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Home » Lifestyle » Filippo Poletti, quando le good news fanno notizia sui social: “Stimolo per combattere la negatività di pensiero”

Filippo Poletti, quando le good news fanno notizia sui social: “Stimolo per combattere la negatività di pensiero”

Top voice di LinkedIn Italia il giornalista milanese, soprannominato 'la Ferragni di Linkedin', racconta ai suoi 90mila follower solo buone notizie: "Non cerco like, ma 'love' su storie vere e belle"

Caterina Ceccuti
8 Gennaio 2023
Filippo Poletti, le good news su Linkedin

Filippo Poletti, le good news su Linkedin

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Ha la voce calma e il tono gentile mentre racconta a Luce! in che modo sia riuscito in un’impresa ai nostri giorni quasi impossibile: ottenere l’attenzione di un’ampia platea di persone raccontando ogni giorno solo buone notizie. Filippo Poletti, milanese, classe 1970 con un executive MBA al Politecnico, è top voice di LinkedIn Italia, ben nota piattaforma social dedicata ai professionisti, sulla quale dal 2017 cura una rubrica quotidiana dedicata ai cambiamenti nel mondo delle professioni, contrassegnata dagli hashtag #rassegnalavoroit e #grammaticanuovomondo. La particolarità dei suoi post, appunto, è che riguardano esclusivamente good news: “Gianni Rodari diceva che ‘abbiamo parole per vendere, parole per comprare, parole per fare parole, ma ci servono parole per pensare’ e io mi sforzo di seminare ogni giorno parole positive per aiutare le persone a combattere la negatività di pensiero. Dopo tutto, i social media sono i nuovi libri del popolo e tutti possiamo contribuire a scriverli anche positivamente”.

Giornalista dal 1997, Poletti ha esordito come musicologo sulle pagine de Il Giorno e nel corso della sua carriera ha scritto per oltre trenta testate nazionali. Oggi si occupa di comunicazione aziendale ed ha pubblicato diversi libri, tra cui “Tempo di IoP: Intranet of People”, “Grammatica del nuovo mondo” e “MBA Power: innovare alla ricerca del proprio purpose”, giunto alla terza ristampa nel novembre 2022, dopo solo un mese dall’uscita in libreria. Nel corso di un’intervista a Caterpillar, su Radio2, è stato definito “la Ferragni di LinkedIn” e quando gli abbiamo chiesto cosa pensi a riguardo ci ha risposto: “Anche se ci separano diversi zeri in termini di follower, il termine influencer mi porta comunque ad avere una grande responsabilità nei confronti delle molte persone – quasi 90.000 – che mi seguono tutti i giorni. Perciò mi sforzo di avere un’influenza positiva sui temi del lavoro e dell’impegno sociale. Ho appena festeggiato 2.000 giorni di posting senza interruzioni, da quando, nel 2017, pubblicai la notizia di Ragusa che era diventata la capitale italiana dei donatori di sangue. Mi sembrava davvero una notizia positiva e decisi di diffonderla su LinkedIn, ottenendo grande risposta da parte della rete. Da ciò ho intuito che le possibilità di dare vita ad uno spazio per le good news potevano essere concrete e da allora non mi sono mai fermato: ho realizzato 3.160 post, con quasi 24 milioni di visualizzazioni nel 2022″.

Filippo Poletti cura una seguitissima rubrica di buone notizie su LinkedIn dal 2017

Numeri importanti davvero, se si considera che le notizie postate da Poletti non contengono scandalismi né velleità polemiche: “Tutti i giorni eseguo un’accurata ricerca – spiega a Luce! -, faccio screenshot delle notizie che mi sembrano più interessanti che trovo in rete o sui giornali e alla sera decido quale good news postare il giorno successivo. Come dice l’ex ciclista Ernesto Colnago, noto costruttore di biciclette, tra il dire e il fare non c’è il mare, c’è la fatica: tra l’ideare una rubrica quotidiana su LinkedIn e postare, c’è di mezzo tanta ricerca e molta passione. Si tratta di un impegno che mi porta via almeno due ore al giorno e che mi fa sentire un vero e proprio ‘cercatore di buone storie’. Internet è stata definita da qualcuno come un’arma di distruzione di massa: a me piace interpretare la rete come uno strumento per la costruzione di una nuova umanità“.

Perché proprio LinkedIn?
“Perché alla fine questo social è una rete molto accorta, nella quale è più difficile trovare reazioni compulsive o sbracciamenti. Ognuno si presenta come professionista, dunque la piattaforma è uno spazio educato e gentile, che somiglia di più al mio modo di fare e di essere. Non mi interessa una lotta quotidiana con le parole”.

Quali sono state le storie migliori del 2022?
“Ce ne sono state davvero molte, ma forse tre in particolare hanno lasciato il segno. Per esempio, ho contribuito a lanciare su LinkedIn la vicenda di Simone Terreni, direttore dell’azienda di telecomunicazioni di Montelupo Fiorentino VoipVoice, il quale fece un colloquio a Federica Granai, una professionista 27enne incinta all’ottavo mese che cercava lavoro. Davanti alla sua richiesta e al suo pancione lui rispose: ‘Tutto qui? E che problema c’è? È una bellissima notizia. Ti assumo a tempo indeterminato’. Una storia positiva, insomma, di pari opportunità, divenuta poi d’interesse nazionale, tanto che Terreni è finito in tantissime
trasmissioni televisive, dalla Rai a Mediaset.

Federcia Granai è stata assunta, incinta, dall’imprenditore toscano Simone Terreni

Altra storia, stavolta legata al tema della solidarietà, è quella di Andrea Leoni, autista di Sandonà di Piave, in provincia di Venezia. Avendo perduto la moglie Chiara, i colleghi che lavorano con lui nell’azienda Veritas decidono di donargli 270 ore di lavoro per permettergli di avere il tempo di stare accanto ai figli di undici e tredici anni. Infine, una storia di innovazione, quella di Cristian Fracassi, ingegnere edile bresciano fondatore di Issinova. In tempo di pandemia lui aveva trasformato le maschere da snorkeling in dispositivi per la ventilazione meccanica, e quest’anno si è mobilitato per creare arti artificiali low-cost ma molto funzionali, destinati alle oltre 3.000 persone che hanno subito l’amputazione di una gamba nel corso del conflitto in Ucraina. Queste protesi sfruttano materiale esistente: il piede è in poliuretano, la struttura è in alluminio, il rivestimento è in plastica stampata in 3D e la coppa, sulla quale il moncherino aggancia la protesi, è un tutore sportivo modificato. Potremmo continuare raccontando storie di formazione, come quella per esempio di Margherita Campanelli, studentessa lavoratrice di trent’anni che vive a Fano e che ha la sindrome di Down, laureata in Scienze pedagogiche con 110. In questo momento Margherita sta realizzando un ‘AgriNido’, ovvero un asilo nido a cielo aperto”.

Margherita Campanelli, che ha la sindrome di Down, si è laureata col massimo dei voti alla magistrale in Scienze pedagogiche

Come mai ha deciso di concentrare i propri sforzi sulla dimensione positiva del giornalismo?
“Non cerco like, ma ‘love’ su storie vere e belle. Desidero che le persone si appassionino alla vita vera. Cerco un senso nel mondo del lavoro, la fama personale non mi interessa. D’altronde ho un ritorno molto più prezioso in termini umani: sono diventato amico di diversi protagonisti delle storie che racconto, ma anche di lettori da tutto il mondo, italiani che mi seguono perché desiderano ristabilire il contatto con l’Italia, e i miei racconti, basati su storie vere, positive, contribuiscono a far sentire vicino a noi chi ormai si trova a vivere lontano”.

Qualche esempio?
“Potrei citare molti casi, come quello di Enrico Borgogna, un imprenditore piemontese che si è trasferito negli Stati Uniti, in California, dove ha realizzato il sogno americano. Oppure Alberto Manzo, un pugliese che all’età di 18 anni è partito per il Qatar dove è diventato dirigente di Qatar Post, e Mauro Porcini, dal 2012 chief design officer di PepsiCo a New York. Oppure, per restare in Italia, Giovanni De Cesare, Luca Maniscalco, Nicola D’Adamo, Michele Pogliani, Francesco Russo, Monica Bormetti, Carmela Guglielmo e Matteo Mangiacavalli. Semplicemente, credo che il bene unisca e cerco di raccontare il mondo del lavoro non attraverso gli utili aziendali, ma attraverso l’utile sociale. Il neuroscienziato Paul Donald MacLean, morto nel 2007, ha mappato il cervello umano dando vita alla ‘teoria del cervello trino’. Sulla base delle sue ipotesi, il cervello più antico si chiama ‘rettiliano’, ed è la sede dei bisogni più elementari come la paura e l’autodifesa. Ecco, io non punto affatto su questa componente del cervello umano: non mi piace suscitare paura nella gente, piuttosto contribuire a riattivare il reciproco bisogno di aiutarsi, la bellissima dimensione dell’umana solidarietà. La stessa richiamata da Collodi in ‘Pinocchio’, stampato a Firenze 140 anni fa, in questa splendida frase pronunciata da Alidoro: ‘Si sa: in questo mondo bisogna tutti aiutarsi l’uno coll’altro'”.

Un po’ come fa il nostro canale dedicato all’inclusione Luce! raccontando ogni giorno storie di resilienza…

Filippo Poletti è Top voice di LinkedIn Italia

“Esattamente. Con Luce! esiste sicuramente un parallelo, tanto che cito spesso il vostro quotidiano come portatore di storie del bene. A febbraio, per esempio, uscirà il mio nuovo libro ‘Ucraina: grammatica dell’inferno’ (Lupetti Editore), che conterrà tante storie di profughe che hanno trovato rifugio in Italia nel corso del 2022. Nelle mie pagine ho citato Luce! Tanti utilizzano LinkedIn per dire un ‘No’ e affermare il proprio ‘Io’, facendo i bastian contrari. Personalmente, al posto dell’ego sum (l’io sono, in italiano), credo si possa e si debba promuovere l’ego cum, l’io con come dice il filosofo Jean-Luc Nancy, incentivando piuttosto la relazione interpersonale. Ecco, questo ‘ego cum’ lo ritrovo in Luce!, e con umiltà cerco di portarlo avanti anche io, tutti i giorni, attraverso i miei racconti di vita e lavoro”.

Un augurio per il 2023?
“Sicuramente quello di vivere il nuovo anno ‘alla Michael Jordan’, perché lui era il giocatore che saltava più in alto di tutti, e sul petto portava proprio il numero 23. Il mio augurio personale è che ogni giorno si possa fare un salto sempre più alto, anche nel mondo del lavoro. Tutti, infatti, possiamo fare tanti canestri ‘alla Air Jordan’. Mi vengono in mente tre spunti per il lavoro nel 2023: il primo lo traggo dal detto giapponese ‘Se qualcuno può farlo, anche io posso farlo. Se nessuno può farlo, allora posso essere io il primo a farlo’. Il secondo è quello di sapersi evolvere: Bernardo Caprotti, fondatore di Esselunga, diceva che non c’è futuro con i sistemi che si usavano ieri. Infine, il terzo spunto è il sorriso come benzina per affrontare il viaggio chiamato vita, secondo il suggerimento del fondatore di Eni Enrico Mattei. E, in effetti, non è più bello entrare in un luogo di lavoro ed essere circondati da persone positive e propositive? Sul lavoro e nella vita incontrare una persona sorridente, al netto dei problemi che tutti più o meno abbiamo, fa bene e basta”.

Poletti, oltre alla rubrica, Milanese, su LinkedIn promuove gli incontri “New Normal Live” in cui  racconta storie positive legate al mondo del lavoro

Oltre ai sorrisi e alla positività Filippo Poletti, per anni volontario, insieme alla moglie Marina, dell’associazione Arcobaleno di San Donato Milanese, su LinkedIn promuove gli incontri “New Normal Live” nei quali racconta storie del fare bene legate al mondo del lavoro. “A Capodanno 2020 e 2021 abbiamo realizzato una puntata speciale con focus sulla onlus GECA di Padova per la ricerca sul ‘cuore matto’ e sulla onlus ‘Vamp’ di Roberto Miglio per sostenere l’assistenza multispecialistica ai malati di Parkinson – puntualizza Poletti -. È quello che io chiamo il link della solidarietà, o generatore di energie propositive”.

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
Ha la voce calma e il tono gentile mentre racconta a Luce! in che modo sia riuscito in un'impresa ai nostri giorni quasi impossibile: ottenere l'attenzione di un'ampia platea di persone raccontando ogni giorno solo buone notizie. Filippo Poletti, milanese, classe 1970 con un executive MBA al Politecnico, è top voice di LinkedIn Italia, ben nota piattaforma social dedicata ai professionisti, sulla quale dal 2017 cura una rubrica quotidiana dedicata ai cambiamenti nel mondo delle professioni, contrassegnata dagli hashtag #rassegnalavoroit e #grammaticanuovomondo. La particolarità dei suoi post, appunto, è che riguardano esclusivamente good news: "Gianni Rodari diceva che 'abbiamo parole per vendere, parole per comprare, parole per fare parole, ma ci servono parole per pensare' e io mi sforzo di seminare ogni giorno parole positive per aiutare le persone a combattere la negatività di pensiero. Dopo tutto, i social media sono i nuovi libri del popolo e tutti possiamo contribuire a scriverli anche positivamente". Giornalista dal 1997, Poletti ha esordito come musicologo sulle pagine de Il Giorno e nel corso della sua carriera ha scritto per oltre trenta testate nazionali. Oggi si occupa di comunicazione aziendale ed ha pubblicato diversi libri, tra cui "Tempo di IoP: Intranet of People", "Grammatica del nuovo mondo" e "MBA Power: innovare alla ricerca del proprio purpose", giunto alla terza ristampa nel novembre 2022, dopo solo un mese dall’uscita in libreria. Nel corso di un'intervista a Caterpillar, su Radio2, è stato definito "la Ferragni di LinkedIn" e quando gli abbiamo chiesto cosa pensi a riguardo ci ha risposto: "Anche se ci separano diversi zeri in termini di follower, il termine influencer mi porta comunque ad avere una grande responsabilità nei confronti delle molte persone - quasi 90.000 - che mi seguono tutti i giorni. Perciò mi sforzo di avere un'influenza positiva sui temi del lavoro e dell'impegno sociale. Ho appena festeggiato 2.000 giorni di posting senza interruzioni, da quando, nel 2017, pubblicai la notizia di Ragusa che era diventata la capitale italiana dei donatori di sangue. Mi sembrava davvero una notizia positiva e decisi di diffonderla su LinkedIn, ottenendo grande risposta da parte della rete. Da ciò ho intuito che le possibilità di dare vita ad uno spazio per le good news potevano essere concrete e da allora non mi sono mai fermato: ho realizzato 3.160 post, con quasi 24 milioni di visualizzazioni nel 2022".
Filippo Poletti cura una seguitissima rubrica di buone notizie su LinkedIn dal 2017
Numeri importanti davvero, se si considera che le notizie postate da Poletti non contengono scandalismi né velleità polemiche: "Tutti i giorni eseguo un'accurata ricerca - spiega a Luce! -, faccio screenshot delle notizie che mi sembrano più interessanti che trovo in rete o sui giornali e alla sera decido quale good news postare il giorno successivo. Come dice l’ex ciclista Ernesto Colnago, noto costruttore di biciclette, tra il dire e il fare non c’è il mare, c’è la fatica: tra l’ideare una rubrica quotidiana su LinkedIn e postare, c’è di mezzo tanta ricerca e molta passione. Si tratta di un impegno che mi porta via almeno due ore al giorno e che mi fa sentire un vero e proprio 'cercatore di buone storie'. Internet è stata definita da qualcuno come un’arma di distruzione di massa: a me piace interpretare la rete come uno strumento per la costruzione di una nuova umanità". Perché proprio LinkedIn? "Perché alla fine questo social è una rete molto accorta, nella quale è più difficile trovare reazioni compulsive o sbracciamenti. Ognuno si presenta come professionista, dunque la piattaforma è uno spazio educato e gentile, che somiglia di più al mio modo di fare e di essere. Non mi interessa una lotta quotidiana con le parole". Quali sono state le storie migliori del 2022? "Ce ne sono state davvero molte, ma forse tre in particolare hanno lasciato il segno. Per esempio, ho contribuito a lanciare su LinkedIn la vicenda di Simone Terreni, direttore dell'azienda di telecomunicazioni di Montelupo Fiorentino VoipVoice, il quale fece un colloquio a Federica Granai, una professionista 27enne incinta all'ottavo mese che cercava lavoro. Davanti alla sua richiesta e al suo pancione lui rispose: 'Tutto qui? E che problema c’è? È una bellissima notizia. Ti assumo a tempo indeterminato'. Una storia positiva, insomma, di pari opportunità, divenuta poi d'interesse nazionale, tanto che Terreni è finito in tantissime trasmissioni televisive, dalla Rai a Mediaset.
Federcia Granai è stata assunta, incinta, dall'imprenditore toscano Simone Terreni
Altra storia, stavolta legata al tema della solidarietà, è quella di Andrea Leoni, autista di Sandonà di Piave, in provincia di Venezia. Avendo perduto la moglie Chiara, i colleghi che lavorano con lui nell'azienda Veritas decidono di donargli 270 ore di lavoro per permettergli di avere il tempo di stare accanto ai figli di undici e tredici anni. Infine, una storia di innovazione, quella di Cristian Fracassi, ingegnere edile bresciano fondatore di Issinova. In tempo di pandemia lui aveva trasformato le maschere da snorkeling in dispositivi per la ventilazione meccanica, e quest'anno si è mobilitato per creare arti artificiali low-cost ma molto funzionali, destinati alle oltre 3.000 persone che hanno subito l’amputazione di una gamba nel corso del conflitto in Ucraina. Queste protesi sfruttano materiale esistente: il piede è in poliuretano, la struttura è in alluminio, il rivestimento è in plastica stampata in 3D e la coppa, sulla quale il moncherino aggancia la protesi, è un tutore sportivo modificato. Potremmo continuare raccontando storie di formazione, come quella per esempio di Margherita Campanelli, studentessa lavoratrice di trent'anni che vive a Fano e che ha la sindrome di Down, laureata in Scienze pedagogiche con 110. In questo momento Margherita sta realizzando un 'AgriNido', ovvero un asilo nido a cielo aperto".
Margherita Campanelli, che ha la sindrome di Down, si è laureata col massimo dei voti alla magistrale in Scienze pedagogiche
Come mai ha deciso di concentrare i propri sforzi sulla dimensione positiva del giornalismo? "Non cerco like, ma 'love' su storie vere e belle. Desidero che le persone si appassionino alla vita vera. Cerco un senso nel mondo del lavoro, la fama personale non mi interessa. D'altronde ho un ritorno molto più prezioso in termini umani: sono diventato amico di diversi protagonisti delle storie che racconto, ma anche di lettori da tutto il mondo, italiani che mi seguono perché desiderano ristabilire il contatto con l'Italia, e i miei racconti, basati su storie vere, positive, contribuiscono a far sentire vicino a noi chi ormai si trova a vivere lontano". Qualche esempio? "Potrei citare molti casi, come quello di Enrico Borgogna, un imprenditore piemontese che si è trasferito negli Stati Uniti, in California, dove ha realizzato il sogno americano. Oppure Alberto Manzo, un pugliese che all'età di 18 anni è partito per il Qatar dove è diventato dirigente di Qatar Post, e Mauro Porcini, dal 2012 chief design officer di PepsiCo a New York. Oppure, per restare in Italia, Giovanni De Cesare, Luca Maniscalco, Nicola D’Adamo, Michele Pogliani, Francesco Russo, Monica Bormetti, Carmela Guglielmo e Matteo Mangiacavalli. Semplicemente, credo che il bene unisca e cerco di raccontare il mondo del lavoro non attraverso gli utili aziendali, ma attraverso l'utile sociale. Il neuroscienziato Paul Donald MacLean, morto nel 2007, ha mappato il cervello umano dando vita alla 'teoria del cervello trino'. Sulla base delle sue ipotesi, il cervello più antico si chiama 'rettiliano', ed è la sede dei bisogni più elementari come la paura e l'autodifesa. Ecco, io non punto affatto su questa componente del cervello umano: non mi piace suscitare paura nella gente, piuttosto contribuire a riattivare il reciproco bisogno di aiutarsi, la bellissima dimensione dell'umana solidarietà. La stessa richiamata da Collodi in 'Pinocchio', stampato a Firenze 140 anni fa, in questa splendida frase pronunciata da Alidoro: 'Si sa: in questo mondo bisogna tutti aiutarsi l'uno coll'altro'". Un po' come fa il nostro canale dedicato all'inclusione Luce! raccontando ogni giorno storie di resilienza...
Filippo Poletti è Top voice di LinkedIn Italia
"Esattamente. Con Luce! esiste sicuramente un parallelo, tanto che cito spesso il vostro quotidiano come portatore di storie del bene. A febbraio, per esempio, uscirà il mio nuovo libro 'Ucraina: grammatica dell'inferno' (Lupetti Editore), che conterrà tante storie di profughe che hanno trovato rifugio in Italia nel corso del 2022. Nelle mie pagine ho citato Luce! Tanti utilizzano LinkedIn per dire un 'No' e affermare il proprio 'Io', facendo i bastian contrari. Personalmente, al posto dell'ego sum (l’io sono, in italiano), credo si possa e si debba promuovere l'ego cum, l’io con come dice il filosofo Jean-Luc Nancy, incentivando piuttosto la relazione interpersonale. Ecco, questo 'ego cum' lo ritrovo in Luce!, e con umiltà cerco di portarlo avanti anche io, tutti i giorni, attraverso i miei racconti di vita e lavoro". Un augurio per il 2023? "Sicuramente quello di vivere il nuovo anno 'alla Michael Jordan', perché lui era il giocatore che saltava più in alto di tutti, e sul petto portava proprio il numero 23. Il mio augurio personale è che ogni giorno si possa fare un salto sempre più alto, anche nel mondo del lavoro. Tutti, infatti, possiamo fare tanti canestri 'alla Air Jordan'. Mi vengono in mente tre spunti per il lavoro nel 2023: il primo lo traggo dal detto giapponese 'Se qualcuno può farlo, anche io posso farlo. Se nessuno può farlo, allora posso essere io il primo a farlo'. Il secondo è quello di sapersi evolvere: Bernardo Caprotti, fondatore di Esselunga, diceva che non c'è futuro con i sistemi che si usavano ieri. Infine, il terzo spunto è il sorriso come benzina per affrontare il viaggio chiamato vita, secondo il suggerimento del fondatore di Eni Enrico Mattei. E, in effetti, non è più bello entrare in un luogo di lavoro ed essere circondati da persone positive e propositive? Sul lavoro e nella vita incontrare una persona sorridente, al netto dei problemi che tutti più o meno abbiamo, fa bene e basta".
Poletti, oltre alla rubrica, Milanese, su LinkedIn promuove gli incontri "New Normal Live" in cui  racconta storie positive legate al mondo del lavoro
Oltre ai sorrisi e alla positività Filippo Poletti, per anni volontario, insieme alla moglie Marina, dell'associazione Arcobaleno di San Donato Milanese, su LinkedIn promuove gli incontri "New Normal Live" nei quali racconta storie del fare bene legate al mondo del lavoro. "A Capodanno 2020 e 2021 abbiamo realizzato una puntata speciale con focus sulla onlus GECA di Padova per la ricerca sul 'cuore matto' e sulla onlus 'Vamp' di Roberto Miglio per sostenere l’assistenza multispecialistica ai malati di Parkinson - puntualizza Poletti -. È quello che io chiamo il link della solidarietà, o generatore di energie propositive”.
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