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Home » Lifestyle » Eurovision 2022: a Torino sfilano i 40 artisti in gara, tra look genderless e messaggi di pace

Eurovision 2022: a Torino sfilano i 40 artisti in gara, tra look genderless e messaggi di pace

Il rosa – colore più in voga della stagione – la fa da padrone negli outfit degli artisti: dall'ampia gonna pantalone di Mahmood al cappello di uno dei componenti della band ucraina Kalush Orchestra. All'Eurovison prima della musica va in scena la moda

Barbara Berti
9 Maggio 2022
Mahmood e Blanco sul turquoise carpet

Mahmood e Blanco sul turquoise carpet dell'Eurovision (ANSA)

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Se già sul palco di Sanremo 2022 era stato sdoganato il look genderless, con il rosa come nuovo nero, anche l’Eurovision Song Contest non sarà da meno. Almeno a giudicare dalle mise eccentriche e senza genere proposte durante il primo turquoise carpet svoltosi nella Reggia di Venaria Reale a Torino, città che ospita, dal 10 al 14 maggio, la 66a edizione dell’eurofestival. Tra piume, bandierine, maschere e sbrilluccichii hanno sfilato tutte le 40 delegazioni in gara. I più attesi, ovviamente, Blanco e Mahmood – rappresentanti dell’Italia con la canzone Brividi – che sono apparsi per ultimi.

eurovision_mahmood_blanco
Eurovision 2022: Mahmood e Blanco posano per la stampa con look eccentrici e genderless

I due artisti, affiatati e felici, non sono passati in osservati. Blanco ha scelto un total black Valentino dalla collezione Valentino Pink PP: canotta trasparente (con tatuaggio sul petto e sul collo in evidenza), blazer di pelle e pantaloni over. Mahmood ha letteralmente magnetizzato gli occhi di tutti: petto nudo, blazer nero e un ampissimo paio di pantaloni vaporosissimi a pieghe rosa (firmati dallo stilisti californiano Willy Chavarria), con boxer in vista. Al collo, uno scintillante pendente. Mahmood consacra, così, lo stile già visto sul palco dell’Ariston, fin dalla prima serata del Festival, quando indossava un completo Prada con altri pantaloni morbidi ed una fascia gialla, a contrasto, al di sotto (con lo stesso effetto del turquoise carpet) o la lunga gonna nera abbinata a camicia bianca e cravatta nel look Burberry (di cui l’artista è modello) per la finale. 

Ma il rosa – il colore di stagione – non è stato scelto solo da Mahmood. La cantautrice dei Paesi Bassi S10 (pseudonimo di Stien den Hollander) ha stupito tutti con il suo abito architettonico rosa con fiori applicati, disegnato da Victor&Rolf. Il look è stato molto chiacchierato per l’abbinamento con le sneakers. Hot pink anche per Mia, la cantante della Croazia, che si immerge da testa a piedi nel fucsia che è il suo colore preferito da sempre. Rosa di tendenza anche per Amanda Georgiadis Tenfjord, rappresentante della Grecia, eterea nel lungo abito con il corpetto.
Altro attesissimo di quest’anno è Achille Lauro, che all’arrivo a Torino ha indossato un look bohémien in puro stile Gucci (con camicia rosa) per rappresentare la Repubblica di San Marino con la sua canzone Stripper. L’artista ha sfilato con tatuaggi ben in vista e scarpe con un evidente tacco.

Lauro sul carpet #achillelauro #eurovision #esc2022 #stripper #torino #thesoundofbeauty #escita pic.twitter.com/b1jaK9QH1m

— Achille Lauro community 🥀 (@lauro_community) May 8, 2022

Rosa il cappello di uno dei componenti della band ucraina Kalush Orchestra: il gruppo ha sfilato con outfit neri (per ovvi motivi), mettendo così in risalto il giallo e blu delle bandiere del loro Paese che quest’anno acquisiscono un significato particolare per tutti.

Kalush Orchestra
I rappresentanti dell’Ucraina, la band Kalush Orchestra (Ph. Marco Schreuder)

Tra gli abiti più sensazionali e gender –molto– fluid, c’è anche quello scelto da Sheldon Riley, il cantante che rappresenta l’Australia: un vestito che lo trasforma in angelo. La firma su questo celestiale outfit è dello stilista australiano Alin Le’ Kal. Le tre sorelle islandesi, Systur hanno proposto un look dalle atmosfere anni Settanta per un nobile fine: lanciare messaggi di pace sulla maglietta e con le bandiere (tra cui quella ucraina).

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  • Sono tanti gli esperti e gli attivisti americani che si interrogano se la sentenza della Corte Suprema, che elimina il diritto all’aborto negli Usa, potrà avere impatti anche su altri diritti, compresi quelli alla privacy.

I procuratori possono decidere di indagare su qualsiasi donna che sia stata incinta ma non abbia portato a termine la gravidanza, anche in caso di aborti spontanei.

“La differenza tra ora e l’ultima volta che l’aborto è stato illegale negli Stati Uniti è che viviamo in un’era di sorveglianza digitale senza precedenti”.

A dirlo è la direttrice per la sicurezza informatica della Electronic Frontier Foundation Eva Galperin.

Il caso più eclatante è stato quello di Latice Fisher, la donna del Mississippi che nel 2017 era stata accusata di omicidio di secondo grado dopo aver partorito un bambino nato morto nel terzo trimestre perché, nelle settimane precedenti, aveva cercato online informazioni sulle pillole abortive. Non esisteva nessun’altra prova che Fisher avesse comprato le pillole, ma il caso è comunque durato fino al 2020, quando era stato archiviato.

Le autorità possono decidere di chiedere direttamente alle aziende di fornire i dati in loro possesso relativi a specifici utenti. Non si tratta soltanto di Google, Facebook, Instagram, TikTok o Amazon: a raccogliere dati che possono essere potenzialmente incriminanti sono anche i servizi di telefonia mobile, i provider di servizi Internet e qualsiasi app abbia accesso ai dati sulla posizione. Di solito queste informazioni vengono raccolte a fini pubblicitari, ma possono anche essere acquistate da privati o da forze dell’ordine.

Proprio per questo motivo negli ultimi giorni molte donne americane hanno cancellato le applicazioni per il monitoraggio delle mestruazioni dai loro cellulari, che secondo le stime vengono usate da un terzo delle donne statunitensi, nel timore che i dati raccolti sul proprio ciclo mestruale, o altri dettagli legati alla salute riproduttiva, dalle applicazioni possano essere usati contro di loro in future cause penali negli Stati in cui l’aborto è diventato illegale.

Di Edoardo Martini ✍

#lucenews #lucelanazione #dirittoallaborto #dirittoallaprivacy #usa #roevwade
  • Esplosiva, incantevole, nata dalla fantasia di un fumetto per trasformarsi nell’immagine potente di un poster dai colori acrilici alla Andy Warhol. Psichedelica e attraente, conturbante e sexy. Bella da guastare il sonno a molti. Maschio eppure femmina. 

Eva Robin’s, lei che ha fatto sognare generazioni, è stata e rimane il simbolo incontrastato della transessualità. 

Dicevano che somigliasse in modo sorprendente al personaggio di Diabolik Eva Kant, e lei su quell’immagine ci ha lavorato, quasi divertendosi, rendendola viva e facendone una star in carne e ossa. 

"Io sono attratta sessualmente da un uomo ma la mia affettività è diretta verso le donne. Senza dubbio il maschio che c’è in me pretende la sua parte”.

Attrice di cinema e teatro, showgirl e cantante, Eva continua a calcare le scene recitando in ruoli teatrali di grande spessore e impegno. La sua figura di oggi sembra sfumata, il suo volto un po’ flou, l’esuberanza di un tempo addolcita dal tempo. 

Leggi l
  • Al cinema e in tv serve una rappresentazione più reale dei corpi. Anche di quelli in carne.

A rivendicare il diritto di apparire per come si è, soprattutto nei ruoli che chiedono una determinata fisicità, è Shannon Purser, nota soprattutto per aver interpretato Barb Holland in "Stranger Things" e Ethel Muggs in “Riverdale". La 25enne statunitense ha criticato aspramente il trattamento riservato agli “attori grassi” a Hollywood, in particolare per quanto riguarda il casting.

“Non assumono attori grassi per ruoli iconici grassi perché vogliono grandi nomi. Non ci sono quasi mai star grasse di primo piano perché agli attori grassi non è consentita la possibilità di salire di livello. Non ci viene data la giusta visibilità perché l’industria ci vede come elementi bidimensionali“.

Shannon Purser aveva già affrontato la questione in un’intervista a Vanity Fair durante le riprese di “Sierra Burgess è una sfigata”. 

“Anche le donne plus size meritano di avere un principe e il libero arbitrio. Crescendo, se avessi avuto qualcuno che mi somigliava, mi sarei sentita molto meno sola e più compresa. Spero che questo film sfidi i giovani a ripensare il modo in cui guardano se stessi e l’un l’altro, imparando ad abbracciare l’autenticità”. 

E chissà che questa volta, oltre alle parole, non si arrivi anche ai fatti, per invertire la tendenza discriminante e grassofobica proprio nella culla dei sogni: Hollywood.

Di Marianna Grazi ✍

#lucenews #lucelanazione #shannonpurser #barbstrangerthings #hollywood #bodyshaming #sierraburgessisaloser
  • Sul tema dell
Se già sul palco di Sanremo 2022 era stato sdoganato il look genderless, con il rosa come nuovo nero, anche l'Eurovision Song Contest non sarà da meno. Almeno a giudicare dalle mise eccentriche e senza genere proposte durante il primo turquoise carpet svoltosi nella Reggia di Venaria Reale a Torino, città che ospita, dal 10 al 14 maggio, la 66a edizione dell'eurofestival. Tra piume, bandierine, maschere e sbrilluccichii hanno sfilato tutte le 40 delegazioni in gara. I più attesi, ovviamente, Blanco e Mahmood – rappresentanti dell'Italia con la canzone Brividi – che sono apparsi per ultimi.
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Eurovision 2022: Mahmood e Blanco posano per la stampa con look eccentrici e genderless
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Lauro sul carpet #achillelauro #eurovision #esc2022 #stripper #torino #thesoundofbeauty #escita pic.twitter.com/b1jaK9QH1m

— Achille Lauro community 🥀 (@lauro_community) May 8, 2022
Rosa il cappello di uno dei componenti della band ucraina Kalush Orchestra: il gruppo ha sfilato con outfit neri (per ovvi motivi), mettendo così in risalto il giallo e blu delle bandiere del loro Paese che quest’anno acquisiscono un significato particolare per tutti.
Kalush Orchestra
I rappresentanti dell'Ucraina, la band Kalush Orchestra (Ph. Marco Schreuder)
Tra gli abiti più sensazionali e gender –molto– fluid, c'è anche quello scelto da Sheldon Riley, il cantante che rappresenta l’Australia: un vestito che lo trasforma in angelo. La firma su questo celestiale outfit è dello stilista australiano Alin Le’ Kal. Le tre sorelle islandesi, Systur hanno proposto un look dalle atmosfere anni Settanta per un nobile fine: lanciare messaggi di pace sulla maglietta e con le bandiere (tra cui quella ucraina).
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