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Home » Lifestyle » Taglio di capelli ai clochard, Gabriel Togliatti: “Aiutiamoli a essere visti”

Taglio di capelli ai clochard, Gabriel Togliatti: “Aiutiamoli a essere visti”

Il 30enne di Torino, è anche un docente in accademie e saloni, ma quando stacca dal lavoro si ferma a regalare un taglio di capelli ai clochard

Marianna Grazi
11 Marzo 2023
Gabriel Togliatti taglia i capelli ai senzatetto di Torino e Milano

Gabriel Togliatti taglia i capelli ai senzatetto di Torino e Milano

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“La luce sta nella consapevolezza che siamo tutti uguali, siamo tutti qui senza disparità”. Gabriel Togliatti, 30 anni, è un docente e hairstylist di Torino. Lavora nelle Accademie, nei saloni più chic. E non solo, perché a volte i suoi clienti sono fuori dalle stazioni, lungo le strade, o nelle panchine di Parco della Pellerina. “Quello che voglio raccontare è un pensiero importante diventato poi realtà”. Da un anno a questa parte, nei giorni liberi, Togliatti si dedica a tagliare i capelli ai clochard, “per renderli più visibili e non lasciarli in disparte, desolati, senza nessun tipo di dialogo o conforto”.

Prima di diventare parrucchiere Gabriel Togliatti era un operaio elettronico. Però la vena artistica nel tempo si è fatta sempre più sentire e “ho deciso di fare l’hairstylist. Un lavoro che mi ha appassionato, che mi ha fatto stare a contatto con le persone e mi ha dato la possibilità di fare tantissime esperienze, anche all’estero”. Insomma è stata una scommessa vinta, un cambio vita che ha portato i suoi frutti, nonostante la giovane età.

Gabriel durante una lezione di hairstyling

Ma oltre alla passione per l’hairstyling ha anche un grande cuore…
“Nell’ultimo anno, da gennaio 2022 circa, vedevo sempre queste persone senzatetto tra Torino e Milano, rispettivamente dove vivo e lavoro, e sentivo di volermi rendere utile. E così quando finivo i servizi (un taglio o uno shooting magari) o le lezioni, volevo dare loro una mano, magari proprio facendo i capelli. A me non costava niente, avevo tutta la mia attrezzatura e dovevo comunque impiegare quel tempo. Tanti accettavano e altri no”.

Chi sono i suoi clienti speciali?
“Taglio i capelli solo ai ragazzi, ai maschi, chissà forse è perché tra uomini ci si intende al volo…
Alcuni hanno i capelli lunghi, altri sono bardati con cappelli, cappucci, per difendersi dal freddo. Tra tutti coloro a cui ho tagliato i capelli ci sono tantissimi stranieri, ma anche ragazzi italiani, vittime di dipendenze o ex studenti universitari reduci da gravi problemi familiari”.

Togliatti taglio capelli clochard
Togliatti durante un taglio di capelli a un giovane clochard

Accettano tutto o qualcuno non ha voluto?
“Io mi avvicino sempre con un sorriso, chiedendo loro come stanno innanzitutto; una volta mi ricordo ero vicino a una caffetteria e a un ragazzo ho offerto anche una bevanda, chiedendogli poi se voleva che gli tagliassi i capelli. Piano piano sono riuscito a svolgere questo semplice servizio per tanti clochard, anche se alcuni hanno rifiutato per diffidenza. Mi dicono no perché hanno dei problemi di socialità, com’è normale. Ma nella maggior parte dei casi accettano, anche chi ha poco da tagliare”.

Cosa prova quando taglia i capelli ai senzatetto?
“Quello che mi fa più piacere è farmi raccontare le loro storie. C’era ad esempio un uomo che aveva 3/4 aziende che erano fallite, quindi anche gente che aveva studiato, che aveva un passato facoltoso alle spalle. Nessuno ha scelto di essere un senzatetto, è stata la vita a condurli fino a lì. Sentendo questi racconti mi sono anche commosso, mi trasmettevano emozioni forti”.

Che tipo di reazione hanno dopo che ha tagliato loro i capelli?
“Mi portavo sempre uno specchietto dietro, per far vedere loro com’erano dopo il taglio. E i loro volti esprimevano una felicità sincera. Ma forse il più felice sono sempre io, perché se anche il lavoro non è perfetto, se anche si tratta di un taglio veloce, perché devo adattarmi alle condizioni, mi trasmettono sempre tanta gioia. Non esiste nessun soldo che possa ripagarmi altrettanto, questa cosa è bellissima e mi emoziona tanto. E poi vedere nei loro occhi lo stupore per essere stati visti, riconosciuti, che dà il senso della loro quotidiana invisibilità”.

L’obiettivo di Gabriel non è solo tagliare i capelli alle persone senzatetto ma anche aiutarli a livello psicologico, dando loro visibilità

A cosa è dovuta questa sua sensibilità?
“Noi li vediamo per strada, i clochard, e sembra esserci uno spazio enorme tra noi e loro; in realtà siamo molto vicini, io non vedo tutta questa disparità. Per la mentalità comune sono invisibili, o non li vediamo o ce ne freghiamo, la nostra vita va avanti frenetica. Ma basta poco per riuscire a scorgere invece questa connessione e capire che sono ragazzi come noi, che hanno avuto problemi, che non sono stati fortunati, che non ce l’hanno fatta… E sono andati giù di morale, finendo a volte nelle dipendenze, abbandonati a se stessi. Io cerco di trasmettergli forza, cerco di dare una mano con quello che so fare meglio, ma psicologicamente per loro è molto difficile e questo mi spinge a continuare a impegnarmi in questo ‘lavoro extra’, ascoltando le loro storie e facendo capire che sono lì per loro”.

Che tipo di messaggio vuole trasmettere?
“Mi piacerebbe che chi fa anche altri lavori, ristoratori o chi si occupa di abbigliamento, desse una mano in questo senso, contribuisse ad aiutare queste persone. Perché al di là dei ricavi c’è tanto altro. Spero che in un futuro prossimo si riesca a creare un app, per creare una sorta di lista di appuntamenti con queste persone, cosi sarà più facile anche per loro. E chissà magari andare con una troupe ad acconciare tutti i senzatetto della zona”.

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
"La luce sta nella consapevolezza che siamo tutti uguali, siamo tutti qui senza disparità". Gabriel Togliatti, 30 anni, è un docente e hairstylist di Torino. Lavora nelle Accademie, nei saloni più chic. E non solo, perché a volte i suoi clienti sono fuori dalle stazioni, lungo le strade, o nelle panchine di Parco della Pellerina. "Quello che voglio raccontare è un pensiero importante diventato poi realtà". Da un anno a questa parte, nei giorni liberi, Togliatti si dedica a tagliare i capelli ai clochard, "per renderli più visibili e non lasciarli in disparte, desolati, senza nessun tipo di dialogo o conforto". Prima di diventare parrucchiere Gabriel Togliatti era un operaio elettronico. Però la vena artistica nel tempo si è fatta sempre più sentire e "ho deciso di fare l’hairstylist. Un lavoro che mi ha appassionato, che mi ha fatto stare a contatto con le persone e mi ha dato la possibilità di fare tantissime esperienze, anche all’estero". Insomma è stata una scommessa vinta, un cambio vita che ha portato i suoi frutti, nonostante la giovane età.
Gabriel durante una lezione di hairstyling
Ma oltre alla passione per l’hairstyling ha anche un grande cuore… “Nell’ultimo anno, da gennaio 2022 circa, vedevo sempre queste persone senzatetto tra Torino e Milano, rispettivamente dove vivo e lavoro, e sentivo di volermi rendere utile. E così quando finivo i servizi (un taglio o uno shooting magari) o le lezioni, volevo dare loro una mano, magari proprio facendo i capelli. A me non costava niente, avevo tutta la mia attrezzatura e dovevo comunque impiegare quel tempo. Tanti accettavano e altri no”. Chi sono i suoi clienti speciali? “Taglio i capelli solo ai ragazzi, ai maschi, chissà forse è perché tra uomini ci si intende al volo… Alcuni hanno i capelli lunghi, altri sono bardati con cappelli, cappucci, per difendersi dal freddo. Tra tutti coloro a cui ho tagliato i capelli ci sono tantissimi stranieri, ma anche ragazzi italiani, vittime di dipendenze o ex studenti universitari reduci da gravi problemi familiari”.
Togliatti taglio capelli clochard
Togliatti durante un taglio di capelli a un giovane clochard
Accettano tutto o qualcuno non ha voluto? “Io mi avvicino sempre con un sorriso, chiedendo loro come stanno innanzitutto; una volta mi ricordo ero vicino a una caffetteria e a un ragazzo ho offerto anche una bevanda, chiedendogli poi se voleva che gli tagliassi i capelli. Piano piano sono riuscito a svolgere questo semplice servizio per tanti clochard, anche se alcuni hanno rifiutato per diffidenza. Mi dicono no perché hanno dei problemi di socialità, com’è normale. Ma nella maggior parte dei casi accettano, anche chi ha poco da tagliare”. Cosa prova quando taglia i capelli ai senzatetto? “Quello che mi fa più piacere è farmi raccontare le loro storie. C’era ad esempio un uomo che aveva 3/4 aziende che erano fallite, quindi anche gente che aveva studiato, che aveva un passato facoltoso alle spalle. Nessuno ha scelto di essere un senzatetto, è stata la vita a condurli fino a lì. Sentendo questi racconti mi sono anche commosso, mi trasmettevano emozioni forti”. Che tipo di reazione hanno dopo che ha tagliato loro i capelli? “Mi portavo sempre uno specchietto dietro, per far vedere loro com’erano dopo il taglio. E i loro volti esprimevano una felicità sincera. Ma forse il più felice sono sempre io, perché se anche il lavoro non è perfetto, se anche si tratta di un taglio veloce, perché devo adattarmi alle condizioni, mi trasmettono sempre tanta gioia. Non esiste nessun soldo che possa ripagarmi altrettanto, questa cosa è bellissima e mi emoziona tanto. E poi vedere nei loro occhi lo stupore per essere stati visti, riconosciuti, che dà il senso della loro quotidiana invisibilità”.
L'obiettivo di Gabriel non è solo tagliare i capelli alle persone senzatetto ma anche aiutarli a livello psicologico, dando loro visibilità
A cosa è dovuta questa sua sensibilità? “Noi li vediamo per strada, i clochard, e sembra esserci uno spazio enorme tra noi e loro; in realtà siamo molto vicini, io non vedo tutta questa disparità. Per la mentalità comune sono invisibili, o non li vediamo o ce ne freghiamo, la nostra vita va avanti frenetica. Ma basta poco per riuscire a scorgere invece questa connessione e capire che sono ragazzi come noi, che hanno avuto problemi, che non sono stati fortunati, che non ce l’hanno fatta… E sono andati giù di morale, finendo a volte nelle dipendenze, abbandonati a se stessi. Io cerco di trasmettergli forza, cerco di dare una mano con quello che so fare meglio, ma psicologicamente per loro è molto difficile e questo mi spinge a continuare a impegnarmi in questo 'lavoro extra', ascoltando le loro storie e facendo capire che sono lì per loro”. Che tipo di messaggio vuole trasmettere? “Mi piacerebbe che chi fa anche altri lavori, ristoratori o chi si occupa di abbigliamento, desse una mano in questo senso, contribuisse ad aiutare queste persone. Perché al di là dei ricavi c’è tanto altro. Spero che in un futuro prossimo si riesca a creare un app, per creare una sorta di lista di appuntamenti con queste persone, cosi sarà più facile anche per loro. E chissà magari andare con una troupe ad acconciare tutti i senzatetto della zona".
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