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Fascino, avventura e indipendenza: la vita straordinaria della Regina del Deserto, Gertrude Bell

Fu l'unica donna ad ottenere il ruolo di funzionario politico nelle forze armate britanniche. Ma fu anche archeologa, fotografa e cartografa, e si immerse profondamente nelle culture arabe

di GUIDO GUIDI GUERRERA -
20 gennaio 2023
angleterre-gertrude-bell

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Bella, affascinante, viaggiatrice instancabile. E anche spia. Gertrude Bell, passata alla storia con il nome esotico e romantico di Regina del Deserto, resta un esempio senza tempo di donna indipendente, colta e ambiziosa quanto può esserlo una persona avida di sconfinata conoscenza. A far rivivere sul grande schermo il suo mito intramontabile è stata l'attrice Nicole Kidman nel film del 2015 diretto da Werner Herzog: un racconto fastoso e ricco di immagini ammalianti quanto la sua protagonista. Fanno da sfondo le assolate sabbie del deserto, i paesaggi fiabeschi e talora inquietanti del medio oriente, gli intrighi diplomatici, i mille incontri con personaggi di fulgida bellezza ma anche di oscura e discutibile indole, inaccessibili perfino all’intelligence britannica.

Agente segreta in missione Medio Oriente

Nicole Kidman nei panni di Gertrude Bell nel film "La Regina del deserto"

Lei mette in campo la propria disinvolta grazia unita a determinazione e forza di carattere tutte le volte che deve resistere all’ostilità dei luoghi e quando si trova a cospetto di uomini di potere che potrebbero senza esitazione farle rischiare la sua stessa vita. Eppure il suo charme vince sempre e l’apparente semplicità con cui riesce a cavarsela, anche nei frangenti più delicati, ne faranno una delle agenti dei servizi segreti britannici più importanti e in vista di quell’epoca. Lei borghese di nascita, abituata a vivere in mezzo agli agi della facoltosa famiglia di origine, non esita ad affrontare mille rischi pur di inseguire il suo sogno: quello di archeologa e studiosa d’arte ma anche di abile fotografa a cartografa. Sarà infatti grazie al suo impegno che verranno fissati per la prima volta con assoluta precisione i confini fino ad allora aleatori dell’Iraq. Ma il destino, quasi soffiando un vento propizio e gentile nell’arco della sua intera esistenza, la induce a prendere nel contempo delicate decisioni di grande peso politico, facendone una straordinaria protagonista della società del Ventesimo secolo ai suoi albori. Determinante, per questo, la sua versatilità nell’apprendere le lingue unita alla straordinaria capacità di inserirsi in ambienti ignoti e sempre diversi, assorbendone subito costumi e cultura.

Chi era Gertrude Bell

Gertrude Bell davanti alla sfinge in Egitto

Gertrude nasce il 14 luglio 1868 a Washington Hall, in Inghilterra, figlia di esponenti dell’alta borghesia inglese famosi per essere proprietari di numerose miniere di carbone nella contea di Durham. Dotata di un’indole per niente remissiva, entra presto in contrasto con la mentalità conservatrice dei genitori a causa del suo spirito ribelle, di quella insaziabile fame di avventura che la spinge, giovanissima, a partire senza indugi alla volta dell’Iran, dove intende completare i propri studi sull’arte e le civiltà antiche. Ci va contando sull’ospitalità di uno zio materno e in breve si inserisce così bene in quel contesto da volerne imparare lingua e abitudini. Negli ultimi anni del secolo Gertrude visita i territori dell’Asia occidentale, attraversando la Giordania, la Siria, la Turchia, l’Iraq, ma anche Arabia Saudita, Palestina, Egitto e Libano. Il suo segreto sta nel sapersi magicamente integrare ovunque vada, intrattenendo rapporti di grande amicizia con i beduini del deserto, ma anche con emiri e sceicchi e questo grazie a doti innate di seduzione, di empatia e alla grande facilità di parlare fluentemente il linguaggio del posto. Sorprendentemente la ragazza avrebbe presto dimostrato di saper padroneggiare arabo, tedesco, persiano, turco, francese e italiano. Gertrude non si sposò mai, né la sua natura profondamente libera le avrebbe in nessun caso consentito di intrattenere vere e proprie relazioni sentimentali. Tuttavia si dice che proprio in Iran si fosse invaghita dell’avvenente Henry Coghan, un semplice impiegato dell’ambasciata britannica. Il loro fu un amore intenso ma molto breve, pare interrotto dall’atteggiamento ostile dei genitori della giovane che, tutto sommato, aveva colto l’occasione per sottrarsi al cappio troppo stretto di quel legame e alla non più sostenibile monotonia di quei luoghi, con lo sguardo ormai rivolto altrove, attratta da nuove esplorazioni, da mondi diversi. La sua passione di storica la portava a vivere a contatto strettissimo con le popolazioni arabe, adottando l’abbigliamento dei nomadi , attratta dallo studio delle rovine archeologiche che le parlavano il linguaggio suadente e irresistibile per ogni innamorato dell’antichità. Aveva anche l’abitudine di tenere numerosi diari sempre molto aggiornati e scritti con estrema cura, anche sotto il profilo stilistico. Testimonianze di grande profondità ed esattezza, che, dense com’erano di interessanti notizie arricchite da suggestioni visuali, si sarebbero tradotte in libri di enorme interesse culturale. Gertrude era una misto di nobiltà e selvatichezza, di impudicizia e riserbo, di intraprendenza ma anche prudente valutazione di cosa fosse conveniente fare in ogni circostanza. Basti pensare che nel suo libro "Viaggio in Siria" ci fa rivivere attraverso documenti e fotografie gli aspetti più profondi di una civiltà fino ad allora considerata barbara e indecifrabile.

L'impegno per l'indipendenza dei Paesi arabi e gli ultimi anni

Gertrude Bell si trasferì fin dalla giovanissima età in Medio Oriente, viaggiando in lungo e largo per i Paesi della zona e immergendosi nella cultura araba

Viaggiava in lungo e largo ma proprio grazie a certe sue lettere si apprende che lo faceva accompagnata da un gran numero di dromedari e servitori per trascinarsi dietro il suo incredibile bagaglio che comprendeva, tra le altre cose, una tenda munita di letto da viaggio e perfino una vasca da bagno. Nel 1909 durante una campagna di scavi a Karkemish, ai confini tra Turchia e Siria, incontra un giovane Thomas Edward Lawrence, prima che diventasse il celebre Lawrence d’Arabia, anch’egli appassionato di archeologia. I loro destini si sarebbero più volte incrociati e pare che Lawrence non fosse affatto insensibile allo charme esercitato da quella donna dal carattere deciso ma dall’aspetto incantevole: lei lo respinse sempre, perché l’antica decisione di non avere mai più un uomo accanto era definitiva, irrevocabile e senza appello. Ma proprio assieme a Lawrence Gertrude continuò senza tregua a creare i presupposti dell'indipendenza di Paesi come la Transgiordania e l’Iraq, rivelandosi di enorme aiuto per l’esercito britannico durante la Prima Guerra Mondiale. Questo le guadagnò una credibilità così alta da farne l’unica donna, voluta in seguito da Churcill anche nel gruppo di orientalisti dopo la fine della guerra, con l’incarico di funzionario politico nelle forze armate britanniche. I suoi ultimi anni li trascorre a Baghdad, in una magnifica dimora sulle sponde del fiume Tigri, lì la conoscono bene ed è nota a tutti gli iracheni con il nome di 'Regina senza corona dell’Iraq'. A quel Paese lei aveva dato tutto, arrivando a far costruire, qualche anno prima della sua morte, uno dei più importanti musei del mondo arabo: l’Iraq Museum. E questo contando sull’influente aiuto di un amico intimo e speciale: l’egiziano re Faysal I. Gli anni di esistenza che le restano raccontano di una donna delusa, amareggiata dalle spropositate mire colonialistiche dell’Inghilterra, tradita nelle sue aspettative di riunione e autonomia dei popoli, ma soprattutto oppressa dal clima malsano di Baghdad, che le aveva causato una grave febbre malarica. È un giorno d’estate del 1926, il 12 luglio, quando il corpo della Regina del Deserto viene trovato senza vita. A soli 58 anni, dopo un’esistenza all’insegna di incredibili overdose di sensazioni ed esperienze, dopo aver dato ogni stilla di energia Gertrude Bell chiudeva gli occhi al mondo per sua decisione. Celebrando una volta di più il valore nobile di una volontà libera e indomita, la sua stessa essenza. Così come aveva fatto sempre.