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Home » Lifestyle » Giornata mondiale del sonno: mamme e papà senza riposo

Giornata mondiale del sonno: mamme e papà senza riposo

Dai cicli sonno-veglia al co-sleeping: i consigli della psicoterapeuta Valeria Fiorenza Perris. "Si stima che nel primo anno di vita i neogenitori perdano in media l'equivalente di 133 notti di riposo"

Caterina Ceccuti
17 Marzo 2023
neogenitori sonno figli

Nel primo anno di vita si stima che i neogenitori perdano in media l'equivalente di 133 notti di riposo

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Riflessioni nella Giornata mondiale del sonno. Per una coppia la nascita di un figlio è un sogno che diventa realtà. La famiglia si allarga e i neo genitori si preparano ad una vera e propria trasformazione, individuale e di coppia, ritrovandosi catapultati in una dimensione sconosciuta, ricca di nuove sfide e difficoltà. Una di queste è sicuramente la rinuncia a godere, almeno per i primi mesi, di un sonno continuativo e di qualità. Come madri e padri siamo pronti a tutto per un figlio ma, privarsi di ore di sonno e adattare il proprio bioritmo a quello del bambino è qualcosa che può apparire come uno scoglio davvero insormontabile. Se eravamo abituati a lunghe notti di riposo indisturbato, ci si ritrova infatti a sperimentare un sonno discontinuo, continuamente interrotto da bruschi risvegli.

La dottoressa Valeria Fiorenza Perris, psicoterapeuta e clinical director del servizio di psicologia online Unobravo, ci spiega come cambiano le notti di un neo genitore: “Per mantenere uno stile di vita sano, un adulto necessita di dormire quotidianamente tra le 7 e le 9 ore. Studi recenti hanno però stimato che, durante il primo anno dalla nascita di un figlio, la maggioranza dei genitori perda in media almeno 3 ore di sonno ogni giorno, l’equivalente di 133 notti, più di un terzo del riposo di cui si dovrebbe godere in un anno. Diventare genitori è un’esperienza unica e meravigliosa che porta con sé tanti cambiamenti, alcuni anche molto drastici. Ci si ritrova, infatti, a fare i conti con tutte quelle difficoltà che derivano dal doversi lasciare alle spalle molte delle abitudini che caratterizzavano la propria vita precedente per proiettarsi in una nuova fase, fatta di gioia ma anche di tante rinunce, sfide e incertezze. Sono molteplici i fattori che possono generare ansia e stress in un neo-genitore: il timore di non essere all’altezza, l’incapacità di comprendere il neonato e le sue richieste nei primi tempi, la stanchezza fisica della madre in seguito al parto, le difficoltà che possono insorgere all’inizio dell’allattamento e la carenza di sonno”.

Valeria Fiorenza Perris
Valeria Fiorenza Perris, psicoterapeuta e clinical director del servizio di psicologia online Unobravo

Dottoressa, cosa comporta la privazione di sonno?
“Nel breve termine, privarsi del sonno può portare a cattivo umore, irritabilità, difficoltà a concentrarsi, perdite di memoria, stanchezza cronica, alterazione della capacità decisionale, calo di interesse per le attività quotidiane e difficoltà nei rapporti sociali. Questi effetti possono scomparire con una ripresa regolare del ritmo del sonno. Rinunciare a dormire bene sul lungo periodo può, invece, avere delle conseguenze ben più preoccupanti, come ipertensione, obesità, diabete, ictus e infarto. Inoltre, si ha maggiore propensione a sviluppare patologie della mente quali stress, ansia, depressione e paranoia, nonché l’invecchiamento precoce del sistema nervoso. A essere maggiormente esposte a questi rischi sono soprattutto le madri. Ogni neo-genitore, soprattutto se al primo figlio, affronta un saliscendi di emozioni continuo nel quale, spesso, è la stanchezza a farla da padrone. I neonati richiedono attenzioni pressoché costanti: necessitano di mangiare ogni paio d’ore e di essere cambiati con la stessa frequenza. Come madri o padri, ci si sente in dovere di dedicare ogni momento ed energia a soddisfare i bisogni del bambino. È importante, però, ricordarsi anche delle proprie esigenze e non metterle mai completamente da parte, soprattutto per ciò che concerne il sonno”.

Può darci qualche dritta in merito?
“Un primo passo da compiere per poter affrontare al meglio il momento della nanna, è conoscere la fisiologia del sonno infantile. Le esigenze di sonno dei bambini sono molto diverse rispetto a quelle degli adulti e variano a seconda dell’età. I neonati dormono per gran parte del tempo, solitamente circa 15-20 ore al giorno. Il ciclo di sonno di un neonato è però molto breve e mediamente dura 50 minuti, contro i 90-120 dell’individuo adulto. Inoltre, mentre gli adulti hanno imparato a ignorare il breve risveglio tra un ciclo del sonno e il successivo, i neonati tendono a svegliarsi e hanno bisogno di più tempo per riaddormentarsi. Nei bambini, i momenti di passaggio dalla fase di sonno calmo e profondo (non REM) a quella di sonno leggero e con intensa attività cerebrale (REM) sono molto frequenti. Alla nascita, la percentuale di sonno REM e NREM è quasi sovrapponibile ma, col tempo, la fase REM decresce. Soltanto al terzo mese di età questi due stadi diventano definiti e si iniziano ad avere fasi di addormentamento e di sonno più profondo. Per questo, prima di allora, il neonato ha difficoltà a dormire profondamente. Non seguendo gli stessi ritmi circadiani degli adulti, i neonati presentano un’alternanza sonno-veglia piuttosto irregolare. Col tempo, la durata dei singoli risvegli si riduce progressivamente fino a diventare di pochi secondi e il bambino impara pian piano a riaddormentarsi in modo autonomo. È, pertanto, fisiologico che i risvegli notturni si verifichino per i primi tre anni: la loro presenza è, infatti, parte del processo di crescita e contribuisce al corretto sviluppo del sistema nervoso del bambino.‍ Il sonno è una conquista e, come tale, dovrebbe avvenire gradualmente, in modo autonomo e nel pieno rispetto dei tempi di ciascun bambino”.

papà neonato sonno notturno
Mamme e papà perdono in media almeno 3 ore di sonno ogni giorno nel primo anno di vita del figlio

Alcuni consigli pratici per migliorare il sonno del bambino e il benessere dei genitori?
“Ciascun bambino è diverso, per questo non esistono metodi infallibili capaci di adattarsi a tutti. Ci sono, però, alcuni accorgimenti che possono contribuire a migliorare la qualità del sonno e il benessere dei più piccoli e dei loro genitori. Per prima cosa, è importante curare l’igiene del sonno non solo del bambino, ma di tutta la famiglia. Non cenare tardi, andare a letto sempre allo stesso orario in settimana, evitare l’uso di tv e dispositivi digitali prima di dormire, far sì che la camera da letto sia accogliente e rilassante: queste sono alcune delle regole d’oro che permettono di riposare bene. È utile anche non sovra stimolare il bambino durante la giornata e non farlo agitare prima della nanna con corse o giochi, ma favorire rituali che facilitano il rilassamento, come abbassare le luci, leggere fiabe ed eliminare tutto ciò che potrebbe catturare la sua attenzione. Che sia in culla o nel lettone, durante i primi mesi di vita del bambino il co-sleeping, o sonno condiviso, può essere un’ottima soluzione sia per il bebè che per i genitori”.

Non è controproducente abituare il bambino a dormire con i genitori?
“Il co-sleeping è molto diffuso nelle culture orientali e africane e, negli ultimi anni, sta prendendo piede anche in Occidente, dove si sta riscoprendo l’importanza del contatto tra genitore e neonato. Questa pratica permette una migliore gestione dei risvegli notturni: la vicinanza rassicura il neonato, facendolo riaddormentare più velocemente e consente ai genitori di intervenire rapidamente per tornare a letto il prima possibile, riuscendo così a dormire meglio e più a lungo. Una delle critiche spesso mosse al co-sleeping è che il bambino possa sentirsi viziato e crescere come un individuo insicuro e dipendente. In realtà, queste convinzioni non hanno un fondamento scientifico e, nonostante oggi l’argomento sia ancora molto dibattuto, psicologi e pediatri sembrano essere d’accordo sul fatto che dormire insieme ai genitori non costituisca un vizio, bensì un istinto naturale del bambino. Soddisfarlo non mette a rischio né la sua autonomia né l’indipendenza. Si potrebbe anzi affermare il contrario: dormendo nella stessa stanza, il neonato apprende che i genitori sono pronti ad accorrere qualora ne avesse bisogno, sentendo un senso di sicurezza interiore. Più verrà accolto questo suo desiderio di protezione e dipendenza quando è piccolo, più facilmente il bambino svilupperà una propria indipendenza e potrà diventare autonomo da adulto”.

co-sleeping benefici
L’esperta spiega quali sono i benefici del co-sleeping

Dunque bisogna assecondare il “richiamo” notturno del proprio bambino…
“Se il piccolo fa fatica ad addormentarsi o se si verificano i risvegli notturni, è consigliabile non lasciarlo piangere con metodi di estinzione, nella speranza che impari a dormire da solo. È infatti ampiamente dimostrato dalla ricerca che queste tecniche di addormentamento siano fonte di grande stress per i genitori e vengano vissute dal bambino come esperienze negative e spaventose che, al contrario di quanto si possa credere, potrebbero portarlo in futuro ad essere meno propenso a divenire autonomo. Infine, è fondamentale osservare il proprio bambino per identificarne i bisogni e comprenderne i ritmi. Non esistono regole o manuali con soluzioni preconfezionate, pertanto, ciascun genitore deve lasciarsi guidare dal proprio istinto, dalle proprie capacità e da ciò che il bambino comunica. I veri esperti dei figli sono, infatti, i genitori stessi. Nessuno, più di loro, sa cosa è meglio per il benessere del proprio piccolo”.

Ma come si fa a gestire la privazione di sonno?
“Per evitare che la carenza di sonno e l’alterazione dei ritmi del riposo notturno vadano a interferire con un corretto funzionamento fisico, mentale ed emotivo, è necessario che, oltre a rispondere ai bisogni del proprio bambino, il neo-genitore si prenda anche cura di sé. Essere svegliati frequentemente durante la notte può risultare molto stancante, sia per le mamme che per i papà. Specialmente durante le prime settimane, è importante approfittare dei momenti di sonno del bambino per riposare, resistendo alla tentazione di occuparsi delle faccende domestiche o di altre incombenze non strettamente necessarie. Concedersi un power nap, ovvero un pisolino breve ma profondo, contribuisce a ridurre i livelli di stress e ridona energia. È importante anche non aver timore di dire di no quando non ce la sentiamo di fare qualcosa e di chiedere aiuto, ove possibile, al proprio partner, ai familiari o agli amici più stretti. Non c’è niente di male ad affidare il proprio bambino per qualche ora alle cure di persone fidate, anzi, ciò deve essere vissuto come un’occasione preziosa non solo per recuperare il sonno perduto, ma anche per dedicarsi a tutte quelle attività quotidiane che possono risultare difficoltose da svolgere quando si ha un figlio piccolo. È essenziale, infatti, che i genitori non perdano mai il contatto con sé stessi e rimangano ricettivi verso quelli che sono i propri bisogni individuali e di coppia. Così facendo sarà più semplice evitare alti picchi di stress che potrebbero portare a un’esplosione a livello personale o relazionale, ad esempio con il partner”.

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Riflessioni nella Giornata mondiale del sonno. Per una coppia la nascita di un figlio è un sogno che diventa realtà. La famiglia si allarga e i neo genitori si preparano ad una vera e propria trasformazione, individuale e di coppia, ritrovandosi catapultati in una dimensione sconosciuta, ricca di nuove sfide e difficoltà. Una di queste è sicuramente la rinuncia a godere, almeno per i primi mesi, di un sonno continuativo e di qualità. Come madri e padri siamo pronti a tutto per un figlio ma, privarsi di ore di sonno e adattare il proprio bioritmo a quello del bambino è qualcosa che può apparire come uno scoglio davvero insormontabile. Se eravamo abituati a lunghe notti di riposo indisturbato, ci si ritrova infatti a sperimentare un sonno discontinuo, continuamente interrotto da bruschi risvegli. La dottoressa Valeria Fiorenza Perris, psicoterapeuta e clinical director del servizio di psicologia online Unobravo, ci spiega come cambiano le notti di un neo genitore: "Per mantenere uno stile di vita sano, un adulto necessita di dormire quotidianamente tra le 7 e le 9 ore. Studi recenti hanno però stimato che, durante il primo anno dalla nascita di un figlio, la maggioranza dei genitori perda in media almeno 3 ore di sonno ogni giorno, l’equivalente di 133 notti, più di un terzo del riposo di cui si dovrebbe godere in un anno. Diventare genitori è un'esperienza unica e meravigliosa che porta con sé tanti cambiamenti, alcuni anche molto drastici. Ci si ritrova, infatti, a fare i conti con tutte quelle difficoltà che derivano dal doversi lasciare alle spalle molte delle abitudini che caratterizzavano la propria vita precedente per proiettarsi in una nuova fase, fatta di gioia ma anche di tante rinunce, sfide e incertezze. Sono molteplici i fattori che possono generare ansia e stress in un neo-genitore: il timore di non essere all’altezza, l’incapacità di comprendere il neonato e le sue richieste nei primi tempi, la stanchezza fisica della madre in seguito al parto, le difficoltà che possono insorgere all’inizio dell’allattamento e la carenza di sonno".
Valeria Fiorenza Perris
Valeria Fiorenza Perris, psicoterapeuta e clinical director del servizio di psicologia online Unobravo
Dottoressa, cosa comporta la privazione di sonno? "Nel breve termine, privarsi del sonno può portare a cattivo umore, irritabilità, difficoltà a concentrarsi, perdite di memoria, stanchezza cronica, alterazione della capacità decisionale, calo di interesse per le attività quotidiane e difficoltà nei rapporti sociali. Questi effetti possono scomparire con una ripresa regolare del ritmo del sonno. Rinunciare a dormire bene sul lungo periodo può, invece, avere delle conseguenze ben più preoccupanti, come ipertensione, obesità, diabete, ictus e infarto. Inoltre, si ha maggiore propensione a sviluppare patologie della mente quali stress, ansia, depressione e paranoia, nonché l’invecchiamento precoce del sistema nervoso. A essere maggiormente esposte a questi rischi sono soprattutto le madri. Ogni neo-genitore, soprattutto se al primo figlio, affronta un saliscendi di emozioni continuo nel quale, spesso, è la stanchezza a farla da padrone. I neonati richiedono attenzioni pressoché costanti: necessitano di mangiare ogni paio d’ore e di essere cambiati con la stessa frequenza. Come madri o padri, ci si sente in dovere di dedicare ogni momento ed energia a soddisfare i bisogni del bambino. È importante, però, ricordarsi anche delle proprie esigenze e non metterle mai completamente da parte, soprattutto per ciò che concerne il sonno". Può darci qualche dritta in merito? "Un primo passo da compiere per poter affrontare al meglio il momento della nanna, è conoscere la fisiologia del sonno infantile. Le esigenze di sonno dei bambini sono molto diverse rispetto a quelle degli adulti e variano a seconda dell'età. I neonati dormono per gran parte del tempo, solitamente circa 15-20 ore al giorno. Il ciclo di sonno di un neonato è però molto breve e mediamente dura 50 minuti, contro i 90-120 dell’individuo adulto. Inoltre, mentre gli adulti hanno imparato a ignorare il breve risveglio tra un ciclo del sonno e il successivo, i neonati tendono a svegliarsi e hanno bisogno di più tempo per riaddormentarsi. Nei bambini, i momenti di passaggio dalla fase di sonno calmo e profondo (non REM) a quella di sonno leggero e con intensa attività cerebrale (REM) sono molto frequenti. Alla nascita, la percentuale di sonno REM e NREM è quasi sovrapponibile ma, col tempo, la fase REM decresce. Soltanto al terzo mese di età questi due stadi diventano definiti e si iniziano ad avere fasi di addormentamento e di sonno più profondo. Per questo, prima di allora, il neonato ha difficoltà a dormire profondamente. Non seguendo gli stessi ritmi circadiani degli adulti, i neonati presentano un’alternanza sonno-veglia piuttosto irregolare. Col tempo, la durata dei singoli risvegli si riduce progressivamente fino a diventare di pochi secondi e il bambino impara pian piano a riaddormentarsi in modo autonomo. È, pertanto, fisiologico che i risvegli notturni si verifichino per i primi tre anni: la loro presenza è, infatti, parte del processo di crescita e contribuisce al corretto sviluppo del sistema nervoso del bambino.‍ Il sonno è una conquista e, come tale, dovrebbe avvenire gradualmente, in modo autonomo e nel pieno rispetto dei tempi di ciascun bambino".
papà neonato sonno notturno
Mamme e papà perdono in media almeno 3 ore di sonno ogni giorno nel primo anno di vita del figlio
Alcuni consigli pratici per migliorare il sonno del bambino e il benessere dei genitori? "Ciascun bambino è diverso, per questo non esistono metodi infallibili capaci di adattarsi a tutti. Ci sono, però, alcuni accorgimenti che possono contribuire a migliorare la qualità del sonno e il benessere dei più piccoli e dei loro genitori. Per prima cosa, è importante curare l’igiene del sonno non solo del bambino, ma di tutta la famiglia. Non cenare tardi, andare a letto sempre allo stesso orario in settimana, evitare l’uso di tv e dispositivi digitali prima di dormire, far sì che la camera da letto sia accogliente e rilassante: queste sono alcune delle regole d’oro che permettono di riposare bene. È utile anche non sovra stimolare il bambino durante la giornata e non farlo agitare prima della nanna con corse o giochi, ma favorire rituali che facilitano il rilassamento, come abbassare le luci, leggere fiabe ed eliminare tutto ciò che potrebbe catturare la sua attenzione. Che sia in culla o nel lettone, durante i primi mesi di vita del bambino il co-sleeping, o sonno condiviso, può essere un’ottima soluzione sia per il bebè che per i genitori". Non è controproducente abituare il bambino a dormire con i genitori? "Il co-sleeping è molto diffuso nelle culture orientali e africane e, negli ultimi anni, sta prendendo piede anche in Occidente, dove si sta riscoprendo l’importanza del contatto tra genitore e neonato. Questa pratica permette una migliore gestione dei risvegli notturni: la vicinanza rassicura il neonato, facendolo riaddormentare più velocemente e consente ai genitori di intervenire rapidamente per tornare a letto il prima possibile, riuscendo così a dormire meglio e più a lungo. Una delle critiche spesso mosse al co-sleeping è che il bambino possa sentirsi viziato e crescere come un individuo insicuro e dipendente. In realtà, queste convinzioni non hanno un fondamento scientifico e, nonostante oggi l’argomento sia ancora molto dibattuto, psicologi e pediatri sembrano essere d’accordo sul fatto che dormire insieme ai genitori non costituisca un vizio, bensì un istinto naturale del bambino. Soddisfarlo non mette a rischio né la sua autonomia né l’indipendenza. Si potrebbe anzi affermare il contrario: dormendo nella stessa stanza, il neonato apprende che i genitori sono pronti ad accorrere qualora ne avesse bisogno, sentendo un senso di sicurezza interiore. Più verrà accolto questo suo desiderio di protezione e dipendenza quando è piccolo, più facilmente il bambino svilupperà una propria indipendenza e potrà diventare autonomo da adulto”.
co-sleeping benefici
L'esperta spiega quali sono i benefici del co-sleeping
Dunque bisogna assecondare il "richiamo" notturno del proprio bambino... "Se il piccolo fa fatica ad addormentarsi o se si verificano i risvegli notturni, è consigliabile non lasciarlo piangere con metodi di estinzione, nella speranza che impari a dormire da solo. È infatti ampiamente dimostrato dalla ricerca che queste tecniche di addormentamento siano fonte di grande stress per i genitori e vengano vissute dal bambino come esperienze negative e spaventose che, al contrario di quanto si possa credere, potrebbero portarlo in futuro ad essere meno propenso a divenire autonomo. Infine, è fondamentale osservare il proprio bambino per identificarne i bisogni e comprenderne i ritmi. Non esistono regole o manuali con soluzioni preconfezionate, pertanto, ciascun genitore deve lasciarsi guidare dal proprio istinto, dalle proprie capacità e da ciò che il bambino comunica. I veri esperti dei figli sono, infatti, i genitori stessi. Nessuno, più di loro, sa cosa è meglio per il benessere del proprio piccolo”. Ma come si fa a gestire la privazione di sonno? "Per evitare che la carenza di sonno e l’alterazione dei ritmi del riposo notturno vadano a interferire con un corretto funzionamento fisico, mentale ed emotivo, è necessario che, oltre a rispondere ai bisogni del proprio bambino, il neo-genitore si prenda anche cura di sé. Essere svegliati frequentemente durante la notte può risultare molto stancante, sia per le mamme che per i papà. Specialmente durante le prime settimane, è importante approfittare dei momenti di sonno del bambino per riposare, resistendo alla tentazione di occuparsi delle faccende domestiche o di altre incombenze non strettamente necessarie. Concedersi un power nap, ovvero un pisolino breve ma profondo, contribuisce a ridurre i livelli di stress e ridona energia. È importante anche non aver timore di dire di no quando non ce la sentiamo di fare qualcosa e di chiedere aiuto, ove possibile, al proprio partner, ai familiari o agli amici più stretti. Non c’è niente di male ad affidare il proprio bambino per qualche ora alle cure di persone fidate, anzi, ciò deve essere vissuto come un'occasione preziosa non solo per recuperare il sonno perduto, ma anche per dedicarsi a tutte quelle attività quotidiane che possono risultare difficoltose da svolgere quando si ha un figlio piccolo. È essenziale, infatti, che i genitori non perdano mai il contatto con sé stessi e rimangano ricettivi verso quelli che sono i propri bisogni individuali e di coppia. Così facendo sarà più semplice evitare alti picchi di stress che potrebbero portare a un’esplosione a livello personale o relazionale, ad esempio con il partner”.
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