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Home » Lifestyle » Giornata delle bambine, Gucci dedica “Chime Zine” alla battaglia per l’istruzione e l’emancipazione delle giovani e giovanissime in tutto il mondo

Giornata delle bambine, Gucci dedica “Chime Zine” alla battaglia per l’istruzione e l’emancipazione delle giovani e giovanissime in tutto il mondo

La pubblicazione, che dà voce a figure impegnate nella lotta per l’uguaglianza di genere tratta la condizione minorile femminile in Palestina e Messico e in aree dove sono diffusi matrimoni e gravidanze precoci e abbandono scolastico. Adam Eli elogia Shantel Marekera: "Racconta la violenza domestica in Africa esortando ad agire affinché le cose cambino"

Ludovica Criscitiello
11 Ottobre 2021
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L’11 ottobre è la Giornata internazionale dedicata alle bambine e alle ragazze, istituita dalle Nazioni Unite nel 2011 con l’obiettivo di raggiungere la parità di genere attraverso la loro emancipazione.

Un traguardo che oggi sembra essersi allontanato ancora di più. Con la pandemia siamo tornati indietro di vent’anni. Le conseguenze del Covid per quanto riguarda la condizione femminile nel mondo si traducono nell’aumento dei casi di violenze domestica, abbandono scolastico e discriminazioni. Inutile dire che la crisi in Afghanistan pesi come un macigno. Ma sono notizie come quella di pochi giorni fa in Texas, dove la Corte di Appello ha ripristinato la legge anti-aborto, a farci capire che il retaggio culturale è ancora lungi da un cambiamento incisivo. “Una disgrazia vera e propria”, ha spiegato Adam Eli, attivista e autore di Chime Zine, la pubblicazione periodica a cura dell’azienda Gucci che dà voce ad attiviste e artiste di tutto il mondo, in prima linea nella lotta per l’uguaglianza di genere. E a raccontarcela, attraverso di lui, è stata proprio una delle attiviste che scrive per Chime Zine, Paxton Smith che vive in Texas. “Studiamo e lavoriamo per il nostro futuro da sempre. Vietare l’aborto dopo la sesta settimana di gravidanza è ingiusto. Sei settimane sono poche per rendersi conto di essere incinta e per metabolizzarlo psicologicamente. Una decisione del genere influenza per sempre la tua vita. Io ho paura che il mio preservativo si rompa durante un rapporto, oppure ho paura di essere violentata e che poi non potrò abortire. Questo perché non ho il controllo del mio corpo“.

L’impegno di Gucci nella lotta per la parità di genere

In occasione di questa giornata esce Chime Zine, grazie all’impegno di Gucci nella lotta per la parità di genere. Il nuovo numero, curato dall’attivista e autore Adam Eli con la direzione artistica della visual artist MP5, è disponibile in versione digitale su Gucci Equilibrium, la piattaforma di Gucci dedicata alla sostenibilità sociale ed ambientale, e in formato cartaceo presso il Gucci Garden di Firenze e il Gucci Wooster Bookstore a New York. Attraverso questa piattaforma lo storico marchio intende dimostrare sempre più il suo impegno attraverso la creazione di percorsi innovativi rivolti a una sostenibilità sociale e ambientale.

Sostegno ad #ActForEqual

Sono tanti i contributi a questo numero di Chime Zine di chi si è distinto in questi anni con le proprie battaglie. Tra di loro Noura Erakat con il suo saggio sulla Palestina e la questione femminile; le cineaste Maya Cueva e Leah Galant, intervistate da Paxton Smith sul loro film “On the divide”, incentrato sull’ultima clinica per aborti al confine tra Stati Uniti e Messico; la scrittrice Ariman Scriba che in un articolo parla dell’impatto dell’ambiente esterno sulla salute mentale. Questo nuovo numero della Zine fa seguito a un’edizione speciale interamente dedicata ai giovani attivisti e promotori del Generation Equality Forum, pubblicata a luglio.La pubblicazione del numero speciale di Chime Zine rientra tra le azioni programmatiche, strategiche ed economiche annunciate da Gucci in risposta alla call to action indetta dal Generation Equality Forum in occasione dell’appuntamento di Parigi, accanto all’istituzione di un finanziamento diretto, flessibile e pluriennale a favore di organizzazioni femministe, gruppi, movimenti e attivisti e l’avvio di una campagna di sensibilizzazione a livello globale a sostegno della call to action #ActForEqual.

I numeri dell’emergenza

Secondo l’Onu nel mondo vi sono 1,1 miliardi di bambine. Uno dei primi fondamentali passi è quello di implementare la loro istruzione. Se molti risultati sono stati raggiunti per le bimbe con età inferiore a 10 anni che oggi hanno più possibilità di iscriversi alla scuola primaria e di vaccinarsi, molto deve essere fatto per garantire loro una istruzione continua. Ma anche per salvarle dai matrimoni forzati e dalla violenza di genere, nella protezione dalle gravidanze indesiderate e nella sensibilizzazione su pubertà e salute riproduttiva comprese le malattie sessualmente trasmissibili.
L’iniziativa di Chime Zine rientra nella campagna globale Gucci “Chime for Change” nata nel 2013 proprio per riunire e incoraggiare le persone impegnate nella lotta per la parità di genere, sostenendo con particolare attenzione temi come educazione, salute e giustizia. A oggi, grazie a 442 progetti con 162 partner no-profit, la campagna ha raccolto 17,5 milioni di dollari a favore di programmi e azioni di sostegno in 89 paesi. Chime for change mira a ispirare la partecipazione a una comunità collettiva, riunendo le persone nella lotta per l’uguaglianza, al di là delle frontiere e delle generazioni.

L’attivismo di Shantel Marekera

Martedì 12 ottobre Equality Now ospiterà il suo evento annuale “Make Equality Reality”, durante il quale sarà presentata la quarta edizione del premio Changemaker Award da parte di Gucci e Chime For Change. Il Changemaker Award di quest’anno sarà conferito a Shantel Marekera, attivista dello Zimbabwe per i diritti delle bambine e delle ragazze che lo scorso giugno, nel corso del Generation Equality Forum di Parigi, ha invitato la comunità globale a intraprendere azioni concrete e ha contribuito all’edizione speciale di Chime Zine #GenerationEquality con un articolo sulla violenza domestica in Zimbabwe. Marekera si unisce al gruppo di attivisti già insigniti del Changemaker Award, tra cui Amanda Stenberg, Scarlett Curtis e Nadeen Ashraf.
Shantel si è laureata all’università di Oxford in giurisprudenza per poi proseguire i suoi studi negli Stati Uniti in Arizona. Appassionata di diritti umani a livello internazionale si è concentrata su quelli delle donne nei paesi sudafricani. In particolare ha studiato la relazione che c’è tra il concetto dell’essere consenzienti ad un rapporto sessuale e l’istruzione civica dei cittadini di un paese. Ha fondato e contribuito a fondare enti a supporto di bambini orfani e vulnerabili e fondazioni con lo scopo di creare lavoro nello Zimbawe come la “Female Dreamers Foundation”. “Lavorare con Shantel è stato incredibile – racconta Adam Eli – ha scritto per noi un pezzo sulla violenza domestica in Africa. Un testo non soltanto educativo ma che esorta anche ad agire affinché le cose cambino”.

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  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
  • La second hand, ossia l’oggetto di seconda mano, è una moda che negli ultimi anni sta diventando sempre più un’abitudine dei consumatori. Accumulare roba negli armadi, nei cassetti, in cantina, non è più un disagio che riguarda soltanto chi soffre di disposofobia, ossia di chi è affetto da sindrome dell’accumulatore compulsivo. Se l’acquisto è l’unica azione che rende felice l’uomo moderno, non riuscire a liberarsene è la condanna di molti.

Secondo quanto emerge dall’Osservatorio Second-hand Economy 2021, realizzato da BVA Doxa per Subito.it, sono 23 milioni gli italiani che, nel 2021, hanno fatto ricorso alla compravendita di oggetti usati grazie alle piattaforme online. Il 52% degli italiani ha comprato e/o venduto oggetti usati, tra questi il 15% lo ha fatto per la prima volta. L’esperienza di compravendita online di second hand è quella preferita, quasi il 50% degli affari si conclude online anche perché il sistema di vendita è simile a un comune eCommerce: internet è il canale più veloce per quasi la metà dei rispondenti (49%), inoltre offre una scelta più ampia (43%) e si può gestire comodamente da casa (41%). Comprare second hand diventa una sana abitudine che attrae ogni anno nuove persone, è al terzo posto tra i comportamenti sostenibili più messi in atto dagli italiani (52%) – preceduto sempre dalla raccolta differenziata (94%) e l’acquisto di lampadine a LED (71%) –, con picchi ancora più alti di adozione nel 2021 da parte dei laureati (68%), di chi appartiene alla generazione Z (66%), di chi ha 35-44 anni (70%) e delle famiglie con bambini (68%). 

Ma perché concretamente si acquista l’usato? Nel 2021 le prime tre motivazioni che inducono a comprare beni usati sono: il risparmio (56%, in crescita di 6 punti percentuali rispetto al 2020), l’essere contrari agli sprechi e credere nel riuso (49%) e la convinzione che la second hand sia un modo intelligente di fare economia e che rende molti oggetti più accessibili (43%). 

✍E tu? Hai mai comprato accessori oppure oggetti di seconda mano? Cosa ne pensi?

#lucenews #lucelanazione #secondhand #vintage
  • È iniziata come una sorta di sfida personale, come spesso accade tra i ragazzi della sua età, per testare le proprie capacità e resistenza in modo divertente. Poi però, per Isaac Ortman, adolescente del Minnesota, dormire nel cortile della sua casa è diventata una missione. 

“Non credo che la cosa finisca presto, potrei anche continuare fino all’università – ha detto il 14enne di Duluth -. È molto divertente e non sono pronto a smettere”. 

Tanto che ormai ha trascorso oltre 1.000 notti sotto le stelle. Il giovane, che fa il boy scout, come una specie di moderno Barone Rampante ha scoperto per caso il piacere di trascorrere le ore di sonno fuori dalle mura di casa, persino quando la temperatura è scesa a quadi 40 gradi sotto lo zero. Tutto è iniziato circa tre anni fa, nella baita della sua famiglia a 30 miglia da casa, diventando ben presto una routine notturna. Il giovane Ortman ricorda bene il giorno in cui ha abbandonato la sua camera da letto per un’amaca e un sacco a pelo, il 17 aprile 2020, quando era appena in prima media: “Stavo dormendo fuori dalla nostra baita e ho pensato: ‘Wow, potrei provare a dormire all’aperto per una settimana’. Così ho fatto e ho deciso di continuare”. 

“Non si stanca mai: ogni notte è una nuova avventura“, ha detto il padre Andrew Ortman, 48 anni e capo del suo gruppo scout. 

Sua mamma Melissa era un po’ preoccupata quella notte, lei e il padre gli hanno permesso di continuare la sua routine. “Sa che deve entrare in casa se qualcosa non va bene. Dopo 1.000 notti, ha la nostra fiducia. Da quando ha iniziato a farlo, è cresciuto sotto molti aspetti, e non solo in termini di statura”, dice orgogliosa. 

“Non lo sto facendo per nessun record o per una causa, mi sto solo divertendo. Ma con il ragazzo che dorme in Inghilterra, credo si possa dire che si tratta di una gara non ufficiale”, ha detto Isaac riferendosi all’adolescente inglese Max Woosey, che ha iniziato la sua maratona di sonno all’aperto il 29 marzo 2020, con l’obiettivo di raccogliere fondi per un ospedale che cura un suo anziano amico.

#lucenews #isaacortman #minnesota #boyscout

L'11 ottobre è la Giornata internazionale dedicata alle bambine e alle ragazze, istituita dalle Nazioni Unite nel 2011 con l’obiettivo di raggiungere la parità di genere attraverso la loro emancipazione.

Un traguardo che oggi sembra essersi allontanato ancora di più. Con la pandemia siamo tornati indietro di vent’anni. Le conseguenze del Covid per quanto riguarda la condizione femminile nel mondo si traducono nell’aumento dei casi di violenze domestica, abbandono scolastico e discriminazioni. Inutile dire che la crisi in Afghanistan pesi come un macigno. Ma sono notizie come quella di pochi giorni fa in Texas, dove la Corte di Appello ha ripristinato la legge anti-aborto, a farci capire che il retaggio culturale è ancora lungi da un cambiamento incisivo. "Una disgrazia vera e propria", ha spiegato Adam Eli, attivista e autore di Chime Zine, la pubblicazione periodica a cura dell’azienda Gucci che dà voce ad attiviste e artiste di tutto il mondo, in prima linea nella lotta per l’uguaglianza di genere. E a raccontarcela, attraverso di lui, è stata proprio una delle attiviste che scrive per Chime Zine, Paxton Smith che vive in Texas. "Studiamo e lavoriamo per il nostro futuro da sempre. Vietare l’aborto dopo la sesta settimana di gravidanza è ingiusto. Sei settimane sono poche per rendersi conto di essere incinta e per metabolizzarlo psicologicamente. Una decisione del genere influenza per sempre la tua vita. Io ho paura che il mio preservativo si rompa durante un rapporto, oppure ho paura di essere violentata e che poi non potrò abortire. Questo perché non ho il controllo del mio corpo".

L’impegno di Gucci nella lotta per la parità di genere

In occasione di questa giornata esce Chime Zine, grazie all’impegno di Gucci nella lotta per la parità di genere. Il nuovo numero, curato dall'attivista e autore Adam Eli con la direzione artistica della visual artist MP5, è disponibile in versione digitale su Gucci Equilibrium, la piattaforma di Gucci dedicata alla sostenibilità sociale ed ambientale, e in formato cartaceo presso il Gucci Garden di Firenze e il Gucci Wooster Bookstore a New York. Attraverso questa piattaforma lo storico marchio intende dimostrare sempre più il suo impegno attraverso la creazione di percorsi innovativi rivolti a una sostenibilità sociale e ambientale.

Sostegno ad #ActForEqual

Sono tanti i contributi a questo numero di Chime Zine di chi si è distinto in questi anni con le proprie battaglie. Tra di loro Noura Erakat con il suo saggio sulla Palestina e la questione femminile; le cineaste Maya Cueva e Leah Galant, intervistate da Paxton Smith sul loro film "On the divide", incentrato sull'ultima clinica per aborti al confine tra Stati Uniti e Messico; la scrittrice Ariman Scriba che in un articolo parla dell'impatto dell'ambiente esterno sulla salute mentale. Questo nuovo numero della Zine fa seguito a un'edizione speciale interamente dedicata ai giovani attivisti e promotori del Generation Equality Forum, pubblicata a luglio.La pubblicazione del numero speciale di Chime Zine rientra tra le azioni programmatiche, strategiche ed economiche annunciate da Gucci in risposta alla call to action indetta dal Generation Equality Forum in occasione dell’appuntamento di Parigi, accanto all'istituzione di un finanziamento diretto, flessibile e pluriennale a favore di organizzazioni femministe, gruppi, movimenti e attivisti e l’avvio di una campagna di sensibilizzazione a livello globale a sostegno della call to action #ActForEqual.

I numeri dell'emergenza

Secondo l’Onu nel mondo vi sono 1,1 miliardi di bambine. Uno dei primi fondamentali passi è quello di implementare la loro istruzione. Se molti risultati sono stati raggiunti per le bimbe con età inferiore a 10 anni che oggi hanno più possibilità di iscriversi alla scuola primaria e di vaccinarsi, molto deve essere fatto per garantire loro una istruzione continua. Ma anche per salvarle dai matrimoni forzati e dalla violenza di genere, nella protezione dalle gravidanze indesiderate e nella sensibilizzazione su pubertà e salute riproduttiva comprese le malattie sessualmente trasmissibili. L’iniziativa di Chime Zine rientra nella campagna globale Gucci "Chime for Change" nata nel 2013 proprio per riunire e incoraggiare le persone impegnate nella lotta per la parità di genere, sostenendo con particolare attenzione temi come educazione, salute e giustizia. A oggi, grazie a 442 progetti con 162 partner no-profit, la campagna ha raccolto 17,5 milioni di dollari a favore di programmi e azioni di sostegno in 89 paesi. Chime for change mira a ispirare la partecipazione a una comunità collettiva, riunendo le persone nella lotta per l’uguaglianza, al di là delle frontiere e delle generazioni.

L’attivismo di Shantel Marekera

Martedì 12 ottobre Equality Now ospiterà il suo evento annuale “Make Equality Reality”, durante il quale sarà presentata la quarta edizione del premio Changemaker Award da parte di Gucci e Chime For Change. Il Changemaker Award di quest'anno sarà conferito a Shantel Marekera, attivista dello Zimbabwe per i diritti delle bambine e delle ragazze che lo scorso giugno, nel corso del Generation Equality Forum di Parigi, ha invitato la comunità globale a intraprendere azioni concrete e ha contribuito all'edizione speciale di Chime Zine #GenerationEquality con un articolo sulla violenza domestica in Zimbabwe. Marekera si unisce al gruppo di attivisti già insigniti del Changemaker Award, tra cui Amanda Stenberg, Scarlett Curtis e Nadeen Ashraf. Shantel si è laureata all’università di Oxford in giurisprudenza per poi proseguire i suoi studi negli Stati Uniti in Arizona. Appassionata di diritti umani a livello internazionale si è concentrata su quelli delle donne nei paesi sudafricani. In particolare ha studiato la relazione che c’è tra il concetto dell’essere consenzienti ad un rapporto sessuale e l’istruzione civica dei cittadini di un paese. Ha fondato e contribuito a fondare enti a supporto di bambini orfani e vulnerabili e fondazioni con lo scopo di creare lavoro nello Zimbawe come la "Female Dreamers Foundation". "Lavorare con Shantel è stato incredibile – racconta Adam Eli – ha scritto per noi un pezzo sulla violenza domestica in Africa. Un testo non soltanto educativo ma che esorta anche ad agire affinché le cose cambino".

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