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Home » Lifestyle » Etnos, dove tutti aiutano tutti: “Da noi disabili, rifugiati, anziani e donne vittime di violenza lavorano insieme”

Etnos, dove tutti aiutano tutti: “Da noi disabili, rifugiati, anziani e donne vittime di violenza lavorano insieme”

Dalla Sicilia i coniugi Fabio Ruvolo e Rossana Amico raccontano a Luce! la storia della loro Cooperativa Sociale: "I nostri progetti si legano tra loro, creando circoli virtuosi di inclusione, interazione e cooperazione"

Caterina Ceccuti
22 Giugno 2022
Etnos, la Cooperativa Sociale dove tutti aiutano tutti

Etnos, la Cooperativa Sociale dove tutti aiutano tutti

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La loro è una vocazione sincera, nata da un sogno, piuttosto che da una tragedia familiare: un sogno grande e senza ritorno personale, quello di aiutare persone in stato di bisogno, in una terra in cui, ancora oggi, le cose sono molto complicate per chi cerca di fare del bene. Stiamo parlando dei coniugi siciliani Fabio Ruvolo e Rossana Amico, fondatori della Cooperativa Sociale Etnos che, dal niente, nella provincia di Caltanissetta ha saputo tessere una ragnatela virtuosa di buone pratiche sociali e di occasioni di inserimento professionale per giovani disabili, donne vittime di violenza domestica, anziani e rifugiati. “Tutti ci chiedono se il motivo del nostro impegno nasca da un’esperienza familiare – confessa a Luce! Fabio Ruvolo, che è anche vice presidente nazionale dell’AIPEC – Associazione Italiana Imprenditori di Economia Civile e di Comunione -. Ma la risposta è no. In effetti non so rispondere a questa domanda, se non sottolineando che si tratta di un progetto che abbiamo sentito di voler portare avanti nel profondo di noi stessi”. Una specie di “chiamata”, diciamo, che ha condotto Fabio a smettere i panni dell’avvocato e iniziare un percorso che, ad oggi, lo ha portato a prendersi cura di oltre ottanta persone, e a cambiare la vita di molti, nonostante “in Sicilia la burocrazia sia insostenibile e spesso ci si trovi ad avere tutto e tutti contro”. Ma poi, quasi per magia, quando lui e Rossana si sentono tanto avviliti da desiderare quasi di mollare, nuove porte si aprono, con improvvise e impreviste possibilità di azione…

Nella Cooperativa Sociale Etnos a Caltanissetta disabili, rifugiati, anziani e donne vittime di violenza lavorano insieme (Foto gentilmente concessa dai fondatori Fabio Ruvolo e Rossana Amico)

Fabio, come nasce la vostra Cooperativa Sociale?

“Nasce con l’idea di poter istituire sul nostro territorio dei modelli fondati sulla cooperazione, paragonabili a quelli internazionali del commercio equo e solidale. Il nostro primissimo progetto risale al 2005 e si chiama ‘Equamente bottega del mondo’, tutt’oggi un punto di riferimento online per chi vuole sostenerci attraverso la scelta delle bomboniere solidali. Ad essere impegnate nella realizzazione delle bomboniere sono un gruppo di donne vittime di violenza, che attraverso la bottega riescono ad esprimere il proprio desiderio di autonomia con il lavoro, nei laboratori artigianali. Non solo bomboniere però, ‘Equamente bottega del mondo’ propone anche moda ottenuta con tessuti rigenerati, attraverso il progetto ‘Equodress’, una bella sfida che sta già dando grandi soddisfazioni: il prossimo 25 giugno, per esempio, presenteremo a Monte Sant’Angelo – Foggia una sfilata con la collezione dei nostri abiti ricavati da abbigliamento e tessuti donati, soprattutto jeans, rigenerati fino a diventare modelli nuovi e di tendenza”.

Alle donne vittime di violenza viene offerto anche rifugio presso la vostra Cooperativa?

“Sì. Disponiamo di tre case rifugio ad indirizzo segreto, ognuna con caratteristiche diverse a seconda del livello di protezione che dobbiamo garantire alle nostre ospiti: dalla massima sicurezza alla media, fino all’accompagnamento verso l’uscita dal percorso di protezione”.

Lo scorso 13 maggio, Etnos ha presentato al Festival In&Aut di Milano ‘Equofood’, un progetto di ristorazione inclusiva (Foto gentilmente concessa dai fondatori Fabio Ruvolo e Rossana Amico)

Avete anche progetti di inclusività professionale dedicati a persone portatrici di disabilità, vero?

“Esatto. Ne abbiamo uno che si chiama ‘Equofood’, per la ristorazione inclusiva. Dopo la partecipazione al Festival In&Aut di Milano, lo scorso 13 maggio, nel quale abbiamo presentato le attività di ‘Equofood’, le arancine di riso preparate dai nostri ragazzi speciali hanno riscosso un enorme successo, sono piaciute talmente tanto al pubblico da portarci a pensare persino di esportare il nostro modello di produzione in altre città d’Italia: laddove le realtà solidali dei vari territori si dimostrino interessate saremmo disposti a condividere volentieri il nostro know how. Abbiamo anche progetti pensati per gli anziani, ospiti della nostra casa di riposo ‘Nonni felici’, ed un altro importante progetto che si chiama ‘Raggi d’isole’, attraverso il quale accompagniamo 22 adulti con disabilità verso l’autonomia e il ‘dopo di noi’”.

C’è anche un progetto pensato per gli anziani, ospiti della casa di riposo ‘Nonni felici’ (Foto gentilmente concessa dai fondatori Fabio Ruvolo e Rossana Amico)

Come riuscite a portare avanti progetti così diversi tra loro?

“Legandoli gli uni con gli altri, creando circoli virtuosi di interazione e cooperazione, anche professionale. Per esempio, una delle case rifugio destinate alle vittime di violenza domestica è dotata di 9 ettari di appezzamento di terra che, grazie al progetto ReStart, abbiamo potuto utilizzare per la coltivazione di aromi siciliani (timo, lavanda, maggiorana, salvia ecc). La filiera di questo progetto prevede una prima lavorazione delle erbe col setaccio, che in parte viene fatto dagli anziani ospiti di ‘Nonni felici’; il secondo step è il confezionamento, eseguito stavolta dagli ospiti di ‘Raggi d’isole’, mentre la trasformazione finale dei prodotti la fanno i ragazzi di ‘Equofood’, il ristorante inclusivo. Ecco allora che i nostri progetti si intrecciano e diventano di supporto uno all’altro pur mantenendo ognuno la propria specificità. Questo perché abbiamo una mentalità che non ci porta alla chiusura di sistema ma alla continua scoperta di nuovi bisogni e possibilità. Mi piace definire la nostra Cooperativa Sociale come un vero e proprio incubatore di progetti”.

A Caltanissetta verrà inaugurata prossimamente ‘Equocream’, una pasticceria e gelateria inclusiva in cui lavoreranno anche giovani diversamente abili (Foto gentilmente concessa dai fondatori Fabio Ruvolo e Rossana Amico)

Oltre alla presentazione della collezione di moda, il prossimo 25 giugno, ci sono altri eventi in programma questo mese?

“Eccome, martedì 21 giugno a Caltanissetta inaugureremo ‘Equocream’, la nostra pasticceria e gelateria inclusiva, in cui lavoreranno anche giovani diversamente abili. A capo dell’attività c’è Salvatore Campisi, mastro gelatiere e pasticcere rimasto disabile in corso di vita”.

Quante sono le persone di cui vi prendete cura attualmente?

“Sono circa un’ottantina, contando anche quelle ospitate nelle tre case di accoglienza che abbiamo messo a disposizione dei minori stranieri non accompagnati dai genitori. Di questo gruppo fa parte per esempio un ragazzo che è diventato il nostro pizzaiolo, e che a sua volta forma giovani diversamente abili, insegnando loro a preparare gli arancini di riso. Abbiamo anche un’altra casa di accoglienza dove ospitiamo profughi ucraini e dove attualmente risiedono 5 mamme e 11 bambini. Le donne vittime di violenza ed i loro figli – che in questo momento si trovano nelle nostre strutture – sono 36, mentre i ‘nonni felici’ sono 24 residenziali e 30 in attività extra residenziale. In fine, le persone diversamente abili coinvolte nel progetto ‘Raggi d’isole’ sono 22, cui potremmo aggiungere le 6 già inserite nel mondo del lavoro”.

Nel gruppo di Etnos un ragazzo arrivato in Italia non accompagnato dai genitori è diventato pizzaiolo e ora forma giovani diversamente abili a preparare arancini di riso (Foto gentilmente concessa dai fondatori Fabio Ruvolo e Rossana Amico)

Ma tutte queste case dove le prendete?

“Due le abbiamo acquistate con mutui in corso, altre sono in affitto, una in comodato d’uso gratuito”.

Ricevete sussidi pubblici?

“I Comuni che coinvolgiamo nei nostri progetti dovrebbero pagare le rette di inserimento, ma sono in ritardo anche di ben 36 mesi, dunque abbiamo dovuto provvedere da soli grazie al frutto del lavoro dei nostri progetti stessi. Bilanciamo il danno economico dei mancati incassi con la ricchezza generata dai nostri esercizi, soprattutto dalla ristorazione. Esempio ne è la rosticceria ‘Fast food a un euro’, dove con la collaborazione di Croce Rossa Italiana e Coldiretti vendiamo cibo di qualità a un euro. Si tratta di una provocazione – anche a livello politico – per stimolare la reazione di chi continua a sostenere che sussidi e buoni pasto siano la soluzione alla povertà. Noi permettiamo a tutti, indistintamente dalla loro condizione economica, di potersi comprare buon cibo. Questo perché consideriamo lo stigma della povertà più forte della povertà stessa. In Sicilia quando si è poveri si è falliti, ma questa è una mentalità che va combattuta e sradicata. Con il nostro progetto noi lavoriamo per abbassare il divario sociale e combattere l’indice di povertà che sta raggiungendo livelli davvero allucinanti: i nuovi poveri sono imprenditori falliti che non possono accedere al reddito di cittadinanza, sono in cassa integrazione, padri di famiglia che fino a poco tempo fa non immaginavano neppure di doversi rivolgere alla Caritas per poter mangiare. Il nostro modello sta riscuotendo un consenso altissimo, perché chiunque può permettersi un euro, quindi tutti possono mangiare. Non esistono poveri o ricchi nel nostro Fast Food”.

Il progetto della Cooperativa Sociale è nato nel 2005: “Abbiamo ottenuto il primo prestito di circa 15.000 euro da Banca Etica” (Foto gentilmente concessa dai fondatori Fabio Ruvolo e Rossana Amico)

Come siete riusciti a mettere su tutto questo?

“Io e mia moglie siamo partiti insieme, da un ideale. Inizialmente, nel 2005, il primo prestito lo abbiamo ottenuto da Banca Etica, del valore di circa 15.000 euro. Poi abbiamo chiesto credito a diverse banche, da Banca Prossima a Unicredit, che ci hanno dedicato una serie di commissioni permettendoci di investire e di creare infrastrutture sociali, anche attraverso l’apporto pubblico. Ma fondamentalmente io credo che quanto è avvenuto sia un miracolo. Ancora oggi, quando guardo le cose meravigliose che sono andate generandosi nel corso di questi anni devo tirarmi un pizzicotto per crederci davvero; nonostante l’esperienza, lo studio e le specializzazioni che abbiamo preso per poter fare quello che stiamo facendo. Mi sento accompagnato dal Cielo, perché ogni giorno assistiamo a piccoli miracoli. Quando credo di non farcela più, si aprono invece nuove strade. Tantissime se ne sono aperte in 17 anni di attività, soprattutto progetti economicamente difficili da immaginare”.

Mi diceva che promuovere una Cooperativa sociale in Sicilia è complicatissimo…

“Tutto in Sicilia è complicato, abbiamo spesso tutti contro, ma riusciamo lo stesso. Purtroppo nella nostra magnifica isola, tutto quello che è da considerarsi diritto diventa un favore. La burocrazia non risponde al telefono e nel 2022 abbiamo scoperto che non è possibile compensare i debiti con i crediti della pubblica amministrazione. Mi spiego meglio: come Cooperativa abbiamo un milione di credito e circa 200.000 euro di debito, ma non posso compensarli, neppure rateizzarli a quanto pare, perché nonostante i sei solleciti, non ho mai neppure ottenuto una risposta via mail. Stiamo parlando di un circolo vizioso che si alimenta di continue novità in negativo. Due settimane fa, per fare un altro esempio, ho voluto sanare all’Agenzia delle entrate della Sicilia i debiti di cui vi ho parlato prima, con anticipazioni bancarie e fondi di riserva. Il pagamento è andato a buon fine, mi è pure arrivata la ricevuta liberatoria. Ma pochi giorni fa ho scoperto che i soldi in realtà l’Agenzia non li ha mai prelevati e si trovano a tutti gli effetti ancora a nostra disposizione. Per onestà abbiamo denunciato la cosa, perché vogliamo essere coerenti con i principi che da sempre andiamo predicando. Ma questa vicissitudine è l’ennesima riprova che la burocrazia siciliana non funziona, neanche quando deve riscuotere. Nel frattempo, ho chiesto il congelamento delle somme, ma poco importa, già so che anche questo tentativo di onestà finirà purtroppo nel paniere delle cose che non rappresentano un valore aggiunto”.

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
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Lo scorso 13 maggio, Etnos ha presentato al Festival In&Aut di Milano 'Equofood', un progetto di ristorazione inclusiva (Foto gentilmente concessa dai fondatori Fabio Ruvolo e Rossana Amico)
Avete anche progetti di inclusività professionale dedicati a persone portatrici di disabilità, vero? “Esatto. Ne abbiamo uno che si chiama 'Equofood', per la ristorazione inclusiva. Dopo la partecipazione al Festival In&Aut di Milano, lo scorso 13 maggio, nel quale abbiamo presentato le attività di 'Equofood', le arancine di riso preparate dai nostri ragazzi speciali hanno riscosso un enorme successo, sono piaciute talmente tanto al pubblico da portarci a pensare persino di esportare il nostro modello di produzione in altre città d'Italia: laddove le realtà solidali dei vari territori si dimostrino interessate saremmo disposti a condividere volentieri il nostro know how. Abbiamo anche progetti pensati per gli anziani, ospiti della nostra casa di riposo 'Nonni felici', ed un altro importante progetto che si chiama 'Raggi d'isole', attraverso il quale accompagniamo 22 adulti con disabilità verso l'autonomia e il 'dopo di noi'”.
C'è anche un progetto pensato per gli anziani, ospiti della casa di riposo 'Nonni felici' (Foto gentilmente concessa dai fondatori Fabio Ruvolo e Rossana Amico)
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A Caltanissetta verrà inaugurata prossimamente 'Equocream', una pasticceria e gelateria inclusiva in cui lavoreranno anche giovani diversamente abili (Foto gentilmente concessa dai fondatori Fabio Ruvolo e Rossana Amico)
Oltre alla presentazione della collezione di moda, il prossimo 25 giugno, ci sono altri eventi in programma questo mese? “Eccome, martedì 21 giugno a Caltanissetta inaugureremo 'Equocream', la nostra pasticceria e gelateria inclusiva, in cui lavoreranno anche giovani diversamente abili. A capo dell'attività c'è Salvatore Campisi, mastro gelatiere e pasticcere rimasto disabile in corso di vita”. Quante sono le persone di cui vi prendete cura attualmente? “Sono circa un'ottantina, contando anche quelle ospitate nelle tre case di accoglienza che abbiamo messo a disposizione dei minori stranieri non accompagnati dai genitori. Di questo gruppo fa parte per esempio un ragazzo che è diventato il nostro pizzaiolo, e che a sua volta forma giovani diversamente abili, insegnando loro a preparare gli arancini di riso. Abbiamo anche un'altra casa di accoglienza dove ospitiamo profughi ucraini e dove attualmente risiedono 5 mamme e 11 bambini. Le donne vittime di violenza ed i loro figli - che in questo momento si trovano nelle nostre strutture - sono 36, mentre i 'nonni felici' sono 24 residenziali e 30 in attività extra residenziale. In fine, le persone diversamente abili coinvolte nel progetto 'Raggi d'isole' sono 22, cui potremmo aggiungere le 6 già inserite nel mondo del lavoro”.
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Il progetto della Cooperativa Sociale è nato nel 2005: "Abbiamo ottenuto il primo prestito di circa 15.000 euro da Banca Etica" (Foto gentilmente concessa dai fondatori Fabio Ruvolo e Rossana Amico)
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