantissime se ne sono aperte in 17 anni di attività, soprattutto progetti economicamente difficili da immaginare”.

Mi diceva che promuovere una Cooperativa sociale in Sicilia è complicatissimo…

“Tutto in Sicilia è complicato, abbiamo spesso tutti contro, ma riusciamo lo stesso. Purtroppo nella nostra magnifica isola, tutto quello che è da considerarsi diritto diventa un favore. La burocrazia non risponde al telefono e nel 2022 abbiamo scoperto che non è possibile compensare i debiti con i crediti della pubblica amministrazione. Mi spiego meglio: come Cooperativa abbiamo un milione di credito e circa 200.000 euro di debito, ma non posso compensarli, neppure rateizzarli a quanto pare, perché nonostante i sei solleciti, non ho mai neppure ottenuto una risposta via mail. Stiamo parlando di un circolo vizioso che si alimenta di continue novità in negativo. Due settimane fa, per fare un altro esempio, ho voluto sanare all’Agenzia delle entrate della Sicilia i debiti di cui vi ho parlato prima, con anticipazioni bancarie e fondi di riserva. Il pagamento è andato a buon fine, mi è pure arrivata la ricevuta liberatoria. Ma pochi giorni fa ho scoperto che i soldi in realtà l’Agenzia non li ha mai prelevati e si trovano a tutti gli effetti ancora a nostra disposizione. Per onestà abbiamo denunciato la cosa, perché vogliamo essere coerenti con i principi che da sempre andiamo predicando. Ma questa vicissitudine è l’ennesima riprova che la burocrazia siciliana non funziona, neanche quando deve riscuotere. Nel frattempo, ho chiesto il congelamento delle somme, ma poco importa, già so che anche questo tentativo di onestà finirà purtroppo nel paniere delle cose che non rappresentano un valore aggiunto”.

Potrebbe interessarti anche

Jennifer Lopez
Spettacolo

Jennifer Lopez introduce la figlia con il pronome neutro: “Sono il mio partner di duetti preferiti”

21 Giugno 2022
Lavoro e gender gap
Attualità

Gender gap, in Toscana le donne guadagnano il 21% in meno degli uomini

20 Giugno 2022
Victoria Brignell
Attualità

Una donna disabile dimenticata in aereo per più di un’ora e mezza dopo l’atterraggio

6 Giugno 2022

Instagram

  • Stando a quanto dicono gli studiosi, i social network sono portatori malati di ansia e depressione. E, diciamocelo, non servivano studi e numeri per capirlo. I più attrezzati di noi a comprendere le dinamiche social e sociali che si nascondono dietro l’algoritmo di Meta già da tempo avevano compreso che “social sì, ma a piccole dosi”.

Eppure la deriva c’è stata e adesso distinguere il virtuale dal reale, l’immagine dallo schermo, il like dall’affetto sembra essere diventata un’operazione assai difficile.

Il senso di inadeguatezza delle persone di ogni età sta dilagando. Pare che il meccanismo sia più o meno questo: l’erba del vicino – di account – è sempre più verde. 

Che poi nella realtà non è così poco importante. A importare è ciò che appare, non ciò che è, tanto da ridurre il dilemma “essere o non essere” a coltissimo equivoco elitario. Cogito ergo sum un po’ poco, verrebbe da dire, se non fosse che la faccenda è seria e grave. 

Lo stress da social è reale e affligge grandi e piccini, senza distinzione di ceto. Una vera e propria sofferenza psicologica che tende a minare le fondamenta dell’intera società. Tra il 2003 e il 2018, i casi di ansia hanno registrato numeri da record, così come quelli di depressione, autolesionismo e problemi di alimentazione. Questo basti per capire che limitarsi a catalogare il problema come questione minore è sbagliato e pericoloso.

Complice il recente lockdown, la corsa verso la psicosocialpatologia ha accelerato il passo. L’unica soluzione a portata di mano, seppur temporanea, è prendersi una pausa dai social e uscire dalla bolla, come Selena Gomez insegna. 

Vivere la vita vera, in Logout, fatta di persone in carne e ossa che di perfetto hanno poco o nulla e che combattono ogni giorno per cercare di assomigliare a ciò che vorrebbero essere. 

E tu quanto tempo passi sui social? 📲

Di Margherita Ambrogetti Damiani ✍

#lucenews #lucelanazione #socialout #viverelavita #nofilter #autoconsapevolezza #stressdasocial #socialdetox
  • Ad appena 3 anni e mezzo, Vincenzo comunica ai genitori il desiderio di indossare vestiti e gonne. Alla richiesta viene inizialmente, quanto inevitabilmente, dato poco peso, come se fosse un gioco… 

Ma 6 anni e mezzo dopo Vincenzo fa un coming out più deciso, chiede di potersi chiamare Emma e di indossare un costume femminile alle lezioni di danza, che condivide con le due sorelle maggiori. Pochi giorni fa, grazie anche alla comprensione e disponibilità della sua insegnante di danza, ha vissuto il suo momento di gloria, esibendosi in un saggio-spettacolo di fine anno costruito su misura, con una coreografia che racconta la sua storia.

La danza, si sa, può essere di grande aiuto per costruire la propria identità, perché è prima di tutto libertà di espressione. 

“Gli anni di pandemia sono stati decisivi per mia figlia. La riflessione è diventata sempre più profonda e, con sofferenza, lo scorso ottobre, è riuscita a parlarci di ciò che davvero le stava a cuore. Le prime sostenitrici sono state proprio le sorelle, più aperte e predisposte mentalmente su questa tematica. Noi genitori ancora pensavano a una latente omosessualità, ma non era così: per nostra figlia la propria identità di genere non coincideva con il sesso assegnatole alla nascita”.

I primi tempi non sono stati facili, per certi aspetti è stato come elaborare un lutto perché Emma volava cancellare tutto il suo passato, buttando via foto e vestiti. La sua è stata una rinascita vera e propria, il suo “no" al nome, al genere maschile, è ormai definitivo. 

A scuola, ha chiesto e ottenuto di potersi chiamare Emma, così come in società. Fondamentale è stato il supporto della famiglia che, a un certo punto, ha capito che non si trattava di un gioco, malgrado la giovanissima età.

“A chi tuttora continua a ripeterci che avremmo dovuto insistere e iscriverla a calcio, dico con fermezza: i figli vanno ascoltati, è giusto che vivano la loro vita, quella più congeniale al loro sentire, perché tutti meritiamo di essere felici”.

Di Roberta Bezzi ✍

#lucenews #lucelanazione #bologna #emma #transgender #transrights
  • “Trova qualcuno a cui piaci come sei e digli di farsi curare”, scrive Andrea Pinna in uno dei suoi tipici post su Instagram. 

Ma se Andrea Pinna, apprezzato per i suoi aforismi taglienti, “né bello né ricco” come dice lui, è diventato uno degli influencer più originali del web, è anche perché ha fatto entrambe le cose: ha accettato se stesso com’era e ha intrapreso un percorso di cura.

Trentacinque anni, origini sarde e milanese di adozione, ha cominciato il suo cammino partendo dal gradino più basso. 

"Lavoravo a Roma nel mondo dei negozi, commesso e poi vetrinista. Mi hanno mandato in Sardegna, la mia terra, a seguire nuovi negozi, ma poco dopo hanno chiuso tutto lasciandomi senza lavoro. E lì si è scatenata la mia prima fortissima depressione. Che ho affrontato con Facebook, scrivendo status più o meno sarcastici per scaricare la rabbia”.

Non una depressione qualsiasi, ma un malessere profondo che a distanza di anni gli verrà diagnosticato come bipolarismo. 

"Non è stato facile. Ho passato periodi che non dormivo mai e altri in cui stavo sempre a letto. Avere un disagio psichico non è una passeggiata e bisogna raccontarlo, imparare ad ascoltarsi”.

Sul suo profilo Instagram @leperledipinna ha deciso di portare avanti due battaglie: quella per i diritti civili dei gay e l’altra per dare voce ai problemi mentali.

“La prima la combatto in prima persona da tanto tempo, la seconda per far capire che se vai dall’ortopedico quanto ti fa male il ginocchio è giusto andare da uno psicoterapeuta o uno psichiatra quando hai un disagio mentale o psicologico”.

E attraverso le dirette Instagram di psicoterapinna "racconto la mia storia, il mio vissuto, chiamando gli esperti a parlare dei vari problemi psicologici che la gente può avere”.

La storia di chi ha trovato il coraggio di affrontare il bipolarismo e ha saputo rendere i social un luogo in cui sentirsi a proprio agio. Qualunque sia il disagio.

L
  • "L’autismo è un fenomeno che riguarda sì, in primo luogo gli autistici e le loro famiglie, ma anche la società in generale. Un nato o nata ogni 70/80 rientra nello spettro autistico ormai ed è quindi bene che anche i cosiddetti neuro tipici sappiano di cosa si parla”.

Dopo la standing ovation ricevuta lo scorso 2 aprile al Cinema La Compagnia di Firenze e il fortunato tour avviato nei cinema e nei teatri della Toscana, il documentario “I mille cancelli di Filippo” sarà nuovamente proiettato lunedì 27 giugno alle 21, nella Limonaia di Villa Strozzi a Firenze. Al centro della narrazione il figlio del noto autore Enrico Zoi, il giovane Filippo, colpito da spettro autistico.

Con la delicatezza e la magia tipica di uno scrittore che, prima di tutto, è un babbo amorevole, Enrico – insieme a sua moglie Raffaella Braghieri – apre una volta ancora le porte della sua casa per raccontare al mondo la realtà speciale della sua famiglia.

E il consiglio per i genitori che hanno appena ricevuto una diagnosi di autismo sul proprio bambino sarebbe quello di "non chiudersi, di non chiedersi perché, di guardare al mondo esterno, di aprirsi. Chiudersi non serve a niente, anzi… è un po’ come una partita di calcio: se non scendi in campo la perdi a tavolino, se invece accetti il confronto te la puoi giocare!”.

Di Caterina Ceccuti ✍

#lucenews #lucelanazione #enricozoi #imillecancellidifilippo #firenze #autismo #autismawareness
La loro è una vocazione sincera, nata da un sogno, piuttosto che da una tragedia familiare: un sogno grande e senza ritorno personale, quello di aiutare persone in stato di bisogno, in una terra in cui, ancora oggi, le cose sono molto complicate per chi cerca di fare del bene. Stiamo parlando dei coniugi siciliani Fabio Ruvolo e Rossana Amico, fondatori della Cooperativa Sociale Etnos che, dal niente, nella provincia di Caltanissetta ha saputo tessere una ragnatela virtuosa di buone pratiche sociali e di occasioni di inserimento professionale per giovani disabili, donne vittime di violenza domestica, anziani e rifugiati. “Tutti ci chiedono se il motivo del nostro impegno nasca da un'esperienza familiare - confessa a Luce! Fabio Ruvolo, che è anche vice presidente nazionale dell’AIPEC - Associazione Italiana Imprenditori di Economia Civile e di Comunione -. Ma la risposta è no. In effetti non so rispondere a questa domanda, se non sottolineando che si tratta di un progetto che abbiamo sentito di voler portare avanti nel profondo di noi stessi”. Una specie di “chiamata”, diciamo, che ha condotto Fabio a smettere i panni dell'avvocato e iniziare un percorso che, ad oggi, lo ha portato a prendersi cura di oltre ottanta persone, e a cambiare la vita di molti, nonostante “in Sicilia la burocrazia sia insostenibile e spesso ci si trovi ad avere tutto e tutti contro”. Ma poi, quasi per magia, quando lui e Rossana si sentono tanto avviliti da desiderare quasi di mollare, nuove porte si aprono, con improvvise e impreviste possibilità di azione...
Nella Cooperativa Sociale Etnos a Caltanissetta disabili, rifugiati, anziani e donne vittime di violenza lavorano insieme (Foto gentilmente concessa dai fondatori Fabio Ruvolo e Rossana Amico)
Fabio, come nasce la vostra Cooperativa Sociale? “Nasce con l'idea di poter istituire sul nostro territorio dei modelli fondati sulla cooperazione, paragonabili a quelli internazionali del commercio equo e solidale. Il nostro primissimo progetto risale al 2005 e si chiama 'Equamente bottega del mondo', tutt'oggi un punto di riferimento online per chi vuole sostenerci attraverso la scelta delle bomboniere solidali. Ad essere impegnate nella realizzazione delle bomboniere sono un gruppo di donne vittime di violenza, che attraverso la bottega riescono ad esprimere il proprio desiderio di autonomia con il lavoro, nei laboratori artigianali. Non solo bomboniere però, 'Equamente bottega del mondo' propone anche moda ottenuta con tessuti rigenerati, attraverso il progetto 'Equodress', una bella sfida che sta già dando grandi soddisfazioni: il prossimo 25 giugno, per esempio, presenteremo a Monte Sant’Angelo – Foggia una sfilata con la collezione dei nostri abiti ricavati da abbigliamento e tessuti donati, soprattutto jeans, rigenerati fino a diventare modelli nuovi e di tendenza”. Alle donne vittime di violenza viene offerto anche rifugio presso la vostra Cooperativa? “Sì. Disponiamo di tre case rifugio ad indirizzo segreto, ognuna con caratteristiche diverse a seconda del livello di protezione che dobbiamo garantire alle nostre ospiti: dalla massima sicurezza alla media, fino all'accompagnamento verso l'uscita dal percorso di protezione”.
Lo scorso 13 maggio, Etnos ha presentato al Festival In&Aut di Milano 'Equofood', un progetto di ristorazione inclusiva (Foto gentilmente concessa dai fondatori Fabio Ruvolo e Rossana Amico)
Avete anche progetti di inclusività professionale dedicati a persone portatrici di disabilità, vero? “Esatto. Ne abbiamo uno che si chiama 'Equofood', per la ristorazione inclusiva. Dopo la partecipazione al Festival In&Aut di Milano, lo scorso 13 maggio, nel quale abbiamo presentato le attività di 'Equofood', le arancine di riso preparate dai nostri ragazzi speciali hanno riscosso un enorme successo, sono piaciute talmente tanto al pubblico da portarci a pensare persino di esportare il nostro modello di produzione in altre città d'Italia: laddove le realtà solidali dei vari territori si dimostrino interessate saremmo disposti a condividere volentieri il nostro know how. Abbiamo anche progetti pensati per gli anziani, ospiti della nostra casa di riposo 'Nonni felici', ed un altro importante progetto che si chiama 'Raggi d'isole', attraverso il quale accompagniamo 22 adulti con disabilità verso l'autonomia e il 'dopo di noi'”.
C'è anche un progetto pensato per gli anziani, ospiti della casa di riposo 'Nonni felici' (Foto gentilmente concessa dai fondatori Fabio Ruvolo e Rossana Amico)
Come riuscite a portare avanti progetti così diversi tra loro? “Legandoli gli uni con gli altri, creando circoli virtuosi di interazione e cooperazione, anche professionale. Per esempio, una delle case rifugio destinate alle vittime di violenza domestica è dotata di 9 ettari di appezzamento di terra che, grazie al progetto ReStart, abbiamo potuto utilizzare per la coltivazione di aromi siciliani (timo, lavanda, maggiorana, salvia ecc). La filiera di questo progetto prevede una prima lavorazione delle erbe col setaccio, che in parte viene fatto dagli anziani ospiti di 'Nonni felici'; il secondo step è il confezionamento, eseguito stavolta dagli ospiti di 'Raggi d'isole', mentre la trasformazione finale dei prodotti la fanno i ragazzi di 'Equofood', il ristorante inclusivo. Ecco allora che i nostri progetti si intrecciano e diventano di supporto uno all'altro pur mantenendo ognuno la propria specificità. Questo perché abbiamo una mentalità che non ci porta alla chiusura di sistema ma alla continua scoperta di nuovi bisogni e possibilità. Mi piace definire la nostra Cooperativa Sociale come un vero e proprio incubatore di progetti”.
A Caltanissetta verrà inaugurata prossimamente 'Equocream', una pasticceria e gelateria inclusiva in cui lavoreranno anche giovani diversamente abili (Foto gentilmente concessa dai fondatori Fabio Ruvolo e Rossana Amico)
Oltre alla presentazione della collezione di moda, il prossimo 25 giugno, ci sono altri eventi in programma questo mese? “Eccome, martedì 21 giugno a Caltanissetta inaugureremo 'Equocream', la nostra pasticceria e gelateria inclusiva, in cui lavoreranno anche giovani diversamente abili. A capo dell'attività c'è Salvatore Campisi, mastro gelatiere e pasticcere rimasto disabile in corso di vita”. Quante sono le persone di cui vi prendete cura attualmente? “Sono circa un'ottantina, contando anche quelle ospitate nelle tre case di accoglienza che abbiamo messo a disposizione dei minori stranieri non accompagnati dai genitori. Di questo gruppo fa parte per esempio un ragazzo che è diventato il nostro pizzaiolo, e che a sua volta forma giovani diversamente abili, insegnando loro a preparare gli arancini di riso. Abbiamo anche un'altra casa di accoglienza dove ospitiamo profughi ucraini e dove attualmente risiedono 5 mamme e 11 bambini. Le donne vittime di violenza ed i loro figli - che in questo momento si trovano nelle nostre strutture - sono 36, mentre i 'nonni felici' sono 24 residenziali e 30 in attività extra residenziale. In fine, le persone diversamente abili coinvolte nel progetto 'Raggi d'isole' sono 22, cui potremmo aggiungere le 6 già inserite nel mondo del lavoro”.
Nel gruppo di Etnos un ragazzo arrivato in Italia non accompagnato dai genitori è diventato pizzaiolo e ora forma giovani diversamente abili a preparare arancini di riso (Foto gentilmente concessa dai fondatori Fabio Ruvolo e Rossana Amico)
Ma tutte queste case dove le prendete? “Due le abbiamo acquistate con mutui in corso, altre sono in affitto, una in comodato d'uso gratuito”. Ricevete sussidi pubblici? “I Comuni che coinvolgiamo nei nostri progetti dovrebbero pagare le rette di inserimento, ma sono in ritardo anche di ben 36 mesi, dunque abbiamo dovuto provvedere da soli grazie al frutto del lavoro dei nostri progetti stessi. Bilanciamo il danno economico dei mancati incassi con la ricchezza generata dai nostri esercizi, soprattutto dalla ristorazione. Esempio ne è la rosticceria 'Fast food a un euro', dove con la collaborazione di Croce Rossa Italiana e Coldiretti vendiamo cibo di qualità a un euro. Si tratta di una provocazione - anche a livello politico - per stimolare la reazione di chi continua a sostenere che sussidi e buoni pasto siano la soluzione alla povertà. Noi permettiamo a tutti, indistintamente dalla loro condizione economica, di potersi comprare buon cibo. Questo perché consideriamo lo stigma della povertà più forte della povertà stessa. In Sicilia quando si è poveri si è falliti, ma questa è una mentalità che va combattuta e sradicata. Con il nostro progetto noi lavoriamo per abbassare il divario sociale e combattere l'indice di povertà che sta raggiungendo livelli davvero allucinanti: i nuovi poveri sono imprenditori falliti che non possono accedere al reddito di cittadinanza, sono in cassa integrazione, padri di famiglia che fino a poco tempo fa non immaginavano neppure di doversi rivolgere alla Caritas per poter mangiare. Il nostro modello sta riscuotendo un consenso altissimo, perché chiunque può permettersi un euro, quindi tutti possono mangiare. Non esistono poveri o ricchi nel nostro Fast Food”.
Il progetto della Cooperativa Sociale è nato nel 2005: "Abbiamo ottenuto il primo prestito di circa 15.000 euro da Banca Etica" (Foto gentilmente concessa dai fondatori Fabio Ruvolo e Rossana Amico)
Come siete riusciti a mettere su tutto questo? “Io e mia moglie siamo partiti insieme, da un ideale. Inizialmente, nel 2005, il primo prestito lo abbiamo ottenuto da Banca Etica, del valore di circa 15.000 euro. Poi abbiamo chiesto credito a diverse banche, da Banca Prossima a Unicredit, che ci hanno dedicato una serie di commissioni permettendoci di investire e di creare infrastrutture sociali, anche attraverso l'apporto pubblico. Ma fondamentalmente io credo che quanto è avvenuto sia un miracolo. Ancora oggi, quando guardo le cose meravigliose che sono andate generandosi nel corso di questi anni devo tirarmi un pizzicotto per crederci davvero; nonostante l'esperienza, lo studio e le specializzazioni che abbiamo preso per poter fare quello che stiamo facendo. Mi sento accompagnato dal Cielo, perché ogni giorno assistiamo a piccoli miracoli. Quando credo di non farcela più, si aprono invece nuove strade. Tantissime se ne sono aperte in 17 anni di attività, soprattutto progetti economicamente difficili da immaginare”. Mi diceva che promuovere una Cooperativa sociale in Sicilia è complicatissimo... “Tutto in Sicilia è complicato, abbiamo spesso tutti contro, ma riusciamo lo stesso. Purtroppo nella nostra magnifica isola, tutto quello che è da considerarsi diritto diventa un favore. La burocrazia non risponde al telefono e nel 2022 abbiamo scoperto che non è possibile compensare i debiti con i crediti della pubblica amministrazione. Mi spiego meglio: come Cooperativa abbiamo un milione di credito e circa 200.000 euro di debito, ma non posso compensarli, neppure rateizzarli a quanto pare, perché nonostante i sei solleciti, non ho mai neppure ottenuto una risposta via mail. Stiamo parlando di un circolo vizioso che si alimenta di continue novità in negativo. Due settimane fa, per fare un altro esempio, ho voluto sanare all'Agenzia delle entrate della Sicilia i debiti di cui vi ho parlato prima, con anticipazioni bancarie e fondi di riserva. Il pagamento è andato a buon fine, mi è pure arrivata la ricevuta liberatoria. Ma pochi giorni fa ho scoperto che i soldi in realtà l'Agenzia non li ha mai prelevati e si trovano a tutti gli effetti ancora a nostra disposizione. Per onestà abbiamo denunciato la cosa, perché vogliamo essere coerenti con i principi che da sempre andiamo predicando. Ma questa vicissitudine è l'ennesima riprova che la burocrazia siciliana non funziona, neanche quando deve riscuotere. Nel frattempo, ho chiesto il congelamento delle somme, ma poco importa, già so che anche questo tentativo di onestà finirà purtroppo nel paniere delle cose che non rappresentano un valore aggiunto”.
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2021 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto