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Home » Lifestyle » Fulvio e Cesare, storie in rotta di collisione con la vita nel Paese dell’arte e delle ingiustizie

Fulvio e Cesare, storie in rotta di collisione con la vita nel Paese dell’arte e delle ingiustizie

Un regista e un libraio che si sono trovati a fare i conti con un destino che, su di loro, si è accanito senza che avessero colpe. Semplicemente "È così facile essere dimenticati"

Giovanni Bogani
31 Agosto 2022
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Uno si chiama Fulvio, l’altro si chiama Cesare. Due nomi “nobili”, da antica Roma.
Fulvio ha fatto il regista: film che sono andati in numerosi festival internazionali, che hanno ricevuto premi. Ha pubblicato un romanzo, “Ci vediamo a Timisoara”. Ha avuto una delle sue pellicole, “Quattro figli unici“, alla Mostra del cinema di Venezia. Cesare ha fatto il libraio: uno competente, colto, attento, di quelli che sanno cosa stai cercando, di quelli che hanno letto molto, e non dimenticano in quale scaffale si trova un libro. Cesare ha fatto anche l’attore, un po’ per gioco, un po’ sul serio: faceva parte, ad esempio, del “Circo nero”, una compagnia di attori e musici che ha fatto cose molto belle. Adesso, tutti e due vivono storie in qualche modo parallele, brusche svolte della vita. In una direzione che non ti aspetti. Dal Paese dell’arte, e della cultura, a quello delle ingiustizie, della fatica di vivere, di adeguarsi, di trovare un posto, uno spazio, una vita.

Cesare Bardaro

Fulvio

Fulvio ha quasi settant’anni, Cesare ha da poco passato i sessanta. Fulvio Wetzl ha i capelli bianchi e lunghi, spesso porta baffoni da ufficiale asburgico. È nato a Padova, ma ha vissuto a Napoli, a Bologna, a Monte San Savino, vicino Arezzo, e a La Spezia. Adesso non sa dove vivere. “Miou Miou, la mia gatta birmana, mi guarda senza giudicarmi alle 4.46 mentre io non riesco a dormire, perché rifletto sul cumulo che si sta abbattendo su di me, di quelle che fino a un minuto fa ho chiamato sfighe, e che ora con più lucidità chiamo ingiustizie”, scrive. Mentre lui da mesi fa la spola con Roma, per assistere la compagna in grave malattia, l’ufficiale giudiziario con il padrone di casa, il suo avvocato e il fabbro sono venuti a casa sua, a Spezia, e gli hanno intimato – e ottenuto – la restituzione delle chiavi, ottenendole immediatamente, e gli hanno chiesto lo sgombero delle sue cose entro il 31 agosto.
“Possibile che l’Inps mi abbia revocato da febbraio la pensione di cittadinanza, unica mia entrata in questi tempi grami per tutti, e per il mio lavoro in particolare, per un palese errore dell’ufficio verifiche a Roma, per cui io non percepisco da sette mesi neanche quell’esigua cifra?”, si chiede. Fulvio ha fotografie che lo ritraggono con Gianni Amelio, con Roberto Benigni, con protagonisti del cinema italiano. Ma adesso è affidato ai servizi sociali di Spezia, nonostante sia in graduatoria da novembre per le case popolari.

Fulvio Wetzl

Cesare

Cesare alle case popolari non pensa quasi più. Ha fatto richiesta, ha scoperto che chi è single, come lui, finisce giù in graduatoria, sempre sorpassato da gruppi familiari. Ha dovuto lasciare la casa in cui viveva, perché non aveva più soldi per pagare l’affitto; si è visto rubare la bicicletta, anzi le biciclette, un’infinità di volte. Nonostante i lucchetti sempre più grandi, le precauzioni, l’attenzione. Le ha contate, è arrivato a un numero tipo diciassette, poi ha smesso anche di contare. Ladri di biciclette. Sembrava un titolo da film del passato, e invece no, eccola qui. Una persona che vive un momento difficile, derubata anche del poco che ha. Quella bicicletta gli permetteva di fare consegne a domicilio, uno degli ultimi lavori che Cesare ha affrontato, a sessant’anni, in mezzo a ragazzi del Senegal o della Costa d’Avorio. Pedalare, pedalare a sessant’anni, per poco o niente. E quando ti rubano la bicicletta, perdi anche quel poco di lavoro.
Cesare, dopo aver lavorato per vent’anni in una libreria del centro, era stato licenziato, per un taglio al personale. Aveva provato ad aprire una libreria tutta sua, in una cittadina di provincia. Non è andata bene, anche perché le piccole librerie non hanno quasi mai vita facile. Sfrattato da casa, senza lavoro. Cesare che era sempre allegro, su Facebook, un giorno ha annunciato qualcosa che allegro non era, per niente. Vi saluto tutti, è stato bello ma non ne posso più. Per fortuna gli amici più tenaci, quelli che non si sono limitati a un “dai, ma che dici, forza Cesare” su Facebook, e la sua naturale voglia di vivere hanno avuto la meglio.

È finito all’Albergo popolare, camerate da otto persone, non proprio il Waldorf Astoria. Ma lui, che ha spirito, lo chiamava “il Pop Hotel”. Adesso Cesare è ospite dell’Associazione Progetto Arcobaleno. C’è voluto del tempo. L’assistente sociale ha fatto domanda a una commissione del Comune, la Commissione ha autorizzato, Cesare ha fatto un colloquio con i ragazzi dell’associazione e alla fine è entrato. Si è dovuto abituare a una vita diversa, a dover rientrare prima di mezzanotte, come Cenerentola. Ma in definitiva si trova bene. Ha amici che vengono da tutto il mondo: dall’Eritrea, dall’Egitto, o italiani che si sono perduti per strada. A volte, li porta tutti al cinema: quello gratis, che fanno al loggiato degli Uffizi. Li ha portati a vedere Marilyn Monroe in “A qualcuno piace caldo“: e anche il ragazzo eritreo, che di film ne ha visti pochissimi in vita sua, ha apprezzato.

Cesare Bardaro

È (troppo) facile cadere ed essere dimenticati

Cesare ha il reddito di cittadinanza. “Di lavori, in compenso, non me ne hanno proposto neanche uno”, dice. Lui ne avrebbe fatti, di tutti i tipi. Ma non gli è mai arrivata nessuna proposta. A Fulvio, invece, hanno revocato anche il reddito di cittadinanza. “Per un palese errore dell’ufficio verifiche a Roma – dice -. Ma da sette mesi non percepisco neppure quella cifra esigua”. Cesare aspetta da mesi un intervento di lipotomia: ha una specie di palletta da tennis, ma anche più grande, diciamo una piccola arancia, sulla schiena. È in lista, ma è passato quasi un anno. E i soldi per un intervento privato, ovviamente, non li ha.
Nella sua stanza al “Rainbow Hotel”, all’hotel Arcobaleno, ha però ricreato il suo mondo. Un computer, una libreria piena zeppa di libri, catalogati a mano, uno per uno. E tutte le sere, su Facebook, segnala i compleanni di personaggi del cinema, del teatro, dello sport, della cultura popolare, ma anche scrittori, filosofi, presentatori televisivi, di oggi o del passato. Con una precisione maniacale, e a volte riscoprendo personaggi dimenticati. Il 22 agosto, erano i cento anni di Micheline Presle, attrice francese ancora in vita.

Fulvio Wetzl

A volte si possono fare cose egregie, e per mille motivi finire a terra. Dopo aver fatto innumerevoli film per valorizzare la città in cui viveva, Spezia, Fulvio Wetzl si ritrova virtualmente in mezzo a una strada. Come si dice in questi casi, “nella generale indifferenza” delle istituzioni che lo hanno cercato, quando c’era da fare un filmato per mettere in luce un aspetto della città, e nell’indifferenza anche di molti amici. È pieno di amarezza, Fulvio. E forse siamo troppo abituati a pensare che, se uno fa “il cinema”, debba vivere in un mondo facile, dove i soldi scorrono a fiumi. Dopo uno sfogo che Wetzl ha lasciato su Facebook, qualcuno se n’è accorto. Lo sceneggiatore e regista Francesco Bruni, autore di tanti film di Paolo Virzì, scrive: “È così facile essere dimenticati, e non ci sono paracadute di nessun tipo, né pensioni né altre forme di assistenza. E per un regista che ce la fa, ce ne sono dieci che vivono sulla soglia della povertà. E non è questione di bravura o merito, quanto piuttosto di abilità o fortuna. Nessuna delle due è una colpa, come non lo è l’opposto”.
Insomma: è facile scendere, e si crede sempre che tocchi agli altri. E che, in fondo, sia anche un po’ colpa loro. Non è così.

Molti, dopo aver letto di Fulvio su Facebook, si sono stretti attorno a lui. Hanno proposto un crowdfunding, per aiutarlo con le spese di sgombero e dei continui viaggi tra Spezia e Roma, dove la sua compagna è in ospedale. Scrive: “Ecco qui aperto il crowdfunding rudimentale: carta Postepay evolution, intestata a Fulvio Wetzl: Iban IT71A3608105138288789188799. Vi lascio anche la mia email, [email protected]”. In cambio, a chi mandi anche solo un piccolo contribuito Fulvio manderà i link ai suoi film più importanti, che normalmente non sono disponibili per la visione free.

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  • ✨Tra i pretendenti a un ruolo di protagonista del 73° Sanremo, Ariete è probabilmente quella con l’"X factor" più alto. E non tanto per aver partecipato da ragazzina al talent di Sky o per quel "non so che" capace di differenziare tutto quel che fa, ma perché in due anni è riuscita a diventare la musa “indie“ della Generazione X. 

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«Gli squali che si aggirano nella vasca di cui parlo sono le mie insicurezze e le mie ansie. Il peso delle aspettative, anche se non provo sensi di inadeguatezza verso quel che faccio. I pescecani basta conoscerli per sapere che non sono tutti pericolosi.»

 Intervista a cura di Andrea Spinelli ✍

#lucenews #qn #ariete #sanremo2023
  • Più luce, meno stelle. Un paradosso, se ci pensate. Più illuminiamo le nostre città, più lampioni, fari, led, laser puntiamo sulla terra, meno stelle e porzioni di cielo vediamo. 

Accade perché, quasi senza accorgercene, di anno in anno, cancelliamo dalla nostra vista qualche decina di quei 4.500 puntini luminosi che in condizioni ottimali dovremmo riuscire a vedere la notte, considerato che il cielo risulta popolato da circa 9.000 stelle, di cui ciascuno di noi può osservare solo la metà per volta, ovvero quelle del proprio emisfero. 

In realtà, già oggi, proprio per colpa dell’inquinamento luminoso, ne vediamo solo poche centinaia. E tutto lascia pensare che questa cifra si ridurrà ulteriormente, con un ritmo molto rapido. Al punto tale che, in pochi anni, la costellazione di Orione, potrebbe perdere la sua caratteristica ‘cintura’.

Secondo quanto risulta da uno studio pubblicato su “Science”, basato sulle osservazioni di oltre 50mila citizen scientist, solo tra il 2011 e il 2022, ogni anno il cielo in tutto il Pianeta è diventato in media il 9,6% più luminoso, con una forchetta di valori che non supera il 10% ma non scende mai sotto il 7%. Più di quanto percepito finora dai satelliti preposti a monitorare la quantità di luce nel cielo notturno. Secondo le misurazioni effettuate da questi ultimi infatti, tra 1992 e 2017 il cielo notturno è diventato più luminoso di meno dell’1,6% annuo.

“In un periodo di 18 anni, questo tasso di cambiamento aumenterebbe la luminosità del cielo di oltre un fattore 4”, scrivono i ricercatori del Deutsches GeoForschungs Zentrum di Potsdam, in Germania, e del National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory di Tucson, negli Stati Uniti. Una località con 250 stelle visibili, quindi, vedrebbe ridursi il numero a 100 stelle visibili. 

Il pericolo più che fondato, a questo punto, è che di questo passo inizieranno a scomparire dalla nostra vista anche le costellazioni più luminose, comprese quelle che tuti sono in grado di individuare con estrema facilità.

L
  • Per la prima volta nella storia del calcio, un arbitro ha estratto il cartellino bianco. No, non si tratta di un errore: se il giallo e il rosso fanno ormai parte di tantissimi anni delle regole del gioco ed evidenziano un comportamento scorretto, quello bianco vuole invece "premiare", in maniera simbolica, un gesto di fair play. Il tutto è avvenuto in Portogallo, durante un match di coppa nazionale tra il Benfica e lo Sporting Lisbona femminile.

Benfica-Sporting Lisbona femminile, quarti di finale della Coppa del Portogallo. I padroni di casa si trovano in vantaggio per 3-0 e vinceranno la sfida con un netto 5-0, ma un episodio interrompe il gioco: un tifoso sugli spalti accusa un malore, tanto che gli staff medici delle due squadre corrono verso le tribune per soccorrerlo. Dopo qualche minuto di paura, non solo per le giocatrici in campo ma anche per gli oltre quindicimila spettatori presenti allo stadio, il supporter viene stabilizzato e il gioco può riprendere. Prima, però, la direttrice di gara Catarina Campos effettua un gesto che è destinato a rimanere nella storia del calcio: estrae il cartellino bianco nei confronti dei medici delle due squadre.

Il cartellino bianco non influenza in alcun modo il match, né il risultato o il referto arbitrale; chissà che, da oggi in poi, gli arbitri non cominceranno ad agire più spesso, per esaltare un certo tipo di condotta eticamente corretta portata avanti anche dai calciatori.

#lucenews #cartellinobianco #calcio #fairplay
  • Son tutte belle le mamme del mondo. Soprattutto… quando un bambino si stringono al cuor… I versi di un vecchio brano ricordano lo scatto che sta facendo il giro del web. Quella di una madre che allatta il proprio piccino sul posto di lavoro. In questo caso la protagonista è una supermodella –  Maggie Maurer – che ha postato uno degli scatti più teneri e glamour di sempre. La super top si è fatta immortalare mentre nutre al seno la figlia Nora-Jones nel backstage dello show couture di Schiaparelli, tenutosi a Parigi.

La top model americana 32enne, che della maison è già musa, tanto da aver ispirato una clutch – non proprio una pochette ma una borsa che si indossa a mano che riproduce il suo volto –  nell’iconico scatto ha ancora il viso coperto dal make-up dorato realizzato dalla truccatrice-star Path McGrath, ed è coperta solo sulle spalle da un asciugamano e un telo protettivo trasparente. 

L’immagine è forte, intensa, accentuata dalla vernice dorata che fa apparire mamma Maurer come una divinità dell’Olimpo, una creatura divina ma squisitamente terrena, colta nel gesto di nutrire il proprio piccolo.

Ed è un’immagine importante, perché contribuisce a scardinare lo stigma dell’allattamento al seno in pubblico, sul luogo di lavoro e in questo caso anche sui social, su cui esistono ancora molti tabù. L’intera gravidanza di Maggie Maurer è stata vissuta in chiave di empowerment, e decisamente glamour. Incinta di circa sei mesi, ha sfilato per Nensi Dojaka sfoggiando un capo completamente trasparente della collezione autunno inverno 2022, e con il pancione.

Nell’intimo post su Instagram, Maggie Maurer ha deciso quindi condividere con i propri follower la sua immagine che la ritrae sul luogo di lavoro con il volto dipinta d’oro, una parte del suo look, pocoprima di sfilare per la casa di moda italiana, Schiaparelli. In grembo, ha sua figlia, che sta allattando dietro le quinte della sfilata. Le parole scritte a finco della foto, la modella ha scritto “#BTS #mommy”, evidenziando il lavoro senza fine della maternità, nonostante i suoi successi.

di Letizia Cini ✍🏻

#lucenews #maggiemaurer #materintà #mommy
Uno si chiama Fulvio, l’altro si chiama Cesare. Due nomi "nobili", da antica Roma. Fulvio ha fatto il regista: film che sono andati in numerosi festival internazionali, che hanno ricevuto premi. Ha pubblicato un romanzo, "Ci vediamo a Timisoara". Ha avuto una delle sue pellicole, "Quattro figli unici", alla Mostra del cinema di Venezia. Cesare ha fatto il libraio: uno competente, colto, attento, di quelli che sanno cosa stai cercando, di quelli che hanno letto molto, e non dimenticano in quale scaffale si trova un libro. Cesare ha fatto anche l'attore, un po' per gioco, un po' sul serio: faceva parte, ad esempio, del "Circo nero", una compagnia di attori e musici che ha fatto cose molto belle. Adesso, tutti e due vivono storie in qualche modo parallele, brusche svolte della vita. In una direzione che non ti aspetti. Dal Paese dell’arte, e della cultura, a quello delle ingiustizie, della fatica di vivere, di adeguarsi, di trovare un posto, uno spazio, una vita.
Cesare Bardaro

Fulvio

Fulvio ha quasi settant’anni, Cesare ha da poco passato i sessanta. Fulvio Wetzl ha i capelli bianchi e lunghi, spesso porta baffoni da ufficiale asburgico. È nato a Padova, ma ha vissuto a Napoli, a Bologna, a Monte San Savino, vicino Arezzo, e a La Spezia. Adesso non sa dove vivere. "Miou Miou, la mia gatta birmana, mi guarda senza giudicarmi alle 4.46 mentre io non riesco a dormire, perché rifletto sul cumulo che si sta abbattendo su di me, di quelle che fino a un minuto fa ho chiamato sfighe, e che ora con più lucidità chiamo ingiustizie", scrive. Mentre lui da mesi fa la spola con Roma, per assistere la compagna in grave malattia, l’ufficiale giudiziario con il padrone di casa, il suo avvocato e il fabbro sono venuti a casa sua, a Spezia, e gli hanno intimato – e ottenuto – la restituzione delle chiavi, ottenendole immediatamente, e gli hanno chiesto lo sgombero delle sue cose entro il 31 agosto. "Possibile che l'Inps mi abbia revocato da febbraio la pensione di cittadinanza, unica mia entrata in questi tempi grami per tutti, e per il mio lavoro in particolare, per un palese errore dell’ufficio verifiche a Roma, per cui io non percepisco da sette mesi neanche quell’esigua cifra?", si chiede. Fulvio ha fotografie che lo ritraggono con Gianni Amelio, con Roberto Benigni, con protagonisti del cinema italiano. Ma adesso è affidato ai servizi sociali di Spezia, nonostante sia in graduatoria da novembre per le case popolari.
Fulvio Wetzl

Cesare

Cesare alle case popolari non pensa quasi più. Ha fatto richiesta, ha scoperto che chi è single, come lui, finisce giù in graduatoria, sempre sorpassato da gruppi familiari. Ha dovuto lasciare la casa in cui viveva, perché non aveva più soldi per pagare l’affitto; si è visto rubare la bicicletta, anzi le biciclette, un’infinità di volte. Nonostante i lucchetti sempre più grandi, le precauzioni, l’attenzione. Le ha contate, è arrivato a un numero tipo diciassette, poi ha smesso anche di contare. Ladri di biciclette. Sembrava un titolo da film del passato, e invece no, eccola qui. Una persona che vive un momento difficile, derubata anche del poco che ha. Quella bicicletta gli permetteva di fare consegne a domicilio, uno degli ultimi lavori che Cesare ha affrontato, a sessant’anni, in mezzo a ragazzi del Senegal o della Costa d’Avorio. Pedalare, pedalare a sessant’anni, per poco o niente. E quando ti rubano la bicicletta, perdi anche quel poco di lavoro. Cesare, dopo aver lavorato per vent’anni in una libreria del centro, era stato licenziato, per un taglio al personale. Aveva provato ad aprire una libreria tutta sua, in una cittadina di provincia. Non è andata bene, anche perché le piccole librerie non hanno quasi mai vita facile. Sfrattato da casa, senza lavoro. Cesare che era sempre allegro, su Facebook, un giorno ha annunciato qualcosa che allegro non era, per niente. Vi saluto tutti, è stato bello ma non ne posso più. Per fortuna gli amici più tenaci, quelli che non si sono limitati a un "dai, ma che dici, forza Cesare" su Facebook, e la sua naturale voglia di vivere hanno avuto la meglio. È finito all’Albergo popolare, camerate da otto persone, non proprio il Waldorf Astoria. Ma lui, che ha spirito, lo chiamava "il Pop Hotel". Adesso Cesare è ospite dell’Associazione Progetto Arcobaleno. C’è voluto del tempo. L’assistente sociale ha fatto domanda a una commissione del Comune, la Commissione ha autorizzato, Cesare ha fatto un colloquio con i ragazzi dell’associazione e alla fine è entrato. Si è dovuto abituare a una vita diversa, a dover rientrare prima di mezzanotte, come Cenerentola. Ma in definitiva si trova bene. Ha amici che vengono da tutto il mondo: dall’Eritrea, dall’Egitto, o italiani che si sono perduti per strada. A volte, li porta tutti al cinema: quello gratis, che fanno al loggiato degli Uffizi. Li ha portati a vedere Marilyn Monroe in "A qualcuno piace caldo": e anche il ragazzo eritreo, che di film ne ha visti pochissimi in vita sua, ha apprezzato.
Cesare Bardaro

È (troppo) facile cadere ed essere dimenticati

Cesare ha il reddito di cittadinanza. "Di lavori, in compenso, non me ne hanno proposto neanche uno", dice. Lui ne avrebbe fatti, di tutti i tipi. Ma non gli è mai arrivata nessuna proposta. A Fulvio, invece, hanno revocato anche il reddito di cittadinanza. "Per un palese errore dell’ufficio verifiche a Roma - dice -. Ma da sette mesi non percepisco neppure quella cifra esigua". Cesare aspetta da mesi un intervento di lipotomia: ha una specie di palletta da tennis, ma anche più grande, diciamo una piccola arancia, sulla schiena. È in lista, ma è passato quasi un anno. E i soldi per un intervento privato, ovviamente, non li ha. Nella sua stanza al "Rainbow Hotel", all’hotel Arcobaleno, ha però ricreato il suo mondo. Un computer, una libreria piena zeppa di libri, catalogati a mano, uno per uno. E tutte le sere, su Facebook, segnala i compleanni di personaggi del cinema, del teatro, dello sport, della cultura popolare, ma anche scrittori, filosofi, presentatori televisivi, di oggi o del passato. Con una precisione maniacale, e a volte riscoprendo personaggi dimenticati. Il 22 agosto, erano i cento anni di Micheline Presle, attrice francese ancora in vita.
Fulvio Wetzl
A volte si possono fare cose egregie, e per mille motivi finire a terra. Dopo aver fatto innumerevoli film per valorizzare la città in cui viveva, Spezia, Fulvio Wetzl si ritrova virtualmente in mezzo a una strada. Come si dice in questi casi, “nella generale indifferenza” delle istituzioni che lo hanno cercato, quando c’era da fare un filmato per mettere in luce un aspetto della città, e nell’indifferenza anche di molti amici. È pieno di amarezza, Fulvio. E forse siamo troppo abituati a pensare che, se uno fa "il cinema", debba vivere in un mondo facile, dove i soldi scorrono a fiumi. Dopo uno sfogo che Wetzl ha lasciato su Facebook, qualcuno se n’è accorto. Lo sceneggiatore e regista Francesco Bruni, autore di tanti film di Paolo Virzì, scrive: “È così facile essere dimenticati, e non ci sono paracadute di nessun tipo, né pensioni né altre forme di assistenza. E per un regista che ce la fa, ce ne sono dieci che vivono sulla soglia della povertà. E non è questione di bravura o merito, quanto piuttosto di abilità o fortuna. Nessuna delle due è una colpa, come non lo è l’opposto”. Insomma: è facile scendere, e si crede sempre che tocchi agli altri. E che, in fondo, sia anche un po’ colpa loro. Non è così.

Molti, dopo aver letto di Fulvio su Facebook, si sono stretti attorno a lui. Hanno proposto un crowdfunding, per aiutarlo con le spese di sgombero e dei continui viaggi tra Spezia e Roma, dove la sua compagna è in ospedale. Scrive: “Ecco qui aperto il crowdfunding rudimentale: carta Postepay evolution, intestata a Fulvio Wetzl: Iban IT71A3608105138288789188799. Vi lascio anche la mia email, [email protected]”. In cambio, a chi mandi anche solo un piccolo contribuito Fulvio manderà i link ai suoi film più importanti, che normalmente non sono disponibili per la visione free.

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